Set 12, 2014 | MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
Un recente studio del gruppo di Paolo Bellavite (Dipartimento di Patologia e Diagnostica dell’Università di Verona), riporta un effetto del medicinale Gelsemium sempervirens sulle cellule neuronali in coltura. L’articolo, pubblicato sulla prestigiosa rivista “BMC Complementary Alternative Medicine” il 19 marzo, è intitolato “Extreme sensitivity of gene expression in human SH-SY5Y neurocytes to ultra-low doses of Gelsemium sempervirens”. Autori, oltre a Bellavite, sono anche Marta Marzotto, Debora Olioso, Paola Tononi, Mirco Cristofoletti dell’Università di Verona e Maurizio Brizzi, professore di Statistica all’Università di Bologna che ha compiuto indipendentemente i calcoli. La ricerca è frutto di un accordo di collaborazione scientifica tra il Dipartimento universitario e Boiron.
Il Gelsemium è una pianta tradizionalmente utilizzata in alte diluizioni (dosi ultra-basse) nella cura di pazienti che, tra l’altro, presentano sintomi di ansietà e di stress. In precedenza, lo stesso gruppo veronese (con studi confermati da altri laboratori) aveva dimostrato che alte diluizioni di Gelsemium agiscono come “tranquillanti” in modelli sperimentali sul topo di laboratorio. Per cercare di capire il meccanismo d’azione, i ricercatori hanno utilizzato una potente tecnica di indagine, basata su un “microarray” in cui si può analizzare l’espressione di tutti i geni della cellula attraverso la quantità di RNA presente dopo il trattamento col medicinale oppure con una soluzione di controllo (“placebo”). Il modello sperimentale è stato quello di neuroni umani in coltura (una linea cellulare utilizzata spesso per questo tipo di studi, ma mai usata con diluizioni così alte).
L’esposizione per 24 ore al Gelsemium 2CH (seconda diluizione centesimale omeopatica), che contiene una quantità piccolissima di principio attivo della pianta (precisamente 6.5 × 10-9 M di gelsemina), ha causato la diminuzione significativa dell’espressione di 49 geni (su un totale di oltre 45.000 studiati!) facenti parte di diverse “famiglie” implicate nella trasmissione del segnale, nell’omeostasi del calcio e nella risposta infiammatoria. Tutto ciò rappresenta una prima identificazione di quelli che potrebbero essere i meccanismi coinvolti nei molteplici effetti terapeutici di tale rimedio. I più significativi di tali geni sono stati confermati anche con la tecnica della polymerase-chain-reaction.
Mentre l’identificazione di un gruppo di geni sensibili al farmaco è comunque una novità, la cosa straordinaria è che, considerando tali geni “ultra-sensibili” al Gelsemium, una piccola ma significativa diminuzione globale di attività dei neuroni , coerente con un possibile effetto ansiolitico, è stata osservata anche con diluzioni sempre più alte (3CH, 4CH, 5CH). I ricercatori si sono spinti fino alla 9CH e 30CH, in cui teoricamente a causa della diluizione ci sono pochissime (o nessuna nella 30CH) molecole del principio attivo. Naturalmente tale ricerca andrà approfondita, ma rappresenta una solida conferma del principio secondo cui la preparazione omeopatica mantiene l’“imprinting” dell’attività farmacologica delle sostanze naturali persino ad altissime diluizioni. È suggestivo sapere che il DNA dei neuroni umani è ultra-sensibile a tale tipo di regolazione.
Fonte: http://www.notiziariochimicofarmaceutico.it/2014/04/10/un-medicinale-omeopatico-agisce-sullespressione-genica-nelle-cellule-neuronali/
Lug 13, 2014 | AGOPUNTURA, ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
L’allungamento della durata della vita, l’ambiente carico di agenti inquinanti, lo stile di vita poco sano, la scarsa attenzione al cibo di qualità, il di- stress che sovraccarica il sistema sono tra le principali cause dell’aumento vertiginoso dell’incidenza dei casi di tumore. Si stima che se il livello di crescita rimarrà costante un individuo su due nell’arco della propria vita avrà la possibilità di ammalarsi di cancro.
Il paziente oncologico si trova improvvisamente buttato in un mondo nel quale l’estrema tecnicizzazione dell’approccio medico e la spersonalizzazione di cui spesso si sente vittima, insieme ai profondi disagi fisici ed emozionali e all’ approccio basato soprattutto sull’ eliminazione del cancro dal corpo del malato, viene vissuta insieme ad una scarsa attenzione alle sue esigenze generali, specie quando sente come trascurata la necessità di avere una vita qualitativamente migliore, porta il paziente ad una visione olistica della malattia e all’affidarsi spesso alla medicina complementare
La scarsa conoscenza almeno in Italia e la diffidenza di molti oncologi fa in modo che molte volte l’ammalato non comunichi ai medici che sta effettuando un trattamento non convenzionale. Il paziente dopo ricerche in Internet e nella impossibilità di discernere ciò che ha un senso medico e scientifico da ciò che non ne ha alcuno, si sottopone a volte a terapie , che possono diminuire l’efficacia dei trattamenti chemioterapici. Allo stesso tempo si sottrae a terapie non convenzionali approfondite e che hanno dato indicazioni sperimentali e cliniche positive. Esistono, infine casi in cui l’ammalato si affidi esclusivamente a terapia non convenzionali e anche questo non è accettabile quando il malato decide sulla base di informazioni vaghe e non specifiche.
Per comprendere come la Medicina di Regolazione possa intervenire in ambito oncologico bisogna rifarsi ad alcuni concetti fondamentali di Fisiologia, e secondo le più recenti acquisizioni in termini di patogenesi , individuare i bersagli dell’intervento medico. Soltanto dopo questi passaggi sarà possibile individuare il senso biologico dei suggerimenti proposti, e comprenderne le potenzialità.
Per la Medicina di Regolazione esistono disturbi dell’omeodinamica che consentono una piena restitutio ad integrum ed altri che portano a processi degenerativi o cronici fino a quelli neoplastici. L’infiammazione è sempre la prima risposta, automatica reazione messa in atto dall’organismo di fronte a qualsiasi tipo di stress o insulto e che la sua cronicizzazione accompagna sempre i processi successivi creando le condizioni locali per lo sviluppo, nel tempo, delle patologie degenerative fino all’insorgenza del cancro. Quindi la gestione dell’infiammazione e non la sua soppressione è fondamentale per la modulazione ed il controllo di qualsiasi patologia. Dico modulazione , nel senso che essendo l’infiammazione un meccanismo fondamentale per il ripristino dello stato di salute la sua soppressione interrompe e blocca portando verso un peggioramento del quadro. L’assumere un farmaco antiinfiammatorio in una situazione acuta, sì migliora il sintomo, ma blocca la risposta del sistema portandolo verso un quadro di infiammazione cronica. Quindi più farmaci antiinfiammatori assumo più cronicizzo un problema che in modo diabolico mi porta in modo costante ad assumere un farmaco che mi porta inevitabilmente attraverso un’infiammazione cronica ad evolvere verso processi degenerativi.
Per la Medicina di Regolazione l’infiammazione va modulata e non soppressa cercando di capire dove, come e perché questo processo, fondamentale per lo stato di salute , si è innescato mettendo in campo azioni di modulazione dello stesso essendo questo un ” fuoco depurativo”necessario a mantenere in equilibrio il sistema., consentendo una chiave di lettura del fenomeno che trova conferma in una delle branche più promettenti della ricerca scientifica nell’ambito delle malattie degenerative, l’EPIGENETICA ( studio dei cambiamenti ereditabili nell’espressione genica non causati da cambiamenti nella sequenza del DNA). La differenza tra Genetica ed Epigenetica può essere paragonata a quella tra fare un film e vedere un film: una volta fatto un film, le immagini, le scene, i dialoghi, le musiche ( i geni o le informazioni memorizzate nel DNA ) saranno identiche a tutte le copie distribuite nei cinema. Ogni spettatore, però, potrà interpretare il film in modo personale provando sensazioni ed emozioni completamente diverse dagli altri.
La Medicina di Regolazione è in grado di intervenire nel sistema perturbato modulando gli aspetti esterni attraverso un percorso che va dal drenaggio connettivale al controllo dell’infiammazione cronica, allo sblocco del metabolismo cellulare bloccato e sulla comunicazione intercellulare fino al controllo e al potenziamento del sistema immunitario e non ultimo evidenziare come l’aspetto generale di comportamento ( alimentazione, sport, stile di vita, emozione, stress) siano elementi fondamentali non solo per potenziare la terapia ma soprattutto per innescare un mezzo di prevenzione altamente efficace.
Nov 15, 2013 | ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
DENOMINAZIONE E APPARTENENZA
– Nome Latino: Faba Sancti Ignatii
– Ordine Naturale di appartenenza: Famiglia loganiacee
DESCRIZIONE: l’albero presenta foglie ovali; i fiori sono bianchi a grappoli e si dipartono dalle cime ascellari; il frutto è una bacca globosa, liscia e verdastra; il mesocarpo è uniloculare e contiene 10-12 semi di colore grigio bluastro; i semi hanno la grandezza di una nocciola, emanano un odore piuttosto sgradevole, soprattutto con il calore e hanno un sapore amaro.
DISTRIBUZIONE: è originaria delle Filippine, cresce nel Sud-Est dell’Asia, in India e nei climi tropicali.
AZIONE GENERALE SPERIMENTALE E TERAPEUTICA
– Psiche: umore mutevole caratterizzato da fasi alterne di eccitamento e depressione; emotività, impressionabilità, scarsa tolleranza alle frustrazioni e incapacità di verbalizzare le proprie problematiche e sensazioni di disagio.
– Sistema nervoso: iperestesia, spasmi muscolari e squilibri neurovegetativi.
INDICAZIONI GENERALI
E’ indicato: nei casi acuti e cronici; nelle donne; nei bambini; nel periodo puberale; nei soggetti ipersensibili, impressionabili, instabili, paradossali e contraddittori nelle caratteristiche psicologiche, comportamentali e sintomatiche, con bassa tolleranza alle frustrazioni, tendenza a utilizzare prevalentemente metodi di comunicazione non verbale e manifestazioni di tipo isterico derivanti da situazioni di conflitto non risolto.
QUADRO CLINICO
• Bambino
Intellettivamente è brillante e precoce, ma emotivamente molto labile e incapace di tollerare gli stress, i rimproveri, le mortificazioni, le punizioni e i fallimenti. Le sollecitazioni emotive si ripercuotono anche sul rendimento scolastico e possono provocare disturbi mutevoli e paradossali.
• Adulto
Le sperimentazioni hanno evidenziato una particolare sensibilità alla sostanza da parte di soggetti longilinei, di temperamento ipertiroideo e di sesso femminile. Le caratteristiche comuni e prevalenti sono: l’iperestesia sensoriale, la sensibilità emotiva, la labilità del tono dell’umore e il carattere variabile, contraddittorio e paradossale dei sintomi. Il mal di gola si aggrava deglutendo a vuoto o dei liquidi e migliora deglutendo i solidi; i brividi migliorano scoprendosi; il viso diventa rosso quando il p. rabbrividisce; gli acufeni migliorano con la musica; la sensazione di vuoto allo stomaco non migliora mangiando, mentre la nausea migliora mangiando; i dolori emorroidali migliorano con il movimento; il sonno è più profondo negli ambienti rumorosi.
Non è in grado di fronteggiare situazioni che richiedano decisioni o scelte definite ed è particolarmente vulnerabile di fronte a stress emotivi, come dispiaceri, delusioni, mortificazioni, arrabbiature, fallimenti, amori infelici, perdite di persone care o rovesci finanziari.
L’incapacità di adattarsi all’ambiente, di sostenere le tensioni psicologiche o di accettarle, spesso lo induce a soffrire in silenzio, senza riuscire a verbalizzare il proprio dolore e comporta uno scarico delle sue problematiche sul soma, con conseguente insorgenza di disturbi organici che occupano tutto il suo interesse.
CARATTERISTICHE CLINICHE ESSENZIALI
– Iperalgesia e iperestesia sensoriale (uditiva, visiva, olfattiva, gustativa, tattile).
– Ipersensibilità di fronte a stress emotivi e situazioni frustranti.
– Instabilità emotiva.
– Carattere variabile, paradossale e contraddittorio dei sintomi.
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE
1 – Donne nervose, isteriche, brune e di carnagione scura, con aspetto pallido, esangue, tirato; carattere mite ma facilmente eccitabile; veloci nel percepire le cose e pronte nelle loro reazioni (l’opposto di Puls.).
2 – La paziente è ciclotimica (Croc., Puls.) e con un fondo di malinconia; è lunatica, colma di tristezza silenziosa inespressa; sta a sedere e sospira; il suo mondo interiore è estremamente fragile e a volte è arrabbiata, ma non è mai di carattere bisbetico (v. Cham., Nux-v.); migliora da sola, ma non le dà fastidio essere consolata.
3 – Esaurimento psicofisico: dopo un dispiacere sul quale rimugina da molto tempo, dopo preoccupazioni o tensione nervosa eccessiva, dopo amore non ricambiato, ecc.
4 – Ipersensibilità mentale e fisica: si offende facilmente, non tollera il dolore, ecc.
5 – Patologie spasmodiche derivanti da cause psichiche peggiorano dal contatto fisico: corea, convulsioni, ecc. nei bambini; spavento, punizioni o parassiti intestinali; bolo isterico.
6 – Dolori penetranti in piccole zone circoscritte, p. e., cefalea come se un chiodo fosse piantato in testa:
a) migliora da una forte pressione, da un’abbondante minzione;
b) peggiora dal movimento.
7 – Disturbi gastro-intestinali: appetito capriccioso, senso di debolezza e di vuoto allo stomaco, avversione alle sostanze eccitanti, desidera ardentemente cibi aspri, preferisce cibi freddi.
8 – Stitichezza con stimolo imperioso ma inefficace avvertito nella parte superiore dell’addome; tendenza alle emorroidi e al prolasso rettale; fitte acute che si irradiano su per il retto.
9 – Sintomi estremamente contraddittori; p. e.:
a) il dispiacere fa venir da ridere;
b) il mal di gola migliora deglutendo, specialmente alimenti solidi;
c) il senso di vuoto allo stomaco non migliora mangiando;
d) le emorroidi migliorano camminando;
e) la febbre è accompagnata da sete solo durante la fase di brivido;
g) la cefalea migliora stando coricato sulla zona dolente.
10 – Paziente freddoloso:
a) peggiora all’aria aperta; dalle emozioni, dall’eccitazione; dalle sostanze eccitanti, specialmente caffè e tabacco; da qualsiasi forte stimolo sensoriale;
b) migliora dal calore (tranne i sintomi gastrici);
c) i dolori gen. migliorano col movimento.
EZIOLOGIA
Dispiaceri; delusioni affettive e sentimentali; soprusi; mortificazioni; frustrazioni; fallimenti; conflitti; spaventi; sovraffaticamento intellettivo senza esercizio fisico compensatorio; abuso di caffè e tè; masturbazione; eccessi sessuali; esposizione al sole; soppressione della galattopoiesi o del flusso emorroidario.
SINTOMI MENTALI PIU’ COMUNI
Gli aspetti più caratteristici della sua personalità sono: l’indecisione, la meticolosità e l’incostanza, l’intensa carica affettiva passionale e sentimentale, l’emotività, l’eccitabilità, l’instabilità del tono dell’umore, la bassa tolleranza alle frustrazioni e l’incapacità di verbalizzare le proprie problematiche o sensazioni di disagio.
La scarsa fiducia in se stesso, l’indecisione, la meticolosità, la tendenza all’introspezione critica, agli scrupoli, ai dubbi e alle crisi morali rappresentano dei tratti premorbosi di tipo ossessivo.
L’emotività lo rende ipersensibile ed estremamente reattivo nei confronti di qualsiasi stimolo e condiziona uno stato di allarme permanente e di inquietudine.
La prevalenza dei sentimenti sulla ragione e l’incapacità di operare un’integrazione cognitiva si ripercuotono sull’affettività che appare immatura, a volte esplosiva e labile, a volte indifferenziata, grossolana e priva di sfumature.
Ciò lo rende vulnerabile, in quanto lo porta a drammatizzare le situazioni, a coinvolgersi e a concedersi totalmente senza riuscire a mantenere un’acutezza oggettiva rispetto alle situazioni.
La scarsa capacità di adattarsi all’ambiente e di sostenere le tensioni psicologiche comporta una bassa tolleranza alle frustrazioni e la facile insorgenza di situazioni conflittuali.
L’incapacità di verbalizzare le proprie problematiche, il proprio disagio e le sue sofferenze spesso lo porta a reprimerle e a scaricarle sul soma, con conseguenti disturbi ipocondriaci e manifestazioni tipiche di un quadro isterico. Quando non riesce ad attivare o a mantenere una difesa narcisistica, ossia a sostenere sicoticamente la sua personalità, diventa vittima dell’emotività. Cade in depressione, si sente apatico, non riesce a piangere, non ha voglia di parlare e rifiuta ogni tentativo di consolazione.
MODALITA’
• Peggioramento: EMOZIONI. AFFLIZIONE. Umiliazioni. PREOCCUPAZIONI. Spavento; shock, dopo la perdita di persone od oggetti che erano molto cari. Aria: aperta, fredda. Odori. Contatto. Caffè. Tabacco. Sbadigli. Curvandosi, camminando; rimanendo fermo. Alla stessa ora del giorno.
• Miglioramento : Cambiando posizione. Disteso sulla parte affetta. Minzione. Da solo. Pressione. Respirando profondamente. Deglutendo. Mangiando. Vicino ad una stufa calda. Alimenti acidi.
BIBLIOGRAFIA:
– “Studio di Materia Medica Omeopatica” di Lucia Gasparini
– “Decacordi e Pentacordi” di Gladstone Clarke
– “Materia Medica e Repertorio essenziale dei medicamenti omeopatici” di Shankar Phatak
– “Materia Medica Omeopatica Sinottica – 1° vol.” di Frans Vermeulen
Set 20, 2013 | MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
La medicina funzionale svolge un ruolo importante nella cura delle malattie della tiroide, come nella sempre più diffusa tiroidite autoimmune e nell’ipotiroidismo che spesso la accompagna.
La medicina convenzionale in questi casi “mette a riposo” la ghiandola e fornisce una terapia sostitutiva ( vengono assunti per bocca gli ormoni che la tiroide in condizioni normali avrebbe prodotto).
Purtroppo, maggiore è il tempo in cui la ghiandola è messa a riposo, minori sono le possibilità che questa riprenda la propria corretta funzione.
Nel frattempo, l’azione degli anticorpi ( su cui la terapia convenzionale non produce alcun effetto) distrugge gradualmente ed inesorabilmente il tessuto tiroideo
Il risultato di queste due azioni congiunte ( messa a riposo della tiroide+ azione degli anticorpi anti-tiroide ) porta inevitabilmente all’ ipotiroidismo, per cui il paziente è costretto ad assumere ormoni tiroidei per tutta la vita.
L’organismo, in un periodo di tempo variabile, tende ad abituarsi al dosaggio assunto, per cui diventa necessario aumentarlo continuamente.
La maggior parte dei pazienti inizia assumendo L-T4 25 o 50 microgrammi e, in 1-2 anni, arriva ad assumere 100 microgrammi e più. Arrivati ad un determinato dosaggio, non è più possibile aumentarlo per la comparsa di effetti collaterali importanti ( tachicardia, irritabilità, insonnia, ipertensione arteriosa, dolori muscolari diffusi etc. ) L’organismo richiederebbe una maggiore quantità di ormoni tiroidei, ma non è possibile soddisfare questa necessità. A questo punto ricompaiono i sintomi dell’ipotiroidismo.
Alla fine, il risultato è … un paziente ipotiroideo costretto – comunque – ad assumere ormoni tiroidei a vita.
Grazie alla Medicina Funzionale di Regolazione, purchè residui un minimo di attività ghiandolare, è possibile riequilibrare la funzione tiroidea e curare il processo autoimmune causa della tiroidite.
L’approcci della medicina funzionale rappresenta un’efficace alternativa alla terapia sostitutiva convenzionale quando questa non sia strettamente necessaria.
La terapia sostitutiva ingenera numerose problematiche : effetti collaterali correlati alla somministrazione di spesso non esigue quantità ormonali; squilibrio omeostatico della ghiandola che, sotto l’apporto esogeno, non produce più i propri ormoni; più veloce atrofizzazione tissutale delle specifiche ghiandole: la terapia di sostegno diviene indispensabile e si presentano molti sintomi carenziali alla sua eventuale sospensione.
La terapia funzionale è totalmente diversa : con i medicinali low dose dinamizzati non si vuole mettere a riposo la ghiandola, ma stimolare la residua funzionalità, tenendo presente che essa persiste anche dopo l’apparente cessazione dell’attività.
Il tessuto ovarico continua a secernere ormoni, seppure modestamente, per molti anni dopo la menopausa; il timo atrofizzato continua a produrre sostanze immunostimolanti ancora per molti anni.
In egual misura si comportano le altre strutture ghiandolari. Queste funzioni residue delle diverse ghiandole endocrine sono molto importanti per il mantenimento dell’equilibrio globale e della reattività dell’intero organismo, anche negli ultimi anni di vita.
La funzione dei medicinali omotossicologici unitari e composti che agiscono sulle varie ghiandole endocrine è quella di rallentare la tendenza all’atrofizzazione delle varie strutture e di stimolare la residua sensibilità tissutale ai vari ormoni.
Apr 2, 2013 | AGOPUNTURA, ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
Sempre di più si sente parlare di allergie. Ma che cos’è l’allergia?
L’allergia è una situazione di ipersensibilità dato dall’esposizione ad una particolare sostanza che provaoca reazioni immunitarie avverse. L’allergia è quindi un’alterazione del sistema immunitario caratterizzato da reazioni esagerate date da particolari anticorpi, detti IgE, nei confronti di sostanze abitualmente innocue, come ad esempio pollini, alimenti, sostanze chimiche ecc.
La medicina affronta il problema cercando di stabilire l’agente allergizzante e una volta determinato imposta in alcuni casi un iter desensibilizzante basato su vaccini, non sempre privi di effetti indesiderati e, su di una terapia sintomatica atta non a rimodulare il quadro ma solo all’ eliminazione del sintomo presentato.
L’approccio che la medicina complementare (agopuntura, omeopatia, omotossicologia, medicina funzionale ) attua, non è solo quello di attenuare il più possibile la sintomatologia scatenata dalla reazione allergica, ma quello di cercare di capire, al di là delle predisposizioni genetiche, quali possono essere i fattori che portando in sovraccarico il sistema arrivano a rompere gli equilibri.
La valutazione generale e specifica su apparati ed organi permette molte volte di individuare il o i fattori disturbanti . La maggiore parte delle volte quello che viene riscontrato è un sovraccarico ed una rottura degli equilibri a livello delle mucose, principalmente quelle dell’apparato digerente . Distress, disbiosi, alterazione della mucosa data da processi infiammatori, alimentazione scorretta, intolleranze alimentari, abuso di farmaci, nel tempo condizionano in modo negativo il sistema arrivando a rompere i delicati equilibri che il sistema immunitario sostiene. Oramai è risaputo che la quota maggiore del sistema immunitario è presente a livello delle mucose e tutti i fattori che portano ad alterazione di queste condiziona il buon funzionamento del nostro sistema di difesa.
La medicina complementare valutando e determinando quali sono i fattori disturbanti agisce cercando di eliminare le cause che hanno portato alla rottura dell’equilibrio ed instaura una terapia di recupero funzionale del sistema eliminando i fattori scatenanti ed impostando una terapia atta al migliore recupero dell’organismo attraverso un approccio che permette di scaricare l’eccesso di stimoli negativi che ha determinato il problema.
Così l’eliminazione degli alimenti disturbanti, il recupero della disbiosi intestinale, il reset funzionale organico, lo stimolo sugli organi emuntori ed il recupero sugli organi disturbati porta ad una attenuazione del disturbo e molto spesso alla scomparsa dell’allergia .
Gen 3, 2013 | AGOPUNTURA, ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE, NEURALTERAPIA, OMEOPATIA
Le cefalee sono tra i dolori che più colpiscono gli individui quotidianamente. In alcuni casi si può trovare un legame causa-effetto e a determinare la causa che provoca il dolore ( intossicazioni, stress, insonnia ecc.) Nell’origine delle cefalee si deve ricordare che gli antidolorifici assunti per curarle possono rappresentare la causa del attacco doloroso successivo per il cosidetto effetto ” rebound”. La ricerca dell’origine dei meccanismi alterati che portano alla cefalea è un percorso difficile in cui vanno considerati anche fattori molte volte nascosti come frustrazioni, traumi emotivi, rimozioni oltre ai meccanismi psicosomatici.
Le cefalee possono essere divisi in due gruppi principali, primarie e secondarie:
Le cefalee primarie sono date da modificazioni vasomotorie ( spasmi con successiva vasodilatazione ) o metaboliche cerebrali ( alterato equilibrio tra sostanze eccitanti ed inibitorie ) e rappresentano il 90% delle cefalee. Questo dato ci dice che la maggiore parte delle cefalee ha un’ origine funzionale e non fisiologica.
Le cefalee primarie si suddividono in cefalea da tensione, emicranie e cluster ( emicrania a grappolo).
Le cefalee secondarie sono riconducibili ad alterazioni strutturali della testa o a squilibri localizzati altrove spesso legati ad una patologia soggiacente ( tumore, aneurisma, embolo, meningite ).
DIAGNOSI DIFFERENZIALE TRA LE CEFALEE PRIMARIE
Le cefalee da tensione rappresentano il 90% dei casi e sono diffuse a tutta la testa e colpiscono circa il 3 % della popolazione . Allo stato attuale si pensa che i fattori di sovraccarico emozionale siano i principali responsabili. Gli stati di tensione nervosa uniti allo stress quotidiano, determinano una contrazione involontaria dei muscoli della regione del collo con ripercussioni sulla circolazione sanguigna cerebrale, che sicuramente contribuisce all’insorgere della cefalea.
Le emicranie colpiscono circa il 20% delle donne e il 5 % degli uomini e possono dare un insieme di sintomi premonitori e di accompagnamento di tipo neurologico detti aura , presente nel 25% dei pazienti. Il dolore è di solito localizzato in una zona della testa, è pulsante, accompagnato da nausea nel 40% dei casi, fotofobia, fonofobia e sensazione di formicolio nel viso e nelle mani.
Una sostanza coinvolta nel processo doloroso è la serotonina, generata dalle cellule nervose del tronco cerebrale, la cui produzione può essere stimolata da alterazioni del climaterio, mestruazioni e stress: gli impulsi generati raggiungono la corteccia cerebrale stimolando i neuroni e li deprimono subito dopo dando luogo al fenomeno dell’aura. I fattori emozionali sono considerati i responsabili principali.
La cefalea può essere scatenata anche da determinati alimenti ( alcool, carne di maiale, agrumi, cioccolato, formaggio ecc) , sforzo fisico e medicinali.
Le cefalee a grappolo ( 0,5% ) provocano un dolore insopportabile, simile all’emicrania ma più localizzato e non pulsante. Il dolore può essere localizzato a livello di un occhio, con possibile arrossamento e lacrimazione, ptosi palpebrale, miosi e secrezioni nasali nello stesso lato del dolore.
Come per qualsiasi patologia il punto più importante è realizzare una buona diagnosi: conoscendo la causa si può determinare la cura. Questo processo di indagine deve prendere in esame tutte le varie ipotesi: farmaci, problemi emotivi, alimenti ecc.
Nella terapia delle cefalee la soppressione del dolore mediante farmaci non è sempre un atteggiamento corretto perchè cercare di diminuire o neutralizzare il dolore equivale a combattere l’effetto e non la causa, ossia la malattia o lo squilibrio che l’ha provocato.
Il dolore non deve essere visto come fatto negativo bensì un fenomeno positivo, che ci informa che nell’organismo o nella mente c’è qualcosa di disturbante. Il dolore svolge la stessa funzione delle spie del quadro di un’automobile: è il segnale di un problema al quale occorre porvi rimedio per riportare l’individuo allo stato di salute.
L’approccio terapeutico delle medicine complementari ( agopuntura, omeopatia, omotossicologia, medicina funzionale, ipnosi ) non maschera il quadro clinico, rispetta l’omeostasi fisiologica e se elimina il dolore è perchè tratta il processo scatenante soggiacente: rimuove la causa e non solamente la sua manifestazione.