L’ANSIA: UNA REAZIONE NATURALE

L’ ansia è un’emozione che fa parte integrante della natura umana ed è generata dalla primordiale necessità di rispondere ed un eventuale pericolo, percependolo in anticipo, prima che questo si sia manifestato concretamente.
L’ ansia mette in moto tutte le risorse mentali e fisiche dell’individuo affinchè, dopo una valutazione della situazione, questo possa affrontare adeguatamente il pericolo ed uscire dall’impasse oppure, ritenendo di non avere risorse adeguate, decida di fuggire.
Questa alternanza di lotta e fuga ha consentito all’uomo, fin dai primordi della sua presenza nel mondo, di conoscere il suo habitat e di vivere adattandosi sempre meglio ad esso. In questa scelta, che continuamente si propone all’individuo sino dall’origine della specie umana, l’ansia ricopre un ruolo di fondamentale importanza per la sopravvivenza e costituisce il motore che spinge all’azione la dove non esista la motivazione di una gratificazione immediata. Anche azioni apparentemente banali come uscire di casa in tempo per andare ad un appuntamento o per prendere il treno avrebbero ottime possibilità di naufragare miseramente se l’individuo non fosse spinto dall’ansia.
Fino a questo punto il ruolo positivo dell’ansia appare evidente, infatti si rivela costruttiva e funzionale alla sopravvivenza ed essenziale per lo sviluppo della personalità e per il raggiungimento degli obiettivi. Cosa accade, però, quando non  siamo capaci di superare una situazione di pericolo, oppure quando allo stato di allarme e attivazione non corrisponde un pericolo reale da frontaggiare e risolvere? In questo caso l’ansia si trasforma da risposta naturale e adattiva a preoccupazione sproprozionata o comunque poco reale assumendo la connotazione di disturbo psichico e perdendo la sua funzione di spinta per la crescita; così l’ansia perde la sua funzione adattiva tesa a favorire il rapporto con l’ambiente, provocando al contrario disadattamento e perdita di contatto con l’ambiente stesso.
Quando lo stato ansioso e la forte difficoltà nel controllare la preoccupazione eccessiva sono presenti per la maggior parte della giornata riguardo alla maggior parte degli eventi o delle attività, può accadere che si manifestino dei sintomi fisici che sembrano indicare un difetto o una disfunzione di natura organica, talvolta anche di notevole entità; spesso per questa sintomatologia non è possibile risalire ad alcuna causa fisiologica, pertanto siamo di fronte a sintomi di natura psicosomatica, che sono causati appunto dall’azione della psiche e non da cause esterne.

L’ANSIA DISFUNZIONALE

Quando l’ansia perde la sua connotazione di reazione naturale e necessaria alla sopravvivenza diventa una patologia che, coinvolgendo sia mente che corpo, porta come immediata conseguenza uno stato di continua ipereccitabilità che innesca un circolo vizioso fatto di stress, insonnia e somatizzazioni a livello di diversi organi e apparati.

Principali sintomi psicosomatici a carico dei diversi apparati :

Apparato digerente: bulimia, bruciori gastrici, ulcera, cattiva digestione, intestino irritabile, colite, stipsi, diarrea ecc.
Apparato respiratorio: mancanza di fiato, asma, senso di oppressione, ecc.
Arti: dolori muscolari, debolezza alle gambe, sudorazione, tremore, ecc.
Collo e spalle: cefalea muscolo-tensiva, mal di schiena, ecc.
Cuore: infarto, tachicardia, aritmia, palpitazioni, ecc.
Occhi: annebbiamento della vista, ecc.
Pelle: tutte le dermatosi, eczemi, psoriasi,ecc.
Sistema immunitario: calo delle difese

Dal punto di vista funzionale accade, che il perduare dello stato ansioso, suscitato da impulsi di paura o da emozioni negative, inneschi reazioni a livello dei meccanismi di produzione delle sostanze mediatrici dello stress con conseguenti effetti somatici scatenati dall’attivazione del sistemo nervoso autonomo.
Le medicine complementari (agopuntura, omeopatia, omotossicologia, medicina funzionale, ipnosi), attraverso la regolazione degli imput disturbanti il sistema portano ad una interruzione degli stimoli esagerati riportando l’organismo verso un punto di maggiore equilibrio.

LE INTOLLERANZE ALIMENTARI COME CAUSA DI INGRASSAMENTO

L’ infiammazione da cibo può provocare ingrassamento. Questo dipende dalla  visione evoluzionistica del rapporto con il cibo, come riportato nell’articolo del Corsera che ne parla.

Eppure ci sono persone che negano ancora la relazione tra infiammazione e metabolismo a dispetto dei molti lavori scientifici che chiariscono come la produzione di Baff dovuta ad una eventuale intolleranza alimentare possa davvero provocare un indesiderato ingrassamento.

Resta poco comprensibile come molti dietologi ed “esperti” continuino a ripetere la stessa storia secondo cui una intolleranza alimentare può solo determinare diarrea e malassorbimento e quindi dare solo dimagrimento. Oggi sappiamo che non è vero.

Vallo infatti a spiegare alle persone che pur mangiando poco, o facendo tantissimo sport, si rendono conto di ingrassare perché qualcosa nel loro rapporto col cibo non funziona.

Per quelli che amano la scienza e la sua evoluzione, e per quelli che cercano di trovare soluzioni pratiche efficaci per i propri pazienti, le ultime ricerche sono davvero di grande aiuto.

Un gruppo di medici austriaci ha scoperto nel 2007 che l’infiammazione a basso grado (come quella tipica delle reazioni immunitarie) attiva dei macrofagi (cellule del sistema immunitario) che si trovano nel tessuto grasso, e che questi provocano tutte le reazioni necessarie perché l’organismo anziché consumare calorie e energia le accumuli sotto forma di grasso.

Il lavoro di Zeyda non è l’unico: sappiamo che Mitchell Lazar ha pubblicato fin dal 2004 su Science i lavori che spiegano perché i macrofagi possono produrre resistina, come semplice risposta all’infiammazione a basso grado e determinare così insulino resistenza e la risposta difensiva di accumulo di grasso nelle cellule adipose.

Nello stesso modo numerosi lavori hanno precisato che il Baff, citochina profondamente legata alla infiammazione da cibo, determina direttamente dei fenomeni di insulino resistenza, creando finalmente il ponte tra infiammazione e ingrassamento, e stimolando poi la produzione di adipochine che determinano obesità.

E non basta: si sta scoprendo che il modo di mangiare, la presenza di cibi non tollerati e il rapporto tra carboidrati e proteine nei singoli pasti non provocano solo malattie infiammatorie croniche (ad esempio l’artrite reumatoide), ma anche dei cambiamenti dei nuclei delle cellule che portano a malattie come la steatosi epatica, le malattie cardiovascolari e altro ancora. Lavorare sull’infiammazione da cibo infatti significa lavorare in modo profondo sulla salute e sulla prevenzione.

E allora perché i dietologi che sono sempre in televisione o sulle riviste più diffuse negano questi aspetti scientifici? Anche nei giorni scorsi, da “Salute Repubblica“, il dietologo di turno ha ribadito questo concetto, caso mai non lo avesse fatto anche solo poche settimane prima. Un pensiero viene: sappiamo che in Italia le intolleranze più diffuse sono per il lievito, il frumento e il latte. Ammetterlo metterebbe in profonda crisi il mercato delle merendine, dei biscotti e della pasta; mercati che probabilmente devono mantenere i loro attuali livelli…

L’aspetto più interessante dell’infiammazione da cibo è comunque che il tipo di ingrassamento che determina è spesso localizzato. Lieviti e sale danno frequentemente una tipica disposizione del grasso in eccesso sui fianchi e sulle gambe; il latte facilita l’ingrassamento addominale e delle spalle, e così via.

In molti casi le reazioni infiammatorie e metaboliche che determinano l’ingrassamento possono essere meglio controllate con l’aiuto di alcuni integratori naturali, che diventano in un certo senso dei dimagrandi fisiologici.

E’ necessario quindi, per un buon dimagrimento, valutare alimenti intolleranti ed impostare un regime alimentare atto ad attivare il metabolismo corporeo.

Abstract: Attilio Speciani

 

L’ EQUILIBRIO ACIDO-BASICO

Negli ultimi anni  è notevolmente aumentato l’interesse nei confronti del processo di regolazione acido-basico nelle funzioni dell’organismo . Questo processo è un fenomeno fondamentale che è alla base dei processi metabolici più importanti del corpo umano.
L’esistenza è uno scorrere di energia sottoposto a numerose modificazioni. Negli organismi viventi l’energia si crea quando gli zuccheri di dimensioni più grandi si scindono in composti più semplci, dai quali l’organismo trae i nutrimenti per svolgere le molte funzioni metaboliche. Attraverso questo meccanismo si forma l’acido carbonico che, quando prodotto in eccesso,  può risultare pericoloso per le cellule, dato che rende acido l’ambiente cellulare.
Per un funzionamento corretto dei meccanismo fisiologici è necessario avere una ben precisa concentrazione cellulare stabile degli acidi, che può oscillare entro un margine di Ph sanguigno molto ristretto compreso tra 7,3 e 7,4. Fuori da tale intervallo le reazioni chimiche che regolano il metabolismo sono alterate. Quando si ha un calo di Ph alcuni processi metabolici possono essere bloccati.
Questo può essere evitato o modulata attraverso una serie di meccanismi di regolazione. Il più noto è la respirazione: ad ogni respiro  non assumiamo solamente ossigeno ma espelliamo anche l’acido carbonico ( anidride carbonica ) tossico.
La corretta regolazione dell’equilibrio tra acidi e basi spetta al meccanismo di regolazione dell’equilibrio acido-base, che controlla costantemente le funzioni essenziali dell’organismo come la digestione, la respirazione, la circolazione sanguigna ecc.
Quando il livello dell’acidosi aumenta i meccanismi di regolazione stimalano l’apparato respiratorio e circolatorio a reagire, tendando di ristabilire l’equilibrio. La stanchezza e i disturbi del sonno sono primi segnali di un aumento dell’ acidità , mentre il dolore è un segnale più grave che indica dei veri e propri squilibri a livello corporeo.
A parte pochi individui veramente sani , l’organismo della maggior parte delle persone presenta squilibri a livello di Ph , che è quasi sempre troppo acido.
All’ inizio di ogni problematica abbiamo sempre una condizione di iperacidità.  La patologia non è altro che la manifestazione di uno stress eccessivo, a cui è sottoposta la regolazione acido-base. Quasi tutti i meccanismi di regolazione dell’organismo hanno in comune il medesimo meccanismo, ossia cercare di bilanciare i deficit che si hanno senza danneggiare le cellule. Solamente quando questi tentativi non vanno a buon fine si instaura uno stato patologico cronico. Al contrario  le malattie acute rappresentano un tentativo, anche se estremo, del corpo di mobilizzare tutte le riserve disponibili di minerali per imprimere una svolta e attirare attenzione verso una crisi che potrebbe tramutarsi in una minaccia. Diventa, quindi fondamentale, muoversi il prima possibile per riportare il Ph corporeo entro un limite corretto, ossia prima della manifestazione della malattia.
Quando si analizzano i fattori alla base di molte malattie, si nota che essi segnalano un problema a livello delle funzioni escretorie dell’organismo. Quindi, in presenza di una situazione del genere è opportuno adottare un’azione correttiva. Tutti i processi di eliminazione a livello di occhi, naso, orecchio , intestino , apparato urinario, ghiandole e cute, sono incaricati di espellere le sostanze acide tossiche per il corpo.
Le infiammazioni acute o croniche mostrano il grado di intensità con cui l’organismo sta lottando contro l’effetto degli acidi nocivi. Anche le patologie croniche più gravi presentano come principale requisito per la guarigione la normalizzazione del Ph.
Il sistema di escrezione del corpo è molto efficace e sensibile e può sviluppare patologie croniche a causa di un accumulo eccessivo di acidi. Quando gli organi escretori sono soggetti a sovraccarico entra in gioco il tessuto connetivo per prelevare ed accumulare l’acido rilasciato dalle cellule. Questo accumulo svolge un ruolo vitale nella riduzione del carico di lavoro dei reni.
Dopo un’intensa attività fisica o un pasto abbondante aumenta la produzione di acidi, ma dato che il funzionamento dei reni è relativamente lento, essi non sono in grado di eliminare i sali con sufficiente rapidità. Di conseguenza deve intervenire il tessuto connettivo che agisce come una sorta di pre-rene e accumula i sali.Durante la notte, essi sono portati dalla circolazione sanguigna ai reni, che procedono nell’eliminarli. Per questo l’urina è più concentrata e ha un più alto contenuto di acidi al mattino. Quando i depositi acidi nel connettivo non sono più in grado di proteggere il rene o altri organi si innesca l’iperacidificazione patologica dell’organismo. Si ha a questo punto una iperattività degli organi escretori caratterizzata da infiammazioni acute o croniche.
In base alla gravità dell’iperacidità si hanno tre fasi dell’acidosi:
ACIDOSI LATENTE in cui il tessuto connettivo sviluppa un accumulo sempre più grande di sostanze acide.
ACIDOSI COMPENSATA in cui gli organi escretori devono funzionare a pieno regime, si hanno infiammazioni e catarro e vengono intaccate le riserve antiacide del sangue ; l’alcalinità del sangue non scende però al di sotto del valore critico di Ph pari a 7,0.
ACIDOSI  SCOMPENSATA in cui le riserve alcaline calano al di sotto del valore normale di Ph 7,0, il sangue e i tessuti non ruiescono più a tenere il passo e l’accumulo di acido provaca uno stato di intossicazione. Questa è la prima condizione che prelude all’insorgere di patologie croniche.
Il compito della medicina di regolazione funzionale è quello di individuare la presenza di un accumulo di acidi nei pazienti che si trovano  nella fase dell’acidosi latente, in quanto in questas fase iniziale , è ancora possibile ripristinare la regolazione dell’equilibrio acido-base attraverso un cambiamento della dieta, l’eliminazione degli alimenti disturbanti, un cambiamento degli stili di vita , la risoluzione di problemi emotivi e la riduzione dello stress fisico e mentale

STRESS E MALATTIE

Per la Medicina Tradizionale cinese le cause di malattia rientrano in numerose categorie, ma che condividono la caratteristica di provocare la malattia soltanto in due modi.
Nel primo, la malattia si può sviluppare quando la resistenza dell’organismo sia debole.
Nel secondo, se la forza dell’agente patogeno supera la capacità dell’individuo di fare fronte ad esso, questo prende il sopravvento sui meccanismi di difesa del corpo.
In generale i cinesi credono che la causa principale di malattia risieda nella prima ipotesi formulata.
In medicina cinese, le cause di malattia risiedono in 5 categorie principali:
1) la debolezza dell’energia antipatogena
2) le cause varie di malattia ( dieta, sport, traumi, radiazioni ecc )
3) fattori patogeni esterni ( clima, batteri e virus )
4) fattori patogeni interni ( squilibrio degli organi, emozioni )
5) le evoluzioni patologiche secondarie ( sangue stagnante e flegma umido).
Senza prendere in considerazione in modo preciso il modo in cui ogni agente patogeno invade il corpo, riassumendo si può dire che essi ne disturbano il funzionamento, indebolendolo o creando tensione nei tessuti.
La tensione viene percepita come rigidità o contrazione dei tessuti corporei e in medicina cinese  viene considerata come una mancanza del libero scorrere dell’energia e del sangue. I classici ci dicono che la normale condizione umana non è la tensione : ” quando le persone nascono sono flessibili e quando muoiono sono rigide. La rigidità è quindi una componente della morte, la flessibilità lo è della vita. Un corpo sano è flessibile”.
Fisiologicamente, quando si sviluppano tensione o difficoltà di flusso, le strutture vicine e quelle sottostanti possono essere colpite contemporaneamente e può seguire la malattia.
Come ricordano i Cinesi nessuna parte del corpo può essere viva e sana senza Energia e senza Sangue. I muscoli diventano contratti, irregolari e nodosi e l’energia e il sangue non fluiscono armonicamante. La percezione della tensione secondo la medicina occidentale è la stessa, ma espressa in termini diversi :
* la mancanza di ossigenazione può portare alla morte della cellula, del tessuto e anche dell’organismo e può essere il risultato di stress e tensione.
* la tensione indebolisce il sistema arterioso, portando ad una diminuzione dell’ossigenazione e della nutrizione cellulare ( problemi dell’energia e del sangue).
* viene colpito il sistema venoso, creando un accumulo di biossido di carbonio e acido lattico e aumentando il ristagno di sangue ( sangue stagnante).
* vengono compressi i vasi linfatici, indebolendo l’intero sistema linfatico e di conseguenza anche il sistema immunitario.
* si eccita il sistema nervoso, creando irritazione, dolore e infiammazione dei nervi ( stasi di calore, stasi e sindrome da fuoco ).
La teoria scientifica dello stress fornisce un eccellente schema sullo sviluppo dei sintomi specifici e sul perchè la tensione costituisca uno dei suoi punti di riferimento.
Fino al diciannovesimo secolo, lo stress si riferiva a forze esterne agenti su oggetti fisici, piuttosto che a stati psicologici interni. Il moderno uso del termine può essere attribuito allo psicologo del ventesimo secolo, Walter Cannon e al medico canadese Hans Selye.
Cannon definì la classica reazione ” combatti o fuggi “che si manifesta quando il sistema nervoso simpatico si attiva ad affrontare l’emergenza. Selye definì evento stressante quello che procura eccessive richieste  al corpo e alle difese naturali di adattamento che gli fanno fronte. Questo processo è chiamato sindrome di adattamento e comprende tre fasi: la reazione d’allarme, la resistenza e l’esaurimento.
Durante la fase di allarme, i livelli ormonali aumentano e si ha una forte attivazione fisica ed emotiva. Se questa reazione non è sufficiente, inizia la fase di resistenza che può avere o meno successo: l’evento stressante, cioè può essere dominato o avere il sopravvento. Se il confronto è perdente, le riserve ormonali si esauriscono e possono sopravvenire stanchezza, esaurimento, depressione, ansia o persino la morte. Lo stress , inoltre, crea tensione nell’individuo: si tratta di una stato di squilibrio, di un complesso di meccanismi di difesa dannosi causati da uno stimolo nocivo.
Lo stress è uno squilibrio del sistema nervoso autonomo che è composto da due parti: il simpatico e il parasimpatico. Il primo è responsabile delle reazioni di fuga e di paura. Il sistema nervoso parasimpatico, invece, è responsabile delle quotidiane e normali funzioni fisiologiche, come la digestione, la circolazione e l’escrezione. E’ importante fare notare che entrambi i due sistemi possono essere colpiti dallo stress .
Nella vita moderna, la tensione o stress è un problema sanitario importante. Vi sono collegati circa i due terzi di tutte le visite mediche.

ELENCO DEGLI EFFETTI FISIOLOGICI DELLO STRESS

1) il ritmo cardiaco aumenta e il polso accelera
2) c’è tensione muscolare
3) aumenta la pressione sanguigna
4) si acutizzano i sensi
5) gli ormoni dello stress rendono il sangue più denso e più tendente alla coagulazione, inoltre aumentano i rischi di attacchi di cuore e ictus.
6) il cortisolo, un ormone dello stress, favorisce il deposito di grasso nella sezione centrale del corpo
7) la dilatazione delle pupille aumenta la visione periferica che può dare una visione confusa
8)   a causa della contrazione stabile dei muscoli uditivi si possono udire tinniti o schiocchi nelle orecchie
9) la respirazione superficiale priva il corpo di ossigeno
10) si comprimono i vasi sanguigni delle braccia e delle gambe
11) un aumento della traspirazione comporta una riduzione dei minerali che trasportano i segnali elettrici ai muscoli, provacando crampi muscolari e una diminuzione della temperatura del corpo
12) dimunisce la produzione di saliva, rendendo la bocca secca
13) si ingoia una maggiore quantità di aria, dando rutti e flatulenza
14) si ha minor resistenza allo sviluppo di funghi
15) si riduce la risposta immunitaria ai virus
16) diminuisce il numero dei globuli bianchi che combattono le infezioni e si indebolisce l’attività delle altre cellule del sistema immunitario
17) possono comparire verruche e reazioni cutanee come orticaria e psoriasi
18) si possono avere disattenzione, indecisione e difficoltà di concentrazione
19 diminuzione della memoria
20) l’abituale iper- reazione di una parte del sistema nervoso ne provoca il logorio che è parte del processo di invecchiamento

MALATTIE COMUNI PROVOCATE DALLO STRESS

1)  ansia, depressione, sbalzi di umore
2) invecchiamento, perdita di memoria, indecisione
3) asma, respiro corto, allergie
4) mal di schiena, dolori al collo, alle spalle ecc
5) afta, raffreddore comune
6) stipsi, mal di stomaco, flatulenza, colite, sindrome dell’intestino irritabile, diarrea, ulcera, diabete, fame nervosa, gastrite
7) affaticamento
8) mal di testa, emicranie
9) disturbi cardiaci, arresti cardiaci, ictus, aritmie, dolori al torace, ipertensione
10) alterazioni del ciclo mestruale
11) parto prematuro, scarso peso alla nascita, infertilità
12) psoriasi, esantemi, orticaria, acne
13) problemi psicologici, ansia, depressione, ira e risentimento, insonnia
14) perdita o aumento di peso
15) cancro

I PRINCIPI DELL’OMOTOSSICOLOGIA

L’omotossicologia affonda le sue origine nell’omeopatia, grazie al lavoro svolto dal dott. Hans Heinrich Reckeweg.
La premessa dalla quale parte l’omotossicologia è che un organismo vivente è ininterrottamente attraversato da sostanze di origine esterna ( fattori inquinanti, virus , batteri, tossine alimentari, fattori di stress ecc ) ed interni ( prodotti del metabolismo dell’organismo, radicali liberi ecc ) che possono essere in causa nella manifestazione della malattia. Se l’organismo è in equilibrio ed in stato di salute, se l’omotossina non è particolarmente “tossica” e se gli organi di depurazione sono efficienti, essa attraversa il sistema senza dare nessun tipo di interferenza al suo equilibrio. Se invece o perchè la tossina è aggressiva o gli organi di depurazione sono inefficaci si ha una rottura dello stato di equilibrio e l’organismo mette in atto dei meccanismi supplementari per recuperare lo stato di salute e sul piano sintomatologico questi si manifestano attraverso la malattia. Secondo l’omotossicologia la malattia è da vedere come il risultato dato dall’interazione tra agente disturbante, fattori ambientali e reattività dell’organismo coinvolto: la malattia sarebbe l’espressione della lotta del corpo contro le tossine, al fine di neutralizzarle ed espellerle. A seconda della gravità dell’aggressione e dell’integrità del sistema difensivo dell’organismo attaccato, il corpo manifesterebbe quadri clinici differenti che si possono definire in sei fasi.
Le FASI UMORALI sono manifestazioni in cui l’esito è positivo, in quanto sono il manifestarsi di una buona reattività. Si dividono:
FASE DI ESCREZIONE : le tossine non giungono nemmeno in contatto con le cellule delle mucose, ma vengono inglobate ed eliminate con le secrezioni fisiologiche ( sudore, muco, catarro, cerume ecc.
FASE DI REAZIONE O DI INFIAMMAZIONE : mediante il meccanismo dell’infiammazione, l’organismo prima neutralizza ed elimina dopo le tossine

Le FASI DELLA SOSTANZA FONDAMENTALE sono date da situazioni patologiche in cui il carico tossinico è prima localizzato a livello del connettivo e dopo a livello della stessa cellula.  Si dividono:
FASE DI DEPOSITO: in questo stadio della malattia  l’organismo, allo scopo di mantenere il suo equilibrio accumula a livello del connettivo quelle tossine che gli organi di depurazione non sono stati in grado di eliminare e che la successiva fase di reazione non è riuscita a neutralizzare.
FASE DI IMPREGNAZIONE: partendo da questa fase le tossine non sono più localizzate e livello del connettivo ma a livello dell’organi ed iniziano quindi a destrutturare la cellula ed attaccando i suoi meccanismi di funzionamento.

Le FASI CELLULARI rappresentano quadri in cui l’ evoluzione non è più favorevole, in quanto sono espressioni di una alterazione lesionale. Si distinguono:
FASE DI DEGENERAZIONE : il perdurare dell’ accumulo di tossine determina il blocco del funzionamento della cellula e la conseguente degenerazione del tessuto.
FASE NEOPLASTICA: la stimolazione infiammatoria cronoca della cellula può dare il suo mutamento in cellule anomale che possono prendere il sopravvento sull’intero organismo (cancro).

In questa ottica  si inserise la fase  di una reazione detta di VICARIAZZIONE  che può avere un esito positivo o regressivo e corrisponde al processo di guarigione naturale o viceversa negativo o progressivo che coincide con l’aggravamento dei sintomi.
La terapia omotossicologia si pone come obiettivo l’avvio della reazione positiva regressiva, favorevole a riattivare le funzioni disintossicanti e i meccanismi di escrezione dell’organismo.

 

 

“IL MAL DI PANCIA” seconda parte

Per la Medicina Tradizionale Cinese la pancia rappresenta il nostro approccio emozionale nei confronti dela nostra realtà
La poca o la mancanza di Gioia lede  nel tempo il nostro intestino tenue mentre l’eccessiva preoccupazione, tristezza e rimuginazione mentale danneggio il nostro colon.
Non dobbiamo, alla luce di quanto sopra scritto, stupirci del sempre più crescente numero di persone che descrivono sintomi, molte volte non controllabili, nell’area addominale.
L’intestino tenue ci rimanda a ” smistamento, analisi e critica; assimilazione e rifiuto.” Seleziona ciò che può essere assorbito e trasformato e ciò che invece va rifiutato. Il tenue, quindi, accetta o rifiuta le informazioni, dunque giudica.
I disturbi del tenue si riferiscono alla difficoltà che abbiamo nell” assimilare” l’esperienza quando questa si presenta. Tale difficoltà può essere legata alle precedenti fasi della digestione degli alimenti oppure ad una mente eccessivamente critica, tipica delle persone che passano il tempo ad analizzare in modo eccessivo. Al livello più estremo, quando c’è il rifiuto di assimilare un’esperienza che viene giudicata tossica (come per certi cibi) a torto o a ragione si produrrà una diarrea.
Il colon, le feci, si riferiscono a qualcosa di” sporco”, quando ci si indigna per un atteggiamento o della malafede altrui o peggio ci si colpevolizza. Si tratta di evacuare un’esperienza dolorosa, di mollare la presa e di girare la pagina; si tratta a volte di andare avanti, superando il bisogno di sicurezza e le paure materiali.
Un discepolo chiese al Buddha quale fosse la condizione per accedere alla saggezza, ed egli rispose: “Che il tuo intestino sia libero da ostacoli ed elimini correttemente”.
A prima vista questa risposta da parte del maestro spirituale che ha ispirato l’Oriente può stupirci, ma dietro a questa condizione fisiologica si nasconde una condizione psicologica molto importante: la capacità di mollare la presa, di evacuare e liberarsi delle esperienze di vecchia data dopo averne estratto l’essenza. La stitichezza è quindi la tendenza a trattenere, spesso per paura che qualcosa ci venga a mancare. Abbiamo allora un’eccessiva ritenzione, il rifiuto di lasciare andare, di abbandonare. Spesso la stitichezza concretizza l’ansia materiale, la tendenza a volere tenere con sé e conservare vecchi schemi di comportamento perchè è meglio non lasciare il certo per l’incerto. Può inoltre tradurre la tendenza a trattenersi, per una sorta di pudore, nella nostra relazione con l’altro, cosa che spesso avviene nelle donne; la stitichezza può essere intesa come ad un trattenersi affettivamente, la paura di perdere, di far dispiacere, di venir abbandonato, quando ci si trattiene dall’amare, dal dare qualcosa di sé.
La flatulenza spesso si produce quando si rimane attaccati ad una situazione che non è più né soddisfacente né benefica, ma che rappresenta ancora una sicurezza materiale o affettiva.
Il disturbo al colon può riferisrsi ad una difficolta nel cicatrizzare certe nostre ” ferite”, nell’evacuarle e nel voltare pagina. Polipi e diverticoli potrebbero essere visti come piccoli grumi di tristezza e di collera, come piccoli nodi che non abbiamo sciolto completamente. E quando una grave preoccupazione risveglia una di quelle piccole ferite, può alterare il nostro desiderio di vivere tanto da produrre un cancro, che spesso si sviluppa per degenerazione di un polipo. Per fortuna le cose non sono sempre tanto gravi e perlopiù la colite ci parla del nostro dolore nel digerire il lato affettivo dell’esperienza. E’ una specie di collera che ci è difficile da esprimere, di fronte ad un’autorità, al nostro parter, a uno dei genitori, per paura di affermare la nostra posizione. Da qui il suo carattere molto spesso cronico, perchè queste situazioni sono di solito cristallizzate e durature e le subiamo a lungo.
Il retto e l’ano sono il prolungamento del colon e sono legati al mantenere il controllo sulle cose e le situazioni, certi vincoli ed obblighi di cui non sappiamo come liberarci. Il retto simboleggia quindi la capacità di trattenersi prima di lasciarci andare. Ma se tratteniamo troppo le cose senza poi lasciarle andare si rischia poi di averne le scatole piene che si manifestano con le emorroidi che ci descrivono un carico di esperienza e spesso sono testimoni del fatto che ci sforziamo in una situazione sgradevole. Ciò che diciamo a noi stessi attraverso le emorroidi è spesso un miscuglio di collera, di costrizione e senso di colpa o di un vecchio risentimento che non riusciamo ad evacuare.

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