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imagePer la Medicina Tradizionale Cinese la pancia rappresenta il nostro approccio emozionale nei confronti dela nostra realtà
La poca o la mancanza di Gioia lede  nel tempo il nostro intestino tenue mentre l’eccessiva preoccupazione, tristezza e rimuginazione mentale danneggio il nostro colon.
Non dobbiamo, alla luce di quanto sopra scritto, stupirci del sempre più crescente numero di persone che descrivono sintomi, molte volte non controllabili, nell’area addominale.
L’intestino tenue ci rimanda a ” smistamento, analisi e critica; assimilazione e rifiuto.” Seleziona ciò che può essere assorbito e trasformato e ciò che invece va rifiutato. Il tenue, quindi, accetta o rifiuta le informazioni, dunque giudica.
I disturbi del tenue si riferiscono alla difficoltà che abbiamo nell” assimilare” l’esperienza quando questa si presenta. Tale difficoltà può essere legata alle precedenti fasi della digestione degli alimenti oppure ad una mente eccessivamente critica, tipica delle persone che passano il tempo ad analizzare in modo eccessivo. Al livello più estremo, quando c’è il rifiuto di assimilare un’esperienza che viene giudicata tossica (come per certi cibi) a torto o a ragione si produrrà una diarrea.
Il colon, le feci, si riferiscono a qualcosa di” sporco”, quando ci si indigna per un atteggiamento o della malafede altrui o peggio ci si colpevolizza. Si tratta di evacuare un’esperienza dolorosa, di mollare la presa e di girare la pagina; si tratta a volte di andare avanti, superando il bisogno di sicurezza e le paure materiali.
Un discepolo chiese al Buddha quale fosse la condizione per accedere alla saggezza, ed egli rispose: “Che il tuo intestino sia libero da ostacoli ed elimini correttemente”.
A prima vista questa risposta da parte del maestro spirituale che ha ispirato l’Oriente può stupirci, ma dietro a questa condizione fisiologica si nasconde una condizione psicologica molto importante: la capacità di mollare la presa, di evacuare e liberarsi delle esperienze di vecchia data dopo averne estratto l’essenza. La stitichezza è quindi la tendenza a trattenere, spesso per paura che qualcosa ci venga a mancare. Abbiamo allora un’eccessiva ritenzione, il rifiuto di lasciare andare, di abbandonare. Spesso la stitichezza concretizza l’ansia materiale, la tendenza a volere tenere con sé e conservare vecchi schemi di comportamento perchè è meglio non lasciare il certo per l’incerto. Può inoltre tradurre la tendenza a trattenersi, per una sorta di pudore, nella nostra relazione con l’altro, cosa che spesso avviene nelle donne; la stitichezza può essere intesa come ad un trattenersi affettivamente, la paura di perdere, di far dispiacere, di venir abbandonato, quando ci si trattiene dall’amare, dal dare qualcosa di sé.
La flatulenza spesso si produce quando si rimane attaccati ad una situazione che non è più né soddisfacente né benefica, ma che rappresenta ancora una sicurezza materiale o affettiva.
Il disturbo al colon può riferisrsi ad una difficolta nel cicatrizzare certe nostre ” ferite”, nell’evacuarle e nel voltare pagina. Polipi e diverticoli potrebbero essere visti come piccoli grumi di tristezza e di collera, come piccoli nodi che non abbiamo sciolto completamente. E quando una grave preoccupazione risveglia una di quelle piccole ferite, può alterare il nostro desiderio di vivere tanto da produrre un cancro, che spesso si sviluppa per degenerazione di un polipo. Per fortuna le cose non sono sempre tanto gravi e perlopiù la colite ci parla del nostro dolore nel digerire il lato affettivo dell’esperienza. E’ una specie di collera che ci è difficile da esprimere, di fronte ad un’autorità, al nostro parter, a uno dei genitori, per paura di affermare la nostra posizione. Da qui il suo carattere molto spesso cronico, perchè queste situazioni sono di solito cristallizzate e durature e le subiamo a lungo.
Il retto e l’ano sono il prolungamento del colon e sono legati al mantenere il controllo sulle cose e le situazioni, certi vincoli ed obblighi di cui non sappiamo come liberarci. Il retto simboleggia quindi la capacità di trattenersi prima di lasciarci andare. Ma se tratteniamo troppo le cose senza poi lasciarle andare si rischia poi di averne le scatole piene che si manifestano con le emorroidi che ci descrivono un carico di esperienza e spesso sono testimoni del fatto che ci sforziamo in una situazione sgradevole. Ciò che diciamo a noi stessi attraverso le emorroidi è spesso un miscuglio di collera, di costrizione e senso di colpa o di un vecchio risentimento che non riusciamo ad evacuare.

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