ALLERGIA E MEDICINA COMPLEMENTARE

Sempre di più si sente parlare di allergie. Ma che cos’è l’allergia?
L’allergia è una situazione di ipersensibilità dato dall’esposizione ad una particolare sostanza che provaoca reazioni immunitarie avverse. L’allergia è quindi un’alterazione del sistema immunitario caratterizzato da reazioni esagerate date da particolari anticorpi, detti IgE, nei confronti di sostanze abitualmente innocue, come ad esempio pollini, alimenti, sostanze chimiche ecc.
La medicina affronta il problema cercando di stabilire l’agente allergizzante e una volta determinato imposta in alcuni casi un iter desensibilizzante basato su vaccini, non sempre privi di effetti indesiderati e, su di una terapia sintomatica atta non a rimodulare il quadro ma solo all’ eliminazione del sintomo presentato.
L’approccio che la medicina complementare (agopuntura, omeopatia, omotossicologia, medicina funzionale ) attua, non è solo quello di attenuare il più possibile la sintomatologia scatenata dalla reazione allergica, ma quello di cercare di capire, al di là delle predisposizioni genetiche, quali possono essere i fattori che portando in sovraccarico il sistema arrivano a rompere gli equilibri.
La valutazione generale e specifica su apparati ed organi permette molte volte di individuare il o i fattori disturbanti . La maggiore parte delle volte quello che viene riscontrato è un sovraccarico ed una rottura degli equilibri a livello delle mucose, principalmente quelle dell’apparato digerente . Distress, disbiosi, alterazione della mucosa data da processi infiammatori, alimentazione scorretta, intolleranze alimentari, abuso di farmaci, nel tempo condizionano in modo negativo il sistema arrivando a rompere i delicati equilibri che il sistema immunitario sostiene. Oramai è risaputo che la quota maggiore del sistema immunitario è presente a livello delle mucose e tutti i fattori che portano ad alterazione di queste condiziona il buon funzionamento del nostro sistema di difesa.
La medicina complementare valutando e determinando quali sono i fattori disturbanti agisce cercando di eliminare le cause che hanno portato alla rottura dell’equilibrio ed instaura una terapia di recupero funzionale del sistema eliminando i fattori scatenanti ed impostando una terapia atta al migliore recupero dell’organismo attraverso un approccio che permette di scaricare l’eccesso di stimoli negativi che ha determinato il problema.
Così l’eliminazione degli alimenti disturbanti, il recupero della disbiosi intestinale, il reset funzionale organico, lo stimolo sugli organi emuntori ed il recupero sugli organi disturbati porta ad una attenuazione del disturbo e molto spesso alla scomparsa dell’allergia .

FARMACI PER L’OSTEOPOROSI: TRA GLI EFFETTI COLLATERALI LE FRATTURE OSSEE

 

Tempi duri per i farmaci contro l’osteoporosi. Una ricerca pubblicata sull’autorevole Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism rivela che che la frattura del femore può essere un degli effetti collaterali del trattamento stesso con i bisfosfonati, tra i farmaci più prescritti per questo problema (Scneider JP et al, J Clin Endocrinol Metab. 2012 Dec;97(12):4324-8. doi: 10.1210/jc.2012-2590. Epub 2012 Oct 17).

Una specie di gatto che si morde la coda. Prendendo un farmaco per l’osteoporosi ci si aspetterebbe di rafforzare le ossa in genere, mentre si sta scoprendo che probabilmente si rafforzano solo alcune aree (il collo del femore ad esempio) mentre altre aree si indeboliscono e possono andare incontro a fratture spontanee, le così dette “fratture da stress” o in inglese “atypical low-energy femur fractures” (AFFs).

Lo studio, sempre difficile quando si studia qualcosa che potrebbe andare contro lo strapotere dei farmaci, è partito dall’analisi di un gruppo di donne (e di qualche uomo) con fratture atipiche del femore. L’attenta valutazione della storia clinica e farmacologica ha consetito di scoprire che in media queste persone stavano assumendo da almeno 9 anni dei bisfosfonati, i farmaci più prescritti contro l’osteoporosi.

In teoria avrebbero dovuto essere “superprotetti” mentre la maggior parte di queste persone aveva delle fratture complete in aree inusuali e il 20% del gruppo aveva invece delle fratture incomplete (da stress appunto).

Importante è notare che due terzi di queste persone avevano in realtà una semplice osteopenia (non un’osteoporosi) ma venivano trattate lo stesso, Il 33% di queste persone aveva avuto fratture del metatarso durante il trattamento con bisfosfonati e il 38% aveva avuto (sotto farmaco) un notevole ritardo nella guarigione delle fratture. Il 40% di questo gruppo ebbe anche fratture del femore opposto dopo una media di circa 10 mesi dalla prima frattura.

Anomalo considerare che qualunque medico avesse chiesto di “sospendere” il trattamento sarebbe stato tacciato di grave scorrettezza, mentre il trattamento stesso era probabilmente la causa della frattura.

Noi riteniamo che l’osteoporosi vera (derivante dallo Z score e non dal T score) sia da trattare correttamente. Purtroppo assistiamo ad una ricerca di casi di osteoporosi esagerata, legati al fatto che per la diagnosi di questa malattia le ossa di una donna di 60 anni vengono ad esempio confrontate con quelle di un paracadutista della “Folgore” di 20 anni

Una donna sana deve essere confrontata con donne sane della stessa età (Z score) non con un giovane maschio di 20 anni (T score). Questo porta a costi sociali esasperati e soprattutto alla dispersione del buono che c’è nei farmaci. Utili per i pochi malati. Quando si vuole per forza fare arrivare i farmaci anche ai sani, il corpo si ribella con reazioni, come quelle descritte in questo articolo, che sono solo una perdita di opportunità di salute.

Attilio Speciani

CEFALEA E MEDICINE COMPLEMENTARI

Le cefalee sono tra i dolori che più colpiscono gli individui quotidianamente. In alcuni casi si può trovare un legame causa-effetto e a determinare la causa che provoca il dolore ( intossicazioni, stress, insonnia ecc.) Nell’origine delle cefalee si deve ricordare che gli antidolorifici assunti per curarle possono rappresentare la causa del attacco doloroso successivo per il cosidetto effetto ” rebound”. La ricerca dell’origine dei meccanismi alterati che portano alla cefalea è un percorso difficile in cui vanno considerati anche fattori molte volte nascosti come frustrazioni, traumi emotivi, rimozioni oltre ai meccanismi psicosomatici.
Le cefalee possono essere divisi in due gruppi principali, primarie e secondarie:

Le cefalee primarie sono date da modificazioni vasomotorie ( spasmi con successiva vasodilatazione ) o metaboliche cerebrali ( alterato equilibrio tra sostanze eccitanti ed inibitorie ) e rappresentano il 90% delle cefalee. Questo dato ci dice che la maggiore parte delle cefalee ha un’ origine funzionale e non fisiologica.
Le cefalee primarie si suddividono in cefalea da tensione, emicranie e cluster ( emicrania a grappolo).
Le cefalee secondarie sono riconducibili ad alterazioni strutturali della testa o  a squilibri localizzati altrove spesso legati ad una patologia soggiacente ( tumore, aneurisma, embolo, meningite ).

DIAGNOSI DIFFERENZIALE TRA LE CEFALEE PRIMARIE

Le cefalee da tensione rappresentano il 90% dei casi e sono diffuse a tutta la testa e colpiscono circa il 3 % della popolazione . Allo stato attuale si pensa che i fattori di sovraccarico emozionale siano i principali responsabili. Gli stati di tensione nervosa uniti allo stress quotidiano, determinano una contrazione involontaria dei muscoli della regione del collo con ripercussioni sulla circolazione sanguigna cerebrale, che sicuramente contribuisce all’insorgere della cefalea.
Le emicranie colpiscono circa il 20% delle donne e il 5 % degli uomini e possono dare un insieme di sintomi premonitori e di accompagnamento di tipo neurologico detti aura , presente nel 25% dei pazienti. Il dolore è di solito localizzato in una zona della testa, è pulsante, accompagnato da nausea nel 40% dei casi, fotofobia, fonofobia e sensazione di formicolio nel viso e nelle mani.
Una sostanza coinvolta nel processo doloroso è la serotonina, generata dalle cellule nervose del tronco cerebrale, la cui produzione può essere stimolata da alterazioni del climaterio, mestruazioni e stress: gli impulsi generati raggiungono la corteccia cerebrale stimolando i neuroni  e li deprimono subito dopo dando luogo al fenomeno dell’aura. I fattori emozionali sono considerati i responsabili principali.
La cefalea può essere scatenata anche da determinati alimenti ( alcool, carne di maiale, agrumi, cioccolato, formaggio ecc) , sforzo fisico e medicinali.
Le cefalee a grappolo ( 0,5% ) provocano un dolore insopportabile, simile all’emicrania ma più localizzato e non pulsante. Il dolore può essere localizzato a livello di un occhio, con possibile arrossamento e lacrimazione, ptosi palpebrale, miosi e secrezioni nasali nello stesso lato del dolore.

Come per qualsiasi patologia il punto più importante è realizzare una buona diagnosi: conoscendo la causa si può determinare la cura. Questo processo di indagine deve prendere in esame tutte le varie ipotesi: farmaci, problemi emotivi, alimenti ecc.
Nella terapia delle cefalee la soppressione del dolore mediante farmaci non è sempre un atteggiamento corretto perchè cercare di diminuire o neutralizzare il dolore equivale a combattere l’effetto e non la causa, ossia la malattia o lo squilibrio che l’ha provocato.
Il dolore non deve essere visto come fatto negativo bensì un fenomeno positivo, che ci informa che nell’organismo o nella mente c’è qualcosa di disturbante. Il dolore svolge la stessa funzione delle spie del quadro di un’automobile: è il segnale di un problema al quale occorre porvi rimedio per riportare l’individuo allo stato di salute.
L’approccio terapeutico delle medicine complementari ( agopuntura, omeopatia, omotossicologia, medicina funzionale, ipnosi ) non maschera il quadro clinico, rispetta l’omeostasi fisiologica e se elimina il dolore è perchè tratta il processo scatenante soggiacente: rimuove la causa e non solamente la sua manifestazione.

LA CAUSA PRIMARIA DEL CANCRO


Nel 1931 lo scienziato tedesco Otto Heinrich Warburg ha ricevuto il Premio Nobel per la scoperta sulla causa primaria di cancro. Proprio così. Ha trovato la causa primaria del cancro e ha vinto il Premio Nobel. Otto ha scoperto che il cancro è il risultato di uno stile di vita anti-fisiologico.

Ciò perché sia con uno stile nutrizionale anti-fisiologico (dieta basata su cibi acidificanti) sia con l’inattività fisica, il corpo crea un ambiente acido. Nel caso di inattività, per una cattiva ossigenazione delle cellule. L’acidosi cellulare causa l’espulsione dell’ossigeno. La mancanza di ossigeno nelle cellule crea un ambiente acido.

Egli ha detto: “La mancanza di ossigeno e l’acidità sono due facce della stessa medaglia: se una persona ha l’uno, ha anche l’altro”. Cioè, se una persona ha un eccesso di acidità, automaticamente avrà una mancanza di ossigeno nel suo sistema. Se manca l’ossigeno, avrete acidità nel vostro corpo.

Egli ha anche detto:
“Le sostanze acide respingono ossigeno, a differenza di quelle alcaline che attirano ossigeno. Cioè, un ambiente acido è un ambiente senza ossigeno.”
“Privando una cellula del 35% del suo ossigeno per 48 ore è possibile convertirla in un cancro.”
“Tutte le cellule normali, hanno il bisogno assoluto di ossigeno, ma le cellule tumorali possono vivere senza ossigeno.”
“I tessuti tumorali sono acidi, mentre i tessuti sani sono alcalini.”

Nella sua opera “Il metabolismo dei tumori” Otto ha mostrato che tutte le forme di cancro sono caratterizzate da due condizioni fondamentali: acidosi del sangue (acido) e ipossia (mancanza di ossigeno). Ha scoperto che le cellule tumorali sono anaerobiche (non respirano ossigeno) e non possono sopravvivere in presenza di alti livelli di ossigeno. Le cellule tumorali possono sopravvivere soltanto con glucosio e in un ambiente privo di ossigeno. Pertanto, il cancro non è altro che un meccanismo di difesa che hanno alcune cellule del corpo per sopravvivere in un ambiente acido e privo di ossigeno. In sintesi:

• Le cellule sane vivono in un ambiente ossigenato e alcalino che consente il normale funzionamento;
• Le cellule tumorali vivono in un ambiente acido e carente di ossigeno.

Una volta terminato il processo digestivo, gli alimenti, a secondo della qualità di proteine, carboidrati, grassi, vitamine e minerali, forniscono e generano una condizione di acidità o alcalinità nel corpo. In altre parole… dipende unicamente da ciò che si mangia.

Il risultato acidificante o alcalinizzante viene misurato con una scala chiamata pH, i cui valori vanno da 0 a 14, al valore 7 corrisponde un pH neutro. È importante sapere come gli alimenti acidi e alcalini influiscono sulla salute, poiché le cellule per funzionare correttamente dovrebbe avere un pH leggermente alcalino (di poco sopra il 7).

In una persona sana, il pH del sangue è compreso tra 7,4 e 7,45. Se il pH del sangue di una persona è inferiore a 7, va in coma.

Alimenti che acidificano il corpo


• Lo zucchero raffinato e tutti i suoi sottoprodotti. È il peggiore di tutti: non ha proteine, è senza grassi, è senza vitamine o minerali, ha solo carboidrati raffinati che schiacciano il pancreas. Il suo pH è di 2,1 (molto acido);
• Carne (tutti i tipi);
• Prodotti di origine animale (latte e formaggio, ricotta, yogurt, ecc.);
• Sale raffinato;
• Farina raffinata e tutti i suoi derivati (pasta, torte, biscotti, ecc.);
• Pane (la maggior parte contengono grassi saturi, margarina, sale, zucchero e conservanti);
• Margarina;
• Antibiotici e medicine in generale;
• Caffeina (caffè, tè nero, cioccolato);
• Alcool;
• Tabacco (sigarette);
• Qualsiasi cibo cotto (la cottura elimina l’ossigeno aumentando l’acidità dei cibi);
• Tutti gli alimenti trasformati, in scatola, contenenti conservanti, coloranti, aromi, stabilizzanti, ecc.

Il sangue si autoregola costantemente per non cadere in acidosi metabolica, per garantire il buon funzionamento e ottimizzare il metabolismo cellulare. Il corpo deve ottenere delle basi minerali alimentari per neutralizzare l’acidità del sangue nel metabolismo, ma tutti gli alimenti già citati (per lo più raffinati) acidificano il sangue. Dobbiamo tener conto che con il moderno stile di vita, questi cibi vengono consumati almeno 3 volte al giorno, 365 giorni l’anno e tutti questi alimenti sono anti-fisiologici.

Alimenti che alcalinizzano il corpo


• Tutte le verdure crude (alcune sono acide al gusto, ma all’interno del corpo avviene una reazione alcalinizzante; altre sono un po’ acide, tuttavia forniscono le basi necessarie per il corretto equilibrio; le verdure crude producono ossigeno, quelle cotte no;
• La frutta, stessa cosa. Ad esempio, il limone ha un pH di circa 2,2. Tuttavia, all’interno del corpo ha un effetto altamente alcalino (probabilmente il più potente di tutti, non fatevi ingannare dal sapore acidulo). La frutta produce abbastanza ossigeno;
• Alcuni semi, come le mandorle, sono fortemente alcalini;
• I cereali integrali. L’unico cereale alcalinizzante è il miglio. Tutti gli altri sono leggermente acidi, tuttavia, siccome la dieta ideale ha bisogno di una percentuale di acidità, è bene consumarne qualcuno. Tutti i cereali devono essere consumati cotti;
• Il miele è altamente alcalinizzante;
• La clorofilla  è fortemente alcalina;
• L’acqua è importante per la produzione di ossigeno. La disidratazione cronica è la tensione principale del corpo e la radice della maggior parte tutte le malattie degenerative. Lo afferma il Dott. Feydoon Batmanghelidj;
• L’esercizio ossigena tutto il corpo; uno stile di vita sedentario usura il corpo.

L’ideale è avere una alimentazione di circa il 60% alcalina piuttosto che acida, e naturalmente evitare i prodotti maggiormente acidi, come le bibite, lo zucchero raffinato e gli edulcoranti. Non abusare del sale o evitarlo il più possibile. Per coloro che sono malati, l’ideale è che l’alimentazione sia di circa 80% alcalina, eliminando tutti i prodotti più nocivi. Se si ha il cancro il consiglio è quello di alcalinizzare il più possibile. Inutile dire altro, non è vero?

Dr. George W. Crile, di Cleveland, uno dei chirurghi più rispettati al mondo, dichiara apertamente: “Tutte le morti chiamate naturali non sono altro che il punto terminale di un saturazione di acidità nel corpo.”

Come precedentemente accennato, è del tutto impossibile per il cancro di comparire in una persona che libera il corpo dagli acidi con una dieta alcalina, che aumenta il consumo di acqua pura e che eviti i cibi che producono acido. In generale, il cancro non si contrae e nemmeno si eredita. Ciò che si eredita sono le abitudini alimentari, ambientali e lo stile di vita. Questo può produrre il cancro.

Mencken ha scritto: “La lotta della vita è contro la ritenzione di acido. Invecchiamento, mancanza di energia, stress, mal di testa, malattie cardiache, allergie, eczema, orticaria, asma, calcoli renali, arteriosclerosi, tra gli altri, non sono altro che l’accumulo di acidi.”

Il dr. Theodore A. Baroody ha detto nel suo libro “Alcalinizzare o morire”: “In realtà, non importa i nomi delle innumerevoli malattie, ciò che conta è che esse provengono tutte dalla stessa causa principale: molte scorie acide nel corpo.”

Dr. Robert O. Young ha detto: “L’eccesso di acidificazione nell’organismo è la causa di tutte le malattie degenerative. Se succede una perturbazione dell’equilibrio e un corpo inizia a produrre e immagazzinare più acidità e rifiuti tossici di quelli che è in grado di eliminare allora le malattie si manifestano.”

 

COLESTEROLO AMICO O NEMICO?

Il sistema medico-farmaceutico vuole convincere la popolazione che il colesterolo è la causa maggiore di infarto e d’incidenti celebrali. E’ falso!
Perchè si racconta questo? Per vendere più medicinali anticolesterolo, le statine.
Una persona di più di 45 anni su tre, in Francia  (otto milioni di persone) prendono le statine. Ciò costa una fortuna alla Sicurezza Sociale (Un miliardo d’euro all’anno). Le vendite aumentano da più di 10 anni.
Ma ciò che non viene detto , è che il colesterolo non è un veleno. E le persone sotto statine mettono spesso la loro salute in pericolo, perchè questi medicinali corredano un elenco lungo come un braccio  di effetti secondari debilitanti – da insufficienza cardiaca a dolori muscolari, passando per perdita di memoria e lesioni del fegato.
In compenso, uno studio pubblicato nell’ American Heart Journal (Gennaio 2009) analizzando 137000 pazienti ammessi  negli ospedali degli Stati Uniti con crisi cardiaca ha dimostrato che  circa il 75% di essi aveva un tasso di colesterolo “normale”.

Una cospirazione per mantenervi ammalati
Perchè nè i medici, nè i chirurghi, nè gli ospedali, nè le società farmaceutiche – se non poche persone nella professione medica – non accettano di dire la verità sulle statine?
Perchè non vogliono che sappiate che i medicinali che diminuiscono il tasso di colesterolo provocano numerosi effetti secondari, senza per questo proteggere dalle malattie cardiovascolari?
Ci sono parecchie ragioni.
Da una parte, ci sarebbero  molti cardiologi e molti medici che dovrebbero pubblicamente riconoscere che si sbagliano da più di trent’anni  e  ciò, credetemi non è facile. Attualmente ogni persona che critica queste politiche o in disaccordo con esse  è etichettato come eretico, ignorato e ridicolizzato. Lo straordinario libro di cardiologia di Michel de Lorgeril sui mezzi naturali di prevenire l’infarto, che è stato appena pubblicato, è stato totalmente ignorato dalla stampa. Unicamente perchè denuncia, con l’appoggio di argomenti scientifici, una verità che disturba troppo il mondo medico.
Michel de Lorgeril è ancora ricercatore al CNRS e ha scritto centinaia d’articoli nelle più grandi riviste scientifiche. I suoi libri contengono tutte le notizie più avanzate sulla ricerca, e innumerevoli consigli vitali e rassicuranti per le persone che temono per il loro cuore e le loro arterie.
Vista l’importanza di queste rivelazioni per milioni di malati in Francia, questo silenzio dei media è inspiegabile.
D’altra parte, la medicina è diventata, purtroppo, un grande affare. E se voi non prendete d medicinali…..o se prevenite le malattie o se guarite voi stessi naturalmente….. nessuno guadagnerà un centesimo.

La sostanza nutriente che vogliono nascondere
Tra gli effetti indesiderati delle statine, uno dei più dannosi è che il vostro organismo è significativamente privato di riserve di coenzima-Q10 (CoQ10).
Il  CoQ10 interviene nei vostri mitocondri, che sono le piccole centrali elettriche che forniscono ai vostri muscoli l’energia che gli permette di contrarsi.
Ora, qual’è il principale muscolo del vostro organismo, di cui avete più bisogno? E’ evidentemente il vostro cuore.
Il CoQ10 è indispensabile al funzionamento dei muscoli, e il vostro cuore è il vostro muscolo più importante e vitale.
Pretendere di guarire il vostro cuore svuotando le riserve di CoQ10, è come se un meccanico truffatore vi modificasse il motore della vostra auto promettendovi le migliori performance, derubando alle vostre spalle, il contenuto del serbatoio!!
Se voi prendete  medicinali che  fanno abbassare il tasso di CoQ10 – ed è il caso della maggior parte dei medicinali che fanno abbassare il colesterolo – è importante compensare prendendo degli integratori  di CoQ10 per via orale.
Troppi pochi medici informano oggi i loro pazienti.

Il colesterolo è un bene per la salute
Il colesterolo è spesso denigrato dall’istituzione scientifica e medica, ma il fatto è che  è un componente essenziale del vostro corpo. In effetti, i livelli ridotti di colesterolo sono correlati a problemi di salute, in particolare a emoraggie celebrali.
Ma un ridotto tasso di  colesterolo è stato messo in relazione con un rischio più elevato di cancro.
Il legame tra il rischio di cancro e colesterolo basso è stato stabilito in modo ricorrente da studi scientifici, tanto che occorre considerare tanto assurdo e pericoloso gioire d’avere un tasso di colesterolo basso, e più ancora di raggiungerlo attraverso un’alimentazione povera di grassi o peggio ancora, attraverso farmaci.

Per un buon tasso di vitamina D, voi avete bisogno di colesterolo
Una  possibile spiegazione di questo collegamento tra debole tasso di colesterolo e cancro, è che il colesterolo è l’ingrediente di base della vitamina D; la vitamina  D è in realtà del colesterolo che ha subito una modificazione chimica nella pelle sotto l’influenza della luce solare.
Ora, la vitamina D gioca un ruolo cruciale nella regolazione della riproduzione cellulare. Una mancanza cronica di vitamina D può favorire lo sviluppo anarchico di cellule, e dunque di tumori.
Un altro indice che la mancanza di colesterolo può provocare il cancro è che uno studio su quattro anni ha stabilito che la combinazione di due medicinali anti colesterolo, la simvastatina e l’Ezetimibe, erano correlate con un aumentato rischio di cancro. Quando sono stati tilizzati  risultati di tre studi in cui la simvastatina e l’Ezetimibe erano prese in associazione, il rischio di decesso per cancro è aumentato del 45%.
Ma questo risultato è stato messo da parte dagli scienziati che, sorprendentemente, l’hanno attribuito al “caso”.
Da notare che un dossier Santè Nature innovation sul colesterolo è stato pubblicato nel mese di febbraio 2012. E’ a mia conoscenza, la migliore sintesi che è stata fatta sul soggetto, in uno stile facile e piacevole da leggere.

Jean-Marc Dupuis

N.B.: Le informazioni di questo articolo sono pubblicate a titolo puramente informativo e non possono essere considerate come dei consigli medici personalizzati. Alcun trattamento non deve essere intrapreso basandosi unicamente  sul contenuto di questo articolo, ed è fortemente raccomandato al lettore di consultare dei professionisti di salute debitamente accreditati per tutte le domande relative alla loro salute e al loro benessere. Non si possono fornire cure mediche omologate. Questo articolo è un servizio d’informazione gratuito di NOUVELLES PUBLICATIONS de la SANTE’ NATURELLE.

OMEOPATIA: UNA RISORSA FONDAMENTALE

Le novità sulla registrazione dei farmaci e sul sempre  maggior ricorso degli italiani alle Medicine Complementari stanno stimolando il confronto tra gli attori del settore. Nell’intervista che segue Claudia Gurschler (amministratore delegato di  Boiron Italia ) illustra ad ampio raggio il punto di vista dell’azienda francese sui temi appena citati, e aggiunge ulteriori considerazioni su come il ricorso all’omeopatia possa essere d’aiuto al cittadino nell’affrontare i costi della salute in un periodo critico come l’attuale.

Da una recente indagine che Omeoimprese ha commossionato a DoxaPharma emerge che gli italiani fanno sempre maggior ricorso ai medicinali omeopatici. Come commenta questi risultati? Dai dati presentati emerge che 1 italiano su 6 – cioè quasi 7 milioni di italiani adulti – ha utilizzato medicinali omeopatici nell’ultimo anno e che l’82,5% della popolazione dichiara di conoscere l’omeopatia. Sono risultati che evidenziano come questi medicinali, in Italia, siano sempre più diffusi, conosciuti e utilizzati. L’indagine rileva anche un altro dato per noi molto significativo: il 61% degli italiani auspica un ruolo informativo da parte del proprio medico di famiglia e il 42% della popolazione accetterebbe la prescrizione di un farmaco omeopatico, se consigliato dal proprio medico. Il 26% dei consumatori desidera inoltre un crescente ruolo informativo da parte del farmacista nella diffusione di informazioni sull’omeopatia. Molto spesso queste informazioni sono cercate su internet: DoxaPharma ha rilevato infatti come il 41% degli utilizzatori di medicinali omeopatici ricerchi informazioni riguardanti efficacia, indicazioni, test scientifici e modalità/posologia proprio sul web. In particolare, l’argomento più ricercato riguarda le indicazioni terapeutiche delle specialità che, in Italia, in base al D.Lgs. 219/2006, non possono essere riportate all’interno del foglietto illustrativo o sulla confezione. Non stupisce, quindi, un’altra tendenza evidenziata dalla ricerca: il 46,7% degli utilizzatori si fida del consiglio di amici e parenti, i quali una volta verificata la validità del medicinale omeopatico, lo hanno consigliato. Ciò significa che la notorietà dell’omeopatia è cresciuta grazie a un passaparola senz’altro positivo, ma che va rivalutato soprattutto alla luce della richiesta di ricevere maggiori informazioni da parte del medico di famiglia e del farmacista. Per un’azienda come la nostra, che ricopre una posizione di leadership nella produzione e distribuzione di medicinali omeopatici, sono tutti segnali su cui riflettere, perché ci permettono di capire sempre meglio il rapporto del consumatore con questi medicinali e il ruolo di medici e farmacisti in tal senso.

Negli ultimi mesi si è tornati a parlare di registrazione semplificata per i medicinali omeopatici. Quali sono, dal vostro punto di vista, le novità in questo ambito? In realtà non ci sono vere e proprie novità. Il quadro normativo in cui ci stiamo muovendo è ancora quello delineato dalla Direttiva Comunitaria 2001/83/CE, che definisce i criteri per la  registrazione dei medicinali omeopatici senza indicazioni terapeutiche (registrazione semplificata, art. 14) e con indicazioni terapeutiche (art. 16,2° comma). Ricordo a tale proposito che, nel nostro Paese, il recepimento della direttiva europea non ha visto a oggi la definizione di regole specifiche che – tenendo conto delle tradizione omeopatica – permettessero la registrazione dei medicinali omeopatici con indicazioni terapeutiche e posologia da riportare sia sulla confezione, che sul foglietto illustrativo. Questo problema riguarda in particolar modo le cosiddette specialità, costituite da un singolo medicinale omeopatico o da associazioni di farmaci omeopatici differenti. Ciascuna specialità ha precisi campi di applicazione e può essere prescritta dal medico, consigliata dal farmacista o utilizzata per l’automedicazione. Si tratta infatti di medicinali omeopatici che, per loro natura, sono stati concepiti per specifiche patologie minori, tipiche dell’automedicazione e che potrebbero quindi essere dispensati come tali, a fronte di un chiaro riferimento all’indicazione terapeutica e alla posologia sul foglietto illustrativo. Una legge tutta italiana del 2006 – che recepisce la direttiva europea 83 del 2001 – consente però di comunicare le indicazioni terapeutiche solo ai medici e ai farmacisti, motivo per cui le confezioni degli omeopatici “specialità” sono prive di indicazioni su campi di applicazione e posologia. A questo divieto si aggiunge anche quello di fare pubblicità al pubblico. In Paesi come la Francia, invece, questo problema non si pone e i medicinali omeopatici specialità possono riportare sulla confezione indicazioni terapeutiche, campi d’applicazione e posologia. Discorso differente si deve fare invece per i medicinali omeopatici a nome comune che, per loro natura, potrebbero essere utilizzati in modo diverso a seconda del paziente e della patologia, prevedendo quindi un intervento da parte del medico e/o del farmacista; i medicinali omeopatici a nome comune seguirebbero comunque l’iter della registrazione semplificata.

La registrazione degli omeopatici dovrà in ogni modo avvenire entro il 2015? Attualmente i medicinali omeopatici in Italia sono notificati, ma entro il 2015 dovranno essere registrati a tutti gli effetti. Recentemente è stata rilasciata da Aifa una piattaforma software per la creazione di una banca dati che censisca i prodotti sul mercato. Si tratta, in un certo senso, di un punto di avvicinamento alla vera e propria registrazione dei circa 30.000 medicinali omeopatici presenti sul mercato.

Cosa può fare la politica per aiutare la maggior diffusione delle cure omeopatiche. Pensate che il mondo politico abbia recepito questo segnale dalla società? L’interesse mostrato dalla politica, da AIFA e dal Ministero della Salute riguardo al settore, rappresenta un segno positivo per favorire il processo di accessibilità e diffusione dei medicinali omeopatici nel nostro Paese. Tuttavia, come azienda leader di mercato in Italia e all’estero, quello che più ci preme è il riconoscimento degli omeopatici come medicinali a tutti gli effetti. Il primo passo per parificare i farmaci omeopatici a quelli convenzionali è risolvere il problema dell’impossibilità di comunicare le indicazioni terapeutiche nelle confezioni degli omeopatici specialità. Alla luce dei limiti attuali, non stupisce quindi se dall’indagine DoxaPharma emerge che l’argomento più ricercato sul web dagli utilizzatori di farmaci omeopatici riguardi proprio le indicazioni terapeutiche. Questa situazione non rappresenta solo un problema per i pazienti, ma è anche in contrasto con i principi di sicurezza e tutela della salute dei cittadini. Ad ogni modo, vista la proficua collaborazione e l’interesse di politici e istituzioni verso il settore, siamo fiduciosi che si possa trovare una soluzione per risolvere il problema e normalizzare finalmente questa tipologia di farmaci.

Come può l’omeopatia venire incontro a chi è in difficoltà nel sostenere le spese sanitarie ? Uno dei luoghi comuni più frequenti sui medicinali omeopatici è quello di credere che si tratti di medicinali cari. Non è un’affermazione corretta, soprattutto se consideriamo che gli omeopatici costano in media circa 10 euro*, prezzo che scende a poco più di 8 euro se consideriamo i medicinali omeopatici Boiron**. Esistono invece medicinali allopatici che costano anche centinaia d’euro a confezione e si può arrivare a una spesa di diverse migliaia d’euro anche per un solo ciclo di cura. Nel mondo, le stime di vendita relative ai medicinali omeopatici rappresentano lo 0,3% del mercato mondiale del farmaco, ma rappresentano molto di più in volume, poiché – a conti fatti – sono molto meno costosi dei farmaci allopatici. Ad oggi in Italia i medicinali omeopatici e le visite mediche possono essere portate in detrazione nella dichiarazione dei redditi. In numerosi Paesi, invece, il Sistema Sanitario rimborsa in gran parte le visite dal medico omeopata e i medicinali omeopatici. In Italia questo ancora non accade, tranne che in Toscana, dove l’omeopatia è stata introdotta nei Livelli essenziali di assistenza (LEA). È però auspicabile che anche il nostro Paese – nell’ottica di un risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale – si muova verso questa direzione. Uno studio effettuato in Inghilterra su 100 pazienti assistiti da un medico di medicina generale ha dimostrato come utilizzando l’omeopatia come terapia di prima scelta, i costi diminuiscono***. Dopo quattro anni di osservazione, considerando i costi del medicinale omeopatico confrontati con quelli del medicinale convenzionale, si arriva a poter dire che il risparmio per paziente si aggira intorno ai 100 € per paziente. La maggior parte di questi pazienti ha inoltre dichiarato di aver goduto di buona salute nel periodo considerato, e di non aver avuto effetti collaterali durante la terapia.

Molto spesso si dice che in Francia l’omeopatia costa meno. È vero? In realtà tutti i medicinali in Francia costano di meno! Questo dipende da una serie di motivi: l’IVA in Italia è pari al 10%, mentre in Francia va dal 2,1% al 5,5% a seconda del medicinale, quindi sul prezzo finale c’è differenza. Infine, a parità di prezzo di cessione da parte delle aziende, il prezzo al pubblico finale in farmacia può variare anche di molto, visto che il farmacista francese ha ampia libertà di decidere il margine che vuole tenere sul prodotto.

*Prezzo medio medicinali omeopatici in Italia calcolato con i dati IMS a MAT Aprile 2012 (ovvero da 05/11 a 04/12): MKTO OMEOPATICO (classe IMS 18A1 + 18A2) prezzo medio = Euro 10,98

**Dati IMS a MAT Aprile 2012 (ovvero da 05/11 a 04/12): Solo BOIRON prezzo medio = Euro 8,39

***Jain A et al. Does homeopathy reduce the cost of conventional drug prescribing? A study of comparative prescribing costs in general practice. Br. Homeopathic J 2003; 92: 71-76.

Igor Principe

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