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Tempi duri per i farmaci contro l’osteoporosi. Una ricerca pubblicata sull’autorevole Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism rivela che che la frattura del femore può essere un degli effetti collaterali del trattamento stesso con i bisfosfonati, tra i farmaci più prescritti per questo problema (Scneider JP et al, J Clin Endocrinol Metab. 2012 Dec;97(12):4324-8. doi: 10.1210/jc.2012-2590. Epub 2012 Oct 17).

Una specie di gatto che si morde la coda. Prendendo un farmaco per l’osteoporosi ci si aspetterebbe di rafforzare le ossa in genere, mentre si sta scoprendo che probabilmente si rafforzano solo alcune aree (il collo del femore ad esempio) mentre altre aree si indeboliscono e possono andare incontro a fratture spontanee, le così dette “fratture da stress” o in inglese “atypical low-energy femur fractures” (AFFs).

Lo studio, sempre difficile quando si studia qualcosa che potrebbe andare contro lo strapotere dei farmaci, è partito dall’analisi di un gruppo di donne (e di qualche uomo) con fratture atipiche del femore. L’attenta valutazione della storia clinica e farmacologica ha consetito di scoprire che in media queste persone stavano assumendo da almeno 9 anni dei bisfosfonati, i farmaci più prescritti contro l’osteoporosi.

In teoria avrebbero dovuto essere “superprotetti” mentre la maggior parte di queste persone aveva delle fratture complete in aree inusuali e il 20% del gruppo aveva invece delle fratture incomplete (da stress appunto).

Importante è notare che due terzi di queste persone avevano in realtà una semplice osteopenia (non un’osteoporosi) ma venivano trattate lo stesso, Il 33% di queste persone aveva avuto fratture del metatarso durante il trattamento con bisfosfonati e il 38% aveva avuto (sotto farmaco) un notevole ritardo nella guarigione delle fratture. Il 40% di questo gruppo ebbe anche fratture del femore opposto dopo una media di circa 10 mesi dalla prima frattura.

Anomalo considerare che qualunque medico avesse chiesto di “sospendere” il trattamento sarebbe stato tacciato di grave scorrettezza, mentre il trattamento stesso era probabilmente la causa della frattura.

Noi riteniamo che l’osteoporosi vera (derivante dallo Z score e non dal T score) sia da trattare correttamente. Purtroppo assistiamo ad una ricerca di casi di osteoporosi esagerata, legati al fatto che per la diagnosi di questa malattia le ossa di una donna di 60 anni vengono ad esempio confrontate con quelle di un paracadutista della “Folgore” di 20 anni

Una donna sana deve essere confrontata con donne sane della stessa età (Z score) non con un giovane maschio di 20 anni (T score). Questo porta a costi sociali esasperati e soprattutto alla dispersione del buono che c’è nei farmaci. Utili per i pochi malati. Quando si vuole per forza fare arrivare i farmaci anche ai sani, il corpo si ribella con reazioni, come quelle descritte in questo articolo, che sono solo una perdita di opportunità di salute.

Attilio Speciani

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