Lug 13, 2014 | AGOPUNTURA, ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
L’allungamento della durata della vita, l’ambiente carico di agenti inquinanti, lo stile di vita poco sano, la scarsa attenzione al cibo di qualità, il di- stress che sovraccarica il sistema sono tra le principali cause dell’aumento vertiginoso dell’incidenza dei casi di tumore. Si stima che se il livello di crescita rimarrà costante un individuo su due nell’arco della propria vita avrà la possibilità di ammalarsi di cancro.
Il paziente oncologico si trova improvvisamente buttato in un mondo nel quale l’estrema tecnicizzazione dell’approccio medico e la spersonalizzazione di cui spesso si sente vittima, insieme ai profondi disagi fisici ed emozionali e all’ approccio basato soprattutto sull’ eliminazione del cancro dal corpo del malato, viene vissuta insieme ad una scarsa attenzione alle sue esigenze generali, specie quando sente come trascurata la necessità di avere una vita qualitativamente migliore, porta il paziente ad una visione olistica della malattia e all’affidarsi spesso alla medicina complementare
La scarsa conoscenza almeno in Italia e la diffidenza di molti oncologi fa in modo che molte volte l’ammalato non comunichi ai medici che sta effettuando un trattamento non convenzionale. Il paziente dopo ricerche in Internet e nella impossibilità di discernere ciò che ha un senso medico e scientifico da ciò che non ne ha alcuno, si sottopone a volte a terapie , che possono diminuire l’efficacia dei trattamenti chemioterapici. Allo stesso tempo si sottrae a terapie non convenzionali approfondite e che hanno dato indicazioni sperimentali e cliniche positive. Esistono, infine casi in cui l’ammalato si affidi esclusivamente a terapia non convenzionali e anche questo non è accettabile quando il malato decide sulla base di informazioni vaghe e non specifiche.
Per comprendere come la Medicina di Regolazione possa intervenire in ambito oncologico bisogna rifarsi ad alcuni concetti fondamentali di Fisiologia, e secondo le più recenti acquisizioni in termini di patogenesi , individuare i bersagli dell’intervento medico. Soltanto dopo questi passaggi sarà possibile individuare il senso biologico dei suggerimenti proposti, e comprenderne le potenzialità.
Per la Medicina di Regolazione esistono disturbi dell’omeodinamica che consentono una piena restitutio ad integrum ed altri che portano a processi degenerativi o cronici fino a quelli neoplastici. L’infiammazione è sempre la prima risposta, automatica reazione messa in atto dall’organismo di fronte a qualsiasi tipo di stress o insulto e che la sua cronicizzazione accompagna sempre i processi successivi creando le condizioni locali per lo sviluppo, nel tempo, delle patologie degenerative fino all’insorgenza del cancro. Quindi la gestione dell’infiammazione e non la sua soppressione è fondamentale per la modulazione ed il controllo di qualsiasi patologia. Dico modulazione , nel senso che essendo l’infiammazione un meccanismo fondamentale per il ripristino dello stato di salute la sua soppressione interrompe e blocca portando verso un peggioramento del quadro. L’assumere un farmaco antiinfiammatorio in una situazione acuta, sì migliora il sintomo, ma blocca la risposta del sistema portandolo verso un quadro di infiammazione cronica. Quindi più farmaci antiinfiammatori assumo più cronicizzo un problema che in modo diabolico mi porta in modo costante ad assumere un farmaco che mi porta inevitabilmente attraverso un’infiammazione cronica ad evolvere verso processi degenerativi.
Per la Medicina di Regolazione l’infiammazione va modulata e non soppressa cercando di capire dove, come e perché questo processo, fondamentale per lo stato di salute , si è innescato mettendo in campo azioni di modulazione dello stesso essendo questo un ” fuoco depurativo”necessario a mantenere in equilibrio il sistema., consentendo una chiave di lettura del fenomeno che trova conferma in una delle branche più promettenti della ricerca scientifica nell’ambito delle malattie degenerative, l’EPIGENETICA ( studio dei cambiamenti ereditabili nell’espressione genica non causati da cambiamenti nella sequenza del DNA). La differenza tra Genetica ed Epigenetica può essere paragonata a quella tra fare un film e vedere un film: una volta fatto un film, le immagini, le scene, i dialoghi, le musiche ( i geni o le informazioni memorizzate nel DNA ) saranno identiche a tutte le copie distribuite nei cinema. Ogni spettatore, però, potrà interpretare il film in modo personale provando sensazioni ed emozioni completamente diverse dagli altri.
La Medicina di Regolazione è in grado di intervenire nel sistema perturbato modulando gli aspetti esterni attraverso un percorso che va dal drenaggio connettivale al controllo dell’infiammazione cronica, allo sblocco del metabolismo cellulare bloccato e sulla comunicazione intercellulare fino al controllo e al potenziamento del sistema immunitario e non ultimo evidenziare come l’aspetto generale di comportamento ( alimentazione, sport, stile di vita, emozione, stress) siano elementi fondamentali non solo per potenziare la terapia ma soprattutto per innescare un mezzo di prevenzione altamente efficace.
Mar 26, 2014 | ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE
Cominciare ad alimentarsi in modo cosciente vuol dire iniziare a cambiare e dimostrare di voler essere responsabili della propria salute. Le terapie dietetiche sono uno dei pilastri per il recupero delle difese dell’organismo. Esse non richiedono né farmaci né interventi chirurgici e sono molto economiche.
Una delle principali finalità di queste terapie è regolare l’equilibrio acido-base, espresso dal valore del PH (acronimo di potenziale idrogeno). E’ fondamentale che questo sia neutro per mantenere in forma l’intero organismo, evitando i sintomi dell’“acidosi metabolica”.
L’equilibrio acido-base è importantissimo per mantenere costanti le funzioni vitali. E’ qui che intervengono i sistemi tampone: l’apparato polmonare, che espelle rapidamente l’anidride carbonica e l’apparato renale, che elimina lentamente gli idrogenioni provenienti dal catabolismo cellulare. Entrambi collaborano per scongiurare il rischio di acidità eccessiva e quindi di acidosi metabolica, condizione il cui insorgere viene favorito da una dieta ricca di alimenti acidificanti (carne, formaggi, dolci, ecc.) e dal consumo eccessivo di farmaci di origine chimica (in particolare quelli chemioterapici).
Cosa fare per non andare in acidosi metabolica?
1 Aumentare il consumo di alimenti ricchi di fito-estrogeni:lignami e isoflavoni che si trovano nei semi di lino, nella soia, nei cereali integrali, nei legumi, nei cavoli, nei frutti di bosco, nelle noci, nelle alghe.
2 Ridurre il consumo di zuccheri: fanno aumentare la glicemia e quindi l’insulina con diminuzione della produzione delle SHBG (Sex Hormone Binding Globulin).
3 Privilegiare alcuni condimenti: olio di oliva extravergine spremuto a freddo, olio di girasole spremuto a freddo, olio di colza, olio di lino, olio di camellina.
4 Assicurare l’apporto di nutrienti: il tutto per facilitare il buon funzionamento dell’insulina. Questo è favorito dalle fibre solubili presenti nella frutta, nei legumi e dalle fibre insolubili contenute soprattutto nei cereali e nelle verdure. Utili sono anche gli acidi grassi Omega-3 che si trovano nel pesce, nei semi di lino, nella soia, nell’erba portulaca deracea, così come il cromo presente nel lievito di birra e come la vitamina B6 contenuta nei cereali integrali.
5 Aumentare il consumo di ortaggi: come il cavolo, il cavolfiore, i cavoletti di Bruxelles, i ravanelli, le rape, la rucola e ogni altro componente della famiglia delle crocifere, le quali contengono sostanze capaci di modificare positivamente il metabolismo ormonale.
L’intestino: una “vera fornace energetica”
Da quanto detto, è evidente che l’intestino assume un’importanza fondamentale nella fisiopatologia del nostro organismo comportandosi come una vera “fornace energetica” che, per funzionare bene, deve avere un pH neutro (tra 6-7). Se questo diventa acido (3-5), il motore va in “tilt”, determinando un assorbimento degli antigeni normalmente presenti nel lume intestinale.
E’ l’alimentazione che incide in misura determinante sul valore del pH e, di conseguenza, sulle funzioni metaboliche, regolando l’attività intra ed extra cellulare, quella enzimatica e il turnover delle vitamine e dei minerali.
Un’alimentazione il più possibile neutro-basificante, ha come scopo proprio quello di mantenere intatte le riserve alcaline dell’organismo.
Abstract da Omeopatia Oggi Febbraio 2014
Nov 15, 2013 | ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
DENOMINAZIONE E APPARTENENZA
– Nome Latino: Faba Sancti Ignatii
– Ordine Naturale di appartenenza: Famiglia loganiacee
DESCRIZIONE: l’albero presenta foglie ovali; i fiori sono bianchi a grappoli e si dipartono dalle cime ascellari; il frutto è una bacca globosa, liscia e verdastra; il mesocarpo è uniloculare e contiene 10-12 semi di colore grigio bluastro; i semi hanno la grandezza di una nocciola, emanano un odore piuttosto sgradevole, soprattutto con il calore e hanno un sapore amaro.
DISTRIBUZIONE: è originaria delle Filippine, cresce nel Sud-Est dell’Asia, in India e nei climi tropicali.
AZIONE GENERALE SPERIMENTALE E TERAPEUTICA
– Psiche: umore mutevole caratterizzato da fasi alterne di eccitamento e depressione; emotività, impressionabilità, scarsa tolleranza alle frustrazioni e incapacità di verbalizzare le proprie problematiche e sensazioni di disagio.
– Sistema nervoso: iperestesia, spasmi muscolari e squilibri neurovegetativi.
INDICAZIONI GENERALI
E’ indicato: nei casi acuti e cronici; nelle donne; nei bambini; nel periodo puberale; nei soggetti ipersensibili, impressionabili, instabili, paradossali e contraddittori nelle caratteristiche psicologiche, comportamentali e sintomatiche, con bassa tolleranza alle frustrazioni, tendenza a utilizzare prevalentemente metodi di comunicazione non verbale e manifestazioni di tipo isterico derivanti da situazioni di conflitto non risolto.
QUADRO CLINICO
• Bambino
Intellettivamente è brillante e precoce, ma emotivamente molto labile e incapace di tollerare gli stress, i rimproveri, le mortificazioni, le punizioni e i fallimenti. Le sollecitazioni emotive si ripercuotono anche sul rendimento scolastico e possono provocare disturbi mutevoli e paradossali.
• Adulto
Le sperimentazioni hanno evidenziato una particolare sensibilità alla sostanza da parte di soggetti longilinei, di temperamento ipertiroideo e di sesso femminile. Le caratteristiche comuni e prevalenti sono: l’iperestesia sensoriale, la sensibilità emotiva, la labilità del tono dell’umore e il carattere variabile, contraddittorio e paradossale dei sintomi. Il mal di gola si aggrava deglutendo a vuoto o dei liquidi e migliora deglutendo i solidi; i brividi migliorano scoprendosi; il viso diventa rosso quando il p. rabbrividisce; gli acufeni migliorano con la musica; la sensazione di vuoto allo stomaco non migliora mangiando, mentre la nausea migliora mangiando; i dolori emorroidali migliorano con il movimento; il sonno è più profondo negli ambienti rumorosi.
Non è in grado di fronteggiare situazioni che richiedano decisioni o scelte definite ed è particolarmente vulnerabile di fronte a stress emotivi, come dispiaceri, delusioni, mortificazioni, arrabbiature, fallimenti, amori infelici, perdite di persone care o rovesci finanziari.
L’incapacità di adattarsi all’ambiente, di sostenere le tensioni psicologiche o di accettarle, spesso lo induce a soffrire in silenzio, senza riuscire a verbalizzare il proprio dolore e comporta uno scarico delle sue problematiche sul soma, con conseguente insorgenza di disturbi organici che occupano tutto il suo interesse.
CARATTERISTICHE CLINICHE ESSENZIALI
– Iperalgesia e iperestesia sensoriale (uditiva, visiva, olfattiva, gustativa, tattile).
– Ipersensibilità di fronte a stress emotivi e situazioni frustranti.
– Instabilità emotiva.
– Carattere variabile, paradossale e contraddittorio dei sintomi.
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE
1 – Donne nervose, isteriche, brune e di carnagione scura, con aspetto pallido, esangue, tirato; carattere mite ma facilmente eccitabile; veloci nel percepire le cose e pronte nelle loro reazioni (l’opposto di Puls.).
2 – La paziente è ciclotimica (Croc., Puls.) e con un fondo di malinconia; è lunatica, colma di tristezza silenziosa inespressa; sta a sedere e sospira; il suo mondo interiore è estremamente fragile e a volte è arrabbiata, ma non è mai di carattere bisbetico (v. Cham., Nux-v.); migliora da sola, ma non le dà fastidio essere consolata.
3 – Esaurimento psicofisico: dopo un dispiacere sul quale rimugina da molto tempo, dopo preoccupazioni o tensione nervosa eccessiva, dopo amore non ricambiato, ecc.
4 – Ipersensibilità mentale e fisica: si offende facilmente, non tollera il dolore, ecc.
5 – Patologie spasmodiche derivanti da cause psichiche peggiorano dal contatto fisico: corea, convulsioni, ecc. nei bambini; spavento, punizioni o parassiti intestinali; bolo isterico.
6 – Dolori penetranti in piccole zone circoscritte, p. e., cefalea come se un chiodo fosse piantato in testa:
a) migliora da una forte pressione, da un’abbondante minzione;
b) peggiora dal movimento.
7 – Disturbi gastro-intestinali: appetito capriccioso, senso di debolezza e di vuoto allo stomaco, avversione alle sostanze eccitanti, desidera ardentemente cibi aspri, preferisce cibi freddi.
8 – Stitichezza con stimolo imperioso ma inefficace avvertito nella parte superiore dell’addome; tendenza alle emorroidi e al prolasso rettale; fitte acute che si irradiano su per il retto.
9 – Sintomi estremamente contraddittori; p. e.:
a) il dispiacere fa venir da ridere;
b) il mal di gola migliora deglutendo, specialmente alimenti solidi;
c) il senso di vuoto allo stomaco non migliora mangiando;
d) le emorroidi migliorano camminando;
e) la febbre è accompagnata da sete solo durante la fase di brivido;
g) la cefalea migliora stando coricato sulla zona dolente.
10 – Paziente freddoloso:
a) peggiora all’aria aperta; dalle emozioni, dall’eccitazione; dalle sostanze eccitanti, specialmente caffè e tabacco; da qualsiasi forte stimolo sensoriale;
b) migliora dal calore (tranne i sintomi gastrici);
c) i dolori gen. migliorano col movimento.
EZIOLOGIA
Dispiaceri; delusioni affettive e sentimentali; soprusi; mortificazioni; frustrazioni; fallimenti; conflitti; spaventi; sovraffaticamento intellettivo senza esercizio fisico compensatorio; abuso di caffè e tè; masturbazione; eccessi sessuali; esposizione al sole; soppressione della galattopoiesi o del flusso emorroidario.
SINTOMI MENTALI PIU’ COMUNI
Gli aspetti più caratteristici della sua personalità sono: l’indecisione, la meticolosità e l’incostanza, l’intensa carica affettiva passionale e sentimentale, l’emotività, l’eccitabilità, l’instabilità del tono dell’umore, la bassa tolleranza alle frustrazioni e l’incapacità di verbalizzare le proprie problematiche o sensazioni di disagio.
La scarsa fiducia in se stesso, l’indecisione, la meticolosità, la tendenza all’introspezione critica, agli scrupoli, ai dubbi e alle crisi morali rappresentano dei tratti premorbosi di tipo ossessivo.
L’emotività lo rende ipersensibile ed estremamente reattivo nei confronti di qualsiasi stimolo e condiziona uno stato di allarme permanente e di inquietudine.
La prevalenza dei sentimenti sulla ragione e l’incapacità di operare un’integrazione cognitiva si ripercuotono sull’affettività che appare immatura, a volte esplosiva e labile, a volte indifferenziata, grossolana e priva di sfumature.
Ciò lo rende vulnerabile, in quanto lo porta a drammatizzare le situazioni, a coinvolgersi e a concedersi totalmente senza riuscire a mantenere un’acutezza oggettiva rispetto alle situazioni.
La scarsa capacità di adattarsi all’ambiente e di sostenere le tensioni psicologiche comporta una bassa tolleranza alle frustrazioni e la facile insorgenza di situazioni conflittuali.
L’incapacità di verbalizzare le proprie problematiche, il proprio disagio e le sue sofferenze spesso lo porta a reprimerle e a scaricarle sul soma, con conseguenti disturbi ipocondriaci e manifestazioni tipiche di un quadro isterico. Quando non riesce ad attivare o a mantenere una difesa narcisistica, ossia a sostenere sicoticamente la sua personalità, diventa vittima dell’emotività. Cade in depressione, si sente apatico, non riesce a piangere, non ha voglia di parlare e rifiuta ogni tentativo di consolazione.
MODALITA’
• Peggioramento: EMOZIONI. AFFLIZIONE. Umiliazioni. PREOCCUPAZIONI. Spavento; shock, dopo la perdita di persone od oggetti che erano molto cari. Aria: aperta, fredda. Odori. Contatto. Caffè. Tabacco. Sbadigli. Curvandosi, camminando; rimanendo fermo. Alla stessa ora del giorno.
• Miglioramento : Cambiando posizione. Disteso sulla parte affetta. Minzione. Da solo. Pressione. Respirando profondamente. Deglutendo. Mangiando. Vicino ad una stufa calda. Alimenti acidi.
BIBLIOGRAFIA:
– “Studio di Materia Medica Omeopatica” di Lucia Gasparini
– “Decacordi e Pentacordi” di Gladstone Clarke
– “Materia Medica e Repertorio essenziale dei medicamenti omeopatici” di Shankar Phatak
– “Materia Medica Omeopatica Sinottica – 1° vol.” di Frans Vermeulen
Set 20, 2013 | MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
La medicina funzionale svolge un ruolo importante nella cura delle malattie della tiroide, come nella sempre più diffusa tiroidite autoimmune e nell’ipotiroidismo che spesso la accompagna.
La medicina convenzionale in questi casi “mette a riposo” la ghiandola e fornisce una terapia sostitutiva ( vengono assunti per bocca gli ormoni che la tiroide in condizioni normali avrebbe prodotto).
Purtroppo, maggiore è il tempo in cui la ghiandola è messa a riposo, minori sono le possibilità che questa riprenda la propria corretta funzione.
Nel frattempo, l’azione degli anticorpi ( su cui la terapia convenzionale non produce alcun effetto) distrugge gradualmente ed inesorabilmente il tessuto tiroideo
Il risultato di queste due azioni congiunte ( messa a riposo della tiroide+ azione degli anticorpi anti-tiroide ) porta inevitabilmente all’ ipotiroidismo, per cui il paziente è costretto ad assumere ormoni tiroidei per tutta la vita.
L’organismo, in un periodo di tempo variabile, tende ad abituarsi al dosaggio assunto, per cui diventa necessario aumentarlo continuamente.
La maggior parte dei pazienti inizia assumendo L-T4 25 o 50 microgrammi e, in 1-2 anni, arriva ad assumere 100 microgrammi e più. Arrivati ad un determinato dosaggio, non è più possibile aumentarlo per la comparsa di effetti collaterali importanti ( tachicardia, irritabilità, insonnia, ipertensione arteriosa, dolori muscolari diffusi etc. ) L’organismo richiederebbe una maggiore quantità di ormoni tiroidei, ma non è possibile soddisfare questa necessità. A questo punto ricompaiono i sintomi dell’ipotiroidismo.
Alla fine, il risultato è … un paziente ipotiroideo costretto – comunque – ad assumere ormoni tiroidei a vita.
Grazie alla Medicina Funzionale di Regolazione, purchè residui un minimo di attività ghiandolare, è possibile riequilibrare la funzione tiroidea e curare il processo autoimmune causa della tiroidite.
L’approcci della medicina funzionale rappresenta un’efficace alternativa alla terapia sostitutiva convenzionale quando questa non sia strettamente necessaria.
La terapia sostitutiva ingenera numerose problematiche : effetti collaterali correlati alla somministrazione di spesso non esigue quantità ormonali; squilibrio omeostatico della ghiandola che, sotto l’apporto esogeno, non produce più i propri ormoni; più veloce atrofizzazione tissutale delle specifiche ghiandole: la terapia di sostegno diviene indispensabile e si presentano molti sintomi carenziali alla sua eventuale sospensione.
La terapia funzionale è totalmente diversa : con i medicinali low dose dinamizzati non si vuole mettere a riposo la ghiandola, ma stimolare la residua funzionalità, tenendo presente che essa persiste anche dopo l’apparente cessazione dell’attività.
Il tessuto ovarico continua a secernere ormoni, seppure modestamente, per molti anni dopo la menopausa; il timo atrofizzato continua a produrre sostanze immunostimolanti ancora per molti anni.
In egual misura si comportano le altre strutture ghiandolari. Queste funzioni residue delle diverse ghiandole endocrine sono molto importanti per il mantenimento dell’equilibrio globale e della reattività dell’intero organismo, anche negli ultimi anni di vita.
La funzione dei medicinali omotossicologici unitari e composti che agiscono sulle varie ghiandole endocrine è quella di rallentare la tendenza all’atrofizzazione delle varie strutture e di stimolare la residua sensibilità tissutale ai vari ormoni.
Lug 9, 2013 | AGOPUNTURA, MEDICINA FUNZIONALE
L’ingorgo delle energie pulsionali non rinnovate e scaricate porta all’insorgere delle nevrosi. Tali ingorghi si strutturano in blocchi muscolari determinando, nella loro varia composizione, precisi connotati caratteriali creando quindi degli specifici blocchi muscolo-caratteriali.
Tutto questo si è potuto determinare mediante alcune tecniche terapeutiche somatopsicologiche in cui era possibile superare le difese psichiche del paziente (spesso insormontabili con la tecnica psicoanalitica verbale) mediante lo scioglimento del blocco somatico funzionalmente corrispondente. Per comprendere meglio cosa significa blocco somatico corrispondente ad un ingorgo basterà pensare che una persona che viene aggredita da un cane ha automaticamente una reazione di paura. Dire automaticamente, significa affermare che si attivano forme di difesa automatiche comandate dal suo Sistema Nervoso Autonomo (SNA). Questa reazione, è quindi involontaria e sfugge al controllo razionale. Essa serve ad attivire l’organismo perché possa mettere in atto nel minor tempo possibile una delle due possibili reazioni in questi casi: la fuga o l’attacco difensivo. L’attivazione di questa reazione si manifesta nell’organismo con precisi segni: aumento della tensione muscolare (bisogna avere forza per difendersi); dilatazione delle pupille (per vedere meglio il pericolo) aumento del battito cardiaco (il cuore deve pompare una maggiore quantità di sangue dato che serve ai muscoli); respiro affannoso (il ritmo cardiaco è responsabile di quello polmonare); pallore (il sangue refluisce dalla pelle verso i muscoli per irrorarli).
In sintesi, questo stato può essere definito di contrazione del sistema, dal momento che esso si chiude in sé per difendersi. La contrazione è, in senso generale, funzione appartenente a uno dei due rami SNA: il simpatico. L’altro ramo, quello con funzione di espansione del sistema, è il parasimpatico, chiamato anche vagale perché il Vago è il nervo principale che lo costituisce.
Quindi, se il cane se ne va senza attaccare, il parasimpatico tornerà a espandere il sistema e si ripristinerà un’ alternanza funzionale tra i due rami, necessaria al buon funzionamento dell’organismo. Tutto ciò avviene, come è stato detto, nella involontarietà e quindi sfugge al controllo della mente cosciente.
Ma immaginiamo che questa persona venga aggredita più volte al giorno da un cane: sarà quindi meno dispendioso per il suo SNA mantenersi in uno stato costante di simpaticotonia, cioè di allarme costante.
Le tensioni muscolari e le altre manifestazioni che da ciò dipendono diventeranno dunque costanti e ne plasmeranno la struttura ed il carattere; ma egli non ne sarà cosciente, perché il suo stato deriva da una condizione involontaria e lo stato di tensione in cui si trova si è talmente connaturato in lui, che lo percepisce come una condizione normale. La sua paura sarà diventata dunque incosciente (l’incosciente, a differenza dell’inconscio freudiano, risiede dunque nella muscolarità e, a differenza dell’inconscio freudiano può riapparire alla coscienza sciogliendo il blocco muscolare che lo contiene).
Conducete ora questa persona con voi in un canile. Se ci riuscite, dovete poi convincerlo che i cani sono chiusi in gabbia e non possono aggredirlo. Sul piano logico egli obbietterà, portandovi non solo l’esperienza di altri ma anche una bibliografia sull’argomento, casi di gabbie che si sono inaspettatamente aperte, e che quindi la sua paura è giustificata. Sul piano logico, ha ragione; sul piano psicopatologico sta esprimendo un pensiero paranoico.
Esistono tecniche che portano il paziente all’allentamento dei blocchi muscolari (ipnosi, agopuntura, massaggio connettivale ecc.) che consentono alla persona di percepire come la sua paura attuale abbia avuto origine nel suo passato biografico e biologico. Compresa quindi la ragione, percepita l’emozione paura legata alla muscolarità, e capita la modalità psicologica attraverso la quale essa si è espressa (il carattere), egli avrà la possibilità di liberarsene e rendere disponibile per la vitalità, l’energia che prima gli serviva a contrarre i muscoli.
Apr 24, 2013 | ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE
Qualsiasi tipo di Calcio si introduca nell’organismo, attraverso i latticini o attraverso le integrazioni, l’organismo rischia di riceverne un danno se solo si superano i 1400 mg al giorno di assunzione complessiva.
Purtroppo si tratta di un livello che è troppo vicino ai livelli minimi raccomandati a livello istituzionale (dai 1000 ai 1500 mg al dì a seconda delle età), e se fosse un farmaco ad avere queste caratteristiche, il suo uso verrebbe definito “estremamente pericoloso”.
In medicina infatti quando il dosaggio consigliato è vicino al dosaggio che può provocare danno, si cerca di evitare l’uso di quel farmaco per i rischi presenti. Per il Calcio il dosaggio consigliato da una Medicina un po’ stantia e poco attenta alle evoluzioni, è spesso superiore a quello a cui è stato documentato un danno.
Purtroppo infatti, a tutti gli adolescenti viene suggerito dalle linee guida di usarne almeno 1500 mg al dì, mentre tutte le donne che anche solo si avvicinano alla menopausa vengono invitate ad assumerne “come minimo” 1500 mg al giorno.
Sembra che yogurt (750 mg Calcio per confezione da 500), latte (1250 mg per litro) e formaggio (1150 mg per 100 g di formaggio grana, 650 mg di Calcio per un etto di stracchino) diventino alimenti obbligatori da mangiare in quantità notevole quando una qualsiasi donna supera i 40 anni.
Risale a solo pochi anni fa il passaggio da un dosaggio di 800 mg al giorno a un suggerimento quasi raddoppiato. E allora c’è da domandarsi perché la Scienza passi certi momenti di assoluta astrazione dalla realtà e segua in modo più o meno consapevole le indicazioni di alcune lobby alimentari.
La ricerca che è stata pubblicata sul British Medical Journal dello scorso febbraio descrive gli effetti a lungo termine nel sesso femminile della assunzione di Calcio, riuscendo a definire la corrispondenza tra le diverse malattie e i livelli di assunzione giornaliera (Michaelsson K et al, BMJ. 2013 Feb 12;346:f228. doi: 10.1136/bmj.f228),
Diciamo che fino a livelli di assunzione intorno agli 800 mg al giorno non ci sono particolari effetti da registrare, mentre per livelli vicini ai 1400 mg (facilmente raggiungibili con tazzona di latte, una porzione di stracchino, qualche cubetto di formaggio grana e uno yogurt) proseguiti per un tempo prolungato, gli effetti di aumento della mortalità per tutte le cause (cardiovascolari o tumorali che siano, escludendo l’ictus) sono decisamente elevati. Nessun effetto deleterio invece è emerso dalla assunzione di bassi livelli di Calcio (sotto ai 600 mg/giorno).
Si tratta di uno studio effettuato su 61.000 donne seguite per una media di 19 anni, con dimensioni di popolazione di tutto rispetto. Lo studio non ha dimostrato un rapporto di causalità tra latticini o Calcio e malattia, ma solo una relazione molto stretta tra i due eventi (per dimostrare una causalità bisognerebbe impostare lo studio in modo diverso). Talmente stretta da suggerire agli estensori dell’articolo di consigliare l’uso del Calcio solo in situazioni in cui i benefici superino di molto e con chiarezza i possibili rischi.
I danni da uso eccessivo di Calcio sono stati già dimostrati soprattutto negli uomini e questo lavoro definisce con certezza questa relazione anche per il mondo femminile.
Ci tornano quindi alla mente le considerazioni già fatte sull’eccesso di diagnosi di osteoporosi e sulla necessità di mantenere l’alimentazione in equilibrio. Ricordiamo anche la documentata azione negativa del Calcio sulle reazioni allergiche (ostacolando l’azione di Zinco e Rame) e quindi lo riteniamo coinvolto anche se indirettamente anche nella genesi dei sempre più diffusi fenomeni infiammatori a bassa intensità.
Non fa male il Calcio, ma il suo eccesso, tragicamente vicino al livello di normalità raccomandato per tutti e purtroppo innalzato proprio in anni recenti, in dispregio degli studi effettuati e di quelli in corso di pubblicazione.
Non fanno male neanche il latte e i latticini, se fanno parte dell’alimentazione in modo ragionato. Quando diventano l’unica fonte proteica o si trasformano in prodotti ripetutamente assunti grazie alla pubblicità martellante, allora è giusto lasciare spazio anche al fiorire di qualche perplessità in più, e all’espressione di qualche critica su modelli alimentari proposti in modo così diffuso e insistente.
da Attilio Speciani