AZIENDE FARMACEUTICHE E FORMAZIONE DEL MEDICO: PARLIAMONE E NON PER MORALISMO

AZIENDE FARMACEUTICHE E FORMAZIONE DEL MEDICO: PARLIAMONE E NON PER MORALISMO

L’accordo della Federazione Italiana Medici di Famiglia (di medicina generale) con l’industria farmaceutica.

Mentre la maggior parte delle persone è tutta presa dai quotidiani aggiornamenti sul numero di vittime del Covid-19 (o presunte tali), la FIMMG stringe un accordo con la Sanofi, una potenza farmaceutica di tutto rispetto nel panorama mondiale, che stabilisce che è proprio a quest’ultima che viene affidata la formazione dei medici di famiglia, non solo loro iscritti, ma di tutti i medici di medicina generale. E’ bene precisare che non si tratta di un corso ECM, come i numerosi già attivi e finanziati dalle aziende farmaceutiche, ma di tutta la formazione.
Questa operazione, al di là del suo notevole peso economico, vanta un evidente, grave e pericoloso conflitto di interessi: l’azienda produttrice di farmaci forma i medici che dovranno poi curare i pazienti. Chissà perché non è difficile immaginare il taglio che verrà dato alla formazione e quali potranno essere le conseguenze a carico dei futuri pazienti.
La portata di tale accordo, in cui un – uno solo – colosso industriale si sostituisce a quelli che sarebbero i doveri dello Stato, è un disastroso passo verso una revisione totale del Sistema Sanitario Pubblico che vira verso un’offerta che inevitabilmente metterà al centro gli interessi di impresa e non quelli del paziente.
La salute pubblica e la formazione dei medici non sono merce da immettere nei mercati finanziari.
Perché non sono state incluse le società scientifiche in questo piano di formazione? Perché una sola azienda? Purtroppo la risposta è fin troppo semplice.

Da www.assis.it

Nel link sottostante trovate l’articolo completo:

http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=84897&fbclid=IwAR3SBAcmmUO7tfQlGc63yAofxc0oVu2yBWQFf8dV4nV–6VM1AiQtcupNpc

 

ONCOLOGIA E MEDICINA INTEGRATA

ONCOLOGIA E MEDICINA INTEGRATA

Negli ultimi anni l’oncologia sta andando verso una rapida evoluzione. L’aspetto globale del paziente non solo dal punto di vista fisico, ma anche psico-emozionale ha trovato una crescente considerazione, anche grazie  ai diversi Plan Cancer che ci hanno consentito di rimettere il paziente al centro  delle nostre priorità non vedendolo più come un organo ammalato ma come un insieme di sistemi interagenti tra loro.
Le medicine complementari non sono più stigmatizzate come una volta; sempre più dipartimenti di oncologia “integrano” le competenze degli specialisti in queste medicine cosiddette dolci e, come negli Stati Uniti, cominciano ad apparire lavori scientifici che assegnano un posto adeguato alle cure non convenzionali.

I dati pubblicati dimostrano che i pazienti affetti da tumore fanno uso delle medicine complementari, spesso senza comunicarlo al proprio oncologo.
Sta avvenendo sempre di più il riconoscimento da parte degli oncologi dell’efficacia e dell’innocuità di questi approcci.
Molte volte, a causa della forte tossicità, a molti pazienti non è permesso il trattamento oncologico tradizionale. Quindi l’approccio con la medicina integrata rimane l’unica possibilità che può essere data  per gestire la malattia.

Diverse discipline si possono articolare insieme nella cura del paziente oncologico.

L’agopuntura aiuta a stimolare e a mantenere il più attiva possibile l’energia globale del paziente riuscendo a modulare l’astenia e la bassa vitalità alle quali vanno incontro la maggior parte dei pazienti oncologici.

L’omeopatia permette, oltre a contrastare gli effetti secondari negativi, di mantenere in equilibrio i sistemi più esposti al carico del trattamento convenzionale chemioterapico e/o radioterapico e di modulare egregiamente l’aspetto psico-emozionale inevitabilmente messo alla prova dalla malattia.

La fitoterapia e la micologia agiscono direttamente sul sistema immunitario attivandolo in modo specifico verso le cellule cancerogene e  fornendo sostanze ad azione antiossidante ed antiinfiammatoria.

Dott. Mauro Piccini

 

PERMEABILITA’ INTESTINALE? CHIARIAMOCI LE IDEE

PERMEABILITA’ INTESTINALE? CHIARIAMOCI LE IDEE

La barriera intestinale

L’intestino rappresenta l’ultima porzione del nostro apparato digerente e viene definito anche secondo cervello, grazie alla presenza di un vero e proprio sistema nervoso presente nello spessore della sua parete. E’ l’area più estesa dell’organismo (lungo circa 7 metri), ed è sede della più importante stazione immunitaria del corpo, in quanto rappresenta la principale interfaccia di passaggio dall’ambiente esterno a quello interno dell’organismo. La parete del lume intestinale è organizzata come un sistema a più strati, che ha il compito di prevenire l’adesione batterica, regolare la diffusione para cellulare verso i tessuti dell’ospite sottostanti, e di discriminare tra i microorganismi commensali e quelli patogeni, organizzando la tolleranza immunologica verso i commensali e la risposta immune verso i patogeni. La barriera superficiale inizia dal microbiota residente che compete con i patogeni per guadagnarsi spazio e risorse energetiche, elaborare le molecole necessarie all’integrità mucosale e modulare il comportamento immunologico della barriera profonda. Il livello successivo è rappresentato dallo strato di muco, che separa il contenuto endoluminale dagli strati più interni e contiene prodotti antimicrobici e IgA secretorie. Al di sotto del muco, è presente un monostrato di cellule epiteliali gli Enterociti, unite strettamente tra loro da giunzioni serrate (in inglese tight junction), e che gli permettono di costituire una barriera fisica efficace nell’assorbire i nutrienti, ma altrettanto efficace nell’ impedire alla maggior parte delle molecole e dei germi più grandi di passare dall’interno dell’intestino nel flusso sanguigno e potenzialmente causare così diverse problematiche.

La permeabilità intestinale

Molteplici fattori, legati per lo più allo stile di vita e all’alimentazione, sono in grado di ridurre la selettività della barriera intestinale, determinando così l’insorgenza della cosiddetta “sindrome dell’intestino gocciolante”, leaky gut syndrome (1). In questa condizione, le strette giunzioni delle cellule intestinali subiscono un’alterazione tale da consentire il passaggio di molecole non self e quindi potenzialmente pericolose, che possono causare o contribuire alla comparsa dei seguenti sintomi:

  • diarrea cronica, costipazione o gonfiore;
  • infezioni genitourinarie ricorrenti;
  • Fatica cronica;
  • problemi della pelle, come acne, eruzioni cutanee o eczema;
  • dolori articolari;
  • infiammazione diffusa;
  • reazioni di ipersensibilità e intolleranza

 

Patologie associate alla sindrome dell’intestino permeabile

La letteratura scientifica ha confermato che la presenza di processi infiammatorio cronici in seguito all’aumento della permeabilità intestinale, si pone come base, in persone predisposte, per l’istaurarsi di diverse condizioni patologiche(2),(3),(4), come:

  • Morbo Celiaco
  • Diabete mellito di tipo 1
  • Asma
  • Sclerosi multipla
  • Malattie infiammatorie croniche intestinali
  • Spondilite anchilosante
  • Obesità
  • Epatopatia steatosica non-alcolica (Non-Alcoholic Fatty Liver Disease, NAFLD)
  • Psoriasi

Insomma si verifica un effetto domino con conseguenze a volte irrimediabili.

Fattori che portano all’instaurarsi della permeabilità intestinale

Le principali cause di un’alterazione della funzionalità della barriera intestinale sono:

  • Diete squilibrate;
  • il cambiamento nella composizione del microbiota (disbiosi);
  • l’uso dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS);
  • i chemio e radioterapici;
  • l’alcol;
  • lo stress;
  • l’infiammazione sistemica;
  • le infezioni.

Come identificare e misurare la permeabilità intestinale?

Partendo da studi sul colera e poi, successivamente a quelli, sul morbo celiaco, il medico italiano Alessio Fasano ha scoperto l’esistenza di una proteina chiamata zonulina (5) un precursore dell’aptoglobina 2, una molecola antichissima prodotta solo dalla specie umana che innesca una  serie  di  modificazioni  che  conducono al riarrangiamento  del  citoscheletro,  con conseguente segnale di apertura delle giunzioni strette (tight junctions). Questa scoperta ci ha permesso di  sviluppare un Test in grado di misurare questo metabolita nelle feci la cui concentrazione oltre i limiti è misura diretta della presenza di permeabilità intestinale.

Cosa fare in caso di permeabilità intestinale?

L’alimentazione è la prima arma in nostro possesso per la gestione o il miglioramento della sintomatologia legata alla permeabilità intestinale.  Esistono cibi che promuovono l’infiammazione e cibi che la attenuano:  tra questi ultimi citiamo la carne magra e il pesce, le patate, il riso, la frutta e la verdura (da preferire quella ricca di fibre solubili come carote, melanzane, zucchine, mele, pere, susine e la frutta secca), cereali integrali tra cui l’avena, e tanta acqua. I cibi pro infiammatori sono invece: tutto ciò che è lievitato o fermentato, compresi gli alcolici, il caffè, il tè, i cibi grassi. Inoltre risulta opportuno monitorare le allergie alimentari e le intolleranze, inclusa la sensibilità al glutine non celiaca in modo da poter seguire la dieta più adatta alle proprie esigenze. Per chi soffre di permeabilità  intestinale  è  sempre  utile  integrare  anche  con  probiotici  o prebiotici (6) (fibre a base di Frutto-Oligo-Saccaridi e Inulina) per migliorare l’equilibrio della flora batterica. Altri integratori utili possono essere quelli a base di L-Glutammina (7) che concorre a migliorar la riparazione e  il ricambio  cellulare, insieme  a  importanti  vitamine  e  minerali  come  zinco,  iodio,  selenio, vitamine  del  gruppo  B  e vitamina A che contribuisce al mantenimento di mucose sane; da non dimenticare l’utilità degli antiossidanti e di antiinfiammatori naturali (Aloe, curcuma, ecc.) . E’ inoltre importante scegliere la giusta attività fisica, per migliorare il transito intestinale (camminata, yoga, pilates, shiatsu, ad esempio).

“Il primo passo per contrastare questa condizione è sapere di esserne affetto.

BIBLIOGRAFIA

  1. Green P, Jones R. Celiac Disease: A Hidden Epidemic. New York, NY: Harper Collins; 2006:98.
  2. Barbara G. et al., Mucosal permeability and immune activation as potential therapeutic targets of probiotics in irritable bowel syndrome. J Clin Gastroenterol. 2012 Oct;46 Suppl:S52-5.
  3. Lerner A, Matthias T. Changes in intestinal tight junction permeability associated with industrial food additives explain the rising incidence of autoimmune disease. Autoimmun Rev. 2015;14(6):479-489.
  4. TEDDY Study Group. The Environmental Determinants of Diabetes in the Young (TEDDY) Study. Ann N Y Acad Sci. 2008 Dec;1150:1-13. doi: 10.1196/annals.1447.062.
  5. Fasano A. Intestinal permeability and its regulation by zonulin: diagnostic and therapeutic implications. Clin Gastoenterol H. 2012;10(10):1096-1100.
  6. Lamprecht M, Bogner S, Schippinger G, Steinbauer K, Fankhauser F, Hallstroem S, et al. Probiotic supplementation affects markers of intestinal barrier, oxidation, and inflammation in trained men; a randomized, double-blinded, placebo-controlled trial. J Int Soc Sports Nutr (2012) 9(1):45. doi:10.1186/1550-2783-9-45
  7. RadhaKrishna Rao and Geetha Sama. Role of Glutamine in Protection of Intestinal Epithelial Tight Junctions. J Epithel Biol Pharmacol. 2012 Jan; 5(Suppl 1-M7): 47–54.Published online 2011 Aug 22. doi: 10.2174/1875044301205010047

I consigli alimentari e fitoterapici presenti nell’articolo devono intendersi al solo scopo formativo. Tali informazioni non devono mai sostituire la consulenza personalizzata. Pertanto, ogni decisione presa sulla base di queste indicazioni dev’essere intesa come personale e secondo propria responsabilità.

http://www.natrixlab.it/permeabilita-intestinale/
Dott. Mauro Piccini

PREVENZIONE E COVID-19

PREVENZIONE E COVID-19

Prima dell’epidemia originatasi a Wuhan ad opera del SARS-CoV-2 è probabile che la maggior parte dei non addetti ai lavori non avesse mai sentito parlare di questo virus, nonostante fossero già salite alla ribalta della cronaca altre forme di coronavirus come, appunto, la SARS o la MERS.
L’epidemia da SARS-CoV-2 è stata denominata COVID -19 dove CO sta per corona, VI sta per virus, D sta per disease (malattia) e 19 è l’ anno di manifestazione.
Molti trattamenti farmacologici sperimentali si stanno utilizzando allo scopo di trovare, al più presto, una possibile soluzione alla malattia.

In questo ambito può essere inserito, non tanto come metodo di cura, ma principalmente come approccio preventivo una schema di trattamento nutriceutico e funzionale che permette di stimolare le cellule implicate nel sistema difensivo. Tale trattamento può contribuire a favorire una migliore reattività organica in caso di infezioni virali.
Il sistema immunitario è un meccanismo di difesa complesso e potente. La sua funzione è quella di difendere il corpo da agenti patogeni, come batteri e virus, che causano malattie. Una complessa rete di tessuti, cellule e proteine lavorano insieme per raggiungere questo risultato.

In letteratura scientifica esistono molti studi che dimostrano quanto malattie, carenze nutrizionali e vitaminiche, cattivi stili di vita, disidratazione, fumo, invecchiamento gravano sul corretto funzionamento del sistema di difesa.
Altro fattore di enorme rischio, come si è visto, è determinato da una eccessivo quadro infiammatorio, espresso anche da un enorme innalzamento della IL 6, che predispone a maggiori possibilità di essere attaccati dal virus.

Il controllo dello stato di acidosi mediante elementi alcalinizzanti ed il controllo del quadro di infiammazione (molte volte subclinica e quindi asintomatica) può giovare enormemente ad ostacolare qualunque attacco, non solo virale.
Diventa fondamentale valutare anche l’aspetto legato all’equilibrio del sistema delle mucose (principalmente quella intestinale), dato che queste sono il primo baluardo di difesa nei confronti dei patogeni.
Secondo vari studi, compreso quello cinese, è possibile che la COVID-19 possa essere correlata ad un’alterazione del microbiota intestinale, essendoci (secondo la Medicina Tradizionale Cinese)  un ponte di collegamento tra polmone e intestino, organi che se in perfetto funzionamento determinano uno stato di equilibrio e salute degli stessi.

Uno stato minimo di infiammazione è necessario perché permette al sistema di attivare tutti i meccanismi utili alla difesa. Quello che occorre capire è che se questo effetto supera  valori soglia, il quadro innesca un meccanismo controproducente. Diventa  quindi, di fondamentale importanza mantenere questi parametri entro un limite considerato di normalità.
Per fare ciò occorre capire quali sono i fattori predisponenti all’innalzamento di questo parametro.
Lo stile di vita gioca un ruolo primario e fondamentale in questo gioco di equilibri.

La gestione dei fattori di stress, l’assunzione di alimenti corretti e integratori specifici, l’eliminazione del fumo di sigaretta e dell’alcool, una sana attività fisica e una buona qualità del sonno, l’uso dei farmaci solo se necessario sono fattori che appartengono ad un buon stile di vita.

Ma quante persone mettono in atto questi accorgimenti?

Nell’emergenza, se non si è seguito un corretto stile di vita, non ha alcun senso assumere tutta una serie di sostanze allo scopo di contrastare il problema,  queste sostanze sono sì utili e magari fondamentali ma necessitano di diversi mesi per poter manifestare la propria efficacia e modulare l’effetto. Quale senso ha, per esempio,  assumere sostanze antiossidanti, vitamine ecc., se non si modificano i parametri che innalzano i radicali liberi in modo vertiginoso? E’ come voler pretendere di addolcire l’acqua salata del mare con un una bottiglia di acqua dolce.

Quante persone preferiscono, invece di cambiare, assumere farmaci a palate  come fossero caramelle per il controllo dei sintomi?

Viviamo in una società dove il malessere deve essere subito annullato, dove quasi nessuno è disposto a mettersi in gioco personalmente per modificare il  proprio stato fisico e le proprie difficoltà emozionali.
Lo stato di paralisi che stiamo vivendo tutti, indistintamente, potrebbe e dovrebbe farci riflettere non solo sul senso della vita, ma sulla qualità della vita stessa.

Dott. Mauro Piccini

SONNO E MICROBIOTA INTESTINALE

SONNO E MICROBIOTA INTESTINALE

In questa sede desidero focalizzare l’attenzione sulla composizione del microbiota intestinale in funzione del sonno e valutare dalla letteratura se i due elementi, sonno e microbiota, possono influenzarsi reciprocamente e se un eventuale disequilibrio può avere effetti sulla salute.

Le modalità di collegamento ed influenza tra microbiota e cervello sono quattro:

  • la prima via è quella della regolazione immunitaria.
    I batteri intestinali influenzano la funzione cerebrale attraverso l’interazione con le cellule immunitarie che regolano la produzione di citochine, di prostaglandine, in particolare PGE2, e di altri micro-fattori immunitari.
  • la seconda via è quella neuroendocrina.
    La mucosa intestinale contiene almeno 20 tipi di cellule entero-endocrine. tanto da far considerare l’intestino come l’organo endocrino più esteso dell’organismo.
    Il microbiota intestinale può influenzare l’Asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene ed il collegamento con il Sistema Nervoso Centrale, sia- attraverso questo- la secrezione di cortisolo, triptofano e serotonina.
  • la terza via è quella del nervo vago.
    Il microbiota intestinale può influenzare attraverso i recettori neuronali situati nel Plesso Mioenterico e da qui stimolare informazioni ascendenti mediate dal nervo vago.
  • la quarta via è quella dell’assorbimento delle sostanze tossiche.
    Direttamente o indirettamente i batteri componenti il microbioma intestinale producono sostanze che, se in eccesso o se favorite dalla rottura delle giunzioni serrate, riescono ad attraversare la barriera enterica, entrare in circolo e raggiungere il cervello o perché autorizzate al passaggio attraverso la Barriera ematoencefalica o perchè questa, a causa dell’infiammazione silente e persistente, è diventata permeabile alle tossine.

Queste quattro vie di comunicazione tra intestino e cervello assumono un’importanza fondamentale per la salute, soprattutto se correlate allo stile di vita.

I batteri che popolano l’intestino hanno evidenziato ritmi circadiani sia nella composizione della popolazione delle colonie sia sull’attività funzionale.
Alcuni lavori hanno evidenziato che Clostridi, Lattobacilli e Bacterioidi, che rappresentano circa il 60 % dell’intero microbiota intestinale, mostrano fluttuazioni diurne significative.
Bacteroides e Firmicutes, in particolare, hanno dimostrato variazioni cicliche correlate non soltanto all’assunzione ritmica del cibo e più in generale alla dieta, ma anche alle funzioni scandite dall’orologio biologico dell’ospite.

In diverse occasioni è stato dimostrato che il mancato rispetto del ritmo sonno/veglia in funzione della presenza di luce naturale e dell’espressione dei geni orologio può interferire in modo bilaterale con la composizione del microbiota intestinale. Ciò è particolarmente evidente nelle persone che per ragioni lavorative o, per stile di vita sono costrette ad attività notturne o comunque a non rispettare il ritmo sonno/veglia.

La perturbazione dell’Asse cervello-microbiota sono state associate a disturbi gastroenterici, depressione, malattia di Parkinson, ansia e riduzione delle capacità cognitive.

Poiché diverse patologie sono correlate alla circadianità del Sistema Neuroendocrino, è possibile che vi sia una correlazione tra malattia, ritmo sonno/veglia e composizione del microbiota intestinale.

Uno studio ha dimostrato che la mutazione dei geni orologio (geni che regolano i ritmi) all’interno di una popolazione di ratti provava l’alterazione del microbiota e che questa viene esacerbata da stimoli dietetici. Questo risultato evidenzia che la popolazione intestinale svolge un ruolo cruciale nel mantenimento della normale espressione dei geni dell’ ospite.
In questa rubrica ho già scritto circa l’importanza del sonno anche per ciò che riguarda il drenaggio tossinico cerebrale. In particolare, è stato evidenziato come il Sistema Glinfatico operi durante le ore notturne quando la produzione di noradrenalina diminuisce, fino quasi ad esaurirsi.
Questo neurotrasmettitore ad attività simil-ormonale prodotto dal surrene è in stretta connessione con lo stress che, tra l’altro, è in grado di provocare disturbi della qualità del sonno.

E’ possibile correlare questi due elementi con la composizione del microbiota intestinale in un unicum funzionale in cui ognuno di questi tre attori può influenzare in maniera fisiologica o patologica lo stato di salute dell’individuo. Una disbiosi intestinale può essere causa di stress e/o di alterazione della qualità del sonno.
Ciascuno di questi elementi può essere il primum movens di disturbi che riguardano gli altri due.

Tutto questo si inserisce in un contesto di valutazione dello stile di vita in generale, non solo alimentare, allo scopo di coordinare le diverse componenti dello stile di vita in funzione del recupero della salute.

I punti da prendere in considerazione sono:

  • Qualità del sonno. Occorre indicare l’importanza di un sonno ristoratore che duri almeno 6 ore (non più di 9) in un ambiente aerato, buio, privo di influenze elettromagnetiche.
  • Ritmo e qualità dei pasti. Bisogna focalizzare l’attenzione sul ritmo dei pasti che, in particolare, rispetti le pause tra un pasto e l’altro e che preveda una cena leggera in funzione proprio della qualità del sonno.
  • Gestione dello stress. Inserire pause quotidiane di relax, meditazione, lettura, preghiera ecc. in modo da ridurre al massimo l’esposizione ai momenti stressogeni.
  • Attività fisica. Si rileva uno strumento indispensabile sia per l’eliminazione delle tossine metaboliche sia per la produzione di endorfine ad azione antistress.

Da La Medicina Biologica n. 163
Dott. Mauro Piccini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.

 

VITAMINA C: EFFICACE CONTRO VIRUS E BATTERI

VITAMINA C: EFFICACE CONTRO VIRUS E BATTERI

La vitamina C è in grado di contrastare i processi di ossidazione che avvengono nell’organismo e che sono strettamente correlati con l’invecchiamento e con le malattie provocate da virus e batteri.

La vitamina C (acido ascorbico o ascorbato, nel caso in cui ci si riferisca al sale sodico derivato dall’acido) è, com’è noto, un nutriente essenziale per l’organismo dell’uomo che, contrariamente alla stragrande maggioranza degli altri mammiferi, non essendo in grado di sintetizzarla per proprio conto, deve garantirsene l’apporto mediante l’alimentazione.

Quali sono le funzioni della vitamina C?

Contenuta in minime quantità negli agrumi, nella frutta e in molti vegetali, e in maggiori quantità in alcuni frutti “esotici”, la vitamina C assunta con gli alimenti, viene solo in piccola parte assorbita per svolgere le sue funzioni, che sono molto complesse e ancora non del tutto chiarite, ma che, a grandi linee, si possono distinguere in:

A) funzione enzimatica o “antiossidante” o “fisiologica”. La vitamina C, è il coenzima di almeno otto enzimi fondamentali per le cellule dell’organismo. In questo ruolo è coinvolta nel metabolismo dei neurotrasmettitori, dei lipidi e del collagene e, più in generale, il suo effetto antiossidante protegge l’organismo dagli effetti tossici dei radicali dell’ossigeno, che causano danni alle strutture cellulari determinando una vasta gamma di patologie, che spaziano da raffreddore comune alle malattie neurodegenerative, cardiovascolari e neoplastiche;

B) funzione pro-ossidante o “farmacologica”, che, in vitro, si estrinseca con uno straordinario effetto tossico, specifico e selettivo, sulle cellule tumorali.

Vitamina C: scarso interesse per una molecola non brevettabile

Di fatto, le funzioni della vitamina C sono molteplici, complesse e, purtroppo, non ancora definitivamente chiarite, dato lo scarso interesse della “comunità scientifica” per questa molecola, dai costi molto bassi e non brevettabile.

Contrariamente a quanto tramandatoci dalla tradizione della Medicina moderna, questa sorprendente molecola è, al tempo stesso, “riducente” e, “ossidante”, proprietà che ci consente di inquadrarla nel più ampio gruppo di sostanze definite “redox” (dalla combinazione dei termini inglesi “reducing” e “oxidating”).

Come tale, la vitamina C, è in grado da un lato di contrastare i processi di ossidazione che avvengono nell’organismo e che sono strettamente correlati con l’invecchiamento e la malattia (incluso il cancro) accentuando i processi ossidativi all’interno della cellula tumorale che, diversamente da quella normale, non possiede meccanismi di difesa efficienti contro i processi di ossidazione.

Illustri scienziati, come Irwin Stone, Linus Pauling, Albert Szent-Gyӧrgy e moltissimi altri, raccomandavano l’uso quotidiano di dosi massicce di Vitamina C, per prevenire tutte le malattie e garantire uno stato di salute ottimale; ma, da oltre settant’ anni, continuiamo ad ignorare questo consiglio!

Dott. Mauro Piccini
https://www.scienzaeconoscenza.it/

 

Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.