L’INVERNO STA ARRIVANDO…

L’INVERNO STA ARRIVANDO…

L’estate sta finendo… cantavano i Righeira nel loro tormentone estivo e il freddo arriverà.

E’ vero il freddo arriverà, ma quest’anno per molti sarà un freddo diverso; un freddo che porterà ansie e paure nei confronti di un virus invisibile di per se poco preoccupante per un individuo sano ma potenzialmente serio se l’individuo presenta patologie multiple (cardiopatie-ipertensione-patologie apparato respiratorio-diabete-obesità-infiammazione cronica) in un terreno costituzionale non in equilibrio.

E’ questa una fase nella quale non dobbiamo farci avvolgere completamente dalle emozioni negative che portano inevitabilmente ad attivare distress al sistema innescando un inevitabile abbassamento delle nostre difese immunitarie.

L’autunno diventa la stagione ideale per iniziare un processo di riequilibrio e di prevenzione sia sotto l’aspetto fisico sia sotto quello psico-emozionale.

Lo stimolo sul sistema immunitario deve SEMPRE essere iniziato  in una fase che precede l’insorgere del problema. Poco effetto si avrà se si interviene in piena tempesta, le finestre devono essere sbarrate prima e non durante un uragano.
Il sistema se stimolato nei tempi corretti inizia ad attivare una serie di reazioni che ci permetteranno di affrontare al meglio un’eventuale tempesta permettendoci di uscire indenni o con il minor danno possibile.

Valutare tutti i fattori di carico permette di accelerare questa reazione.
Modulare l’infiammazione di base, causa prima del carico, gestire a livello alimentare gli alimenti disturbanti, valutare gli aspetti psico-emozionale ci permette di impostare una terapia di stimolo e di riequilibrio con inserimento di nutriceutici, immunostimolanti e omotossicologici e in parallelo gestire l’aspetto emozionale con l’aiuto di fitoterapici ed omeopatia per gestire al meglio le ansie legate alla paura della malattia e per molti alla paura della morte.

Solo incamminandoci  con serenità e lucidità verso la stagione invernale riusciremo a superare al meglio questo periodo accompagnato da incertezza e paura.

Dott. Mauro Piccini  
#inverno #difeseimmunitarie #prevenzione #incertezza #paura #omeopatia #omotossicologia #fiducia

I PROBIOTICI CONTRIBUISCONO AD ALLEVIARE LA DEPRESSIONE. ECCO COME

I PROBIOTICI CONTRIBUISCONO AD ALLEVIARE LA DEPRESSIONE. ECCO COME

probiotici assunti singolarmente o associati ai prebiotici, potrebbero aiutare ad alleviare gli stati depressivi, secondo quanto suggerisce una revisione con metanalisi pubblicata su Bmj Nutrition Prevention & Health. «Gli alimenti che ampliano i batteri utili nell’intestino sono noti come probiotici, mentre i prebiotici sono composti che aiutano questi batteri a prosperare» esordisce Sanjay Noonan, della Brighton and Sussex Medical School, primo nome del lavoro, spiegando che nel Regno Unito nel 2016-17, sono state segnalate 1,4 milioni di persone con problemi di salute mentale, delle quali oltre metà (53%) aveva ansia o disturbi da stress, mentre un terzo (33%) era depresso.

«Esiste una relazione a due vie tra cervello e tratto digestivo, noto come asse encefalo-intestino, e la possibilità che il microbioma intestinale aiuti a curare i disturbi mentali è un argomento di interesse degli ultimi anni» scrivono i ricercatori, che hanno esaminato gli studi pubblicati tra il 2003 e il 2019 sul potenziale contributo terapeutico di pre e probiotici negli adulti con depressione e/o disturbi d’ansia. Su 71 studi solo 7 soddisfacevano i criteri d’inclusione. Tutti avevano esaminato almeno un ceppo probiotico, e 4 su 7 l’effetto delle combinazioni di più ceppi. In totale sono stati studiati 12 ceppi di probiotici, principalmente Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus casei e Bifidobacterium bifidium; un articolo ha esaminato il trattamento pre-probiotico combinato e un altro la terapia prebiotica da sola. «I probiotici possono aiutare a ridurre la produzione di sostanze chimiche infiammatorie, per esempio le citochine, come nel caso della malattia infiammatoria intestinale. Oppure possono aiutare a dirigere l’azione del triptofano, un composto ritenuto importante nell’asse encefalo-intestinale. Poiché i disturbi d’ansia e la depressione colpiscono le persone in modo molto diverso, la terapia richiede approcci che tengano conto di queste complessità» spiegano gli autori. E Noonan conclude: «Con una migliore comprensione dei loro meccanismi d’azione, i probiotici possono rivelarsi uno strumento utile in una vasta gamma di condizioni».

Bmj Nutrition Prevention & Health 2020. Doi: 10.1136/bmjnph-2019-000053
https://doi.org/10.1136/bmjnph-2019-000053

http://www.doctor33.it/nutrizione/i-probiotici-contribuiscono-ad-alleviare-la-depressione-ecco-come/?xrtd=AVYPLAYTTLAVLSTSSRLLYR

Dott. Mauro Piccini

OCCHIO ALLO STRESS SE AVETE PROBLEMI DI GLICEMIA

OCCHIO ALLO STRESS SE AVETE PROBLEMI DI GLICEMIA

Lo conferma una recente ricerca USA: più siamo stressati e più la glicemia diventa difficile da controllare. Un effetto che diventa ancora più serio in chi ha i livelli a rischio o è già diabetico. Scopriamo perché e cosa si può fare.

Tutta colpa del cortisolo. Non per niente viene anche chiamato l’ormone dello stress. Perché è pur vero che madre natura ce lo ha dato per reagire velocemente ai pericoli, come l’attacco di un predatore, ad esempio, e anche per scappare più velocemente. Ma oggi, da animali civilizzati, ci può servire più per affrontare una prova impegnativa sia nel lavoro che nello studio (il cosiddetto stress buono), ma per lo più se ne produciamo troppo è perché siamo stufi e stressati dalle difficoltà quotidiane. Una condizione, insomma, che rischia di diventare quasi cronica.

Solo che il cortisolo è un ormone che influenza i livelli dell’organismo di due importantissime sostanze: ossia gli zuccheri (glicemia) e il colesterolo. Oggi però il focus è sulla glicemia. Tanto per fare un esempio, come sanno tutti i diabetici, al mattino la glicemia è sempre un po’ alta, nonostante il digiuno notturno. E la ragione sta nei livelli di cortisolo, la cui produzione aumenta al mattino prima del risveglio per dare quella sferzata di energia utile per affrontare la giornata, e crolla durante il riposo notturno. Lo spunto per parlare di stress e glicemia arriva da questo interessante studio appena pubblicato sulla rivista Psychoneuroendocrinology, che ha confermato la relazione tra quantità di cortisolo e livelli di zuccheri nel sangue nelle persone con diabete di tipo 2 (quello più diffuso), mettendo in rilievo l’importanza di interventi terapeutici che mirino proprio alla riduzione dello stress. Interventi da affiancare alla dieta e all’auspicata attività fisica, che – oltre alla terapia – sono i due pilastri per la prevenzione e la gestione della glicemia alta.

La ricerca in poche parole

Un team di ricercatori dell’Ohio State University, studiando i dati di un importante studio Usa sull’aterosclerosi nella popolazione, ossia il Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis (MESA), si sono concentrati sui livelli di glicemia e di cortisolo per un periodo di sei anni. I soggetti esaminati erano un gruppo con glicemia normale, uno con alterata glicemia a digiuno (detto comunemente pre-diabete, una condizione nella quale la glicemia supere le soglie dei valori normali ma non raggiunge quelli del diabete), e un terzo gruppo costituito da diabetici. E hanno scoperto che, attraverso gli anni, gli aumenti di cortisolo erano in relazione diretta con un aumento dei valori glicemici, specie nelle presone diabetiche. Infatti,
se nelle persone sane (ma non stressate) il cortisolo calava tantissimo di notte, nei soggetti diabetici ciò non accadeva e la curva dei livelli di cortisolo diventava più piatta. La conseguenza erano tassi di glicemia stabilmente più alti durante il giorno.

Di seguito al loro lavoro, i ricercatori ritengono perciò che l’influenza del cortisolo possa essere una componente importante non solo nella gestione ma anche nella prevenzione del diabete.

Il sollievo dallo stress? Ognuno ha il suo

Siamo tutti diversi e ciascuno di noi sa cosa può fargli bene e distrarlo dalle preoccupazioni. Certamente una costante attività fisica, anche se leggera, è sempre d’aiuto. Ma anche pratiche fisiche come quelle orientali, dal tai chi al ki gong o allo yoga risultano efficaci per molti. Oppure riprendere i propri hobby abbandonati. Insomma, l’importante è abbassare i livelli di stress e vivere un po’ più sereni. E anche la glicemia ringrazierà.

Barbara Asprea – Cucina Naturale
Dott. Mauro Piccini

FARMACO PER ASMA E RINITE ALLERGICA

FARMACO PER ASMA E RINITE ALLERGICA

⚠️⚠️ FARMACO PER ASMA E RINITE ALLERGICA!
effetti indesiderati di tipo neuropsichiatrico che possono manifestarsi a seguito dell’assunzione di montelukast.Elementi chiave
Gli effetti indesiderati neuropsichiatrici sono noti e menzionati nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) delle specialità a base di montelukast. Questi effetti indesiderati scompaiono generalmente dopo la sospensione del trattamento. Ciò nonostante sono stati riportati dei casi nei quali gli effetti neuropsichiatrici osservati non sono stati prontamente collegati all’uso di montelukast, con conseguente ritardo nella rivalutazione della prosecuzione o meno del trattamento con montelukast.
La possibilità che durante il trattamento con montelukast possano verificarsi eventi neuropsichiatrici, anche se rara, deve essere chiaramente comunicata ai pazienti e/o ai genitori/caregiver.
I pazienti e/o genitori/caregiver devono essere istruiti sulla necessità di informare prontamente il proprio medico o il medico della persona che si sta assistendo in caso di:
➡️cambiamenti nel comportamento e nell’umore, compresi alterazione dell’attività onirica inclusi incubi, insonnia, sonnambulismo, ansia, agitazione comprendente comportamento aggressivo o ostilità, depressione, iperattività psicomotoria (comprendente irritabilità, irrequietezza, tremore),
➡️meno frequentemente: alterazione dell’attenzione, compromissione della memoria, tic, allucinazioni, disorientamento, pensieri e comportamento suicida (propensione al suicidio), sintomi ossessivo-compulsivi e disfemia.
In caso si verifichino tali disturbi, i medici prescrittori devono valutare attentamente i rischi e i benefici relativi al proseguimento del trattamento con montelukast. I casi vanno valutati singolarmente ed è responsabilità del prescrittore valutare se proseguire il trattamento.

Anche se gli eventi avversi neuropsichiatrici sono già ampiamente descritti al paragrafo 4.8 del Riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP), è stato richiesto ai titolari di AIC di aggiungere un’avvertenza al paragrafo 4.4, al fine di aumentare ulteriormente la comprensione e la consapevolezza sul fatto che gli eventi neuropsichiatrici che eventualmente si verificassero durante l’uso di montelukast, potrebbero essere associati al medicinale e prevedere ulteriori azioni se necessarie.

Ulteriori informazioni
I medicinali a base di montelukast sono disponibili nelle seguenti formulazioni:

10 mg compresse rivestite con film per gli adulti e gli adolescenti dai 15 anni di età
5 mg compresse masticabili per i pazienti pediatrici di età compresa tra 6 e 14 anni
4 mg compresse masticabili per i pazienti pediatrici tra i 2 e i 5 anni di età
4 mg granulato per i pazienti pediatrici tra i 6 mesi e i 5 anni di età

Montelukast è indicato per il trattamento dell’asma come terapia aggiuntiva in quei pazienti adulti e pediatrici con asma persistente di lieve/moderata entità che non sono adeguatamente controllati con corticosteroidi per via inalatoria e nei quali gli agonisti ß-adrenergici a breve durata d’azione assunti “al bisogno” forniscono un controllo clinico inadeguato dell’asma.
I prodotti a base di montelukast, a partire dai 15 anni di età, possono essere utilizzati anche per il trattamento sintomatico della rinite allergica stagionale nei pazienti in cui montelukast è indicato per
l’asma.
Montelukast è anche indicato per la profilassi dell’asma nei pazienti a partire dai 2 anni di età laddove la componente predominante è la broncocostrizione indotta dall’esercizio.
Nei pazienti pediatrici di età compresa tra 2 e 14 anni, i prodotti a base di montelukast possono anche essere un’opzione di trattamento alternativa ai corticosteroidi a basso dosaggio per via inalatoria per i pazienti con asma lieve persistente che non hanno una storia recente di attacchi seri di asma che richiedono l’assunzione di corticosteroidi per via orale, e che hanno dimostrato di non essere in grado di usare i corticosteroidi per via inalatoria.

Il paragrafo “Avvertenze e speciali precauzioni di impiego” del RCP e dei fogli illustrativi delle specialità a base di montelukast è in fase di aggiornamento, laddove non sia stato già aggiornato.

Invito alla segnalazione
Gli operatori sanitari sono tenuti a segnalare qualsiasi reazione avversa associata all’uso di montelukast in conformità con il sistema nazionale di segnalazione spontanea, direttamente online sul sito http://www.vigifarmaco.it/ o seguendo le istruzioni al link https:/www.aifa.gov.it/content/segnalazioni -reazioni-avverse. Da Gruppo AsISI

COME AFFRONTARE IL CAMBIO DI STAGIONE PRIMAVERA/ESTATE

COME AFFRONTARE IL CAMBIO DI STAGIONE PRIMAVERA/ESTATE

Durante Il cambio di stagione primavera-estate, una buona abitudine dovrebbe consistere nella cosiddetta “pulizia del terreno” utilizzando probiotici e medicinali naturali: ripulire e riattivare fegato ed intestino ci aiuta a reagire meglio agli attacchi di virus e batteri, maggiori cause delle patologie stagionali.

In realtà la “pulizia di terreno” non dovrebbe essere limitata al cambio stagionale, ma dovrebbe essere consigliabile in tutte le situazioni che prevedono terapie (farmacologiche e non): è fondamentale per amplificare ed accelerare i risultati della terapia stessa. Attraverso la pulizia del terreno si può aumentare l’efficacia delle terapie, indurre il nostro corpo a collaborare maggiormente e migliorare il sistema difensivo immunitario, velocizzando i tempi di eliminazione delle tossine.

L’abuso di sostanze eccitanti (caffè, tè, cacao, alcol, ecc.), il fumo, i cibi fritti, gli insaccati, i grassi e i formaggi fermentati mettono ogni giorno a dura prova il nostro fegato, predisponendoci sempre di più a problemi digestivi, come reflusso, gonfiori ed acidità. Parlando di difese immunitarie non va dimenticato l’intestino, nostro “secondo cervello”, nonché sede di tante reazioni vitali e di una grande percentuale del sistema immunitario. Riequilibrare e ripopolare al meglio la flora batterica “amica” è il segreto per rafforzare le difese immunitarie e prevenire le classiche patologie di stagione: integratori alimentari a base di fermenti lattici vivi risultano utili per favorire l’equilibrio della flora batterica intestinale che può risultare alterata da stress, alimentazione scorretta, terapie concomitanti e, soprattutto, in caso di terapie antibiotiche. In vista della stagione estiva avere un organismo sano, pulito e funzionante nei suoi meccanismi di filtro e di difesa ci permette di affrontare al meglio batteri, virus, funghi e carenze di difese, tipiche della prossima stagione.

Da: acidosimetabolica.it
Dott. Mauro Piccini

COVID-19, ASSOCIAZIONE TRA I LIVELLI DI VITAMINA D E IL NUMERO DI CASI

COVID-19, ASSOCIAZIONE TRA I LIVELLI DI VITAMINA D E IL NUMERO DI CASI

Secondo uno studio pubblicato su Aging Clinical and Experimental Research esiste un’associazione tra i livelli medi di vitamina D in diversi paesi europei con i casi di Covid-19 e anche con i tassi di mortalità per la malattia. «In conclusione, abbiamo osservato significative relazioni grezze tra i livelli di vitamina D e il numero di casi Covid-19 e in particolare la mortalità causata da questa infezione. Il gruppo di popolazione più vulnerabile per Covid-19, la popolazione che sta invecchiando, è anche quella che presenta i livelli di Vitamina D più carenti» scrivono Petre Cristian Ilie, del Queen Elizabeth Hospital King’s Lynn Nhs Foundation Trust nel Regno Unito, e colleghi.

Come si evince dallo studio, in Spagna e in Italia, due paesi con alti tassi di mortalità da Covid-19, e in Svizzera, i livelli di vitamina D delle persone anziane sono più bassi di quelli rilevati nei paesi situati più a nord. I livelli vitamina D dei paesi dell’Europa meridionale sarebbero più bassi in quanto le persone, soprattutto le più anziane, evitano di esporsi al sole, preferendo l’ombra. In più, la pigmentazione della pelle riduce la sintesi della vitamina in questione. Nel Nord Europa i più alti livelli di vitamina D trovati dipenderebbero dal consumo di olio di fegato di merluzzo e di integratori di vitamina D. «Precedenti studi osservazionali riportano associazioni indipendenti tra bassa concentrazione sierica di 25-idrossivitamina D e suscettibilità alle infezioni acute del tratto respiratorio» scrive Ilie.
Dall’analisi dei livelli della vitamina D in 20 paesi europei e della morbilità e mortalità causata da Covid-19, è stata osservata una correlazione negativa tra i livelli medi di vitamina D e il numero di casi e il numero di morti causati da Covid-19 su 1 milione di abitanti.
«Uno studio precedente ha dimostrato che il 75% delle persone in strutture come ospedali e case di cura era gravemente carente in vitamina D. Sarebbe consigliabile eseguire studi dedicati sui livelli di vitamina D nei pazienti Covid-19 con diversi livelli di gravità della malattia» ha dichiarato l’autore Lee Smith, della Anglia Ruskin University. Da notare i limiti dello studio, tra cui il fatto che il numero di casi in ogni paese sia influenzato dal numero di test eseguiti e dalle misure adottate per prevenire la diffusione dell’infezione.

Aging Clin Exp Res. 2020. Doi: 10.1007/s40520-020-01570-8
https://doi.org/10.1007/s40520-020-01570-8

http://www.doctor33.it/nutrizione/covid-associazione-tra-i-livelli-di-vitamina-d-e-il-numero-di-casi/?xrtd=XCAXSASXYTSLSXRTTCPSYC

 

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