MICROBIOTA, LA NUOVA ARMA PER COMBATTERE IL CANCRO

MICROBIOTA, LA NUOVA ARMA PER COMBATTERE IL CANCRO

Le difese antitumorali potrebbero risiedere all’interno di quel variegato mondo di batteri, protozoi, funghi e virus che va sotto il nome di microbiota. Sono le indicazioni più recenti della ricerca che negli ultimi 10 anni ha prodotto qualcosa come 4 mila studi scientifici, prevalentemente di tipo pre-clinico, su questo tema e che ora comincia a fornire anche indicazioni cliniche al punto che l’Istituto nazionale dei tumori (Int) di Milano ha deciso di promuovere “Mibioc – The way of the microbiota in cancer”, convegno internazionale che dal 21 al 22 novembre prossimi ospiterà nel capoluogo lombardo esperti di tutto il mondo per un primo confronto su attualità e prospettive future del microbiota in ambito oncologico, dalla patogenesi alle terapie.

“Si è sempre pensato che ci fosse una correlazione tra la flora batterica, e quindi il microbiota, e il nostro organismo: oggi grazie allo studio di comunità microbiche, cioè la metagenomica, sappiamo che la popolazione batterica svolge un ruolo fondamentale nel conservare il nostro stato di salute”, spiega Riccardo Valdagni, presidente di Mibioc e direttore della radioterapia oncologica 1 nonché del programma prostata all’Int di Milano. “Mantenere un buon equilibrio tra batteri, funghi e virus che convivono nel nostro intestino ma anche nella bocca, sulla cute e nelle vie genito-urinarie è fondamentale per far funzionare al meglio il nostro organismo: è necessario infatti evitare la sopraffazione di un gruppo di batteri, virus, funghi o protozoi rispetto a un altro per ridurre la concentrazione di molecole pro-infiammatorie nel sangue. Allo stato attuale ci sono segni evidenti che il microbiota possa influenzare lo sviluppo di un tumore, ma come questo accada è ancora oggetto di studio. Ciò nonostante, è innegabile come i risultati finora ottenuti abbiano aperto la porta a una nuova e promettente area di ricerca per la cura del cancro che coinvolga il microbiota come parte integrante del nostro organismo e delle nostre difese”.

Prostata e testa/collo sotto osservazione

Il profilo di microbiota, pur non essendo ancora un biomarcatore validato, sembra impattare non solo sull’efficacia delle terapie antitumorali, ma anche sulle tossicità derivanti dalle stesse.

Il dipartimento di Radioterapia dell’Int, in collaborazione con il dipartimento di Oncologia sperimentale, sta conducendo uno studio avviato oramai tre anni fa e prossimo alla conclusione, con lo scopo di cercare di predire quali, tra i pazienti che ricevono radioterapia con scopo curativo per i tumori di prostata e testa/collo, sono più soggetti di altri a riportare effetti collaterali.

“Circa il 10% dei pazienti con tumore alla prostata è più sensibile e a rischio di effetti collaterali anche severi e questa percentuale aumenta drammaticamente durante e dopo la radioterapia per i tumori della testa e collo”, sottolinea Ester Orlandi, Sc Radioterapia oncologica 2 all’Int di Milano. “Lo studio che stiamo facendo in Istituto si propone di affrontare il tema della sensibilità individuale alla radiazione con un approccio innovativo, cercando cioè di stabilire l’esistenza di un’associazione tra il tipo di microbiota e la probabilità di sviluppare effetti collaterali della radioterapia. Questo ci darà la possibilità di comprendere il ruolo del microbiota per il trattamento personalizzato dei tumori e in un futuro sviluppare strumenti, incluso quello dietetico, o anche probiotici e batteri sinteticamente ingegnerizzati attraverso i quali manipolare il microbiota stesso a fini terapeutici”.

Tra immuno e antibiotico-terapia

Il microbiota influenza in maniera attiva e importante anche l’efficacia della risposta all’immunoterapia, trattamento oncologico ormai standard per diversi tipi di malattia. Diversi studi hanno osservato che i pazienti in cui l’immunoterapia è efficace hanno un microbioma intestinale molto ricco di specie diverse, mentre nei pazienti resistenti al trattamento il repertorio del microbioma è più limitato.

“L’evidenza che un microbioma ricco in termini di diversità sia garanzia di un sistema immunitario più efficiente, sembra quindi consolidata”, precisa Licia Rivoltini, responsabile della struttura di  Immunoterapia dei tumori umani, presso l’Int di Milano. “Quindi, una dieta sana sembra essere al momento attuale un primo importante strumento di modulazione del microbioma nel regolare la risposta immunitaria antitumore”.

Un’altra delle poche implicazioni cliniche immediate riguarda l’uso degli antibiotici in pazienti oncologici sottoposti a immunoterapia. Infatti, data l’azione negativa che alcuni di questi farmaci possono svolgere sul microbioma, si cerca attualmente di limitarne l’uso in chi inizia un trattamento immunoterapico, con l’idea di non alterare l’equilibrio del microbioma nelle delicate fasi di attivazione della risposta immunitaria antitumore.

“Allo stesso modo l’uso dei probiotici è ancora da approfondire” spiega Cecilia Gavazzi, responsabile all’Int di Milano della struttura di Nutrizione clinica. “Da un lato vi è l’indicazione all’utilizzo di probiotici contenenti lattobacilli per la prevenzione della diarrea, in pazienti con malattia addominale e candidati a chemio-radioterapia ma dall’altro ne è sconsigliato l’uso indiscriminato, specialmente se il paziente è immunodepresso per un possibile rischio di eventi avversi”.

Così conclude Valdagni: “La grande speranza è ovviamente quella di capire se attraverso una manipolazione del microbioma si possa un giorno rendere sensibili al controllo del sistema immunitario quei tumori che di natura non lo sono. Molte le strategie in corso di studio, dal trapianto fecale ai prebiotici, dai probiotici a vari interventi dietetici specifici. Non abbiamo però ancora alcuna indicazione in merito alla reale utilità di questo tipo di interventi, né che esistano microbi più o meno in grado di influenzare favorevolmente la risposta immunitaria antitumore”.
Nicola Miglino

 

http://www.nutrientiesupplementi.it/index.php/interviste/item/623-microbiota-la-nuova-arma-per-combattere-il-cancro

IL SISTEMA ACIDO-BASE: ELEGANTE DANZA DELLA SALUTE

IL SISTEMA ACIDO-BASE: ELEGANTE DANZA DELLA SALUTE

a cura della dott.ssa Sabine Eck

Oggi voglio parlarvi di acidosi. Se ne sente sempre più parlare, ma senza approfondire mai troppo la questione. Partiamo quindi insieme dal capire bene di cosa di tratta.
Facendo un giro su internet, o tra i testi della letteratura cosiddetta “alternativa”, si trovano informazioni che descrivono l’acidosi tissutale latente come la principale causa di tante malattie: dal raffreddore all’artrite reumatoide.
Ricercando però informazioni su fonti più “ufficiali” si legge che non vi è nulla di cui preoccuparsi: ogni eccesso di acidi viene eliminato dai reni. Ma queste due visioni, come spesso accade, sono diametralmente opposte. Qual è dunque la realtà?

In medicina sappiamo che ogni evento può esprimersi in maniera acuta, cronica o con fasi intermedie a volte dette borderline. La divisione però tra acuto e cronico è meramente didattica, in quanto la vita reale gioca quasi sempre tutte le note intermedie ed è per questo motivo che la medicina è un’arte che usa le scienze: non può infatti essere una scienza dura come la fisica o la matematica… e questo vale – a ragion di logica – anche per il concetto di acidosi.

È un dato accertato che le malattie croniche sono in continuo aumento e soprattutto quelle che coinvolgono il “sistema connettivale” (come le malattie reumatiche o le malattie autoimmuni).
Come abbiamo visto in un articolo precedente, la Matrix è parte del sistema connettivale e per molti aspetti sembra il suo cardine assoluto occupandosi appunto della salute di ogni singola (!) cellula parenchimale. Quindi qualche domanda ne deriva con urgenza.
Possiamo ancora permetterci di collezionare e aggiungere nomi di malattie sempre nuove e cercare il “colpevole” di turno per ogni singolo morbo?
O dobbiamo cercare la comune matrice dei tanti mal-esseri che colpiscono ormai tutte le età?
Ad oggi una delle principali condizioni attraverso la quale si giunge alla morte (da un punto di vista metabolico) è l’acidosi, anche se all’ interno dei referti siamo abituati a leggere come causa del decesso l’ultima o la maggiore, in ordine di gravità, tra le patologie diagnosticate durante la vita.

Quando si ragiona sul sistema acido base nelle situazioni acute è fondamentale soffermarsi sull’omeostasi del sangue, dove avvengono alcune delle valutazioni diagnostiche più importanti.
Il nostro sangue è considerato un organo a tutti gli effetti, anche se non ha una propria residenza fissa come per esempio il nostro fegato, il cuore o la milza: si comporta invece come un nomade, girando senza sosta da un distretto all’altro; ed è l’unico organo (oltre la pelle) che si espone ritmicamente alla luce, cioè quando transita per la retina dei nostri occhi: considerato e studiato ancora poco, anche se sappiamo che quando siamo più tempo all’aperto, specie in piena natura la nostra salute si rigenera velocemente.
Se il sangue è quindi elastico in questo suo movimento continuo, è invece piuttosto rigido per molti dei suoi parametri biochimici, soprattutto per quanto riguarda il suo pH che, come sappiamo, deve muoversi entro un range ben definito (pH 7.35-7.45). Nella sua fisiologia, quindi, il pH tende al basico (pH 7 = pH neutro): è per questo motivo che il nostro corpo dispone di potenti sistemi anti-acidi, detti sistemi tampone che possono essere veloci o lenti, a secondo della situazione corporea da gestire.

Il metabolismo acido base è quindi di tipo dinamico e discontinuo a secondo delle necessità: esso risulta un sofisticatissimo meccanismo di autoregolazione e di compensazione. Per mantenere il sangue efficiente sono coinvolti molti sistemi, in primo luogo polmoni-reni-cute-stomaco-matrice connettivale.
Risulta tra questi ultimi molto interessante il contributo del nostro stomaco: la produzione di acido cloridrico (succo gastrico, piuttosto acido, pH 1,5 – 2) va di pari passo con la produzione di bicarbonato (cosidetta “marea alcalina” ; pH basico) nel versante venoso dello stomaco, quindi a veloce e continua disposizione per il nostro metabolismo. In questo senso la produzione eccessiva di acido cloridrico può essere anche compresa come un tentativo di auto-alcalinizzazione: infatti il vomito eccessivo (perdita di idrogenioni) porta al pericoloso scenario di alcalosi metabolica. Questa a tutt’oggi innovativa focalizzazione sulle funzioni dello stomaco è stata sviluppata dal dr. Friedrich Franz Emil Sander, il quale ci fa conoscere lo stomaco non solo come luogo digestivo, ma come un “apparato di auto-generazione” di bicarbonato, quindi come protagonista di regolazione dei mecanismi del sistema acido-basico. Studiando Sander (medico e biochimico) scopriamo un meccanismo fisio-logico geniale che promuove lo stomaco come co-protagonista del bilancio acido-base del nostro metabolismo.
Sander scopre, tra gli altri aspetti, anche la ciclicità dell’eliminazione di acidi e basi attraverso le urine nelle 24 ore (chiamata curva a W): del resto nel nostro corpo tutto avviene con alternanze cicliche.
Se le nostre urine sono sempre acide (curva piatta, anziché a W) dobbiamo considerare una probabile acidosi tissutale latente, interamente a carico del sistema della matrice connettivale, spesso espresso sotto forma di dolori cronici.

Per aiutarvi nella comprensione, elenco alcune delle situazioni che favoriscono l’acidosi tissutale:

  • stress cronico,
  • dis-stress (catabolismo),
  • cibi raffinati e processati,
  • abuso di proteine animali, di cui carne e formaggi,
  • abuso di dolci,
  • bibite gassate,
  • alcool e fumo,
  • respirazione piatta e superficiale,
  • soggiornare in ambienti malsani,
  • mancanza di movimento,
  • andare tardi a letto.

Qui sotto invece vi riporto anche delle situazioni che favoriscono l’alcalinizzazione:

  • condurre una vita serena e creativa (essere “crea-attivo”),
    riposo adeguato,
  • sonno regolare (andare a letto 2-3 ore prima di mezzanotte),
  • fare quotidianamente movimento all’aperto,
  • respirazione profonda (diaframmatica),
  • assumere cibi ricchi di sali minerali: verdure, frutta matura, mandorle,
  • seguire una dieta equilibrata con viveri stagionali, a km01, biologico,
    in caso di sete bere solo acqua (di buona qualità vitale),
  • evitare al massimo cibi processati-industriali, a lunga conservazione

Non si tratta comunque di parlare male sempre e a priori degli acidi e solo benissimo delle basi: non facciao il gioco del bianco e nero, del buono e del cattivo. Consideriamo comunque che il nostro corpo tende fisiologicamente verso l’alcalinità e regoliamoci in tal senso.
La stessa matrice connettivale oscilla secondo certi autori ritmicamente tra un pH di 7,36 e 7,44 (variazione fisiologica), parallelamente alle fasi di Ortosimpatico e Parasimpatico. Un dato certo è comunque che la maggior parte delle nostre “cattive” abitudini favoriscono il compartimento acido.

Il bicarbonato usato dai nostri nonni dopo i pasti domenicali, dunque, fa quindi risonanza logica con le pratiche di terapia intensiva (infusione di bicarbonato e di altre basi) e al nostro stomaco, il quale, in modalità fisiologica e riflessa, su richiesta produce questo prezioso ed umile alcalino. Di fatto è soprattutto il nostro stomaco che si attiva dopo che abbiamo ingerito troppo cibo spazzatura, o per compensare lo stress a seguito di una litigata o frustrazione vissuta.

La cosa più intelligente dunque è conoscere bene la natura dei due gruppi (acido-base) per poter bilanciare e compensare nel momento del bisogno: un pranzo ricco ed abbondante con amici, ad esempio, può essere compensato con una cena a base di passato di verdure o con un digiuno accompagnato da una bella tisana alcalinizzante. Un week-end di stravizi può essere compensato con qualche giorno di alimentazione vegetale, preferendo cibi ricchi di minerali (p.es. rape rosse, sedano-rapa, patate, carote), oppure di centrifugati freschi, che sono una piacevolissima e geniale fonte di sostanze alcalinizzanti. A tal proposito vi consiglio di leggere qualcosa sul metodo Boutenko.
Per chi, però, beve abitualmente bibite gassate al posto dell’acqua, snobba le verdure, si abbuffa di carboidrati processati e di derivati animali industriali, si stressa per nulla, passa il tempo libero sui social, guarda la tv e va a dormire sempre tardi, riuscendo ad arrabbiarsi anche in vacanza… temo proprio non possa compensare a sufficienza solo con qualche verdura qua e là o qualche integratore alcalinizzante o meditazioni speedy di 5 minuti.

L’uomo moderno sembra un “Fago insaziabile”, ovvero tende a fagocitare tutto e di tutto come modus vivendi: immagini 24 ore al giorno in televisione, like sui social, dolci dolcissimi e salatini salatissimi, vestiti sempre nuovi, viaggi, emozioni, macchine, corsi e ricorsi di illuminazione. Consumare di tutto, senza sosta e senza respiro… trainati da un’ansia generica indotta abilmente dalla fabbrica dei consumi.
Stacchiamoci da questa giostra della ricerca di gioia commerciale continua: chiamiamo i nostri amici per un pic nic in casa o sul prato condividendo qualche buon piatto fatto in casa con viveri stagionali della propria regione.
Appoggiamo i nostri piedi nudi sulla terra nuda… prendiamo lo zaino e andiamo a piedi….
I nostri umili saggi la chiamano la “giusta misura”, la “legge dell’armonia” dicono in oriente.
Proviamo ad essere meno acidi, iniziando anche dal guardarci per la strada, anziché squadrarci!

Note:
1 Una curiosità: in Germania ad Amburgo alcuni giornalisti hanno calcolato il viaggio che hanno svolto alcuni dei prodotti in commercio, dalla loro produzione sino ad arrivare nel carrello della spesa, e li hanno percorsi. Sono stati presi in considerazione prodotti misti: alcuni erano prodotti locali (sino a 4 km di distanza) e altri arrivavano da molto lontano (banane)… i giornalisti hanno percorso 45.461 kilometri! Sappiamo, infatti, che ad oggi la maggior parte dei guadagni su vasta scala provengono dai trasporti. Pensiamoci quando mettiamo certi prodotti nel nostro carrello!

Dott. Mauro Piccini

http://www.assis.it/il-sistema-acido-base-elegante-danza-della-salute/?fbclid=IwAR3aKtQ-Ts9SGVYZx3dL7AgvLoqAYhEupWMXcgnWUAepFyTChh2SlWILizE

STUDIO PILOTA SUL TRATTAMENTO DEI DISTURBI DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA (BING E EATING) CON TERAPIE OMEOPATICHE AD ALTE DILUIZIONI

STUDIO PILOTA SUL TRATTAMENTO DEI DISTURBI DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA (BING E EATING) CON TERAPIE OMEOPATICHE AD ALTE DILUIZIONI

La ricerca – pubblicata ad Aprile 2016 sulla rivista “Alternative therapies in health and medicine” – costituisce uno studio pilota condotto per nove settimane su 10 casi clinici presso il Dipartimento medico omeopatico dell’Università di Johannesburg a Johannesburg, Sudafrica.

In ciascun singolo caso preso in esame, i rimedi omeopatici individualizzati sono stati prescritti per sei settimane, con una approfondita analisi che per ciascuno ha documentato e valutato i cambiamenti nel tempo.

Lo studio – che ha avuto lo scopo di misurare l’efficacia di trattamenti omeopatici (ad alte diluizioni oltre il numero di Avogadro) individualizzati per il binge eating in maschi adulti – ha riportato in tutti i partecipanti miglioramento con una diminuzione della gravità e della frequenza del comportamento binging; Sono stati, inoltre, descritti anche miglioramenti concorrenti nella salute generale.

Questo studio pilota è importante poiché mostra i potenziali benefici del trattamento omeopatico individualizzato nei casi di binge eating in pazienti maschi. Il ruolo, infatti, delle terapie omeopatiche nel trattamento del binge eating rimane ancora scarsamente esplorato.

La ricerca, inoltre, nel contribuire ad arricchire la conoscenza sull’uso di un trattamento omeopatico individualizzato ad alte diluizioni per il binge eating negli adulti, serve ad aprire il campo per ulteriori studi da condurre su pazienti affetti da disturbi alimentari caratterizzati da binge eating: come la bulimia nervosa (BN) e il disturbo alimentare binge (BED).

Lo studio mette, infatti, in evidenza i potenziali vantaggi terapeutici dell’omeopatia come opzione di trattamento complementare, che può essere di grande valore sia per i medici, che per pazienti.

Nello specifico della ricerca, sono stati prescritti in totale otto diversi medicinali omeopatici ad alte diluizioni (LM), di cui tre rimedi sono stati prescritti due volte (Natrum muriaticum, Phosphorus e Sulphur) e cinque rimedi sono stati prescritti una volta (Arsenicum album, Aurum metallicum, Staphysagria, Lachesis mutans e Rhus toxicodendron ).

Al termine della ricerca, tutti i partecipanti hanno riportato una diminuzione della frequenza e della gravità del loro binge eating in una misura più o meno ampia. La maggior parte dei partecipanti ha sperimentato un miglioramento contemporaneo di altri aspetti della loro salute, come le loro abitudini di sonno, la libido, la pressione sanguigna, il loro livello di fiducia e / o un senso generale di benessere.

L’analisi statistica dei risultati conferma un significativo miglioramento sia della frequenza e della gravità di binging dopo il trattamento con il medicinale omeopatico più individualizzato.

[Per leggere l’Articolo per intero clicca QUI]

Binge eating è un sintomo comune associato a disturbi alimentari. Il binge eating è spesso accompagnato da disagio gastrointestinale, stipsi e distensione addominale che contribuisce a una scarsa qualità della vita. I disturbi alimentari sono spesso associati a disturbi sottostanti nella regolazione emotiva e nell’immagine corporea che porta alla scarsa autostima e all’isolamento sociale. Inoltre i disturbi alimentari possono provocare complicazioni mediche come le anomalie degli elettroliti, l’edema, le anomalie della conduzione cardiaca e le complicazioni gastrointestinali.

Dott. Mauro Piccini

http://www.omeopatiasimoh.org/studio-pilota-sul-trattamento-dei-disturbi-alimentazione-incontrollata-binge-eating-terapie-omeopatiche-ad-alte-diluizioni/

MENOPAUSA IN MEDICINA COMPLEMENTARE

MENOPAUSA IN MEDICINA COMPLEMENTARE

La menopausa è un passaggio naturale ed obbligato con cui ogni donna, nella propria vita, si trova a confrontarsi. Nonostante sia caratterizzata da notevoli cambiamenti nell’organismo la menopausa non è una malattia: coincide, infatti, con la cessazione del ciclo mestruale e della vita riproduttiva femminile.
Si definisce “menopausa” l’ultima mestruazione della donna. La donna è in menopausa quando è trascorso almeno un anno dall’ultimo ciclo mestruale.

Si parla di menopausa quando le mestruazioni cessano definitivamente ed in modo irreversibile, mentre il periodo che precede e segue la menopausa (detto perimenopausa), di durata variabile, è caratterizzato da una complessa sintomatologia fisica ed emotiva, tra cui le note vampate di calore, sonno disturbato, irritabilità, tristezza, ansia, tachicardia, modificazioni della libido, depressione, secchezza vulvo-vaginale.
Si definisce, invece, climaterio il periodo di transizione tra la vita riproduttiva e la menopausa.

La menopausa è fisiologica quando avviene tra i 48 e 52 anni si presenta a seguito della cessazione di produzione, da parte delle ovaie, degli ormoni riproduttivi (estrogeni).
Alcune donne entrano in menopausa senza particolari fastidi, quasi senza accorgersi dei mutamenti a cui va incontro il proprio organismo, mentre altre manifestano sintomi che possono anche essere importanti. La fluttuazione prima, e il calo dopo, dei livelli di estrogeni sono infatti responsabili di diverse modificazioni fisiche e psichiche definite nel complesso “sintomi della menopausa”.

Nonostante la menopausa sia un passaggio naturale non sempre esso arriva in modo “indolore”.
E’ importante accompagnare la persona attraverso un lavoro sinergico tra mente e corpo affinché possa attraversare questa fase così delicata nel miglior modo possibile.
L’approccio della medicina convenzionale si basa sulla somministrazione di una terapia ormonale detta sostitutiva che mira a ridurre i sintomi presentati. L’approccio della medicina complementare (agopuntura, omeopatia, omotossicologia, fitoterapia, medicina funzionale ecc.) cerca in modo più dolce e fisiologico di aiutare la donna ad affrontare al meglio il periodo di transizione modulando non solo gli aspetti fisici ma anche quelli psico-emozionali che si possono presentare.

Il trattamento è più efficace se la donna si sottopone a regolazione già nella prima fase di rottura degli equilibri senza aspettare ad affrontare il carico quando questo è nel massimo delle sue potenzialità.
La vita può essere paragonata al corso di un fiume. Il periodo della menopausa è solo un tratto di fiume che presenta delle rapide. Lo scopo della terapia è quello di permettere di attraversare questo tratto al meglio per poter giungere di nuovo nelle calme e rassicuranti acque della vita.

Dott. Mauro Piccini

ALIMENTAZIONE: MOLTI OSPEDALI IGNORANO LE LINEE GUIDA CONTRO IL CANCRO

ALIMENTAZIONE: MOLTI OSPEDALI IGNORANO LE LINEE GUIDA CONTRO IL CANCRO

Sebbene sia ormai provato il ruolo chiave dell’alimentazione per la nostra salute e anche in casi di tumori, la maggior parte degli ospedali propina ai pazienti una dieta sbagliata in quanto non tiene conto delle indicazioni contenute nel “Codice europeo contro il cancro” che nel documento del “Fondo mondiale per la ricerca sul cancro”.

“In generale, la classe medica non ha una preparazione adeguata sul ruolo della dieta per favorire la guarigione e prevenire l’insorgenza di recidive. In particolare, un giovane appena laureato in medicina non ha studi del genere alle spalle. Questa mancanza di cultura si riflette in una bassa attenzione alla dieta e alle linee guida alimentari all’interno degli ospedali”. Ad affermarlo è il professor Franco Berrino, epidemiologo di fama mondiale che ha incentrato negli anni i suoi studi nella prevenzione delle malattie giungendo a risultati sorprendenti. Gli studi di Berrino si sono concentrati in particolare sul comprendere come “cambiare l’alimentazione al fine di cambiare il nostro ambiente interno, in modo che le eventuali cellule tumorali non si riproducano”.

Berrino rileva che se da una parte la ricerca individua un nesso tra l’eccesso di zuccheri e la crescita dei tumori, in quanto l’aumento di insulina che ne deriva favorisce la divisione cellulare, negli ospedali vengono somministrati cibi che fanno molto aumentare la glicemia, ovvero il contenuto di glucosio nel sangue. Tra questi il professore cita il prosciutto con il purè di patate comunemente serviti nelle strutture ospedaliere.

Eppure il Codice europeo contro il cancro consiglia di evitare le carni lavorate(fondamentalmente i salumi) e limitare le carni rosse. Le carni rosse sono associate al cancro dell’intestino, soprattutto per colpa della presenza del ferro: esso è molto ossidante e aiuta la sintesi di sostanze cancerogene. Le carni conservate, invece, sono da evitare perché oltre a essere ricche di ferro, vengono trattate con nitriti e nitrati.

Il Codice europeo per la prevenzione dei tumori – redatto da una serie di commissioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS1), su incarico dell’Unione europea per dare consigli ai cittadini per non ammalarsi – raccomanda inoltre di evitare farine raffinate, bevande zuccherate e cibi ricchi di grassi e zuccheri.

Malgrado la scarsa attenzione generale di molti ospedali verso queste indicazioni, esistono degli esempi virtuosi. È il caso, ad esempio, del Policlinico San Donato di Milano, del Policlinico Sant’Orsola di Bologna o l’Ospedale di Mantova. In queste strutture vengono rispettate le linee guida alimentari in campo oncologico, i pazienti vengono visitati da un nutrizionista o ricevono indicazioni chiare in merito all’alimentazione da seguire anche una volta usciti dall’ospedale.

Una dieta appropriata può essere infatti molto utile ai malati di tumore operati per evitare recidive. Uno studio, pubblicato su Plos One, che ha preso a campione oltre 500 pazienti oncologici dimessi dopo un intervento ha evidenziato proprio come dieta e attività fisica siano un binomio vincente per evitare il rischio di una morte precoce.

http://www.informasalus.it/it/articoli/alimentazioni-ospedali-linee-guida-cancro.php?fbclid=IwAR2YXdAVFbp0yJ9bau33gEwsml8C3snfkEYQGqXY0MiLCKsTxGSK34-vdEw

Dott. Mauro Piccini Agopuntura Omeopatia

LA MEDICINA E’ UNA SOLA

LA MEDICINA E’ UNA SOLA

“Come scienziato non mi interessa attribuire grande importanza a termini quali non convenzionale, integrata, alternativa quando sono riferiti alla medicina. Per me, nella scienza, la cosa realmente importante è mantenere un approccio alla procedura sperimentale aperto, privo di chiusure aprioristiche e dogmatiche tale per cui ciò che a prima vista potrebbe apparire come un errore, o qualcosa di insignificante, potrebbe rivelarsi una grande scoperta se solo siamo capaci di cambiare l’angolazione, la prospettiva, da cui osserviamo il fenomeno in esame.”

Quando si parla di serendipity ci si riferisce alla scoperta di qualcosa mentre si stava cercando qualcos’altro. L’esempio classico, in questi casi, è quello relativo alla penicillina.
Fleming stava studiando lo Staphylococcus influenzae quando una delle sue piastrine di coltura si contaminò e su di essa si sviluppò un’area ben delimitata priva di batteri: il resto della storia lo conosciamo tutti. Nel 2008 il «Financial Time» ha pubblicato un articolo provocatorio sul ruolo della serendipity nel futuro della medicina. In realtà la serendipity ha avuto un ruolo chiave nella scoperta di un’am-pia gamma di farmaci psicotropi, tra cui l’anilina viola, il dietilamide dell’acido lisergico, il meprobamato, la clorpromazina e l’imipramina.
Quando un ricercatore fa una scoperta mediata dalla serendipità deve prestare un alto livello di attenzione a tutto ciò che sta accadendo attorno a lui, a trecentosessanta gradi. Ma questo non basta: per scoprire qualcosa che sia veramente nuovo e fuori dagli schemi occorre mantenere una mente sufficientemente sganciata dalle tradizionali infrastrutture cognitive e culturali che normalmente rendono estremamente focalizzata su un particolare punto di arrivo – spesso predefinito – l’attività di ricerca.

Io credo che un ricercatore in medicina debba mantenere lo sguardo curioso e innocente di un bambino.

Max Planck disse che la scienza non progredisce perché gli scienziati cambiano idea, ma piuttosto perché gli scienziati attaccati a opinioni errate muoiono e vengono rimpiazzati. Otto Warburg ha usato le stesse parole per commentare il fatto che le sue idee – non mainstream sulla genesi del cancro – faticassero a essere accettate. Personalmente ritengo che le ricerche non mainstream nella scienza vadano incoraggiate e che abbiano avuto – e possano avere – un ruolo fondamentale nello sviluppo della medicina…

Stefano Fais
Medico, dirigente di ricerca presso l’ISS
https://www.scienzaeconoscenza.it/data/newsletter/serendipity-stefano-fais.htm?idn=719&idx=69511&idlink=1&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=2019-07-10-la-medicina-e-una-s

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