Apr 14, 2015 | AGOPUNTURA, ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
I disturbi d’ansia sono correlati all’efficienza con cui il macchinario cellulare all’interno dei neuroni legge e traduce in proteine il gene che codifica per il recettore dell’ossitocina, un ormone coinvolto nella gestione di molti comportamenti sociali.
La suscettibilità ai disturbi d’ansia e ad altre emozioni e comportamenti, come paura e rabbia, è influenzata da fattori epigenetici (cioè che riguardano il modo in cui viene letta la sequenza del DNA, e non il DNA stesso) che modificano l’azione a livello cerebrale dell’ossitocina, un ormone secreto nel sangue dalll’ipofisi. A dimostrarlo è stato un gruppo di ricercatori dell’Università della Virginia a Charlottesville, che firmano un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”.
Il coinvolgimento dell’ossitocina nel comportamento emotivo e sociale – dal riconoscimento delle emozioni altrui alla fiducia, dall’atteggiamento di cura all’invidia – è testimoniato da numerosi studi; tuttavia stabilire legami diretti tra i livelli plasmatici dell’ormone (molto variabili da individuo a individuo) e specifiche abilità sociali si è dimostrato difficile, e le ricerche in merito hanno dato risultati discordanti.
Anche gli studi che hanno cercato di individuare i rapporti fra specifiche varianti (polimorfismi di singolo nucleotide o SNP) del gene per l’ossitocina e la propensione dei loro portatori a comportamenti o stati d’animo specifici – per esempio, essere facilmente preda di ansia – non hanno dato risultati soddisfacenti.
Invece di guardare alla genetica, nel nuovo studio Jessica J. Connelly e colleghi si sono rivolti all’epigenetica: per esplicare la propria azione a livello cerebrale, l’ossiticina si lega infatti a un recettore che si trova sui neuroni. Il numero e la densità di questi recettori neuronali, però, non dipende soltanto dal gene che li codifica (il gene OXTR), ma anche dal modo in cui quel gene viene letto dal macchinario cellulare che presiede alla produzione del recettore.
I ricercatori hanno quindi misurato i livelli di efficienza della traduzione del gene OXTR nei campioni di sangue di 98 soggetti che erano stati precedentemente sottoposti a risonanza magnetica funzionale mentre osservavano delle facce per interpretare l’emozione che esprimevano.
Dal confronto dei dati è emerso che bassi livelli di efficienza nell’espressione di OXTR erano sistematicamente associati a una maggiore attività nelle regioni cerebrali deputate all’interpretazione dei volti e all’elaborazione delle emozioni, e in particolare a una forte attività dell’amigdala, della circonvoluzione fusiforme, e dell’insula.
Il fatto che alla riduzione dei recettori per l’ossitocina sui neuroni corrisponda un aumento dell’attività di centri cerebrali che innescano uno stato di allarme (e viceversa), indica d’altra parte che l’ossitocina ha un’azione diretta di attenuazione della risposta di paura a una situazione.
Da Le Scienze
				
					
			
					
				
															
					
					Mar 23, 2015 | ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
La rivista Journal of Medicinal Food pubblica una sintesi di tutte le ultime ricerche sull’interazione tra batteri intestinali e sistema nervoso centrale; appurata ormai l’esistenza di un asse intestino-cervello e di vari meccanismi di interazione, gli scienziati sono già proiettati verso il prossimo traguardo: curare una serie di malattie con diete  ‘modifica-microbioma’ e supplementazione di prebiotici e probiotici.
Il modo di dire denigrativo ‘ragionare con la pancia’, potrebbe assumere tutt’altro significato alla luce dei contenuti di una review appena pubblicata.
 Leo Galland e colleghi della Foundation for Integrated Medicine di New York, autori del lavoro pubblicato su Journal of Medicinal Food, dopo aver valutato tutte le ultime pubblicazioni in materia, presentano la summa di tutte le ultime ricerche sulla relazione tra composizione della flora batterica intestinale e sistema nervoso centrale nell’uomo.
Il microbioma di un uomo adulto contiene normalmente 5 diversi gruppi di batteri: quelli maggiormente rappresentati sono Firmicutes e Bacteroidetes, mentre Actinobacteria, Proteobacteria e Verrucomicrobia costituiscono appena il 2% del totale. Una dieta ricca di proteine animali, favorisce la crescita dei Bacteroides; in chi segue una dieta vegetariana o una ricca di monosaccaridi sono invece abbondantemente rappresentati i Prevotella. Un elevato consumo di oligosaccaridi infine, favorisce la crescita dei Bifidobacteria, il ceppo più rappresentato nell’intestino dei neonati allattati al seno.
Impressionante il numero dei batteri che populano il nostro intestino. Sono centinaia di migliardi e contengono circa 4 milioni di geni batterici diversi (per avere un termine di paragone il pool dell’uomo è rappresentato da appena 26.000 unità funzionanti). La maggior parte di questi geni batterici codifica enzimi e proteine strutturali, in grado di influenzare il funzionamento del sistema immunitario, di modificare l’epigenoma dei mammiferi e di intervenire sulla regolazione del metabolismo.
Il microbioma intestinale può influenzare la salute del cervello in diversi modi. Alcune componenti della struttura dei batteri ad esempio, quali i lipopolisaccaridi, esercitano continuamente una blanda stimolazione sul sistema immunitario; quando questa stimolazione ‘fisiologica’ diventa eccessiva, come accade in caso di dismicrobismo intestinale, si può verificare una crescita incontrollata di batteri nell’intestino tenue o un’aumentata permeabilità intestinale che a loro volta determinano un’infiammazione sistemica o a livello del sistema nervoso centrale.
Alcune proteine batteriche possono dare reazioni crociate con alcuni antigeni umani e questo evoca delle risposte ‘sbagliate’ da parte dell’immunità adattiva, che possono condurre a malattie autoimmuni.
Ci sono enzimi batterici in grado di determinare la produzione di metaboliti neurotossici, quali ammoniaca e acido D-lattico; ma anche alcuni metaboliti ‘benefici’, quali acidi grassi a catena corta (SCFA), possono esercitare un’azione neurotossica. Se è vero infatti che gli SCFA possono inibire l’infiammazione, dall’altra, alcuni studi ne suggeriscono un possibile ruolo nella patogenesi dei disordini dello spettro autistico (ASD).
Sul versante ormoni e neurotrasmettitori, è noto che alcuni batteri intestinali sono in grado di produrne ‘copie’ identiche a quelle  secrete dalle cellule specializzate dell’organismo; i batteri inoltre possiedono dei recettori specifici per questi ormoni che, se stimolati, possono influenzare la crescita e la virulenza dei batteri stessi.
I batteri intestinali infine sono in grado di stimolare direttamente i neuroni afferenti del sistema nervoso enterico e inviare così segnali al cervello, attraverso il nervo vago.
Attraverso tutte queste vie i batteri intestinali riescono dunque ad interagire con il funzionamento del sistema nervoso centrale, fino a modificare l’architettura del sonno e ad influenzare la reattività allo stress dell’asse ipotalamo-ipofisi-surreni.
I batteri intestinali – ricordano gli autori – possono influenzare la memoria, ma anche il nostro umore e addirittura le funzioni cognitive.
Il microbioma è insomma ormai un argomento ‘caldo’ in molte branche della medicina, dalle malattie autoimmuni a quelle infiammatorie intestinali alle patologie cardiovascolari. Dopo anni di ricerche mirate a distinguere i batteri intestinali ‘buoni’ da quelli ‘cattivi’, la nuova frontiera della ricerca in questo campo è cercare di alterare la composizione del microbioma, per correggere o trattare alcune condizioni patologiche.
Ci si sta provando attraverso modifiche della composizione della dieta, che dovrebbero alterare la composizione del microbioma, o mediante la somministrazione di prebiotici o di probiotici per le condizioni più disparate: dall’alcolismo, alla sindrome da stanchezza cronica, alla fibromialgia, alla restless leg syndrome.
E non mancano filoni di ricerca che indagano i rapporti tra microbioma intestinale e sclerosi multipla o manifestazioni neurologiche della celiachia. Recenti studi indicano ad esempio che una riduzione di Bifidobatteri a livello di microbioma intestinale sembra giocare un ruolo patogenetico nella celiachia e forse contribuisce alla sua aumentata prevalenza. La somministrazione di Bifidobacterium longum migliora l’enteropatia da glutine in un modello animale; per questo, la supplementazione di Bidifobacteria è stata proposta come possibile intervento di prevenzione della celiachia, nei soggetti ad alto rischio.
Il microbioma è insomma una specie di ‘alien’ che si sta appena cominciando a conoscere e che in futuro si cercherà di ‘domare’, allo scopo di correggere una serie di alterazioni e di curare varie patologie.
Maria Rita Montebelli – quotidiano sanità
				
					
			
					
				
															
					
					Mar 19, 2015 | AGOPUNTURA, ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
Tanto per iniziare e comprendere al meglio il suo importante ruole, cominciamo nello spiegare cos’è la tiroide. LA TIROIDE è  ghiandola endocrina posizionata a livello del collo. Essa ha il compito di regolare il metabolismo. Inoltre, determina il flusso sanguigno diretto verso i vari organi del nostro corpo. Infatti le cellule, grazie al sangue, ricevono ossigeno e nutrienti di cui hanno bisogno. Numerose, quanto preziose sono le funzioni che la tiroide può svolgere grazie alla produzione di ormoni specifici, cioè la tiroxina o T4 e la triodotironina o T3. Questi ormoni contenenti iodio, che, attraverso il sangue, raggiungo tutti gli organi del corpo, T3 e il T4, danno alcuni impulsi fondamentali all’ organismo: gli comunicano quanto velocemente lavorare, come utilizzare l’energia e come impiegare altre funzioni. Tra i disturbi che alterano la morfologia, cioè la forma, della ghiandola, ci sono i noduli, formazioni che possono misurare pochi millimetri o arrivare a essere grandi alcuni centimetri, e i tumori, che non sono altro che i noduli di natura maligna. 
Ma quanti di voi sapevano che la tiroide viene influenzata negativamente del GLUTINE?! Esattamente…Le due, sarebbero completamente incompatibili e, qual’ora ci fosse un’ eccessiva assunzione di Glutine, si causerebbe gravi danni alla tiroide. Ma ovviamente pochi ne parlano e pochi diffondono la notizia! Il glutine causa lo stress metabolico della tiroide… E’ stato documentato da alcuni ricercatori, che a livello biologico c’è un aumento della capacità di buffer c-AMP dei tessuti della tiroide dopo 7 mesi di adozione di un regime privo glutine. Quindi in parole semplici,  il consumo di glutine determinerebbe un’interferenza cronica a livello cellulare che pone sotto STRESS la nostra tiroide provocandone un mal funzionamento. Questa reattività a distanza con antigeni generati dall’ intolleranza al glutine viene alimentata senza dubbio, dalla aumentata permeabilità della mucosa intestinale che caratterizza l’assunzione di glutine. Normalizzazione della tiroide si può, ma per far si che tale processo sia attuato c’è bsognio di una dieta senza glutine Sategna-Guidetti [2001] valuta gli effetti dell’adozione di un regime senza glutine in pazienti celiaci precedentemente a dieta libera (con glutine), che dalle analisi risultano affetti da ipotiroidismo (31 casi) otiroidite autoimmune (29 casi). Nella maggior parte dei pazienti dopo un anno senza glutine si registra una normalizzazione delle condizioni della tiroide, specialmente in coloro che erano stati più  scrupolosi nell’applicazione del regime senza glutine. Per quanto concerne la tiroide, possiamo distinguere 2 casi: 
1- Ipertiroidismo: si manifesta quando nel sangue circola una quantità eccessiva di ormoni tiroidei. Tra le cause principali dell’ipertiroidismo troviamo il gozzo, l’adenoma tossico e il morbo di Basedow-Graves, ma anche alcune forme più comuni, come la tiroidite post partum. L’ ipertiroidismo comporta inoltre, una perdita di peso, l’ affaticamento, iperattività, irritabilità, apatia, depressione, pelle ingiallita e indebolimento. In alcuni casi possono manifestarsi anche nausea, vomito e dissenteria. In caso di ipertiroidismo si può intervenire attraverso la somministrazione di farmaci, con la chirurgia o con terapie a base di iodio. 
2- Ipotiroidismo: In questo caso abbiamo una tiroide “stanca” e un metabolismo rallentato nelle sue funzioni. A causa della scarsa presenza di iodio, il volume della tiroide aumenta e si forma il gozzo. Tra i sintomi dell’ipotiroidismo troviamo: difficoltà a dimagrire e con una spiccata tendenza ad ingrassare, capelli secchi e che tendono a cadere, unghie fragili, pelle secca e ruvida, pallore, stanchezza mattutina, depressione problemi di memoria. Se i sintomi presenti sono numerosi, è bene sottoporsi ad un esame specifico per la tiroide, in modo da valutare la situazione e prendere provvedimenti. LA TIROIDE è un ghiandola poco conosciuta ma è di fondamentale importanza per il nostro organismo. A l fine di farla funzionare al meglio per la nostra salute, occorre far attenzione a cosa si mangia. Se il problema in questione è legato all’ipotiroidismo, potrebbe essere necessario risvegliare la tiroide. Per farlo vi sono dei rimedi naturali che non comportano alcun dispendio…Aggiungendo anche importanti i alimenti i quali vi aiuteranno a mantenere in buono stato la vostra tiroide.
I CIBI Cibi da evitare
La dieta da seguire in caso di problemi alla tiroide, con particolare riferimento all’ipotiroidismo può essere differente a seconda delle persone. Generalmente tra i cibi da evitare ci sono i latticini, che possono rallentare il metabolismo e potrebbero essere stati ottenuti da latte di animali nutriti con soia, il cui consumo potrebbe essere sconsigliato in caso di ipotiroidismo.
I Cibi da preferire
Tra i cibi da preferire per garantire un buon funzionamento della tiroide troviamo i broccoli, spinaci e rape. Molto importante nella dieta ipotiroidea è l’ elevato consumo di frutta e verdura, la quale dovrebbe sempre essere alla base di un’alimentazione sana. Tra i cibi che stimolano il funzionamento della tiroide possiamo trovare anche la noce di cocco. Da questo punto di vista nella nostra dieta non dovrebbero mai mancare pesce, cereali integrali e carne di tacchino. In questo modo possiamo provvedere a far funzionare bene la tiroide. Scegliere gli alimenti ricchi di odio è un’azione fondamentale a vantaggio della nostra salute. Ad esempio possiamo frullare dei frutti con la buccia rossa, che abbondano proprio di iodio. Sottovalutare questo problema può portare seri danni al nostro organismo, alcuni dei quali persino irreparabili. Fare dei controlli e stare attenti al suo funzionamento è un grande passo verso il benessere del proprio corpo! 
DA Jeda News l’informazione consapevole
				
					
			
					
				
															
					
					Feb 18, 2015 | ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
I deficit di magnesio sia che riconascano una causa patologica spontanea che iatrogena derivano da una sregolazione  del metabolismo del magnesio causato da diversi tipi di alterazioni neuroendocrinometaboliche.
Il deficit di magnesio, in alcuni casi, non può essere corretto da un semplice aumento dell’apporto come in una semplice deficienza. Il suo controllo richiede l’identificazione e la correzione delle alterazioni neuroendocrinometaboliche che ne sono la causa. Il deficit magnesiaco del diabete mellito, per esempio, rappresenta una tipica dimostrazione di questa nozione.
Sia nel caso di deficit su base patologica spontanea che in quello su base iatrogena, possiamo distinguere tre tipologie diverse e rispettivamente secondarie a : stress, turbe nervose e turbe endocrinometaboliche.
Ci occuperemo qui si seguito solo di deficit da stress e dei meccanismi grazie ai quali lo stress è in grado di indurre un deficit di magnesio e del circolo vizioso creato dall’associazione nociva stress-deficit di magnesio.
Lo stress è in grado di provocare un deficit di magnesio mediante due tipi principali di meccanismi neuro-ormonali: da una parte , rendendo inefficaci diversi procedimenti di omeostasi magnesiaca, dall’altra mettendo in gioco delle secrezione neuro-ormonali ipermagnesiurizzanti.
Lo stress, nel corso della cosiddetta” reazione d’allarme”, mentre da un lato sostituisce subito all’ipersecrezioni di dosi fisiologiche di adrenalina regolatrici del metabolismo magnesiaco una scarica di alte dosi lipolitiche di cotecolamine induttrici di ipomagnesemia e di ipermagnesuria, dall’altro si accompagna ad un freno della secrezione insulinica ed a una fuga urinaria taurinica contrarie alla mobilizzazione compensatrice di questi due fattori di risparmio magnesiaco nel corso di questo deficit ionico.
Il deficit di magnesio costituisce un elemento importante della fisiopatologia dello stress;tra le modificazioni neuroendocrine della cosiddetta ” reazione d’allarme”, intervengono tre tipi di ipersecrezioni ipermagnesiurizzanti: quelle neuro-ormoni antidiuretici, degli ormoni tiroidei e dei corticoidi, così, mediante questi meccanismi,viene indotta una deplezione magnesiaca.
E’ peraltro interessante sottolineare che l’ipermagnesiuria era stata osservata nel corso di situazioni stressanti ( surmenage nervoso, shock emotivo…) molto prima che la nozione di stress venisse descritta.
Ora gli studi più moderni  hanno potuto precisare il parallelismo fra l’intensità dello stress e quello della magnesiuria. Nello stesso tempo la magnesemia è variabile: ipermagnesiuria e lipolisi tendono a ridurla, mentre la mobilizzazione delle riserve intra cellulari l’aumenta.
Il deficit di magnesio si comporta da un lato da fattore “condizionante”,aumentando la sensibilità allo stress, mentre dall’altro lato ne diminuisce la fase di resistenza, favorendo il passaggio verso l’esaurimento e il maladattamento. Così deficit di magnesio e stress si aggravano reciprocamente in un vero e proprio circolo vizioso patogeno.
Che sia acuto o cronico, intenso o marginale, costituzionale o acquisito il deficit di magnesio crea uno stato di ipersensibilità allo stress. Questa proprietà di costituire un fattore potenziante degli effetti dello stress, colloca il deficit di magnesio fra i suoi fattori condizionanti aumentandone i rischi.
				
					
			
					
				
															
					
					Gen 13, 2015 | AGOPUNTURA, ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
L’autunno
Dopo l’estate con il passaggio al movimento del Metallo inizia l’autunno, come la primavera una stagione caratterizzata da dinamismo e cambiamento. Nella Cina antica l’autunno era il periodo dell’anno dedicato ai tribunali e alle esecuzioni. Come un albero latifoglie in autunno lascia cadere tutto il superfluo e, limitandosi al necessario, guadagna struttura e nuova chiarezza, così anche la società in autunno doveva separarsi da tutti gli elementi discordanti e ritrovare maggiore chiarezza e giustizia. Nella natura in autunno possiamo osservare uno spostamento delle risorse dall’esterno verso l’interno e un processo di  concentrazione e addensamento: le piante raccolgono le loro forze nel tronco, nelle radici oppure nei semi, gli animali accumulano le loro riserve nei grassi corporei o in riserve di cibo e si ritirano nelle loro tane.
Polmone e Grosso Intestino
Secondo la teoria della medicina cinese al movimento del Metallo corrispondono i sistemi funzionali di Polmone e Grosso Intestino e l’emozione della tristezza. Come altre tra le cinque emozioni di base della MTC, anche il termine di “tristezza” ha connotazioni negative e non ci rende facile capire quali siano gli aspetti emozionali positivi di questo movimento. La forza emotiva del sistema funzionale di Polmone sta nel saper tirare un confine tra ciò che costituisce me stessa e ciò che invece è in più. Si tratta per prima cosa di avere chiarezza su questa distinzione e per seconda di congedare ciò che non è necessario, lasciandolo andare. La forza emotiva del Polmone ha a che fare con ordine, con il fare pulizia e la riduzione all’essenziale. Fino ad un certo punto anche le funzioni di polmoni e grosso intestino rispecchiano questa relazione, dato che chi fa fatica a mollare e lasciare andare frequentemente ha problemi anche ad espirare profondamente o ad andare di corpo regolarmente. Le difficoltà a lasciare andare possono manifestarsi nella vita anche quando rimaniamo attaccati a persone o cose, a situazioni o rapporti più a lungo di quanto sarebbe sano e saggio.
Troppa tristezza
Spostandoci dall’aspetto positvio a quello eccessivo e patologico, ci avviciniamo al lutto. Noi siamo in lutto quando perdiamo qualcosa o qualcuno, che è parte della nostra vita, al quale teniamo o che amiamo. Elaborare il lutto significa lasciare andare, e questo atto tira in modo doloroso un confine tra quello che è perso e quello che rimane: noi stessi. Se il lutto è troppo intenso e perdura per troppo tempo, nuoce al sistema funzionale di Polmone, disturba e annienta il suo qi. La dinamica della tristezza è diretta verso l’interno e il basso, essa paralizza la forza del qi e lo dissipa. Gli effetti della tristezza come quelli della gioia si dirigono direttamente al qi del riscaldatore superiore (ossia la parte del corpo al di sopra del diaframma), dove risiedono i sistemi funzionali associati a queste due emozioni, Polmone e Cuore. Tristezza e gioia per molti versi fungono da antagonisti: la prima lega il qi e lo dissipa verso l’interno, la seconda invece lo libera e lo muove verso l’esterno.
La dinamica del lutto si rispecchia anche nella postura della persona colpita: le spalle si abbassano e cadono in avanti, il petto s’infossa, la testa si china. La sola postura basterebbe per indebolire il qi di Polmone, la respirazione si fa più superficiale, la voce fievole, mentre i sospiri frequenti tentano di allegerire il senso di oppressione al petto. Se il lutto rimane forte per troppo tempo, facilmente si avrà un indebolimento duraturo del sistema Polmone con una maggiore inclinazione alle malattie infettive, con malattie come bronchite o polmonite, asma o altri disturbi del sistema respiratorio. Dall’altro lato nelle persone affette da malattie polmonari (similmente a chi ha un qi di Cuore debole) più spesso si nota uno stato d’animo caratterizzato da melancolia, tristezza e una forte introversione, dovuto secondo la MTC al disturbo del qi di Polmone.
Sgomberare la propria vita
L’età, nella quale il movimento del Metallo e la sua emozione giocano un ruolo particolarmente importante, è l’età del pensionamento oppure – per fare riferimento alla biologia e non a fattori di diritto del lavoro – i decenni che seguono al climaterio femminile o maschile. Dopo gli anni attivi nel mondo del lavoro e nella famiglia, durante quel periodo si rendono necessari più riposo e una maggiore ritirata nel privato, in termini cinesi: un cambiamento dallo yang allo yin. A un certo punto durante questa fase di vita arriva il momento di fare un passo indietro e lasciare il campo ad altri, più giovani. Man mano che le proprie forze diminuiscono, diventa più importante ridurre le proprie attività a quelle veramente essenziali. Si avrà bisogno quindi di una maggiore chiarezza interiore, per mettere ordine e sgomberare la propria vita. Così gli anni del movimento del Metallo, che certo a volte ci rubano parte della forza vitale e gioia di vivere, ci regalano anche una maggiore calma interiore, più chiarezza e concentrazione.
E saggezza, una virtù fuori moda. In fin dei conti i decenni dedicati a lasciare andare servono anche come preparativi per l’istante, in cui l’ultimo respiro si dissipa e noi lasciamo indietro ogni cosa. Forse prima di quel momento ci sarà dato passare qualche anno da vegliardo, per poter diventare nuovamente come un bambino appena nato: un po’ stupidi, un po’ saggi e forse non del tutto di questo mondo.
Karin Wallnofer – la via cinese alla salute
 
				
					
			
					
				
															
					
					Gen 8, 2015 | AGOPUNTURA, ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
 Nella filosofia cinese il Fuoco corrisponde al grande yang. Nel corso delle stagioni incontriamo il grande yang durante l’estate: flora e fauna vivono mesi di piena attività. Yang sta per crescita, sviluppo, fioritura, riproduzione, insomma: per lo spiegamento delle forze attive e il pieno sviluppo di quel movimento verso l’alto e l’esterno, il quale in primavera aveva vigorosamente spezzato il gelo invernale.
Nella logica della medicina cinese il movimento di Fuoco è correlato con il sistema funzionale di Cuore e – nell’ambito delle emozioni – con la gioia. Come già sappiamo ognuna delle cinque emozioni principali in medicina cinese ha degli aspetti sia positivi che negativi. Il termine di “gioia” non mette in risalto gli aspetti negativi, come invece è il caso per la paura e la rabbia. Eppure anche la gioia possiede effetti patologici e patogeni. Ma prima di tutto guardiamo i lati belli e piacevoli di questa emozione.
La dinamica della gioia
Come in tutte le emozioni anche nella gioia secondo la medicina cinese possiamo osservare una dinamica del qi ben precisa, la quale accompagna la gioia oppure la provoca. Innanzitutto la gioia muove il qi nel riscaldatore superiore, ossia nella zona del torace. Non è un caso quindi, che esista il legame con il sistema funzionale di Cuore, ubicato proprio qui. La gioia inoltre dirige il qi verso l’esterno. A secondo dell’intensità e della durata possiamo dire, che la gioia apra il cuore, permetta al qi di espandersi oppure – quando è eccessiva –disperda il qi. Il gesto che meglio di tutti rappresenta la dinamica energetica della gioia è quello di allargare le braccia, come per un abbraccio. Infatti provare gioia significa anche abbracciare: una persona, un momento oppure il mondo intero. Ma gli aspetti emotivi positivi del sistema funzionale di Cuore comprendono anche altro: comunicare con altri (non nel senso di una comprensione meramente verbale, ma di una vera unione tra due cuori), confidarsi e dare ascolto, partecipare ai sentimenti altrui, farci commuovere da una storia o da un brano di musica, ridere (ed anche piangere) insieme ad altri, tutte queste sono facoltà emotive “sane” che fanno parte della gioia. La capacità di provare entusiasmo, ispirazione e innamoramento (non importa se per una persona o per un’idea) è segno di un sistema di Cuore forte. Non c’è da meravigliarsi che la gioia sia legata al fuoco, al caldo e all’estate. Quanto più ci è facile aprire il cuore in una notte calda su una spiaggia del sud!
Troppa gioia?
Eppure la gioia può essere anche troppa? E troppa gioia può veramente farci ammalare? Come ognuna delle cinque emozioni anche la gioia può diventare un fattore patogeno quando è troppo intensa oppure permane troppo a lungo. Nel caso della gioia il problema maggiore è che semplicemente consuma e disperde troppa energia, oppure che in seguito alla sua dinamica disperdente diventa difficile raccogliere e (con-)centrare il qi. In seguito a una gioia eccessiva possiamo quindi provare un senso di depauperamento e il bisogno di raccoglierci e ritrovare il proprio centro.
Per capire meglio queste problematiche possiamo pensare a quella stanchezza che ci assale, quando passiamo molto tempo insieme ad amici, parlando, ascoltando, ridendo e condividendo sentimenti tutto il tempo, senza mai avere l’occasione di ritirarci. E’ un tipo di stanchezza particolare quella che sentiamo, quando siamo costretti di diffondere più “gioia” di quanta il nostro cuore riesca ad emanare spontaneamente. Questo è un problema ben noto a persone, che per lavoro sono costrette ad intrattenere rapporti continui e possibilmente cordiali ed allegri con altre persone: prima o poi la voglia di aprirsi finisce e il sorriso diventa artificiale. Infatti la “gioia” è faticosa, consuma la nostra energia e non tutti possiamo sostenerla in modo uguale. Forse proprio per questo i clown dopo i loro spettacoli a volte sembrano addirittura tristi?
La gioia disturbata
La facoltà di provare gioia in modo equilibrato e adeguato è una funzione del sistema funzionale di Cuore e – come tutte le emozioni secondo la MTC – può essere disturbata da un disequilibrio all’interno di questo sistema. La dinamica di questa emozione va verso l’esterno, è di natura yang e consuma il qi, quindi questo moto emotivo diventa particolarmente difficile e stancante per persone con un qi o uno yang di Cuore deboli. Queste persone nel contatto con gli altri appaiono piuttosto riservate, risparmiano in gesti e mimica e sono di poche parole. Generalmente non amano troppo le chiacchere, il sentimentalismo, le battute e le serate in compagnia. Dopo un evento sociale hanno bisogno di tempo per riprendersi, sentono il forte bisogno di ritirarsi, di passare del tempo da soli o di raccogliersi in qualche maniera.
Del tutto diverse sono le persone, il cui yang di Cuore è esuberante, sia perché eccessivo di per sé (Fuoco di Cuore), sia perché non controllato abbastanza da una radice yin di Cuore troppo debole (Calore Vuoto con deficit di yin di Cuore). Queste persone parlano molto e volentieri, a volte anche senza loro stessi ascoltare abbastanza, ridono e fanno battute a volte anche in momenti inopportuni, canticchiano  in continuazione e parlano con sé stessi. Non si stancano di parlare dei fatti altrui, sempre con una grande partecipazione emotiva. In caso di Fuoco di Cuore questi fuochi d’artificio comunicativi hanno un qualcosa di rumoroso, esplosivo e brusco, in caso di una debolezza della radice yin di Cuore invece sono accompagnati da una sensazione d’irrequietezza, una sensibilità eccessiva o la sensazione di avere la pelle troppo fine.
La gioia degli adolescenti
Il periodo della vita, in cui il movimento del Fuoco e quindi anche gli aspetti emotivi legati alla gioia passano in primo piano, sono gli anni da adolescenti e giovani adulti. Sono anni di innamoramenti ed entusiasmi, ma anche di progetti di vita in rapida evoluzione. Il Fuoco divampa forte e brusco, ed a volte altrettanto velocemente si spegne. Gli amori che nascono durante il periodo del movimento del Fuoco difficilmente superano la fine dell’innamoramento e spesso si arenano appena lo sguardo entusiasta sul compagno cede il posto ad una visione più sobria.
Questa fase della vita può regalare la ricchezza della gioia così come può portare con sé i pericoli di un suo sbandamento. Sono anni, in cui aprirsi ad altre persone risulta più facile, in cui si ride e si festeggia molto e la vita – nel bene e nel male – arriva più vicina e si fa grande. Ma sono anche anni in cui la gioia facilmente diventa troppa, quando tornare sobri si fa man mano più difficile e si perde il proprio centro in mezzo a tanto svago e tanta distrazione. Inoltre durante questo periodo di vita da una vampata di Fuoco può più facilmente nascere un pericoloso incendio, e da gioioso entusiasmo nascere un’idea fissa esagerata o persino fanatismo cieco.
Quando durante l’infanzia servivano limiti e regole per controllare la rabbia esuberante (nei termini della filosofia cinese: il Metallo controlla il Legno), allora secondo la stessa teoria cinese il rimedio contro una gioia strabordante in età adolescenziale può venire dall’attivazione dell’Acqua (l’Acqua controlla il Fuoco). Trovarsi senza la protezione degli adulti, dover tirare avanti da soli, stare all’erta in una situazione di pericolo o anche solo in un ambiente estraneo, tutte queste sono situazioni che rafforzano la volontà di vivere e portano ad una centratura nel senso del movimento dell’Acqua, la quale potrà contenere la dinamica disperdente del Fuoco senza – speriamo – estinguerla del tutto. Di fatti molte culture e tradizioni confrontano gli adolescenti con situazioni di un certo tipo: riti d’iniziazione, prove di coraggio, viaggi o una formazione che porta lontano da casa sono in questo periodo di vita esperienze particolarmente importanti e a volte anche necessarie.
In questo modo un adolescente potrà superare anche i più focosi anni selvaggi e approdare sano e salvo nel porto sicuro del movimento della Terra, durante il quale potrà finalmente diventare ragionevole.
Karin Wallnofer – la via cinese alla salute