Fiori di Bach: Mustard

Fiori di Bach: Mustard

 

Descrizione originale di Bach:
Per chi è soggetto a periodi di tristezza e disperazione, come se una nuvola fredda e scura lo avviluppasse offuscando la luce e la gioia di vivere. Può darsi che non sia possibile trovare una ragione giustificata o una spiegazione valida per questi episodi. In questa condizione, gli è quasi impossibile apparire allegri e gioviali.

Parola chiave: Tristezza

Mustard come stato
La tristezza è una delle emozioni primarie dell’essere umano. Si potrebbe definire come uno stato di decadimento morale, una pena interiore sconsolata, oscura lugubre, che si contrappone all’emozione dell’allegria. Questo dolore affettivo si può esprimere mediante il pianto e di solito si individua dall’espressione facciale.
Non si deve confondere la tristezza con la depressione, perchè si tratta di un’emozione normale e non di una malattia.
La tristezza può sopraggiungere per cause concrete, come delusioni, problemi, morte di persone care ecc. oppure comparire in determinati periodi dell’anno come l’autunno, ciclicamente in alcune fasi del ciclo mestruale o essere corollario di ragionamenti pessimisti. Tuttavia, in molte persone – come sottolinea lo stesso Bach – può manifestarsi senza alcun elemento scatenante evidente.
Il campo d’azione di Mustard riguarda sia la tristezza che si presenta nel contesto del disturbo depressivo sia situazioni al di fuori di questo quadro. Una persona può provare per vari giorni una tristezza profonda, senza per questo essere depressa.
Anche la tristezza prolungata può sfociare nella depressione, per definirsi tale dovranno manifestarsi nel tempo anche altri sintomi, di cui la tristezza farà parte. In alcuni casi, la tristezza trattata con Mustard può essere vissuta in modo larvato e passare quasi inosservata, come se facesse parte della personalità. Di fatto, nelle personalità depressive è letteralmente così.
La Scheffer descrive che in questo stato: “…..Una vibrazione estranea, intensa e sconosciuta si sovrappone in larga misura alla vibrazione propria della personalità e quasi sospende transitoriamente la sua relazione con il mondo.”
La tristezza si manifesta comunemente con una decelerazione delle funzioni mentali e fisiche, ma in moltri casi si accompagna all’ansia o all’angoscia oppure si trasforma in rabbia o irritabilità.
Riassumendo, Mustard serve a gestire in maniera adeguata la tristezza, indipendentemente dal fatto che questa sia scatenata da una precisa causa oggettivabile. L’essenza non è un antidoto “contro” la tristezza, come si potrebbe interpretare da un’ottica allopatica perchè, tra l’altro, questa emozione ha in generale un proposito positivo.  Esiste però anche  la tristezza Mustard come tratto di personalità .

Livello spirituale
Per Julian Barnard, lo stato Mustard classico è, come la pianta stessa, opportunista: occupa uno spazio vacante. Bisogna aggiungere però che probabilmente questo spazio libero è il vissuto del vuoto generato dall’abisso esistente tra l’anima e la personalità in determinati momenti della vita. Questa sensazione di disconnessione è percepita dall’Io come un forte abbattimento, una caduta nel fondo del pozzo, un “toccare il fondo”. Ci troviamo di fronte a un’autentica emergenza spirituale, in cui la personalità si deve aprire a un nuovo sistema di credenze, una nuova scala di valori. Può essere che i vecchi codici non servano più e i nuovi debbano ancora essere definiti.
La Scheffer torna a descrivere, con vera maestria e ispirazione, la dimensione spirituale dello stato che si vive in Mustard: “……E’ l’espressione della pena dell’anima per il suo potenziale perduto, che la personalità deve sperimentare con dolorosa impotenza. Il fatto di aver vissuto l’immobilità, la separazione totale dell’anima dalla sua fonte di vita propriamente detta, porta prima o poi la personalità ad avere nostalgia di vedere di nuovo la luce della sua anima e di avvicinarvisi.
A questo punto, capiamo che la tristezza non è uno stato da cui si deve fuggire come dalla peste bubbonica, bensì un’opportunità per “chiudere bottega” e fare i rinnovamenti e gli inventari necessari per poi riaprire. Rappresenta un momento di raccoglimento interiore che serve per riprendersi da perdite dolorose, un momento insomma che, se ben utilizzato, segna un prima e un dopo, uno spazio da cui si può uscire enormemente rafforzati. E’ chiaro che in questo processo l’assistenza di Mustard ha un ruolo privilegiato, perchè ci aiuta a gestire e a far scaturire dal vissuto tutto il rendimento possibile.

Abstract: Ricardo Orozco – opere

Fiori di Bach: White Chestnut

Fiori di Bach: White Chestnut

 

Descrizione originale di Bach
Per quelli che non riescono a evitare che la loro mente sia costantemente assillata da pensieri, idee e ragionamenti indesiderati. Ciò di solito accade quando l’interesse per il presente non è abbastanza forte da occupare del tutto la loro mente. I pensieri, anche se respinti, ritornano immancabilmente, come in un turbinio, causando una specie di tortura mentale. La presenza di questi pensieri così spiacevoli toglie la pace e impedisce di concentrarsi sul lavoro o sul piacere quotidiano.

Parole chiave: Pensieri persistenti e indesiderati, dialogo interiore torturante, rimuginazion mentale, preoccupazione, circolo vizioso, ripetizione accellerata.

White Chestnut come tratto di personalità
Non esiste una tipologia White Chestnut, tuttavia esistono determinati tratti di personalità che implicano un funzionamento mentale da disco rigato.
E’ necessario precisare che White Chestnut è uno stato senza contenuto. Si tratta di una dinamica da “disco rigato”, dove i pensieri o le immagini rimangono intrappolate in un circolo vizioso da cui non si riesce a uscire volontariamente.
Si potrebbe definire come un chiacchericcio mentale che s’impossessa della mente, non lasciando quasi spazio alla concentrazione e all’attenzione, per cui le persone in questo stato di solito rimangono assorte. In alcuni casi si potrebbe parlare di una vera e propria tortura mentale. Inoltre, questi pensieri ripetitivi impediscono spesso il sonno e comportano un consumo energetico notevole per cui di solito è presente stanchezza. Molte persone definiscono questo stato White Chestnut come preoccupazione o ansia.
Anche se i pensieri White Chestnut di solito hanno caratteristiche uditive, le persone più visive vivono questo stato attraverso le immagini. White Chestnut costituisce il motore mentale dell’ansia.

White Chestnut come stato
E’ in relazione con il termine preoccupazione. Se analizziamo la composizione della parola, vediamo che la mente è occupata in anticipo. Con che cosà? Con un pensiero inquietante, di solito di tipo negativo. Riguardo a cosa? Solitamente una paura anticipatoria.
La preoccupazione non è qualcosa di negativo in sé, perchè serve a delineare una strategia di fronte a una situazione che richiede o un atteggiamento preventivo o particolare, come per esempio guadagnare per poter pagare l’affitto a fine mese. Il problema nasce quando la preoccupazione si trasforma in un turbine di pensieri ripetitivi e sterili o si retroalimenta dell’interpretazione distorta degli eventi.
La maggior parte di noi può avere un’interminabile lista di problemi o paure e cadere facilmente in dinamiche White Chestnut, anche senza avere una chiara attitudine alla preoccupazione, il che significa vivere White Chestnut come stato e non come caratteristica di personalità. In questo caso, tutto dipenderà dalle circostanze: problemi di salute, economici, affettivi, pericoli diversi.
White Chestnut si può manifestare come una concatenazione di immagini ricorrenti che occupano la nostra mente, per esempio quando si è stati testimoni di un episodio molto spiacevole come un incidente o un omicidio. Si tratta di uno stato da cui si vorrebbe uscire, una tortura della quale vorremmo liberarci.

Livello spirituale
Per la Scheffer, l’errore consisterebbe nel non aver sviluppato un sistema con il quale discernere quali impulsi ideologici debbano essere relegati e quali elaborati, producendo così un ipersaturazione del sistema.
Secondo Katz e Kaminski: “White Chestnut ricanalizza la congestione energetica del piano mentale, permettendo all’individuo di ritrovare una maggiore percezione della sua vita emozionale, soprattutto nei chakra del plesso solare e del cuore. Quando questi centri energetici si riequilibrano, si possono elaborare i sentimenti prima che si trasformino in pensieri ripetitivi e agitati del genere di White Chestnut. In tal modo l’essenza libera la vita mentale per l’attività chiara e calma della mente superiore.
Come denominatore comune, in White Chestnut troviamo una mancanza di autocoscienza relativamente ai processi mentali. La persona presenta problemi nell’identificare le proprie emozioni, il che alimenta la comparsa di pensieri ripetitivi; inoltre ha poca capacità di autocontrollo del flusso dei pensieri, spesso irrazionali e aleatori che ricorrono in questo stato floreale.
In sintesi, in coloro che vivono uno stato White Chestnut permanente l’intelligenza emozionale sembra essere ostacolata. La mente non ha né la pace né la tranquillità sufficienti per potersi dedicare all’apprendimento in questo giorno di scuola.

Abstract: Ricado Orozco – opere

Fiori di Bach: Olive

Fiori di Bach: Olive

 

Descrizione originale di Bach
Per coloro che hanno sofferto molto mentalmente o fisicamente e sono così esauriti e stanchi che sentono di non essere più in grado di compiere il minimo sforzo. Per loro la vita quotidiana rappresenta una dura fatica priva di ogni piacere.

Parole chiave: Esaurimento fisico e mentale in seguito a sforzi fisici e mentali o a sofferenze fisiche o emozionali.

Olive come stato
Olive non è un tratto di personalità, ma uno stato di esaurimento che si può presentare in ogni persona. In Olive di solito esistono precedenti causali che in gran parte giustificano lo stato: sforzi eccessivi fisici o intellettuali, sofferenza emozionale legata al dolore o a conflitti e preoccupazioni persistenti di tipo circolare. In tal caso si potrebbe parlare di una stanchezza successiva a…..
Olive può risultare utile anche nell’esaurimento che accompagna processi febbrili, depressioni, a volte il cancro, nella sindrome di affaticamento cronico ecc.
La Scheffer parla di alcuni stati Olive che derivano da “intensi processi evolutivi interiori che hanno consumato troppa energia a livello inconscio”. In questi casi si può percepire una stanchezza diversa nella motivazione rispetto ad un processo influenzale. La persona può comunicare: “Mi sento come se mi avessero tolto le pile”, oppure: “E’ come se mi si fosse scaricata la batteria”.
Considerando che l’essenza dell’ulivo gestisce l’energia più fisica, quella della “messa a terra”, è logico dedurre che davanti a una necessità straordinaria si sia portati a consumare quella più a portata di mano. In questi casi l’assunzione di Olive rende nuovamente e rapidamente disponibile l’energia facendo in modo che il processo di riassestamento energetico evolutivo non lasci altre aree allo scoperto.
In ogni caso, è interessante osservare che l’energia apportata (o reincanalata) dall’essenza rimane in gran parte subordinata al suo buon uso. Ricordiamo infatti che non ci troviamo di fronte a un farmaco allopatico, bensì all’essenza viva e intelligente di un fiore.
Consideriamo anche le stragi di esaurimento cronico derivanti dall’iperattività presente in molte società moderne di tipo ossessivo. E’ utile rimarcare che lunghi orari di lavoro contribuiscono a cronicizzare gli stati Olive, come pure lo stress derivante dalla precarietà lavorativa esistente, dalla crisi ecc.
Allo stesso modo, molti bambini si vedono sovraccaricati da attività extrascolastiche, compiti completamente inutili e al tempo stesso assurdi e dall’adattamento a un orario familiare dilatato. Di conseguenza, oggi molti ragazzi sono stressati, “scoppiati”, sempre stanchi, assonnati e molto ma molto arrabbiati o depressi. I loro genitori dovrebbero ricordare che all’età dei loro figli avevano molto più tempo libero a disposizione.
La conseguenza immediata dello stress è l’ansia. Entrambi portano all’esaurimento cronico che, unito al pessimismo e al fatto di non intravedere una via d’uscita a breve o medio termine, può portare alla depressione o qualsiasi malattia che faccia uscire, in modo socialmente giustificato,  da questo vicolo cieco. Senza dubbio, tra l’esaurimento cronico e la depressione esiste solo una sottile linea divisoria.

Livello spirituale
Lo stato Olive è una chiamata all’umiltà e secondo Katz e Kaminski ci aiuta a prendere coscienza di quanto l’io fisico sia profondamente collegato con stati più elevati di coscienza animico-spirituale.
Se abusiamo della nostra energia in progetti stimolati solo dall’ego, cadiamo in uno stato di abbruttimento che finisce per anestetizzarci e renderci insensibili ai messaggi intuitivi dell’anima. L’adesione a pseudobisogni sponsorizzati da un consumo sfrenato, da avidità, invidia ecc. può ipotecare tutto il nostro tempo disponibile nell’accumulo di denaro per ottenere quello che crediamo imprescindibile per la nostra vita. D’altro canto, invece, molta gente si sente spinta a un ritmo di lavoro disumano solo per mantenersi sulla soglia della sussistenza. Le due strade portano all’esaurimento e questo, a sua volta, a un intorpidimento delle competenze dell’intelligenza emozionale. E’ logico relazionare tutto questo con un’involuzione dal punto di vista spirituale.
Olive può aiutarci a ottimizzare meglio le nostre risorse, perchè in molti casi favorisce la presa di coscienza del modo in cui stiamo utilizzando la nostra energia. Non è strano che durante l’assunzione sorgano “casualmente” nuove prospettive  di investimento emozionale, vale a dire desideri di dare più spazio alla ricerca di tempo libero per crescere, dedicarsi alla famiglia, al divertimento ecc.
In altri casi, con l’assunzione di Olive si percepisce una specie di calma trascendente, intelligente. Quando però Olive non riesce a farci ridurre il ritmo, ci aiuta comunque a goderci il riposo, ed è anche possibile che gli ossessivi comincino a collegarsi con il loro bisogno di riposo, diventandone pertanto più consapevoli, cosa che può portarli però ad abbandonare il trattamento.

Abstract: Ricardo Orozco – opere

Fiori di Bach: Wild Rose

Fiori di Bach: Wild Rose

 

Descrizione originale di Bach
Per quelli che, senza una ragione apparentemente sufficiente, si rassegnano a tutto quello che accade e scivolano attraverso la vita prendendola come viene, senza fare il minimo sforzo per migliorare le cose, nè per trovare la felicità. Sono persone che senza lamentarsi si sono date per vinte nella lotta della vita.

Parole chiave: Apatia, indifferenza, isolamento.

Wild Rose come tratto di Personalità
Parlare di Wild Rose significa parlare di apatia.  Se esistesse una personalità completamente Wild Rose – e si tratta solo di un’ipotesi – parleremmo di qualcuno con un’apatia pura, non generata da alcun modello floreale scatenante nè vincolata ad esso. La persona in questo stato apparirebbe apatica, vuota, indifferente, annoiata, terribilmente passiva, emozionalmente piatta, isolata e senza desideri. Un altro elemento utile alla diagnosi sarebbe la totale assenza di dolore, di emozioni o sentimenti indesiderati.
Per quanto completamente privo di iniziativa, data la sua apatia, potrebbe essere trascinato da altri a uscire di casa e a svolgere qualche tipo di attività. Potrebbe anche rassegnarsi ad essere maltrattato o a una vita particolarmente difficile.
Pare esistano forme di Wild Rose più difficili da individuare (mascherate), in cui la persona potrebbe avere una specie di vita attiva e agli occhi degli altri sembrare perfino impegnata nel proprio lavoro. Ma in reltà, per lei sarebbe lo stesso avere una promozione o essere licenziata su due piedi oppure un giorno arrivare ala lavoro e trovarvi un cratere profondo 30 metri e, come se non fosse successo niente, entrare in un bar a prendere un caffè.
L’appiattimento emozionale sarebbe allora evidente. E non stiamo parlando di persone represse, vulnerabili di fronte all’espressione emozionale, come gli ossessivi, e neanche di quelli che rimandano la reazione emozionale, come avviene nel dolore differito. Parliamo di qualcuno in cui la forma espressiva – o meglio non espressiva – è sempre così, senza precedenti che giustificano la sua apatia.
Wild Rose è sicuramente il prodotto di un apprendimento dove sono mancati gli stimoli affettivi necessari per sviluppare nel bambino un sistema emozionale un minimo empatico ed efficace. Probabilmente ha avuto genitori o tutori negligenti o con vite molto complicate, che non avevano il tempo per interagire affettivamente con i figli.

Wild Rose come stato
Il lettore avrà già dedotto che è molto più frequente trovare stati temporanei di Wild Rose tematici, che mostrano apatia in diversi ambiti della loro vita, per esempio nella coppia, nel lavoro, nella vita sessuale, sociale, rispetto al denaro ecc. In questi casi Wild Rose si manifesta come stato e non come caratteristica della personalità. Si tratta di fasi della durata limitata, dove non sono coinvolte le altre aree della vita, nelle quali la persona può essere vitale, ottimista e cavarsela benissimo. L’assunzione dell’essenza seleziona perfettamente i  settori carenti che necessitano di essere riattivati. Ciò viene favorito anche dal fatto che la parte non apatica del soggetto sente come anomala quella colpita da Wild Rose ed è molto probabile che chieda aiuto. Non sempre possiamo individuare un rapporto causa-effetto tra gli eventi e la comparsa di apatia.
Quando lo stato Wild Rose colpisce tutta la personalità rappresenta un problema molto più grave. Può derivare direttamente da un disturbo depressivo serio, dove l’apatia è uno dei sintomi diagnostici. Le forme più severe si riscontrano in malattie psichiatriche molto gravi che portano a uno stato “catatonico”. In altri casi, si può arrivare a Wild Rose come meccanismo di difesa dalla sofferenza.

Livello spirituale
Katz e Kaminsky suggeriscono la seguente riflessione: “L’incarnazione in un corpo fisico è un’esperienza piena di lotte e difficoltà: per Wild Rose questo sforzo sembra non valere quasi la pena…..L’essenza insegna che la persona deve abbracciare l’opportunità sacra e preziosa che la vita rappresenta”.
Il dr. Bach scrisse: “La rassegnazione che ci trasforma in semplici passeggeri passivi nel viaggio della vita, apre la porta a innumerevoli influenze avverse, che non avrebbero mai l’opportunità di presentarsi se nella nostra esistenza quotidiana prevalessero lo spirito e il gusto dell’avventura. Qualunque sia la nostra situazione, da un lavoratore in una città gremita di gente a un pastore solitario tra le montagne, dobbiamo lottare per trasformare la monotonia in interesse, i noiosi doveri di routine in una gioiosa opportunità di acquisire esperienza, e la vita quotidiana in un intenso studio dell’umanità e delle grandi leggi fondamentali dell’Universo.”
Wild Rose presuppone uno stato fortemente involutivo, dato che manca la consapevolezza emozionale. Le competenze emozionali non sono sviluppate oppure rimangono  latenti, perciò non vi è capacità di empatizzare. L’ssunzione dell’essenza stimola il protagonismo, il coinvolgimento e la partecipazione alla gestione della propria vita. Inoltre, nel suo aspetto più spiritualizzato, apporta un vivo interesse per tutti gli aspetti del quotidiano e nello stesso tempo può aumentare la capacità di divertirsi.

Abstract: Ricardo Orozco – opere

Fiori di Bach: Honeysuckle

Fiori di Bach: Honeysuckle

 

Descrizione originale di Bach
Per quelli che vivono immersi nel passato, che forse fu un periodo di grande felicità, o nel ricordo di un amico perduto o di ambizioni non realizzate. Ormai non si aspettano felicità più grandi di quelle che hanno già provato.

Parole chiave: Eccessivo peso del passato (lontano o recente, piacevole o spiacevole), nostalgia, ostinazione a vivere nel passato.

Honeysuckle come stato
In Honeysuckle esiste un’eccessiva dipendenza dal passato, che impedisce di vivere il presente con libertà, o almeno di essere  completamente motivato e attivo nel qui e ora.
Si tratta di un modello misto, sia emozionale che mentale, in cui possiamo differenziare due tipi di stati.
Il primo – volontario – è quello classico, descritto nella maggioranza dei testi floreali. Ci troviamo davanti a una persona di solito di una certa età, che esalta il passato a scapito del presente. Non si aspetta più niente dal presente, nè tanto meno dal futuro, la sua “epoca d’oro” ormai è trascorsa e, naturalmente, allora tutto era migliore di oggi: i tempi, la gente, i costumi ecc. Il suo ragionamento può essere molto ripetitivo, con continui riferimenti al passato. Esistono persone talmente ancorate al passato che possono pettinarsi o vestirsi come 30 anni prima e perfino cambiare il tempo verbale dal passato al presente in qualche punto della narrazione.
Il secondo tipo di Honeysuckle, meno citato nella letteratura floreale, è quello involontario, dove il passato spiacevole, traumatico, doloroso, irrompe nella vita di una persona per riscuotere i conti in sospeso. Possono essere traumi diversi, incidenti, aggressioni, morti,  rotture sentimentali, carenze affettive, umiliazioni, errori.
L’assunzione di Honeysuckle non aiuta solo a superare situazioni del passato remoto, ma lo si raccomanda vivamente anche nelle rotture affettive recenti, morte delle persone care e altri casi in cui sia necessario trattare il distacco affettivo. Di solito è molto utile nei bambini piccoli quando cominciano ad andare all’asilo, in persone che emigrano dal loro Paese d’origine e in tutto quello che si riferisce ad un passato molto prossimo.
In generale, Honeysuckle è sempre stata considerata un’essenza che tratta principalmente il peso eccessivo del passato emozionale.
Tuttavia, non bisogna sottovalutare il suo effetto sulla mente, come per esempio il suo aiuto quando è necessario relativizzare il peso di convinzioni troppo rigide e immobiliste.
L’essenza può essere utile come fiore secondario nei processi di disintossicazione da varie sostanze, poichè aiuta a non voltarsi indietro quando nasce la tentazione. In sostanza, Honeysuckle è applicabile a qualsiasi stato in cui si ha l’impulso di tornare al passato, come ricadere in una relazione affettiva già esaurita e per un’infinità di situazioni analoghe.
Un’altra applicazione interessante, anche se poco conosciuta, è l’assunzione di Honeysuckle per colmare dei vuoti di memoria che hanno lasciato pendenze da risolvere.
Come si può notare, in alcuni casi l’assunzione dell’essenza ci aiuta a superare (non a dimenticare) situazioni del passato, spostando in secondo piano il superfluo, mentre in altre occasioni rende più facile riportare alla mente quello che era archiviato nell’oblio senza essere stato risolto. Ricordiamo le parole di Bach:”L’assunzione di Honeysuckle allontana dalla coscienza ogni angoscia e preoccupazione del passato. Neutralizza l’influenza, i desideri e la nostalgia dei tempi passati e ci riporta al presente”.
Potremmo considerarla come un buon catalizzatore, perchè, aiutandoci a liberarci dalla zavorra del passato, ci alleggerisce e ci predispone ad affrontare il presente con strumenti e risorse più versatili e attuali. Indubbiamente questa flessibilità accellera qualsiasi trattamento.

Livello spirituale
Indubbiamente il passato rappresenta un punto di riferimento imprescindibile nel processo di apprendimento e pertanto dell’evoluzione, ma il passato è utile a patto che non vi rimaniamo aggrappati.
Come indica Bach, dobbiamo rimanere assolutamente lucidi e liberi per poter apprendere le lezioni che ci riserva la vita “in questo giorno di scuola”, da qui l’importanza che la mente sia ben ricettiva ai messaggi dell’anima. I vari condizionamenti del passato, l’educazione, le convinzioni negative, gli insegnamenti trasmessi in modo errato possono impedirci di rimanere del tutto presenti nel qui e ora o farci percepire gli insegnamenti più spirituali in modo deformato. Tutto ciò danneggerà il nostro livello di autocoscienza e potrà ostacolare la flessibilità e libertà necessarie per disporre delle risorse che conducono a un apprendimento migliore. Come suggerisce giustamente la Scheffer, voltarsi indietro può rappresentare l’immobilità che impedisce di continuare il nostro cammino.

Astract: Ricardo Orozco – opere

Fiori di Bach: Clematis

Fiori di Bach: Clematis

Descrizione originale di Bach
Per i sognatori e gli addormentati, che non sono mai completamente svegli e non hanno grande interesse per la vita. Persone tranquille, non propriamente felici della loro condizione attuale, che vivono più nel futuro che nel presente. Vivono nella speranza di tempi più felici in cui i loro ideali potranno trasformarsi in realtà. Nella malattia, alcuni fanno pochissimi sforzi o addirittura nessuno per guarire, e in certi casi possono arrivare a desiderare la morte con la speranza di una vita migliore, o forse con il desiderio di ritrovare una persona cara che hanno perduto.

Parole chiave:  mancanza di attenzione, incoscienza, sopore, isolamento passivo, scollegamento, appiattimento emozionale, apatia.

Livello tipologico:
Si tratta di una persona non pratica, distratta, assente, a volte sognatrice. Il suo interesse per il presente e la realtà quotidiana di solito è scarso. Clematis reagisce con apatia di fronte alle circostanze. Nelle forme lievi, spesso evade verso un futuro di fantasia e sovente verso uno spazio atemporale, di disconnessione, che potremmo definire “limbo”, da non confondere con uno stato meditativo. Viaggia in questi mondi fantasiosi in modo solitario, senza lasciar entrare gli altri.
Quasi sempre lo troviamo stanco, come se avesse compiuto grandi sforzi, per cui ha bisogno di dormire molto (ipersonnia) e il suo livello di attenzione, concentrazione e memoria di solito è molto scarso. Insomma, manca di vitalità.
Clematis è un chiaro modello di isolamento passivo, inteso come lo stato in cui una persona si allontana dagli altri per mancanza d’interesse, impulso, apatia.
Clematis di solito è pallido, ha le occhiaie e in inverno può soffrire di problemi circolatori, come mani e piedi freddi, geloni. E’ stata descritta una propensione a difetti visivi, come miopia e altri più gravi, probabilmente relativi simbolicamente alla mancanza di interesse verso ciò che la vita gli mostra. L’istinto di conservazione è piuttosto scarso, perciò in caso di malattia non collabora. Bach definì l’atteggiamento di Clematis di fronte alla vita: “una forma educata di suicidio”.
Emozionalmente è abbastanza piatto, soprattutto a causa del suo scarso livello di energia e interesse  per la vita di relazione, invece i Clematis più lievi (più presenti) sono un pò più ricettivi agli affetti e possono anche essere romantici e coltivare amori platonici. Questi casi ci consentono di rilevare l’importanza dell’influenza dell’ambiente e dell’apprendimento precoce. I genitori preoccupati per la passività di un figlio Clematis possono cercare o trovare il modo per stimolarlo e aiutarlo a sviluppare strumenti che gli permettano di possedere una migliore intelligenza emozionale e, pertanto, un maggior coinvolgimento nei confronti dell’ambiente circostante. Invece, un’educazione trascurata, repressiva o indifferente, finisce col segregarlo come un pezzo difettoso in un silenzioso isolamento. E’ logico che i Clematis più confusi provengano da ambienti dove sono stati considerati “impossibili” o direttamente ignorati.
Il modello di isolamento Clematis può essere considerato dagli altri come egoismo. In realtà non si tratta esattamente di questo, perchè è una persona disinteressata alle cose materiali,  oltre che ingenua e trasparente,  senza ipocrisia. La verità è che, essendo scollegato dalla vita pratica quotidiana, non si può contare affatto su di lui. Clematis non è empatico visto che non riesce a mettersi al posto dell’altro, nè a cogliere il clima emozionale dell’ambiente circostante. Ha bisogno di sviluppare abilità  sociali che gli  permettano di connettersi agli altri nel modo giusto.
Non è aggressivo e solitamente non ha paure ne timori concreti dato il suo scollegamento dalla vita quotidiana.
Alcuni hanno  doti artistiche e, se riescono ad esprimersi attraverso queste, possono essere brillanti.
I Clematis più presenti sono idealisti astratti e utopici che non hanno i piedi per terra. Spesso, di fronte a problemi gravi possono proporre soluzioni fuori luogo, che lasciano sbalorditi gli interlocutori e dimostrano la loro scarsa comprensione del clima emozionale delle situazioni e lo scarso coinvolgimento nelle stesse.
Mancando quasi del tutto di senso pratico, hanno bisogno di essere gestiti e sostenuti da persone più realiste. In caso contrario, possono mettere a repentaglio anche la loro sussistenza materiale. I Clematis mostrano diversi livelli di apatia a seconda del loro grado di disconnessione.

Clemati come stato
Tutti possiamo attraversare stati Clematis transitori, anche se i periodi dove ciò può maggiormente accadere sono l’adolescenza e la vecchiaia.
L’inizio della primavera e dell’autunno sono momenti di transizione in cui si avverte Clematis nell’ambiente, soprattutto in luoghi dove i cambi stagionali sono  più marcati.
Si può cadere in uno stato Clematis transitorio come meccanismo di difesa di fronte a traumi fisici o emotivi, una dissociazione che consiste nel “separarsi” da se stesso per evitare dolore o sofferenza, come se quello che sta accadendo o è appena accaduto succedesse ad altri o lo si stesse guardando come un film.
Molti bambini che vivono in un ambiente famigliare molto destrutturato e violento possono “clematizzarsi” per proteggersi da un contesto troppo duro. Il meccanismo si presenta sotto forma di disconnessione e ottundimento sensoriale o di rifugio in un mondo di fantasia più attraente. Questa seconda strada è meno negativa della prima perchè, per quanto sia fittizzia, rappresenta un modo di vivere i sentimenti. Annullarli è sempre un fenomeno più negativo.

Livello spirituale
Per Bach, Clematis è venuto ad apprendere la lezione dell’affabilità. In questo caso si tratta di avere buone maniere, essere affettuoso, amabile, attento, indulgente, premuroso, di buon cuore, simpatico e con una grande disponibilità, in poche parole essere empatico.
A causa della carenza d’intelligenza emozionale e del suo principale difetto, l’indifferenza, Clematis è abbastanza lontano dall’affabilità. Per svilupparla, deve metaforicamente discendere sulla terra e risvegliarsi al mondo dei sentimenti, prendere piena coscienza dell’esistenza degli altri e capire che possono aver bisogno del suo intervento, del suo aiuto. Si tratterebbe sicuramente di costruire un nuovo schema di valori guidato da una nascente capacità di empatizzare. Valori che naturalmente includono gli altri mediante il coinvolgimento.
La cosa più incoraggiante durante i consulti è che, in alcuni casi, uno dei primi obiettivi dei Clematis migliorati è di voler essere più solidali con gli altri, cominciando sicuramente dai famigliari più stretti.

Abstract: Ricardo Orozco – opere

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