Dic 13, 2018 | ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
Roma, 27 ottobre – Sono in arrivo le prime autorizzazioni dell’Aifa che attribuiscono anche ai rimedi omeopatici il rango di farmaci a tutti gli effetti, status fino ad oggi non riconosciuto.
Ad annunciarlo è Omeoimprese, la sigla delle aziende dei produttori di omeopatici, che informa che all’Agenzia italiana del farmaco sono stati richiesti oltre 3.000 codici di autorizzazione all’immissione in commercio, che verranno rilasciati entro la fine del 2018.
Una vera rivoluzione per le aziende omeopatiche, riferisce una nota Ansa, costrette a presentare al vaglio dell’Agenzia regolatoria nazionale una corposa documentazione e un elaborato dossier di registrazione, mai presentato fino ad ora.
“Le aziende hanno dovuto sostenere onerosi investimenti per adeguarsi alle richieste di Aifa” spiega il presidente di Omeoimprese Giovanni Gorga “e da gennaio 2019 tutti i medicinali omeopatici in commercio avranno ottenuto l’Aic, proprio come avviene per i farmaci allopatici. Vi sono, però, sostanziali differenze, che rischiano di mettere in ginocchio il settore”.
A giudizio di Omeoimprese, pensare di trattare l’omeopatia alla stessa stregua della medicina tradizionale “implica un errore di valutazione. Le aziende omeopatiche, infatti, hanno dimensioni inferiori rispetto alle aziende farmaceutiche” spiega Gorga “e non possono permettersi di affrontare gli stessi costi di registrazione”.
“Il Decreto Tariffe del ministro Lorenzin dello scorso febbraio 2016 stabilisce importi tariffari assolutamente improponibili ” continua il presidente delle aziende di settore. “Si tratta di cifre insostenibili per un settore che comunque non può né vuole pensare di competere con le Big Pharma“.
“Siamo felici che anche l’Aifa e il Ministero abbiamo riconosciuto a tutti gli effetti il valore dell’omeopatia rispetto alla medicina tradizionale” prosegue Gorga, “ma occorre che ogni settore venga considerato in base alle singole peculiarità. In Italia sono oltre 8 milioni le persone che si rivolgono all’omeopatia, e se non troveranno medicine italiane in vendita, compreranno preparati stranieri. Il settore in Italia morirà, a favore delle aziende estere“.
L’obiettivo che Omeoimprese si pone per i prossimi mesi è, dunque, di lavorare con le istituzioni per rivedere il Decreto Tariffe.
http://ordinefarmacistiroma.it/gli-omeopatici-diventano-farmaci-in-arrivo-da-aifa-le-prime-aic-3000-le-richieste/?fbclid=IwAR3DmXRyuAS_pjtUgaiaobFIuGrQAYjMrVi2OSYWjF89PQ2GKxazRdC8NBM
Dic 13, 2018 | ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
Lo studio “Gut microbes promote motor deficits in a mouse model of Parkinson’s disease” da poco pubblicato sulla rivista Cell ha approfondito e dato corpo alle tesi che vedono la possibile esistenza di un collegamento fra il microbioma intestinale e la malattia di Parkinson.
«Per la prima volta – spiega Sarkis Mazmanian, pioniere degli studi sul microbioma, tra gli autori dello studio e professore della California Institute of Technology – abbiamo scoperto un nesso biologico fra il microbioma intestinale e la malattia di Parkinson. Più genericamente, la ricerca rivela che una malattia neurodegenerativa può avere origine nell’intestino e non solo nel cervello, come si pensava in precedenza. La scoperta in pratica rappresenta un cambio di paradigma e apre per il futuro nuove possibilità di trattamento per i pazienti.».
Lo studio
I ricercatori hanno lavorato su topi geneticamente modificati per il Parkinson, dividendoli in due gruppi: il primo cresciuto in ambiente sterile (germ free), il secondo in condizioni normali. I topi cresciuti in ambiente sterile hanno mostrato minori deficit motori e un accumulo ridotto di proteine malformate rispetto ai topi cresciuti in ambiente normale: un trattamento a base diantibiotici su questi ultimi ha dato effetti simili a quelli riscontrati nei topi cresciuti in ambiente sterile. Viceversa, i topi germ free hanno registrato peggioramenti nei sintomi, se sottoposti a un trattamento a base di acidi grassi a catena corta o se sottoposti a trapianti fecali da parte di pazienti affetti da Parkinson. Esiste inoltre un fattore genetico nel potenziale sviluppo della patologia: i ricercatori hanno infatti usato un modello animale geneticamente modificato che replica i sintomi del Parkinson, e i topi non predisposti alla malattia, una volta sottoposti allo stesso trapianto fecale, non hanno sviluppato gli stessi deficit motori.
Questi risultati suggeriscono come in primis esista un’influenza negativa diretta da parte del microbioma intestinale nell’esacerbare i sintomi, con la creazione di un ambiente favorevole all’accumulo di proteine deformi, mentre dall’altra parte confermano che le terapie probiotiche o prebiotiche possono potenzialmente alleviare i sintomi della malattia.
La situazione in Italia
Anche in Italia si stanno realizzando ricerche su microbioma e malattie degenerative. «Oggi c’è molto interesse su questo aspetto ed anche noi abbiamo iniziato un progetto di studio del microbiota intestinale nei pazienti con Parkinson – racconta a Microbioma.it Fabrizio Stocchi, neurologo e direttore del Centro Parkinson dell’IRCCS San Raffaele Pisana – Vi sono indicazioni che il microbiota presenta alterazioni caratteristiche nei pazienti parkinsoniani e sappiamo che la proteina responsabile della morte cellulare nel cervello dei parkinsoniani, l’alfasinucleina, si trova anche nell’intestino di questi pazienti. L’alterazione del microbiota favorirebbe l’ingresso dell’alfasinucleina nel cervello iniziando il processo patologico che porta poi allo sviluppo della malattia. Lo studio riportato in questo articolo supporta questa ipotesi e incoraggia la prosecuzione della ricerca sul microbiota».
Il futuro della ricerca in questo campo: identificare batteri buoni e batteri cattivi per capire come agire
Se antibiotici e trapianti fecali sono ancora lontani dal diventare terapie praticabili nell’immediato, la prossima sfida per gli scienziati sarà proprio identificare le specie batteriche che contribuiscono all’insorgenza del Parkinson o a un aggravamento dei suoi sintomi e quali invece svolgono un’azione protettiva per i pazienti. «Una simile scoperta – conclude il Prof. Sarkis Mazmanian –potrebbe servire da marker diagnostico per la malattia, o persino fornire nuovi obiettivi per lo sviluppo di farmaci specifici. Come ogni altro processo di sviluppo di nuovi farmaci, portare questo lavoro dagli animali agli esseri umani richiederà anni. Ma questo è un primo passo avanti importante verso l’obiettivo a lungo termine: sfruttare le conoscenze che abbiamo acquisito e aiutare ad alleggerire il peso clinico, economico e sociale della malattia di Parkinson».
Ott 17, 2018 | ALIMENTAZIONE E SALUTE, PILLOLE DI RIFLESSIONE
Uno studio francese pubblicato nell’ultimo numero del British Medical Journal lo conferma: l’uso regolare di benzodiazepine per un periodo superiore a tre mesi aumenta notevolmente il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer.
Cosa sono le benzodiazepine?
Le benzodiazepine sono una classe di farmaci psicotropi , vale a dire, che agiscono sul sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) modificando alcuni processi chimici naturali (fisiologici). Porta a cambiamenti di coscienza, umore, percezione e comportamento.
Provoca un effetto ansiolitico (contro l’ansia), miorilassante (rilassante muscolare), ipnotico (induce il sonno), antiepilettico (contro l’epilessia) e amnesico (causando problemi di memoria).Tra i principi attivi e i nomi commerciali citiamo Alprazolam, Bromazepam , Bromiden, Diazepam, Valium e Xanax
Questi farmaci sono comunemente utilizzati per il trattamento di disturbi come ansia, spasmi, insonnia, convulsioni, o agitazione durante l’astinenza da alcol.
L’uso a lungo termine di benzodiazepine è pericoloso?
E’ noto da molti anni che l’uso di benzodiazepine per oltre un mese porta ad assuefazione (necessità di dosi maggiori per ottenere lo stesso effetto), dipendenza (difficoltà o impossibilità di interromperne l’assunzione), e la sospensione può causare sintomi di astinenza (recidiva dei sintomi, più tipicamente la potenziale caduta della pressione arteriosa, allucinazioni, psicosi, allucinazioni, convulsioni, malessere).
Lo studio di Sophie Billioti Gagee, colleghi dell’istituto INSERM, dimostra come le benzodiazepine aumentino significativamente il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer – la più nota malattia neurodegenerativa, che in Italia colpisce centinaia di migliaia di persone ogni anno.
Lo studio Inserm
Lo studio ha preso in considerazione quasi 9.000 persone di età superiore a 66 anni, seguiti per 6-10 anni, dimostrando come l’assunzione giornaliera di psicofarmaci per diversi mesi aumenti il rischio di sviluppare una malattia neurodegenerativa :
- una volta al giorno per 3 – 6 mesi aumenta il rischio di malattia di Alzheimer del 30%
- una volta al giorno per più di sei mesi aumenta il rischio di Alzheimer del 60-80%.
Preoccupazione in Francia
La Francia detiene il triste record di campione del mondo nel consumo di sostanze psicotrope (nel 2012, quasi 12 milioni di transalpini ne avrebbero fatto uso almeno una volta). In particolare, le
benzodiazepine sono spesso prescritte per trattare stress, ansia e disturbi del sonno: tutti sintomi che possono essere curati con metodi alternativi (fitoterapia, omeopatia, agopuntura).
Inoltre, l’approccio farmacologico “cancella” i sintomi ma non risolve il problema, sicché questi sintomi tendono a ripresentarsi dopo l’interruzione del trattamento. Questo porta spesso a prolungare la cura oltre le raccomandazioni delle autorità sanitarie (non più di 12 settimane): molti pazienti continuano ad assumerne per anni.
I pazienti, nel frattempo, devono essere consapevoli dei rischi connessi con tali trattamenti prolungati e cercare metodi di cura alternativi.
http://www.sante-nutrition.org/lien-benzodiadepines-maladie-dalzeimer-confirme/
Ott 3, 2018 | AGOPUNTURA, ALIMENTAZIONE E SALUTE
Il presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Integrata: non significa, «che per patologie gravi, possa essere usata al posto di farmaci. Ma può aiutare a diminuirne il dosaggio o a ridurne gli effetti collaterali»
L’Organizzazione Mondiale della Sanità “sdogana” termini come Yin e Yang o energia vitale. La medicina tradizionale cinese, verrà infatti inserita nel prossimo compendio medico globale. Un’apertura che segue quella nei confronti dell’agopuntura e che non ha mancato di attirare l’attenzione della rivista Nature. Il riconoscimento ufficiale sarà introdotto nell’11/ma edizione della Classificazione Internazionale delle Malattie e dei problemi di salute (ICD). Ma la novità lascia perplessi molti esperti.
Il compendio, che verrà adottato dall’Assemblea Mondiale della Sanità, è un documento periodicamente aggiornato che indirizza il modo in cui si fanno le diagnosi. Nel capitolo 26 della nuova edizione, che diventerà operativa per gli stati aderenti nel 2022, presenterà un sistema di classificazione per identificare concetti come «equilibrio tra Yin e Yang», «Carenza di Qi». La medicina tradizionale cinese si basa infatti sulla teoria che l’energia vitale (Qi) fluisca lungo canali chiamati meridiani e aiuti il corpo a mantenere la salute. La malattia è la rottura di questo equilibrio energetico e i trattamenti, agopuntura o rimedi erboristici, servono a ripristinarlo. L’impostazione occidentale cerca cause ben definite per spiegare la malattia e richiede studi clinicicontrollati che forniscano prove che un farmaco funzioni. Questo in genere non avviene per quella tradizionale cinese, per la quale si verificano anche non pochi effetti avversi. Per questo, molti medici si dicono profondamente preoccupati. Ma l’Oms, rispondendo alle domande di Nature puntualizza che la sua strategia è quella di «fornire una guida per gli Stati membri per la regolazione e l’integrazione, di prodotti sicuri e di qualità garantita», per «integrarla nei sistemi sanitari, ove opportuno». «È probabile che l’impatto sia profondo», si legge su Nature e potrà accelerarne l’entrata a far parte integrante dell’assistenza sanitaria globale.
Con una storia alle spalle di circa 3000 anni la medicina cinese sta vedendo una grande diffusione in tutto il mondo, «anche grazie agli sforzi del governo cinese che sta investendo moltissimo sulla sua validazione scientifica», precisa Massimo Bonucci, presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Integrata (Artoi). Lo stesso Oms, prosegue, «lo scorso anno ha stilato un elenco di patologie, tra cui rinite allergica, dolore, depressione, che sono suscettibili di miglioramento attraverso l’agopuntura, uno degli strumenti utilizzati dalla medicina tradizionale cinese». Ciò non significa, «che per patologie gravi, possa essere usata al posto di farmaci. Ma può aiutare a diminuirne il dosaggio o a ridurne gli effetti collaterali. L’Oms ci indica che non dobbiamo chiudere a priori delle porte, ma approfondire la conoscenza». D’altronde, conclude, «quando parliamo di medici di medicina tradizionale cinese, non parliamo di chi ha fatto corsi di formazione di due anni, ma di medici che hanno studiato dieci anni all’università».
Da https://www.lastampa.it/2018/09/28/societa/curarsi-con-yin-e-yang-loms-sdogana-la-medicina-cinese-oRMNJwTZvEuMAtHAMXY09M/pagina.html
Dott. Mauro Piccini
Giu 15, 2018 | ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE, OMEOPATIA
Acidosi Metabolica e dieta
Alimentarsi in modo corretto e cosciente significa mostrare attenzione e responsabilità nei confronti della propria salute. Le terapie dietetiche sono fondamentali per il recupero delle difese dell’organismo: non richiedono farmaci, né interventi chirurgici e sono molto economiche.
Nel caso si verifichi una condizione di scompenso dell’equilibrio acido-base, l’adozione di una dieta alcalinizzante è uno dei rimedi più efficaci.
Come prevenire l’Acidosi Metabolica
L’Acidosi Metabolica può essere prevenuta e controllata andando a intervenire sul regime dietetico. Diventa fondamentale incrementare il consumo di alimenti alcalinizzanti:
- nutrienti ricchi in sali minerali;
- antiossidanti;
- fitoestrogeni e fibre (frutta e verdura, semi di lino, soia, cereali integrali, legumi, noci, alghe).
Ridurre l’assunzione di alimenti acidificanti contenenti quantità elevate di:
- proteine;
- zuccheri;
- sostanze acide (carne, formaggi, salumi, caffè, bibite e dolci).
È altrettanto importante optare per un’alimentazione equilibrata e varia considerando anche un corretto apporto di acqua.
Acidosi Metabolica e sport
Per correggere una condizione di Acidosi Metabolica è determinante anche adottare uno stile di vita non sedentario.
Per favorire l’eliminazione dell’anidride carbonica è particolarmente utile effettuare un’ora di camminata a passo lento dopo cena.
Muoversi, quindi, e svolgere sport regolarmente è consigliabile:
- nei soggetti sedentari sarà logicamente necessario prevedere un inizio graduale;
- nelle persone attive non dev’essere mai portata all’eccesso per evitare che diventi controproducente.
Un’attività sportiva esasperata può persino risultare dannosa: non bisogna dimenticare che gli atleti agonisti sono i primi a mostrare condizioni di Acidosi Metabolica acuta e di ossidazione anche grave.
Acidosi Metabolica e integratori alimentari alcalinizzanti
Nel caso questi rimedi naturali contro l’Acidosi Metabolica – gli interventi sull’alimentazione e sullo stile di vita – non fossero sufficienti, potrebbe essere utile assumere integratori alimentari e sali minerali alcalinizzanti in grado di regolare il pH e riportarlo a valori ottimali.
Come correggere l’Acidosi Metabolica
Una corretta cura per l’Acidosi Metabolica e terapia per il riequilibrio del pH prevede, innanzitutto, un intervento sul comportamento alimentare con la prescrizione di una dieta povera di cibi acidogeni e ricca di alimenti alcalogeni, affiancata da un programma di un’attività motoria adeguato per il soggetto e dal recupero dei giusti ritmi circadiani.
Poiché, difficilmente, la sola rieducazione alimentare è sufficiente per curare gli organismi più compromessi, è necessario iniziare una terapia nutrizionale, somministrando un integratore alimentare a base di sali minerali alcalinizzanti.
Ciononostante è bene considerare che la dieta rappresenta, sempre e comunque, il fattore più importante per intervenire nella regolazione dell’equilibro acido/base. Oltre ai bicarbonati e ai citrati non bisogna dimenticare che un organismo sano e non affaticato è normalmente in grado di trasformare gli acidi naturali di molti alimenti crudi (per esempio arance, pompelmi, pomodori, frutti aciduli) in carbonati alcalini, che sono basici e utili all’economia dell’organismo…
Mettere ordine nell’alimentazione
Particolare attenzione va prestata anche all’ordine di somministrazione degli alimenti in un pasto completo.
Per poter svolgere la sua azione digestiva, lo stomaco possiede un ambiente fortemente acido: quando si ingeriscono alimenti molto difficili da smaltire, principalmente quelli ricchi di proteine e lipidi, le cellule gastriche secernono maggiori quantità di acido cloridrico.
Il contenuto fortemente acido, a causa dei succhi gastrici, passa poi nel duodeno, dove è necessario, invece, un ambiente alcalino perché gli enzimi epato-pancreatici possano svolgere efficacemente la loro azione.
Per contrastare l’acido cloridrico riversato a livello intestinale, vengono richiamate nel torrente circolatorio ingenti quantità di bicarbonati prelevati a livello tissutale, creando uno stato di alcalosi ematica.
Per permettere che questo processo avvenga in maniera progressiva e controllata è necessario che l’assimilazione dei cibi in un pasto segua un ordine ben preciso, anticipando gli alimenti più digeribili (ricchi di enzimi, vitamine e minerali) e lasciando alla fine del pasto quelli più “pesanti”.
Frutta e verdura, preferibilmente crude, andrebbero consumate in quantità abbondante all’inizio del pasto, seguite nell’ordine da carboidrati, proteine e lipidi, dosando naturalmente la quantità in funzione del soggetto e del potere acidificante del singolo alimento.
da www.acidosimetabolica.it
Giu 6, 2018 | ALIMENTAZIONE E SALUTE, MEDICINA FUNZIONALE
Acidosi Metabolica: la complessità della diagnosi
Comprendere se si è in una condizione di Acidosi Metabolica latente è molto complesso e per questo diventa fondamentale l’adeguato supporto medico di uno specialista preparato.
Quando i sistemi tampone che l’organismo umano possiede, per preservare l’equilibrio acido-base e i valori corretti del pH del sangue, sono compromessi, può manifestarsi un’ampia gamma di sintomi, molto diversi tra di loro. Questo è dovuto al fatto che le scorie acide possono svilupparsi e accumularsi all’interno di organi, apparati e tessuti differenti.
Acidosi Metabolica: segni e sintomi
Ecco alcuni disturbi che possono rappresentare una spia di una condizione di Acidosi Metabolica latente.
- Cefalea;
- Alterazione del ritmo sonno-veglia;
- Tachicardia;
- Infezioni e candidosi recidivanti;
- Gengiviti;
- Afte e alitosi;
- Crampi e dolori muscolari;
- Sudorazione eccessiva particolarmente acida;
- Eczemi e altre lesioni cutanee;
- Perdita di capelli.
Normalmente al comparire di questi sintomi, si cerca una soluzione attraverso interventi terapeutici di carattere sintomatico, dimenticando che in realtà questi problemi potrebbero essere le evidenze cliniche di una condizione di Acidosi Metabolica latente.
Possono essere, al tempo stesso, cause e sintomi di Acidosi anche:
Negli individui che presentano questo quadro sintomatologico, l’energia nervosa necessaria per una completa digestione e assimilazione dei nutrimenti contenuti nel cibo non è sufficiente. Il corpo non è più in grado di operare le dovute trasformazioni metaboliche e gli acidi degli alimenti entrano nella circolazione, generando una riduzione del pH del sangue.
Come affrontare l’Acidosi Metabolica
Per affrontare in modo adeguato la situazione, è fondamentale che una persona che manifesti, continuativamente, uno dei sintomi descritti si confronti con un medico preparato, che sia in grado di diagnosticare e correggere un’eventuale condizione di Acidosi Metabolica latente, in modo tale da evitare il rischio di sviluppare patologie molto più gravi.
Acidosi Metabolica: cause e sintomi
Effettuare una diagnosi corretta e individuare una condizione di Acidosi Metabolica Latente non è per nulla semplice. Intanto bisogna ricordare che i distretti corporei nei quali inizia a insorgere il fenomeno possono essere diversi. In secondo luogo le cause possono essere differenti e riconducibili a:
- alterazioni alimentari;
- variazioni dello stile di vita e stress;
- alterazione della funzionalità degli organi dei sistemi tampone;
- contaminazione da agenti inquinanti;
- intossicazione da farmaci.
Oltre a ciò è importante considerare che le alterazioni del pH influenzano tutte le reazioni biochimiche, poiché ogni enzima necessita del corretto e specifico valore di pH per svolgere la propria funzione: le amilasi, ad esempio, lavorano in un ambiente neutro, le pepsine in uno acido e le lipasi in uno alcalino.
Acidosi Metabolica: la spia delle malattie demineralizzanti
L’osteoporosi è senza dubbio una conseguenza diretta di uno stato di Acidosi: nel caso si riscontrassero quindi malattie demineralizzanti, saremo sicuramente di fronte a uno stato di iperacidificazione dell’organismo.
Nei soggetti di sesso maschile, in particolare, l’individuazione di processi di demineralizzazione ossea è sempre da considerarsi un campanello d’allarme che prefigura l’insorgere di patologie importanti o la conseguenza di particolari terapie farmacologiche notevolmente invasive e tossiche.
I sintomi dell’Acidosi Metabolica
Analizzare segni e sintomi clinici molto vari e ricondurli all’Acidosi Metabolica latente è di conseguenza complesso.
Ecco un elenco dei più comuni e significativi sintomi di Acidosi Metabolica, suddivisi per organo e parte anatomica.
Acidosi Metabolica Sintomi: testa e occhi
- Intenso pallore (dovuto alla contrazione dei capillari);
- Mal di testa;
- Occhi lacrimosi e ipersensibili;
- Congiuntiviti;
- Blefariti;
- Cheratite.
Acidosi Metabolica Sintomi: bocca
- Gengive infiammate e ipersensibili;
- Afte;
- Fessure agli angoli delle labbra
Acidosi Metabolica Sintomi: denti
- Ipersensibilità e irritazione dei denti al contatto con alimenti freddi e/o caldi;
- Carie;
- Nevralgie dentarie.
Acidosi Metabolica Sintomi: stomaco
- Acidità e dolori di stomaco;
- Rigurgiti;
- Spasmi;
- Ulcere;
- Reflussi gastroesofagei;
- Alitosi.
Acidosi Metabolica Sintomi: intestino
- Disordini intestinali;
- Bruciori al retto;
- Predisposizione alle infiammazioni intestinali;
- Stipsi;
- Flatulenza;
- Autointossicazione;
- Micosi e candida;
- Emorroidi;
- Feci dure e secche;
- Lingua impaniata sulla parte posteriore;
- Alito cattivo al risveglio;
- Rigurgiti;
- Ulcere gastro-duodenali;
- Coliti;
- Insonnia connessa con una sensazione di digestione prolungata.
Acidosi Metabolica Sintomi: reni e vescica
- Urine acide;
- Irritazioni e bruciori alla vescica e all’uretra;
- Poliuria (minzioni frequenti e abbondanti con urine chiare) da irritazione renale;
- Cistiti recidivanti;
- Calcoli renali e vescicali.
Acidosi Metabolica Sintomi: vie respiratorie
- Raffreddori;
- Tosse e bronchiti frequenti;
- Sinusiti;
- Mal di gola;
- Tonsille e adenoidi ingrossate;
- Predisposizione alle allergie.
Acidosi Metabolica Sintomi: pelle e annessi cutanei
- Cellulite;
- Ritenzione idrica;
- Sudore acido;
- Pelle secca, arrossata e irritata nelle zone sottoposte a forte sudorazione;
- Fessure e screpolature tra le dita e intorno alle unghie;
- Micosi;
- Orticaria;
- Foruncoli;
- Eczemi di varia natura;
- Unghie fragili, striate, con macchie bianche;
- Perdita di capelli.da acidosimetabolica.it