LA CAUSA PRIMARIA DEL CANCRO


Nel 1931 lo scienziato tedesco Otto Heinrich Warburg ha ricevuto il Premio Nobel per la scoperta sulla causa primaria di cancro. Proprio così. Ha trovato la causa primaria del cancro e ha vinto il Premio Nobel. Otto ha scoperto che il cancro è il risultato di uno stile di vita anti-fisiologico.

Ciò perché sia con uno stile nutrizionale anti-fisiologico (dieta basata su cibi acidificanti) sia con l’inattività fisica, il corpo crea un ambiente acido. Nel caso di inattività, per una cattiva ossigenazione delle cellule. L’acidosi cellulare causa l’espulsione dell’ossigeno. La mancanza di ossigeno nelle cellule crea un ambiente acido.

Egli ha detto: “La mancanza di ossigeno e l’acidità sono due facce della stessa medaglia: se una persona ha l’uno, ha anche l’altro”. Cioè, se una persona ha un eccesso di acidità, automaticamente avrà una mancanza di ossigeno nel suo sistema. Se manca l’ossigeno, avrete acidità nel vostro corpo.

Egli ha anche detto:
“Le sostanze acide respingono ossigeno, a differenza di quelle alcaline che attirano ossigeno. Cioè, un ambiente acido è un ambiente senza ossigeno.”
“Privando una cellula del 35% del suo ossigeno per 48 ore è possibile convertirla in un cancro.”
“Tutte le cellule normali, hanno il bisogno assoluto di ossigeno, ma le cellule tumorali possono vivere senza ossigeno.”
“I tessuti tumorali sono acidi, mentre i tessuti sani sono alcalini.”

Nella sua opera “Il metabolismo dei tumori” Otto ha mostrato che tutte le forme di cancro sono caratterizzate da due condizioni fondamentali: acidosi del sangue (acido) e ipossia (mancanza di ossigeno). Ha scoperto che le cellule tumorali sono anaerobiche (non respirano ossigeno) e non possono sopravvivere in presenza di alti livelli di ossigeno. Le cellule tumorali possono sopravvivere soltanto con glucosio e in un ambiente privo di ossigeno. Pertanto, il cancro non è altro che un meccanismo di difesa che hanno alcune cellule del corpo per sopravvivere in un ambiente acido e privo di ossigeno. In sintesi:

• Le cellule sane vivono in un ambiente ossigenato e alcalino che consente il normale funzionamento;
• Le cellule tumorali vivono in un ambiente acido e carente di ossigeno.

Una volta terminato il processo digestivo, gli alimenti, a secondo della qualità di proteine, carboidrati, grassi, vitamine e minerali, forniscono e generano una condizione di acidità o alcalinità nel corpo. In altre parole… dipende unicamente da ciò che si mangia.

Il risultato acidificante o alcalinizzante viene misurato con una scala chiamata pH, i cui valori vanno da 0 a 14, al valore 7 corrisponde un pH neutro. È importante sapere come gli alimenti acidi e alcalini influiscono sulla salute, poiché le cellule per funzionare correttamente dovrebbe avere un pH leggermente alcalino (di poco sopra il 7).

In una persona sana, il pH del sangue è compreso tra 7,4 e 7,45. Se il pH del sangue di una persona è inferiore a 7, va in coma.

Alimenti che acidificano il corpo


• Lo zucchero raffinato e tutti i suoi sottoprodotti. È il peggiore di tutti: non ha proteine, è senza grassi, è senza vitamine o minerali, ha solo carboidrati raffinati che schiacciano il pancreas. Il suo pH è di 2,1 (molto acido);
• Carne (tutti i tipi);
• Prodotti di origine animale (latte e formaggio, ricotta, yogurt, ecc.);
• Sale raffinato;
• Farina raffinata e tutti i suoi derivati (pasta, torte, biscotti, ecc.);
• Pane (la maggior parte contengono grassi saturi, margarina, sale, zucchero e conservanti);
• Margarina;
• Antibiotici e medicine in generale;
• Caffeina (caffè, tè nero, cioccolato);
• Alcool;
• Tabacco (sigarette);
• Qualsiasi cibo cotto (la cottura elimina l’ossigeno aumentando l’acidità dei cibi);
• Tutti gli alimenti trasformati, in scatola, contenenti conservanti, coloranti, aromi, stabilizzanti, ecc.

Il sangue si autoregola costantemente per non cadere in acidosi metabolica, per garantire il buon funzionamento e ottimizzare il metabolismo cellulare. Il corpo deve ottenere delle basi minerali alimentari per neutralizzare l’acidità del sangue nel metabolismo, ma tutti gli alimenti già citati (per lo più raffinati) acidificano il sangue. Dobbiamo tener conto che con il moderno stile di vita, questi cibi vengono consumati almeno 3 volte al giorno, 365 giorni l’anno e tutti questi alimenti sono anti-fisiologici.

Alimenti che alcalinizzano il corpo


• Tutte le verdure crude (alcune sono acide al gusto, ma all’interno del corpo avviene una reazione alcalinizzante; altre sono un po’ acide, tuttavia forniscono le basi necessarie per il corretto equilibrio; le verdure crude producono ossigeno, quelle cotte no;
• La frutta, stessa cosa. Ad esempio, il limone ha un pH di circa 2,2. Tuttavia, all’interno del corpo ha un effetto altamente alcalino (probabilmente il più potente di tutti, non fatevi ingannare dal sapore acidulo). La frutta produce abbastanza ossigeno;
• Alcuni semi, come le mandorle, sono fortemente alcalini;
• I cereali integrali. L’unico cereale alcalinizzante è il miglio. Tutti gli altri sono leggermente acidi, tuttavia, siccome la dieta ideale ha bisogno di una percentuale di acidità, è bene consumarne qualcuno. Tutti i cereali devono essere consumati cotti;
• Il miele è altamente alcalinizzante;
• La clorofilla  è fortemente alcalina;
• L’acqua è importante per la produzione di ossigeno. La disidratazione cronica è la tensione principale del corpo e la radice della maggior parte tutte le malattie degenerative. Lo afferma il Dott. Feydoon Batmanghelidj;
• L’esercizio ossigena tutto il corpo; uno stile di vita sedentario usura il corpo.

L’ideale è avere una alimentazione di circa il 60% alcalina piuttosto che acida, e naturalmente evitare i prodotti maggiormente acidi, come le bibite, lo zucchero raffinato e gli edulcoranti. Non abusare del sale o evitarlo il più possibile. Per coloro che sono malati, l’ideale è che l’alimentazione sia di circa 80% alcalina, eliminando tutti i prodotti più nocivi. Se si ha il cancro il consiglio è quello di alcalinizzare il più possibile. Inutile dire altro, non è vero?

Dr. George W. Crile, di Cleveland, uno dei chirurghi più rispettati al mondo, dichiara apertamente: “Tutte le morti chiamate naturali non sono altro che il punto terminale di un saturazione di acidità nel corpo.”

Come precedentemente accennato, è del tutto impossibile per il cancro di comparire in una persona che libera il corpo dagli acidi con una dieta alcalina, che aumenta il consumo di acqua pura e che eviti i cibi che producono acido. In generale, il cancro non si contrae e nemmeno si eredita. Ciò che si eredita sono le abitudini alimentari, ambientali e lo stile di vita. Questo può produrre il cancro.

Mencken ha scritto: “La lotta della vita è contro la ritenzione di acido. Invecchiamento, mancanza di energia, stress, mal di testa, malattie cardiache, allergie, eczema, orticaria, asma, calcoli renali, arteriosclerosi, tra gli altri, non sono altro che l’accumulo di acidi.”

Il dr. Theodore A. Baroody ha detto nel suo libro “Alcalinizzare o morire”: “In realtà, non importa i nomi delle innumerevoli malattie, ciò che conta è che esse provengono tutte dalla stessa causa principale: molte scorie acide nel corpo.”

Dr. Robert O. Young ha detto: “L’eccesso di acidificazione nell’organismo è la causa di tutte le malattie degenerative. Se succede una perturbazione dell’equilibrio e un corpo inizia a produrre e immagazzinare più acidità e rifiuti tossici di quelli che è in grado di eliminare allora le malattie si manifestano.”

 

COLESTEROLO AMICO O NEMICO?

Il sistema medico-farmaceutico vuole convincere la popolazione che il colesterolo è la causa maggiore di infarto e d’incidenti celebrali. E’ falso!
Perchè si racconta questo? Per vendere più medicinali anticolesterolo, le statine.
Una persona di più di 45 anni su tre, in Francia  (otto milioni di persone) prendono le statine. Ciò costa una fortuna alla Sicurezza Sociale (Un miliardo d’euro all’anno). Le vendite aumentano da più di 10 anni.
Ma ciò che non viene detto , è che il colesterolo non è un veleno. E le persone sotto statine mettono spesso la loro salute in pericolo, perchè questi medicinali corredano un elenco lungo come un braccio  di effetti secondari debilitanti – da insufficienza cardiaca a dolori muscolari, passando per perdita di memoria e lesioni del fegato.
In compenso, uno studio pubblicato nell’ American Heart Journal (Gennaio 2009) analizzando 137000 pazienti ammessi  negli ospedali degli Stati Uniti con crisi cardiaca ha dimostrato che  circa il 75% di essi aveva un tasso di colesterolo “normale”.

Una cospirazione per mantenervi ammalati
Perchè nè i medici, nè i chirurghi, nè gli ospedali, nè le società farmaceutiche – se non poche persone nella professione medica – non accettano di dire la verità sulle statine?
Perchè non vogliono che sappiate che i medicinali che diminuiscono il tasso di colesterolo provocano numerosi effetti secondari, senza per questo proteggere dalle malattie cardiovascolari?
Ci sono parecchie ragioni.
Da una parte, ci sarebbero  molti cardiologi e molti medici che dovrebbero pubblicamente riconoscere che si sbagliano da più di trent’anni  e  ciò, credetemi non è facile. Attualmente ogni persona che critica queste politiche o in disaccordo con esse  è etichettato come eretico, ignorato e ridicolizzato. Lo straordinario libro di cardiologia di Michel de Lorgeril sui mezzi naturali di prevenire l’infarto, che è stato appena pubblicato, è stato totalmente ignorato dalla stampa. Unicamente perchè denuncia, con l’appoggio di argomenti scientifici, una verità che disturba troppo il mondo medico.
Michel de Lorgeril è ancora ricercatore al CNRS e ha scritto centinaia d’articoli nelle più grandi riviste scientifiche. I suoi libri contengono tutte le notizie più avanzate sulla ricerca, e innumerevoli consigli vitali e rassicuranti per le persone che temono per il loro cuore e le loro arterie.
Vista l’importanza di queste rivelazioni per milioni di malati in Francia, questo silenzio dei media è inspiegabile.
D’altra parte, la medicina è diventata, purtroppo, un grande affare. E se voi non prendete d medicinali…..o se prevenite le malattie o se guarite voi stessi naturalmente….. nessuno guadagnerà un centesimo.

La sostanza nutriente che vogliono nascondere
Tra gli effetti indesiderati delle statine, uno dei più dannosi è che il vostro organismo è significativamente privato di riserve di coenzima-Q10 (CoQ10).
Il  CoQ10 interviene nei vostri mitocondri, che sono le piccole centrali elettriche che forniscono ai vostri muscoli l’energia che gli permette di contrarsi.
Ora, qual’è il principale muscolo del vostro organismo, di cui avete più bisogno? E’ evidentemente il vostro cuore.
Il CoQ10 è indispensabile al funzionamento dei muscoli, e il vostro cuore è il vostro muscolo più importante e vitale.
Pretendere di guarire il vostro cuore svuotando le riserve di CoQ10, è come se un meccanico truffatore vi modificasse il motore della vostra auto promettendovi le migliori performance, derubando alle vostre spalle, il contenuto del serbatoio!!
Se voi prendete  medicinali che  fanno abbassare il tasso di CoQ10 – ed è il caso della maggior parte dei medicinali che fanno abbassare il colesterolo – è importante compensare prendendo degli integratori  di CoQ10 per via orale.
Troppi pochi medici informano oggi i loro pazienti.

Il colesterolo è un bene per la salute
Il colesterolo è spesso denigrato dall’istituzione scientifica e medica, ma il fatto è che  è un componente essenziale del vostro corpo. In effetti, i livelli ridotti di colesterolo sono correlati a problemi di salute, in particolare a emoraggie celebrali.
Ma un ridotto tasso di  colesterolo è stato messo in relazione con un rischio più elevato di cancro.
Il legame tra il rischio di cancro e colesterolo basso è stato stabilito in modo ricorrente da studi scientifici, tanto che occorre considerare tanto assurdo e pericoloso gioire d’avere un tasso di colesterolo basso, e più ancora di raggiungerlo attraverso un’alimentazione povera di grassi o peggio ancora, attraverso farmaci.

Per un buon tasso di vitamina D, voi avete bisogno di colesterolo
Una  possibile spiegazione di questo collegamento tra debole tasso di colesterolo e cancro, è che il colesterolo è l’ingrediente di base della vitamina D; la vitamina  D è in realtà del colesterolo che ha subito una modificazione chimica nella pelle sotto l’influenza della luce solare.
Ora, la vitamina D gioca un ruolo cruciale nella regolazione della riproduzione cellulare. Una mancanza cronica di vitamina D può favorire lo sviluppo anarchico di cellule, e dunque di tumori.
Un altro indice che la mancanza di colesterolo può provocare il cancro è che uno studio su quattro anni ha stabilito che la combinazione di due medicinali anti colesterolo, la simvastatina e l’Ezetimibe, erano correlate con un aumentato rischio di cancro. Quando sono stati tilizzati  risultati di tre studi in cui la simvastatina e l’Ezetimibe erano prese in associazione, il rischio di decesso per cancro è aumentato del 45%.
Ma questo risultato è stato messo da parte dagli scienziati che, sorprendentemente, l’hanno attribuito al “caso”.
Da notare che un dossier Santè Nature innovation sul colesterolo è stato pubblicato nel mese di febbraio 2012. E’ a mia conoscenza, la migliore sintesi che è stata fatta sul soggetto, in uno stile facile e piacevole da leggere.

Jean-Marc Dupuis

N.B.: Le informazioni di questo articolo sono pubblicate a titolo puramente informativo e non possono essere considerate come dei consigli medici personalizzati. Alcun trattamento non deve essere intrapreso basandosi unicamente  sul contenuto di questo articolo, ed è fortemente raccomandato al lettore di consultare dei professionisti di salute debitamente accreditati per tutte le domande relative alla loro salute e al loro benessere. Non si possono fornire cure mediche omologate. Questo articolo è un servizio d’informazione gratuito di NOUVELLES PUBLICATIONS de la SANTE’ NATURELLE.

OMEOPATIA: UNA RISORSA FONDAMENTALE

Le novità sulla registrazione dei farmaci e sul sempre  maggior ricorso degli italiani alle Medicine Complementari stanno stimolando il confronto tra gli attori del settore. Nell’intervista che segue Claudia Gurschler (amministratore delegato di  Boiron Italia ) illustra ad ampio raggio il punto di vista dell’azienda francese sui temi appena citati, e aggiunge ulteriori considerazioni su come il ricorso all’omeopatia possa essere d’aiuto al cittadino nell’affrontare i costi della salute in un periodo critico come l’attuale.

Da una recente indagine che Omeoimprese ha commossionato a DoxaPharma emerge che gli italiani fanno sempre maggior ricorso ai medicinali omeopatici. Come commenta questi risultati? Dai dati presentati emerge che 1 italiano su 6 – cioè quasi 7 milioni di italiani adulti – ha utilizzato medicinali omeopatici nell’ultimo anno e che l’82,5% della popolazione dichiara di conoscere l’omeopatia. Sono risultati che evidenziano come questi medicinali, in Italia, siano sempre più diffusi, conosciuti e utilizzati. L’indagine rileva anche un altro dato per noi molto significativo: il 61% degli italiani auspica un ruolo informativo da parte del proprio medico di famiglia e il 42% della popolazione accetterebbe la prescrizione di un farmaco omeopatico, se consigliato dal proprio medico. Il 26% dei consumatori desidera inoltre un crescente ruolo informativo da parte del farmacista nella diffusione di informazioni sull’omeopatia. Molto spesso queste informazioni sono cercate su internet: DoxaPharma ha rilevato infatti come il 41% degli utilizzatori di medicinali omeopatici ricerchi informazioni riguardanti efficacia, indicazioni, test scientifici e modalità/posologia proprio sul web. In particolare, l’argomento più ricercato riguarda le indicazioni terapeutiche delle specialità che, in Italia, in base al D.Lgs. 219/2006, non possono essere riportate all’interno del foglietto illustrativo o sulla confezione. Non stupisce, quindi, un’altra tendenza evidenziata dalla ricerca: il 46,7% degli utilizzatori si fida del consiglio di amici e parenti, i quali una volta verificata la validità del medicinale omeopatico, lo hanno consigliato. Ciò significa che la notorietà dell’omeopatia è cresciuta grazie a un passaparola senz’altro positivo, ma che va rivalutato soprattutto alla luce della richiesta di ricevere maggiori informazioni da parte del medico di famiglia e del farmacista. Per un’azienda come la nostra, che ricopre una posizione di leadership nella produzione e distribuzione di medicinali omeopatici, sono tutti segnali su cui riflettere, perché ci permettono di capire sempre meglio il rapporto del consumatore con questi medicinali e il ruolo di medici e farmacisti in tal senso.

Negli ultimi mesi si è tornati a parlare di registrazione semplificata per i medicinali omeopatici. Quali sono, dal vostro punto di vista, le novità in questo ambito? In realtà non ci sono vere e proprie novità. Il quadro normativo in cui ci stiamo muovendo è ancora quello delineato dalla Direttiva Comunitaria 2001/83/CE, che definisce i criteri per la  registrazione dei medicinali omeopatici senza indicazioni terapeutiche (registrazione semplificata, art. 14) e con indicazioni terapeutiche (art. 16,2° comma). Ricordo a tale proposito che, nel nostro Paese, il recepimento della direttiva europea non ha visto a oggi la definizione di regole specifiche che – tenendo conto delle tradizione omeopatica – permettessero la registrazione dei medicinali omeopatici con indicazioni terapeutiche e posologia da riportare sia sulla confezione, che sul foglietto illustrativo. Questo problema riguarda in particolar modo le cosiddette specialità, costituite da un singolo medicinale omeopatico o da associazioni di farmaci omeopatici differenti. Ciascuna specialità ha precisi campi di applicazione e può essere prescritta dal medico, consigliata dal farmacista o utilizzata per l’automedicazione. Si tratta infatti di medicinali omeopatici che, per loro natura, sono stati concepiti per specifiche patologie minori, tipiche dell’automedicazione e che potrebbero quindi essere dispensati come tali, a fronte di un chiaro riferimento all’indicazione terapeutica e alla posologia sul foglietto illustrativo. Una legge tutta italiana del 2006 – che recepisce la direttiva europea 83 del 2001 – consente però di comunicare le indicazioni terapeutiche solo ai medici e ai farmacisti, motivo per cui le confezioni degli omeopatici “specialità” sono prive di indicazioni su campi di applicazione e posologia. A questo divieto si aggiunge anche quello di fare pubblicità al pubblico. In Paesi come la Francia, invece, questo problema non si pone e i medicinali omeopatici specialità possono riportare sulla confezione indicazioni terapeutiche, campi d’applicazione e posologia. Discorso differente si deve fare invece per i medicinali omeopatici a nome comune che, per loro natura, potrebbero essere utilizzati in modo diverso a seconda del paziente e della patologia, prevedendo quindi un intervento da parte del medico e/o del farmacista; i medicinali omeopatici a nome comune seguirebbero comunque l’iter della registrazione semplificata.

La registrazione degli omeopatici dovrà in ogni modo avvenire entro il 2015? Attualmente i medicinali omeopatici in Italia sono notificati, ma entro il 2015 dovranno essere registrati a tutti gli effetti. Recentemente è stata rilasciata da Aifa una piattaforma software per la creazione di una banca dati che censisca i prodotti sul mercato. Si tratta, in un certo senso, di un punto di avvicinamento alla vera e propria registrazione dei circa 30.000 medicinali omeopatici presenti sul mercato.

Cosa può fare la politica per aiutare la maggior diffusione delle cure omeopatiche. Pensate che il mondo politico abbia recepito questo segnale dalla società? L’interesse mostrato dalla politica, da AIFA e dal Ministero della Salute riguardo al settore, rappresenta un segno positivo per favorire il processo di accessibilità e diffusione dei medicinali omeopatici nel nostro Paese. Tuttavia, come azienda leader di mercato in Italia e all’estero, quello che più ci preme è il riconoscimento degli omeopatici come medicinali a tutti gli effetti. Il primo passo per parificare i farmaci omeopatici a quelli convenzionali è risolvere il problema dell’impossibilità di comunicare le indicazioni terapeutiche nelle confezioni degli omeopatici specialità. Alla luce dei limiti attuali, non stupisce quindi se dall’indagine DoxaPharma emerge che l’argomento più ricercato sul web dagli utilizzatori di farmaci omeopatici riguardi proprio le indicazioni terapeutiche. Questa situazione non rappresenta solo un problema per i pazienti, ma è anche in contrasto con i principi di sicurezza e tutela della salute dei cittadini. Ad ogni modo, vista la proficua collaborazione e l’interesse di politici e istituzioni verso il settore, siamo fiduciosi che si possa trovare una soluzione per risolvere il problema e normalizzare finalmente questa tipologia di farmaci.

Come può l’omeopatia venire incontro a chi è in difficoltà nel sostenere le spese sanitarie ? Uno dei luoghi comuni più frequenti sui medicinali omeopatici è quello di credere che si tratti di medicinali cari. Non è un’affermazione corretta, soprattutto se consideriamo che gli omeopatici costano in media circa 10 euro*, prezzo che scende a poco più di 8 euro se consideriamo i medicinali omeopatici Boiron**. Esistono invece medicinali allopatici che costano anche centinaia d’euro a confezione e si può arrivare a una spesa di diverse migliaia d’euro anche per un solo ciclo di cura. Nel mondo, le stime di vendita relative ai medicinali omeopatici rappresentano lo 0,3% del mercato mondiale del farmaco, ma rappresentano molto di più in volume, poiché – a conti fatti – sono molto meno costosi dei farmaci allopatici. Ad oggi in Italia i medicinali omeopatici e le visite mediche possono essere portate in detrazione nella dichiarazione dei redditi. In numerosi Paesi, invece, il Sistema Sanitario rimborsa in gran parte le visite dal medico omeopata e i medicinali omeopatici. In Italia questo ancora non accade, tranne che in Toscana, dove l’omeopatia è stata introdotta nei Livelli essenziali di assistenza (LEA). È però auspicabile che anche il nostro Paese – nell’ottica di un risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale – si muova verso questa direzione. Uno studio effettuato in Inghilterra su 100 pazienti assistiti da un medico di medicina generale ha dimostrato come utilizzando l’omeopatia come terapia di prima scelta, i costi diminuiscono***. Dopo quattro anni di osservazione, considerando i costi del medicinale omeopatico confrontati con quelli del medicinale convenzionale, si arriva a poter dire che il risparmio per paziente si aggira intorno ai 100 € per paziente. La maggior parte di questi pazienti ha inoltre dichiarato di aver goduto di buona salute nel periodo considerato, e di non aver avuto effetti collaterali durante la terapia.

Molto spesso si dice che in Francia l’omeopatia costa meno. È vero? In realtà tutti i medicinali in Francia costano di meno! Questo dipende da una serie di motivi: l’IVA in Italia è pari al 10%, mentre in Francia va dal 2,1% al 5,5% a seconda del medicinale, quindi sul prezzo finale c’è differenza. Infine, a parità di prezzo di cessione da parte delle aziende, il prezzo al pubblico finale in farmacia può variare anche di molto, visto che il farmacista francese ha ampia libertà di decidere il margine che vuole tenere sul prodotto.

*Prezzo medio medicinali omeopatici in Italia calcolato con i dati IMS a MAT Aprile 2012 (ovvero da 05/11 a 04/12): MKTO OMEOPATICO (classe IMS 18A1 + 18A2) prezzo medio = Euro 10,98

**Dati IMS a MAT Aprile 2012 (ovvero da 05/11 a 04/12): Solo BOIRON prezzo medio = Euro 8,39

***Jain A et al. Does homeopathy reduce the cost of conventional drug prescribing? A study of comparative prescribing costs in general practice. Br. Homeopathic J 2003; 92: 71-76.

Igor Principe

LE INTOLLERANZE ALIMENTARI COME CAUSA DI INGRASSAMENTO

L’ infiammazione da cibo può provocare ingrassamento. Questo dipende dalla  visione evoluzionistica del rapporto con il cibo, come riportato nell’articolo del Corsera che ne parla.

Eppure ci sono persone che negano ancora la relazione tra infiammazione e metabolismo a dispetto dei molti lavori scientifici che chiariscono come la produzione di Baff dovuta ad una eventuale intolleranza alimentare possa davvero provocare un indesiderato ingrassamento.

Resta poco comprensibile come molti dietologi ed “esperti” continuino a ripetere la stessa storia secondo cui una intolleranza alimentare può solo determinare diarrea e malassorbimento e quindi dare solo dimagrimento. Oggi sappiamo che non è vero.

Vallo infatti a spiegare alle persone che pur mangiando poco, o facendo tantissimo sport, si rendono conto di ingrassare perché qualcosa nel loro rapporto col cibo non funziona.

Per quelli che amano la scienza e la sua evoluzione, e per quelli che cercano di trovare soluzioni pratiche efficaci per i propri pazienti, le ultime ricerche sono davvero di grande aiuto.

Un gruppo di medici austriaci ha scoperto nel 2007 che l’infiammazione a basso grado (come quella tipica delle reazioni immunitarie) attiva dei macrofagi (cellule del sistema immunitario) che si trovano nel tessuto grasso, e che questi provocano tutte le reazioni necessarie perché l’organismo anziché consumare calorie e energia le accumuli sotto forma di grasso.

Il lavoro di Zeyda non è l’unico: sappiamo che Mitchell Lazar ha pubblicato fin dal 2004 su Science i lavori che spiegano perché i macrofagi possono produrre resistina, come semplice risposta all’infiammazione a basso grado e determinare così insulino resistenza e la risposta difensiva di accumulo di grasso nelle cellule adipose.

Nello stesso modo numerosi lavori hanno precisato che il Baff, citochina profondamente legata alla infiammazione da cibo, determina direttamente dei fenomeni di insulino resistenza, creando finalmente il ponte tra infiammazione e ingrassamento, e stimolando poi la produzione di adipochine che determinano obesità.

E non basta: si sta scoprendo che il modo di mangiare, la presenza di cibi non tollerati e il rapporto tra carboidrati e proteine nei singoli pasti non provocano solo malattie infiammatorie croniche (ad esempio l’artrite reumatoide), ma anche dei cambiamenti dei nuclei delle cellule che portano a malattie come la steatosi epatica, le malattie cardiovascolari e altro ancora. Lavorare sull’infiammazione da cibo infatti significa lavorare in modo profondo sulla salute e sulla prevenzione.

E allora perché i dietologi che sono sempre in televisione o sulle riviste più diffuse negano questi aspetti scientifici? Anche nei giorni scorsi, da “Salute Repubblica“, il dietologo di turno ha ribadito questo concetto, caso mai non lo avesse fatto anche solo poche settimane prima. Un pensiero viene: sappiamo che in Italia le intolleranze più diffuse sono per il lievito, il frumento e il latte. Ammetterlo metterebbe in profonda crisi il mercato delle merendine, dei biscotti e della pasta; mercati che probabilmente devono mantenere i loro attuali livelli…

L’aspetto più interessante dell’infiammazione da cibo è comunque che il tipo di ingrassamento che determina è spesso localizzato. Lieviti e sale danno frequentemente una tipica disposizione del grasso in eccesso sui fianchi e sulle gambe; il latte facilita l’ingrassamento addominale e delle spalle, e così via.

In molti casi le reazioni infiammatorie e metaboliche che determinano l’ingrassamento possono essere meglio controllate con l’aiuto di alcuni integratori naturali, che diventano in un certo senso dei dimagrandi fisiologici.

E’ necessario quindi, per un buon dimagrimento, valutare alimenti intolleranti ed impostare un regime alimentare atto ad attivare il metabolismo corporeo.

Abstract: Attilio Speciani

 

L’ EQUILIBRIO ACIDO-BASICO

Negli ultimi anni  è notevolmente aumentato l’interesse nei confronti del processo di regolazione acido-basico nelle funzioni dell’organismo . Questo processo è un fenomeno fondamentale che è alla base dei processi metabolici più importanti del corpo umano.
L’esistenza è uno scorrere di energia sottoposto a numerose modificazioni. Negli organismi viventi l’energia si crea quando gli zuccheri di dimensioni più grandi si scindono in composti più semplci, dai quali l’organismo trae i nutrimenti per svolgere le molte funzioni metaboliche. Attraverso questo meccanismo si forma l’acido carbonico che, quando prodotto in eccesso,  può risultare pericoloso per le cellule, dato che rende acido l’ambiente cellulare.
Per un funzionamento corretto dei meccanismo fisiologici è necessario avere una ben precisa concentrazione cellulare stabile degli acidi, che può oscillare entro un margine di Ph sanguigno molto ristretto compreso tra 7,3 e 7,4. Fuori da tale intervallo le reazioni chimiche che regolano il metabolismo sono alterate. Quando si ha un calo di Ph alcuni processi metabolici possono essere bloccati.
Questo può essere evitato o modulata attraverso una serie di meccanismi di regolazione. Il più noto è la respirazione: ad ogni respiro  non assumiamo solamente ossigeno ma espelliamo anche l’acido carbonico ( anidride carbonica ) tossico.
La corretta regolazione dell’equilibrio tra acidi e basi spetta al meccanismo di regolazione dell’equilibrio acido-base, che controlla costantemente le funzioni essenziali dell’organismo come la digestione, la respirazione, la circolazione sanguigna ecc.
Quando il livello dell’acidosi aumenta i meccanismi di regolazione stimalano l’apparato respiratorio e circolatorio a reagire, tendando di ristabilire l’equilibrio. La stanchezza e i disturbi del sonno sono primi segnali di un aumento dell’ acidità , mentre il dolore è un segnale più grave che indica dei veri e propri squilibri a livello corporeo.
A parte pochi individui veramente sani , l’organismo della maggior parte delle persone presenta squilibri a livello di Ph , che è quasi sempre troppo acido.
All’ inizio di ogni problematica abbiamo sempre una condizione di iperacidità.  La patologia non è altro che la manifestazione di uno stress eccessivo, a cui è sottoposta la regolazione acido-base. Quasi tutti i meccanismi di regolazione dell’organismo hanno in comune il medesimo meccanismo, ossia cercare di bilanciare i deficit che si hanno senza danneggiare le cellule. Solamente quando questi tentativi non vanno a buon fine si instaura uno stato patologico cronico. Al contrario  le malattie acute rappresentano un tentativo, anche se estremo, del corpo di mobilizzare tutte le riserve disponibili di minerali per imprimere una svolta e attirare attenzione verso una crisi che potrebbe tramutarsi in una minaccia. Diventa, quindi fondamentale, muoversi il prima possibile per riportare il Ph corporeo entro un limite corretto, ossia prima della manifestazione della malattia.
Quando si analizzano i fattori alla base di molte malattie, si nota che essi segnalano un problema a livello delle funzioni escretorie dell’organismo. Quindi, in presenza di una situazione del genere è opportuno adottare un’azione correttiva. Tutti i processi di eliminazione a livello di occhi, naso, orecchio , intestino , apparato urinario, ghiandole e cute, sono incaricati di espellere le sostanze acide tossiche per il corpo.
Le infiammazioni acute o croniche mostrano il grado di intensità con cui l’organismo sta lottando contro l’effetto degli acidi nocivi. Anche le patologie croniche più gravi presentano come principale requisito per la guarigione la normalizzazione del Ph.
Il sistema di escrezione del corpo è molto efficace e sensibile e può sviluppare patologie croniche a causa di un accumulo eccessivo di acidi. Quando gli organi escretori sono soggetti a sovraccarico entra in gioco il tessuto connetivo per prelevare ed accumulare l’acido rilasciato dalle cellule. Questo accumulo svolge un ruolo vitale nella riduzione del carico di lavoro dei reni.
Dopo un’intensa attività fisica o un pasto abbondante aumenta la produzione di acidi, ma dato che il funzionamento dei reni è relativamente lento, essi non sono in grado di eliminare i sali con sufficiente rapidità. Di conseguenza deve intervenire il tessuto connettivo che agisce come una sorta di pre-rene e accumula i sali.Durante la notte, essi sono portati dalla circolazione sanguigna ai reni, che procedono nell’eliminarli. Per questo l’urina è più concentrata e ha un più alto contenuto di acidi al mattino. Quando i depositi acidi nel connettivo non sono più in grado di proteggere il rene o altri organi si innesca l’iperacidificazione patologica dell’organismo. Si ha a questo punto una iperattività degli organi escretori caratterizzata da infiammazioni acute o croniche.
In base alla gravità dell’iperacidità si hanno tre fasi dell’acidosi:
ACIDOSI LATENTE in cui il tessuto connettivo sviluppa un accumulo sempre più grande di sostanze acide.
ACIDOSI COMPENSATA in cui gli organi escretori devono funzionare a pieno regime, si hanno infiammazioni e catarro e vengono intaccate le riserve antiacide del sangue ; l’alcalinità del sangue non scende però al di sotto del valore critico di Ph pari a 7,0.
ACIDOSI  SCOMPENSATA in cui le riserve alcaline calano al di sotto del valore normale di Ph 7,0, il sangue e i tessuti non ruiescono più a tenere il passo e l’accumulo di acido provaca uno stato di intossicazione. Questa è la prima condizione che prelude all’insorgere di patologie croniche.
Il compito della medicina di regolazione funzionale è quello di individuare la presenza di un accumulo di acidi nei pazienti che si trovano  nella fase dell’acidosi latente, in quanto in questas fase iniziale , è ancora possibile ripristinare la regolazione dell’equilibrio acido-base attraverso un cambiamento della dieta, l’eliminazione degli alimenti disturbanti, un cambiamento degli stili di vita , la risoluzione di problemi emotivi e la riduzione dello stress fisico e mentale

STRESS E MALATTIE

Per la Medicina Tradizionale cinese le cause di malattia rientrano in numerose categorie, ma che condividono la caratteristica di provocare la malattia soltanto in due modi.
Nel primo, la malattia si può sviluppare quando la resistenza dell’organismo sia debole.
Nel secondo, se la forza dell’agente patogeno supera la capacità dell’individuo di fare fronte ad esso, questo prende il sopravvento sui meccanismi di difesa del corpo.
In generale i cinesi credono che la causa principale di malattia risieda nella prima ipotesi formulata.
In medicina cinese, le cause di malattia risiedono in 5 categorie principali:
1) la debolezza dell’energia antipatogena
2) le cause varie di malattia ( dieta, sport, traumi, radiazioni ecc )
3) fattori patogeni esterni ( clima, batteri e virus )
4) fattori patogeni interni ( squilibrio degli organi, emozioni )
5) le evoluzioni patologiche secondarie ( sangue stagnante e flegma umido).
Senza prendere in considerazione in modo preciso il modo in cui ogni agente patogeno invade il corpo, riassumendo si può dire che essi ne disturbano il funzionamento, indebolendolo o creando tensione nei tessuti.
La tensione viene percepita come rigidità o contrazione dei tessuti corporei e in medicina cinese  viene considerata come una mancanza del libero scorrere dell’energia e del sangue. I classici ci dicono che la normale condizione umana non è la tensione : ” quando le persone nascono sono flessibili e quando muoiono sono rigide. La rigidità è quindi una componente della morte, la flessibilità lo è della vita. Un corpo sano è flessibile”.
Fisiologicamente, quando si sviluppano tensione o difficoltà di flusso, le strutture vicine e quelle sottostanti possono essere colpite contemporaneamente e può seguire la malattia.
Come ricordano i Cinesi nessuna parte del corpo può essere viva e sana senza Energia e senza Sangue. I muscoli diventano contratti, irregolari e nodosi e l’energia e il sangue non fluiscono armonicamante. La percezione della tensione secondo la medicina occidentale è la stessa, ma espressa in termini diversi :
* la mancanza di ossigenazione può portare alla morte della cellula, del tessuto e anche dell’organismo e può essere il risultato di stress e tensione.
* la tensione indebolisce il sistema arterioso, portando ad una diminuzione dell’ossigenazione e della nutrizione cellulare ( problemi dell’energia e del sangue).
* viene colpito il sistema venoso, creando un accumulo di biossido di carbonio e acido lattico e aumentando il ristagno di sangue ( sangue stagnante).
* vengono compressi i vasi linfatici, indebolendo l’intero sistema linfatico e di conseguenza anche il sistema immunitario.
* si eccita il sistema nervoso, creando irritazione, dolore e infiammazione dei nervi ( stasi di calore, stasi e sindrome da fuoco ).
La teoria scientifica dello stress fornisce un eccellente schema sullo sviluppo dei sintomi specifici e sul perchè la tensione costituisca uno dei suoi punti di riferimento.
Fino al diciannovesimo secolo, lo stress si riferiva a forze esterne agenti su oggetti fisici, piuttosto che a stati psicologici interni. Il moderno uso del termine può essere attribuito allo psicologo del ventesimo secolo, Walter Cannon e al medico canadese Hans Selye.
Cannon definì la classica reazione ” combatti o fuggi “che si manifesta quando il sistema nervoso simpatico si attiva ad affrontare l’emergenza. Selye definì evento stressante quello che procura eccessive richieste  al corpo e alle difese naturali di adattamento che gli fanno fronte. Questo processo è chiamato sindrome di adattamento e comprende tre fasi: la reazione d’allarme, la resistenza e l’esaurimento.
Durante la fase di allarme, i livelli ormonali aumentano e si ha una forte attivazione fisica ed emotiva. Se questa reazione non è sufficiente, inizia la fase di resistenza che può avere o meno successo: l’evento stressante, cioè può essere dominato o avere il sopravvento. Se il confronto è perdente, le riserve ormonali si esauriscono e possono sopravvenire stanchezza, esaurimento, depressione, ansia o persino la morte. Lo stress , inoltre, crea tensione nell’individuo: si tratta di una stato di squilibrio, di un complesso di meccanismi di difesa dannosi causati da uno stimolo nocivo.
Lo stress è uno squilibrio del sistema nervoso autonomo che è composto da due parti: il simpatico e il parasimpatico. Il primo è responsabile delle reazioni di fuga e di paura. Il sistema nervoso parasimpatico, invece, è responsabile delle quotidiane e normali funzioni fisiologiche, come la digestione, la circolazione e l’escrezione. E’ importante fare notare che entrambi i due sistemi possono essere colpiti dallo stress .
Nella vita moderna, la tensione o stress è un problema sanitario importante. Vi sono collegati circa i due terzi di tutte le visite mediche.

ELENCO DEGLI EFFETTI FISIOLOGICI DELLO STRESS

1) il ritmo cardiaco aumenta e il polso accelera
2) c’è tensione muscolare
3) aumenta la pressione sanguigna
4) si acutizzano i sensi
5) gli ormoni dello stress rendono il sangue più denso e più tendente alla coagulazione, inoltre aumentano i rischi di attacchi di cuore e ictus.
6) il cortisolo, un ormone dello stress, favorisce il deposito di grasso nella sezione centrale del corpo
7) la dilatazione delle pupille aumenta la visione periferica che può dare una visione confusa
8)   a causa della contrazione stabile dei muscoli uditivi si possono udire tinniti o schiocchi nelle orecchie
9) la respirazione superficiale priva il corpo di ossigeno
10) si comprimono i vasi sanguigni delle braccia e delle gambe
11) un aumento della traspirazione comporta una riduzione dei minerali che trasportano i segnali elettrici ai muscoli, provacando crampi muscolari e una diminuzione della temperatura del corpo
12) dimunisce la produzione di saliva, rendendo la bocca secca
13) si ingoia una maggiore quantità di aria, dando rutti e flatulenza
14) si ha minor resistenza allo sviluppo di funghi
15) si riduce la risposta immunitaria ai virus
16) diminuisce il numero dei globuli bianchi che combattono le infezioni e si indebolisce l’attività delle altre cellule del sistema immunitario
17) possono comparire verruche e reazioni cutanee come orticaria e psoriasi
18) si possono avere disattenzione, indecisione e difficoltà di concentrazione
19 diminuzione della memoria
20) l’abituale iper- reazione di una parte del sistema nervoso ne provoca il logorio che è parte del processo di invecchiamento

MALATTIE COMUNI PROVOCATE DALLO STRESS

1)  ansia, depressione, sbalzi di umore
2) invecchiamento, perdita di memoria, indecisione
3) asma, respiro corto, allergie
4) mal di schiena, dolori al collo, alle spalle ecc
5) afta, raffreddore comune
6) stipsi, mal di stomaco, flatulenza, colite, sindrome dell’intestino irritabile, diarrea, ulcera, diabete, fame nervosa, gastrite
7) affaticamento
8) mal di testa, emicranie
9) disturbi cardiaci, arresti cardiaci, ictus, aritmie, dolori al torace, ipertensione
10) alterazioni del ciclo mestruale
11) parto prematuro, scarso peso alla nascita, infertilità
12) psoriasi, esantemi, orticaria, acne
13) problemi psicologici, ansia, depressione, ira e risentimento, insonnia
14) perdita o aumento di peso
15) cancro

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