IL VIRUS DEL MORBILLO SCONFIGGE IL CANCRO. MA CI SI OSTINA A SCONFIGGERE IL VIRUS DEL MORBILLO!

Distruggere il tumore utilizzando una dose massiccia di virus del morbillo, che riesce a infettare e uccidere le cellule cancerose, risparmiando i tessuti sani. Sono riusciti a farlo i ricercatori statunitensi della Mayo Clinic di Rochester, in Minnesota, in una prima prova effettuata su due pazienti malate di mieloma multiplo che non rispondevano alle altre terapie disponibili e avevano già avuto diverse ricadute.

In particolare, una delle due donne, una 49enne che lottava con la malattia da nove anni, pare essere in remissione completa da sei mesi, per cui gli studiosi sperano possa essere sulla via della guarigione. Anche l’altra partecipante alla sperimentazione, una 65enne malata da sette anni già sottoposta a vari trattamenti senza successo, ha beneficiato della cura, con una riduzione sia del tumore a livello del midollo osseo che delle proteine di mieloma. L’articolo è per ora comparso sulla rivista edita dallo stesso ospedale in cui lavorano i ricercatori, Mayo Clinic Procedeenigs  ma la ricerca prosegue e gli studi sono promettenti.

“Purtroppo” si tocca un tasto dolente e si porta alla luce una contraddizione, forse per questo le riviste mediche “di grido” e “sponsorizzate” nicchiano a pubblicare l’esito dello studio! La popolazione è oggetto di una campagna di promozione massiccia per intensificare ancora di più la diffusione del vaccino contro il morbillo, da anni si dice che il virus del morbillo va eradicato e che è da considerare peggio della peste bubbonica, poi…si scopre che sconfigge il cancro. Ma ormai i bambini non si ammalano nemmeno più di morbillo. Si ammalano però sempre più di cancro. Ci pare un ottimo spunto su cui riflettere.

Fonte: ASSIS – Associazione di Studi e Informazione sulla salute.

ASMA: UNA CATTIVA DIETA AGGRAVA I SINTOMI

Una dieta alimentare poco sana con alto contenuto di grassi saturi e zucchero può interferire con il rilassamento delle vie respiratorie e peggiorare i sintomi dell’asma. È quanto emerso da uno studio condotto biochimica della nutrizione Lisa Wood dell’Università di Newcastle, in Australia, secondo cui i partecipanti alla ricerca con una dieta di peggiore qualità avevano anche i più alti livelli di marker infiammatori.

Come ha spiegato la dottoressa Wood,  l’organismo risponde al grasso nella dieta nella stessa maniera in cui reagirebbe a un patogeno invasivo. I risultati- ha aggiunto la dottoressa – sono preoccupanti perché gli asmatici tendono ad avere una dieta a più alto contenuto di grassi saturi e di zucchero, con effetto nocivo sul trasporto del trattamento inalatorio di salbutamol attraverso le cellule epiteliali dei bronchi. I grassi polinsaturi, al contrario, facilitano il trasporto del farmaco.

I ricercatori hanno utilizzato un Indice infiammatorio della dieta (Dii) per misurare il potenziale di infiammazione delle diverse diete, e lo hanno quindi comparato con quello di persone sane. Dalla ricerca è emerso che la dieta degli asmatici era più infiammatoria. Con l’aumento dell’indice aumentava l’incidenza di asma e si riduceva la funzione polmonare.

da Informasalus

PREVENIRE L’ACIDOSI METABOLICA CON UNA DIETA SANA

Cominciare ad alimentarsi in modo cosciente vuol dire iniziare a cambiare e dimostrare di voler essere responsabili della propria salute. Le terapie dietetiche sono uno dei pilastri per il recupero delle difese dell’organismo. Esse non richiedono né farmaci né interventi chirurgici e sono molto economiche.

Una delle principali finalità di queste terapie è regolare l’equilibrio acido-base, espresso dal valore del PH (acronimo di potenziale idrogeno). E’ fondamentale che questo sia neutro per mantenere in forma l’intero organismo, evitando i sintomi dell’“acidosi metabolica”.
L’equilibrio acido-base è importantissimo per mantenere costanti le funzioni vitali. E’ qui che intervengono i sistemi tampone: l’apparato polmonare, che espelle rapidamente l’anidride carbonica e l’apparato renale, che elimina lentamente gli idrogenioni provenienti dal catabolismo cellulare. Entrambi collaborano per scongiurare il rischio di acidità eccessiva e quindi di acidosi metabolica, condizione il cui insorgere viene favorito da una dieta ricca di alimenti acidificanti (carne, formaggi, dolci, ecc.) e dal consumo eccessivo di farmaci di origine chimica (in particolare quelli chemioterapici).

Cosa fare per non andare in acidosi metabolica?

1 Aumentare il consumo di alimenti ricchi di fito-estrogeni:lignami e isoflavoni che si trovano nei semi di lino, nella soia, nei cereali integrali, nei legumi, nei cavoli, nei frutti di bosco, nelle noci, nelle alghe.

2 Ridurre il consumo di zuccheri: fanno aumentare la glicemia e quindi l’insulina con diminuzione della produzione delle SHBG (Sex Hormone Binding Globulin).

3 Privilegiare alcuni condimenti: olio di oliva extravergine spremuto a freddo, olio di girasole spremuto a freddo, olio di colza, olio di lino, olio di camellina.

4 Assicurare l’apporto di nutrienti: il tutto per facilitare il buon funzionamento dell’insulina. Questo è favorito dalle fibre solubili presenti nella frutta, nei legumi e dalle fibre insolubili contenute soprattutto nei cereali e nelle verdure. Utili sono anche gli acidi grassi Omega-3 che si trovano nel pesce, nei semi di lino, nella soia, nell’erba portulaca deracea, così come il cromo presente nel lievito di birra e come la vitamina B6 contenuta nei cereali integrali.

5 Aumentare il consumo di ortaggi: come il cavolo, il cavolfiore, i cavoletti di Bruxelles, i ravanelli, le rape, la rucola e ogni altro componente della famiglia delle crocifere, le quali contengono sostanze capaci di modificare positivamente il metabolismo ormonale.

L’intestino: una “vera fornace energetica”
Da quanto detto, è evidente che l’intestino assume un’importanza fondamentale nella fisiopatologia del nostro organismo comportandosi come una vera “fornace energetica” che, per funzionare bene, deve avere un pH neutro (tra 6-7). Se questo diventa acido (3-5), il motore va in “tilt”, determinando un assorbimento degli antigeni normalmente presenti nel lume intestinale.

E’ l’alimentazione  che incide in misura determinante sul valore del pH e, di conseguenza, sulle funzioni metaboliche, regolando l’attività intra ed extra cellulare, quella enzimatica e il turnover delle vitamine e dei minerali.
Un’alimentazione il più possibile neutro-basificante, ha come scopo proprio quello di mantenere intatte le riserve alcaline dell’organismo.

Abstract da Omeopatia Oggi Febbraio 2014
 

SOS ANTIBIOTICI. I BATTERI STANNO DIVENTANDO INVINCIBILI

Sotto accusa non solo gli abusi terapeutici, ma quelli nell’agricoltura e negli allevamenti . Valentina Arcovia

Siamo entrati nell’era post-antibiotica e senza nuovi alleati si prospetta un futuro apocalittico.
I farmaci che ci hanno permesso di sopravvivere a malattie infettive in passato devastanti, come la tubercolosi o la setticemia, non funzionano più. Gli antibiotici che hanno salvato la vita di milioni di persone sono così diffusi che i batteri hanno trovato un modo per resistere al loro attacco. Sono ormai dappertutto: vengono spruzzati sui raccolti, scaricati nei fiumi e persino, come è emerso al meeting dei ministri della scienza del G8 lo scorso anno, inseriti nelle vernici delle barche per tenere lontani i crostacei. Per non parlare dell’assunzione inappropriata di questi farmaci senza prescrizione medica. 

Si stima, in particolare, che nel mondo la maggioranza delle 100-200mila tonnellate di antibiotici prodotte vengano usate in modo disinvolto sia in agricoltura sia nel settore veterinario per mantenere sani gli animali negli allevamenti industriali. «La situazione sta peggiorando», ha ammonito sul «Daily Telegraph» Zac Goldsmith, tesoriere del gruppo bipartisan nato in Gran Bretagna sul tema. «Quando si concentra un gran numero di animali, soprattutto maiali, in situazioni di stress si crea ogni genere di problema. La storia – continua – ci insegna che non si possono tenere gli animali in questo modo senza usare quotidianamente gli antibiotici, ma si tratta di un modello che non può più funzionare». Il risultato, infatti, è la creazione di un esercito di batteri resistenti che ogni anno reclama la vita di 25mila persone in Europa, più o meno quante sono le vittime della strada. 

Abbiamo usato, o stiamo usando, tutti i farmaci «di ultima speranza» e, oltre a non esserci più nulla nell’arsenale medico, non ci sono molti nuovi prodotti in via di sviluppo. E intanto il 70% dei batteri ha sviluppato resistenze specifiche, comprese contro i farmaci considerati più potenti. Così il pericolo si allarga: da locale sta raggiungendo proporzioni globali. I «superbatteri», per esempio quelli che nascono in un ospedale cinese o in un fiume inquinato in Pakistan, possono attraversare i continenti più velocemente di quanto si riesca a scoprirli. Uno studio condotto su 100 svedesi che hanno viaggiato in Paesi al di fuori dell’Europa del Nord ha rivelato che uno su quattro aveva qualche batterio resistente presente nello stomaco. D’altra parte, solo nel 2011, ci sono stati almeno 35mila casi di infezioni da batteri resistenti in tutta Europa: è un aumento di sei volte in pochi anni. 

I dati sottolineano l’aumento della resistenza in due specie di batteri: Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae. Queste due specie – responsabili di infezioni urinarie, sepsi ed altre infezioni nosocomiali – mostrano un significativo aumento nelle percentuali di resistenza ad antibiotici come le cefalosporine di terza generazione, i fluorochinoloni e gli aminoglicosidi. Resistenze, queste, che sono spesso combinate tra loro, generando di conseguenza batteri multi-resistenti, causa di infezioni sempre più difficilmente trattabili. Negli ultimi anni, poi, tra le resistenze si è aggiunta quella ai carbapenemi, antibiotici considerati di «ultima risorsa», rendendo le infezioni praticamente intrattabili. 

La situazione è ancora più grave in Italia, uno dei Paesi europei con i più alti livelli di allarme. «A fronte di una sorveglianza al fenomeno che descrive puntualmente, ogni anno, una situazione problematica – spiega l’Istituto Superiore di Sanità – gli interventi che sono stati messi in atto sono scarsi e parcellizzati». 

La crisi che incombe è facilmente descritta da altri due dati: se tra il 1935 e il 1968 sono state scoperte 14 nuove classi di antibiotici, da allora ne sono emerse soltanto cinque. Il problema – spiegano gli esperti – è che le aziende farmaceutiche si sono ritirate da questo tipo di ricerca, preferendo concentrarsi sulle malattie croniche, per le quali è necessario assumere farmaci per tempi molto lunghi, piuttosto che sulle infezioni che, invece, guariscono in pochi giorni. La conferma che l’industria sta abbandonando questo settore-chiave arriva anche da uno studio italiano, condotto all’Ospedale Santa Maria Misericordia di Udine e pubblicato lo scorso agosto sugli «Annals of Clinical Microbiology and Antimicrobials». Si dimostra come, mentre all’inizio degli Anni 90 c’erano 18 aziende impegnate nello sviluppo di nuovi antibiotici, nel 2011 ne erano rimaste quattro e come da 10 nuovi antibiotici approvati nello stesso arco di tempo si sia passati a due soltanto. 

Allo stesso tempo sono pochi i governi che stanno prendendo parte attiva alla ricerca, come gli Usa, che hanno investito 200 milioni di dollari in una unità della GlaxoSmithKline (una delle quattro aziende rimaste a fare ricerca in questo campo) per lo studio di nuovi antibiotici da usare in caso di un attacco bioterroristico.

Fonte: TUTTOSCIENZE

RISCHI NEUROLOGICI CON ALCUNI FARMACI GASTROINTESTINALI

I farmaci a base di metoclopramide possono provocare disturbi neurologici.
Disturbi neurologici, tic nervosi, spasmi muscolari e contrazioni involontarie. I farmaci a base di metoclopramide possono provocare disturbi neurologici. E’ l’allerta che lancia l’Agenzia europea dei medicinali sui prodotti farmaceutici con questo principio attivo utilizzati per problemi gastrointestinali.
Altroconsumo fornisce alcuni accorgimenti da seguire.

Ecco le indicazioni da tenere presente:

– Usarli per non più di 5 giorni: i rischi sono maggiori con dosaggi di principio attivo elevati e trattamenti lunghi.

– Questi farmaci non devono mai essere usati nei bambini sotto l’anno di età; oltre l’anno sono comunque da considerare un trattamento di seconda scelta e deve essere solo il medico a prescriverli.

-Alcuni di questi farmaci si possono acquistare anche senza ricetta medica, ma questo non significa che siano privi di effetti indesiderati.

– Segnalare eventuali reazioni avverse alle autorità seguendo le indicazioni dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco.

– I prodotti che si possono acquistare senza ricetta sono: Geffer 5 mg, Digestivo S. Pellegrino 5 mg, Delipramil 5 mg, Isaprandil 5 mg. Quelli che hanno bisogno della ricetta: Plasil 10 mg e 4 mg, Randum 10 mg e Migpriv 10 mg.
Informasalus

COS’E’ IGNATIA AMARA?

DENOMINAZIONE E APPARTENENZA
– Nome Latino: Faba Sancti Ignatii
– Ordine Naturale di appartenenza: Famiglia loganiacee

DESCRIZIONE: l’albero presenta foglie ovali; i fiori sono bianchi a grappoli e si dipartono dalle cime ascellari; il frutto è una bacca globosa, liscia e verdastra; il mesocarpo è uniloculare e contiene 10-12 semi di colore grigio bluastro; i semi hanno la grandezza di una nocciola, emanano un odore piuttosto sgradevole, soprattutto con il calore e hanno un sapore amaro.

DISTRIBUZIONE: è originaria delle Filippine, cresce nel Sud-Est dell’Asia, in India e nei climi tropicali.

AZIONE GENERALE SPERIMENTALE E TERAPEUTICA
– Psiche: umore mutevole caratterizzato da fasi alterne di eccitamento e depressione; emotività, impressionabilità, scarsa tolleranza alle frustrazioni e incapacità di verbalizzare le proprie problematiche e sensazioni di disagio.
Sistema nervoso: iperestesia, spasmi muscolari e squilibri neurovegetativi.

INDICAZIONI GENERALI
E’ indicato: nei casi acuti e cronici; nelle donne; nei bambini; nel periodo puberale; nei soggetti ipersensibili, impressionabili, instabili, paradossali e contraddittori nelle caratteristiche psicologiche, comportamentali e sintomatiche, con bassa tolleranza alle frustrazioni, tendenza a utilizzare prevalentemente metodi di comunicazione non verbale e manifestazioni di tipo isterico derivanti da situazioni di conflitto non risolto.

QUADRO CLINICO

• Bambino
Intellettivamente è brillante e precoce, ma emotivamente molto labile e incapace di tollerare gli stress, i rimproveri, le mortificazioni, le punizioni e i fallimenti. Le sollecitazioni emotive si ripercuotono anche sul rendimento scolastico e possono provocare disturbi mutevoli e paradossali.

• Adulto
Le sperimentazioni hanno evidenziato una particolare sensibilità alla sostanza da parte di soggetti longilinei, di temperamento ipertiroideo e di sesso femminile. Le caratteristiche comuni e prevalenti sono: l’iperestesia sensoriale, la sensibilità emotiva, la labilità del tono dell’umore e il carattere variabile, contraddittorio e paradossale dei sintomi. Il mal di gola si aggrava deglutendo a vuoto o dei liquidi e migliora deglutendo i solidi; i brividi migliorano scoprendosi; il viso diventa rosso quando il p. rabbrividisce; gli acufeni migliorano con la musica; la sensazione di vuoto allo stomaco non migliora mangiando, mentre la nausea migliora mangiando; i dolori emorroidali migliorano con il movimento; il sonno è più profondo negli ambienti rumorosi.

Non è in grado di fronteggiare situazioni che richiedano decisioni o scelte definite ed è particolarmente vulnerabile di fronte a stress emotivi, come dispiaceri, delusioni, mortificazioni, arrabbiature, fallimenti, amori infelici, perdite di persone care o rovesci finanziari.

L’incapacità di adattarsi all’ambiente, di sostenere le tensioni psicologiche o di accettarle, spesso lo induce a soffrire in silenzio, senza riuscire a verbalizzare il proprio dolore e comporta uno scarico delle sue problematiche sul soma, con conseguente insorgenza di disturbi organici che occupano tutto il suo interesse.

CARATTERISTICHE CLINICHE ESSENZIALI

– Iperalgesia e iperestesia sensoriale (uditiva, visiva, olfattiva, gustativa, tattile).
– Ipersensibilità di fronte a stress emotivi e situazioni frustranti.
– Instabilità emotiva.
– Carattere variabile, paradossale e contraddittorio dei sintomi.

PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE

1 – Donne nervose, isteriche, brune e di carnagione scura, con aspetto pallido, esangue, tirato; carattere mite ma facilmente eccitabile; veloci nel percepire le cose e pronte nelle loro reazioni (l’opposto di Puls.).
2 – La paziente è ciclotimica (Croc., Puls.) e con un fondo di malinconia; è lunatica, colma di tristezza silenziosa inespressa; sta a sedere e sospira; il suo mondo interiore è estremamente fragile e a volte è arrabbiata, ma non è mai di carattere bisbetico (v. Cham., Nux-v.); migliora da sola, ma non le dà fastidio essere consolata.
3 – Esaurimento psicofisico: dopo un dispiacere sul quale rimugina da molto tempo, dopo preoccupazioni o tensione nervosa eccessiva, dopo amore non ricambiato, ecc.
4 – Ipersensibilità mentale e fisica: si offende facilmente, non tollera il dolore, ecc.
5 – Patologie spasmodiche derivanti da cause psichiche peggiorano dal contatto fisico: corea, convulsioni, ecc. nei bambini; spavento, punizioni o parassiti intestinali; bolo isterico.
6 – Dolori penetranti in piccole zone circoscritte, p. e., cefalea come se un chiodo fosse piantato in testa:
a) migliora da una forte pressione, da un’abbondante minzione;
b) peggiora dal movimento.
7 – Disturbi gastro-intestinali: appetito capriccioso, senso di debolezza e di vuoto allo stomaco, avversione alle sostanze eccitanti, desidera ardentemente cibi aspri, preferisce cibi freddi.
8 – Stitichezza con stimolo imperioso ma inefficace avvertito nella parte superiore dell’addome; tendenza alle emorroidi e al prolasso rettale; fitte acute che si irradiano su per il retto.
9 – Sintomi estremamente contraddittori; p. e.:
a) il dispiacere fa venir da ridere;
b) il mal di gola migliora deglutendo, specialmente alimenti solidi;
c) il senso di vuoto allo stomaco non migliora mangiando;
d) le emorroidi migliorano camminando;
e) la febbre è accompagnata da sete solo durante la fase di brivido;
g) la cefalea migliora stando coricato sulla zona dolente.
10 – Paziente freddoloso:
a) peggiora all’aria aperta; dalle emozioni, dall’eccitazione; dalle sostanze eccitanti, specialmente caffè e tabacco; da qualsiasi forte stimolo sensoriale;
b) migliora dal calore (tranne i sintomi gastrici);
c) i dolori gen. migliorano col movimento.

EZIOLOGIA

Dispiaceri; delusioni affettive e sentimentali; soprusi; mortificazioni; frustrazioni; fallimenti; conflitti; spaventi; sovraffaticamento intellettivo senza esercizio fisico compensatorio; abuso di caffè e tè; masturbazione; eccessi sessuali; esposizione al sole; soppressione della galattopoiesi o del flusso emorroidario.

SINTOMI MENTALI PIU’ COMUNI

Gli aspetti più caratteristici della sua personalità sono: l’indecisione, la meticolosità e l’incostanza, l’intensa carica affettiva passionale e sentimentale, l’emotività, l’eccitabilità, l’instabilità del tono dell’umore, la bassa tolleranza alle frustrazioni e l’incapacità di verbalizzare le proprie problematiche o sensazioni di disagio.

La scarsa fiducia in se stesso, l’indecisione, la meticolosità, la tendenza all’introspezione critica, agli scrupoli, ai dubbi e alle crisi morali rappresentano dei tratti premorbosi di tipo ossessivo.
L’emotività lo rende ipersensibile ed estremamente reattivo nei confronti di qualsiasi stimolo e condiziona uno stato di allarme permanente e di inquietudine.
La prevalenza dei sentimenti sulla ragione e l’incapacità di operare un’integrazione cognitiva si ripercuotono sull’affettività che appare immatura, a volte esplosiva e labile, a volte indifferenziata, grossolana e priva di sfumature.
Ciò lo rende vulnerabile, in quanto lo porta a drammatizzare le situazioni, a coinvolgersi e a concedersi totalmente senza riuscire a mantenere un’acutezza oggettiva rispetto alle situazioni.
La scarsa capacità di adattarsi all’ambiente e di sostenere le tensioni psicologiche comporta una bassa tolleranza alle frustrazioni e la facile insorgenza di situazioni conflittuali.

L’incapacità di verbalizzare le proprie problematiche, il proprio disagio e le sue sofferenze spesso lo porta a reprimerle e a scaricarle sul soma, con conseguenti disturbi ipocondriaci e manifestazioni tipiche di un quadro isterico. Quando non riesce ad attivare o a mantenere una difesa narcisistica, ossia a sostenere sicoticamente la sua personalità, diventa vittima dell’emotività. Cade in depressione, si sente apatico, non riesce a piangere, non ha voglia di parlare e rifiuta ogni tentativo di consolazione.

MODALITA’
• Peggioramento: EMOZIONI. AFFLIZIONE. Umiliazioni. PREOCCUPAZIONI. Spavento; shock, dopo la perdita di persone od oggetti che erano molto cari. Aria: aperta, fredda. Odori. Contatto. Caffè. Tabacco. Sbadigli. Curvandosi, camminando; rimanendo fermo. Alla stessa ora del giorno.
• Miglioramento : Cambiando posizione. Disteso sulla parte affetta. Minzione. Da solo. Pressione. Respirando profondamente. Deglutendo. Mangiando. Vicino ad una stufa calda. Alimenti acidi.

BIBLIOGRAFIA:
– “Studio di Materia Medica Omeopatica” di Lucia Gasparini
– “Decacordi e Pentacordi” di Gladstone Clarke
– “Materia Medica e Repertorio essenziale dei medicamenti omeopatici” di Shankar Phatak
– “Materia Medica Omeopatica Sinottica – 1° vol.” di Frans Vermeulen

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