ARTROSI E FIBROMIALGIA: QUANDO I DOLORI NASCONO NELLA PSICHE

Il problema mente-corpo: quando i dolori nascono nella psiche.

Il nostro scheletro è un’impalcatura che ci dà una forma compiuta ma è anche un organo che, più degli altri, richiama la nostra realtà materiale. Gli antichi pensavano che l’osso fosse il simbolo della materializzazione dell’energia in quanto la luce che lo colpiva veniva arrestata e non si poteva più propagare. L’osso è anche il simbolo della rigenerazione; si pensi al midollo osseo in esso contenuto, dove l’energia plasmatrice ha bisogno della materia per potersi rinnovare.

Il termine reumatismo possiede, poi, un significato enigmatico (dolore che scorre), come a indicare le modificazioni costanti, fisiche e psicologiche, che avvengono con lo scorrere degli anni.

Tante teorie e tante cure hanno fatto il loro tempo, a partire da quella dei “foci settici” a livello di denti, tonsille e appendice per cui, per oltre trent’anni la tonsillectomia e l’appendicectomia preventive, hanno mutilato milioni di individui senza apportare reali benefìci, oppure alle ripetute operazioni di ernia del disco, sempre pensate ma mai state veramente risolutive.

Il famoso “colpo della strega“, occorso durante un minimo piegamento per lavarsi i denti o raccogliere un oggetto da terra, battezzato dai raggi X come alterazioni degenerative e discopatia, come si deve considerare quando il soggetto, passato il dolore, riprende a camminare, giocare a tennis e saltare? Se facessimo una nuova radiografia alla stessa persona in condizioni di benessere, risulterebbe la stessa diagnosi.

Ma qualcosa cambia nella mente delle persone, che va dal sentirsi malato al sentirsi sano e in forma, pur con la stessa colonna vertebrale. Dimenticheremmo tutto il sistema muscolare che con lo scheletro è intimamente collegato. Infatti la rigidità del collo, delle spalle, del rachide, richiama spesso un altro tipo di rigidità, morale, sentimentale, d’azione.

Secondo lo psicanalista americano F. Alexander, uno dei fondatori della medicina psicosomatica, le persone che soffrono di dolori articolari, sono frequentemente molto esigenti nei confronti di se stesse e dei propri familiari. A volte appaiono agli altri molto flessibili, ma la loro docilità è dettata dalla paura di fronte a persone autoritarie o che impersonano l’autorità. Spesso sono presenti in queste persone, sentimenti di collera o di ribellione, tenuti sotto controllo ma espressi dal corpo.

Nel caso dei reumatismi, il corpo appare come congelato, sperimentando un disagio o una difficoltà di adeguarsi a una situazione vissuta come angosciante o problematica.

Nel mal di schiena il nostro corpo tende a piegarsi sotto il peso di un’umiliazione, generalmente affettiva come per la fatica di sopportare fardelli troppo pesanti e compensati, ad esempio, da una marcata rigidità, nelle cervicalgie.

Per questi motivi, non tutti i gomiti del tennista sono conseguenti a sollecitazioni fisiche eccessive o tutte le cervicalgie e lombalgie risiedono sempre in una discopatia.

Nella fibromialgia, ad esempio, il dolore non deriva da uno specifico danno d’organo. Esso rappresenta un meccanismo di difesa che serve a scongiurare danni più gravi alla salute psicoemotiva dell’individuo, proteggendolo dal portare avanti meccanismi autodistruttivi. Infatti, una rabbia cronica inespressa e non canalizzata su sintomi fisici, può interferire anche con la sopravvivenza stessa dell’individuo.

Nella fibromialgia i sintomi nascono come reazione al male di vivere, similmente a quelli della sindrome da fatica cronica. Si ritrova solo in persone (prevalentemente donne) che vivono in società ad alta competizione e chi la sperimenta, raramente è cosciente della relazione tra la propria insoddisfazione, la rabbia e il sintomo dolore. Esiste un’impotenza di non poter scegliere la propria vita, di viverla senza esserne protagonisti, esacerbando la propria vulnerabilità.

Consapevoli della loro fragilità, i fibromialgici vagano da un ambulatorio all’altro, convinti di trovare una cura che, magicamente, faccia scomparire i dolori e, ovviamente, non trovano quello che cercano poiché i medici non hanno il coraggio di dire loro la verità, preferendo trattarli con antidolorifici, miorilassanti o antidepressivi.

Molte donne che hanno cominciato la loro vita in contesti depressogeni, anaffettivi e ansiogeni, presentano una particolare vulnerabilità e, nei momenti di stress cronico, di invischiamento affettivo, di eccesso di senso di responsabilità, cadono nel circolo vizioso della fibromialgia.

Questo stress interiore cronico, con il quale i fibromialgici convivono, finisce per alterare anche gli stessi neurotrasmettitori cerebrali con ripercussioni negative anche nei meccanismi del sonno.

Le loro storie parlano, spesso, di disagi affettivi nella famiglia di origine, di incomprensioni nel mondo del lavoro e degli affetti, sentendosi spesso vittime di prevaricazioni e ingiustizie da parte del prossimo. Per questo motivo, questi pazienti hanno tanto bisogno di aiuto emotivo quanto poca necessità dei farmaci.

I soggetti affetti da artrite reumatoide, poi, presentano simili tratti della personalità. Spesso si trovano in uno stato di tormento interiore; è probabile che siano eccessivamente coscienti della malattia, timorosi della critica, depressi e con una cattiva immagine di se stessi. In definitiva, anche questi soggetti hanno tanta rabbia repressa.

Ad esempio, i bambini che presentano un’artrite reumatoide giovanile, hanno spesso una storia di disagi familiari con divorzi traumatici dei genitori o la morte di uno di essi. Il fattore reumatoide presente nel sangue, infatti, non è predittivo sicuramente della malattia, ma devono concorrere altri fattori, soprattutto psicologici, per determinarla.

Anche in queste malattie le donne sono affette quattro volte più degli uomini, vivendo in un mondo dove manifestare la propria indole o disinibizione risulta sconveniente e moralmente sanzionabile.

Già da piccole si insegna alle bambine a tenere a freno la propria aggressività rispetto a quello che si fa con i maschietti.

Queste considerazioni sono tanto più importanti in una visione psicosomatica dove il corpo interagisce continuamente con la psiche e, forse, riescono a spiegare molto più di tante radiografie.

Tratto da “Curare i reumatismi con Metodi Naturali” di Paolo Giordo

LE SPEZIE MEDICINALI DELLA FARMACOLOGIA CINESE

Molte sostanze che in Occidente vengono considerate semplicemente delle spezie da utilizzare in ambito culinario (zenzero, cannella) e cosmetico (chiodi di garofano) o per favorire la conservazione degli alimenti (pepe) sono inserite in Cina tra i farmaci “riscaldanti”; si tratta di rimedi in grado di fornire calore per combattere il freddo interno o esterno. I rimedi riscaldanti possono, a loro volta, essere suddivisi in due grandi categorie, a seconda che il loro effetto si svolga prevalentemente in superficie o in profondità, all’esterno o all’interno:

–          i rimedi piccanti e caldi che liberano l’esterno (xin wen jie biao yao) agiscono all’esterno ed in superficie; tra essi ritroviamo il ramo della cannella e lo zenzero fresco;

–          i rimedi che riscaldano l’interno ed eliminano il freddo (wen han yao) agiscono invece all’interno ed in profondità; a questa categoria appartengono la corteccia della cannella e lo zenzero preparato, oltre al pepe, ai chiodi di garofano ed ai semi di finocchio.

A queste due categorie di farmaci appartengono ovviamente anche dei rimedi che non compaiono normalmente sulle nostre mense: tra i farmaci che liberano l’esterno ricordiamo l’Ephedra sinica, la Laedebouriella, la Schizonepeta, la Perilla ed il bocciolo della Magnolia, tra quelle che agiscono all’interno occorre citare l’Aconitum e l’Evodia.

Molte altre spezie, non inserite tra i farmaci riscaldanti, vengono comunemente utilizzate nelle farmacie cinesi: ricordiamo la noce moscata tra i rimedi astringenti, la scorza del mandarino tra quelli che mobilizzano l’energia, il cardamomo tra i rimedi che promuovono la digestione dei cibi, la salvia tra i farmaci che mobilizzano il sangue e le foglie di menta, inserite tra i farmaci che rinfrescano l’esterno.

Il fatto che delle sostanze di normale uso culinario siano utilizzate contemporaneamente come farmaci ci ricorda un aspetto importante della medicina cinese, di quella tibetana e di quella ayurvedica che spesso si tende a dimenticare: l’alimentazione correttamente impostata è la migliore medicina preventiva che si possa praticare.

Una corretta alimentazione è, a sua volta, l’esito di due fattori concomitanti: una buona conoscenza della propria costituzione e di come essa possa essere corroborata con il cibo e, contemporaneamente, una buona conoscenza delle caratteristiche degli alimenti e dei metodi di cottura più corretti da utilizzare.

Se un paziente soffre di problemi di freddo, deve utilizzare un’alimentazione basata su cibi di natura calda, se invece accusa fenomeni infiammatori con segni di calore, deve mangiare alimenti freschi; se l’organismo tende alla stasi ed al ristagno, è bene utilizzare alimenti piccanti che mobilizzano ed evitare quelli di sapore astringente che trattengono. Occorre dunque conoscere la caratteristica dei cibi e quella dei condimenti e delle spezie che, aggiunti ai cibi stessi durante o alla fine della cottura, sono in grado di modificarli. 
Partendo da regole molto semplici è possibile impostare un buon regime dietetico che ci permette di migliorare gli aspetti negativi della nostra costituzione e di sfruttarne a pieno quelli positivi.

Da Olos e Logos

PATOLOGIE NEUROLOGICHE: IL FUTURO PORTERÀ AD UNA DIAGNOSI PRECOCE

L’ Associazione Nazionale Malati Reumatici ANMAR ha indetto per il prossimo 11 Ottobre la giornata mondiale dedicata ad artrite reumatoide e fibromialgia. L’evento mira a rendere consapevole l’ascoltatore sull’ importanza dell’alimentazione per la cura delle suddette patologie reumatiche.

In particolare con il termine artrite reumatoide si intende una malattia autoimmune di origine infiammatoria che colpisce nel nostro Paese circa 300 mila persone. La patologia può provocare deformazione e dolore che possono portare fino alla perdita della funzionalità articolare. Laura Bazzichi, responsabile dell’Ambulatorio di Fibromialgia e Fatica Cronica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana sottolinea che: “Nelle persone che soffrono di questa malattia l’obiettivo principale è la riduzione di peso e la modificazione nella composizione dei pasti”, ed afferma, inoltre, che “Le diete a bassa immunogeneticità, come ad esempio la vegana libera da glutine, sembrano ridurre l’immunoreattività nei confronti di antigeni contenuti nei cibi”.

Si dovrebbero preferire a tavola cibi freschi e si dovrebbero evitare cibi conservati dei fast food. Gli esperti consigliano di seguire la dieta mediterranea che è in grado di ridurre il dolore e la rigidità articolare nei pazienti affetti da artrite reumatoide possedendo caratteristiche antinfiammatorie, antiossidanti e protettive del sistema cardiovascolare.

Per quanto concerne la fibromialgia, una malattia cronica caratterizzata da dolore diffuso e stanchezza che affligge circa un milione di italiani, anche in questo caso una alimentazione accurata apporta notevoli benefici. A tal proposito sempre Laura Bazzichi sostiene che: ”Il paziente affetto da fibromialgia è spesso sovrappeso o obeso, e questa condizione aumenta il dolore, la stanchezza, peggiora la qualità del sonno e aumenta i disturbi dell’umore”. Il consiglio principale dell’esperta è quello di rendere la dieta ricca di frutta e verdura, soprattutto cruda, che aumenta l’introito di vitamine e sali minerali, una protezione per questi pazienti carenti di difese antiossidanti. Indagini effettuate su un gruppo di soggetti con fibromialgia hanno dimostrato che seguire una dieta vegetariana diminuisca l’impatto della patologia sulla vita del paziente del 46% (punteggi FIQ) dopo 7 mesi di dieta e del 33% dopo soli 60 giorni. Infine dopo 7 mesi di dieta vegetariana il soggetto mostra  in termini di vitalità, salute generale, ruolo emotivo e salute mentale (scale dell’SF36) una qualità di vita identica a quello dell’individuo sano.

Concludendo, appare evidente il fondamentale ruolo dell’alimentazione e appare ben chiaro come già a tavola si possano alleviare i sintomi delle patologie reumatiche, contribuendo anche a colmare le carenze che si verificano in seguito alle terapie.

La fonte: La Stampa

Il trattamento di queste patologie mediante agopuntura, mesoterapia e neuralterapia trova soluzioni positive nel ridurre la sintomatologia e l’utilizzo de farmaci. Fermo restando che un approccio funzionale che tende ad eliminare  i fattori di disturbo alimentari e non rimane fondamentale.

LA MALATTIA COME BLOCCO DEL FLUSSO DI ENERGIA

La prospettiva energetico-spirituale è un modo prezioso e complementare di conoscere l’origine dei nostri disturbi e/o malattie.

Che la malattia sia un messaggio del corpo fisico, che ci dice che si è alterato un equilibrio, è banale e scontato. Non è invece banale sapere e comprendere che la causa non è esterna, ma interna e che quindi si può guarire. Virus e microbi ci colpiscono infatti dove e quando siamo più vulnerabili, non per cause genetiche, ma per cause interne, legate alle tensioni che creiamo dentro di noi quando facciamo scelte o prendiamo decisioni che non ci fanno sentire bene.

Questo succede quando non ascoltiamo la nostra guida interiore, alterando di conseguenza il nostro equilibrio energetico. La tecnica energetico-spirituale parte dalla considerazione che, a monte della malattia, ci sia un blocco energetico, un blocco del flusso di energia, un disequilibrio che genera la malattia, la quale si localizza proprio dove avviene tale blocco. Per spiegare il nostro sistema energetico, dobbiamo prima capire che l’unità infinitesimale di ogni cellula è energia, di cui il tessuto, l’organo, il corpo fisico sono la parte più densa, ovvero quella che vediamo. Tutto ciò non è invenzione, bensì scienza, quella quantistica.

 I “motori” che regolano il flusso del nostro sistema energetico sono i chakra. La funzione dei chakra è simile a quella del cuore: regolare il flusso dell’energia nel nostro sistema energetico, che è governato dalla coscienza. E’ importante sottolineare che, in questo contesto, il significato di coscienza è esteso a tutto ciò che possiamo sperimentare a livello fisico, emotivo, mentale e spirituale nella nostra esistenza.

Tutto procede bene se le decisioni che prendiamo sono coerenti con la nostra essenza, con il nostro progetto intimo di vita, ma se non ci ascoltiamo, se neghiamo la nostra essenza, iniziano a sorgere problemi. “Può accadere, ad esempio, che per una decisione errata si crei un blocco, una tensione. Da quel momento in avanti la nuova configurazione della nostra energia funzionerà come una calamita, attirandoci esperienze che confermano la tensione originaria” ci racconta Rossella Panigatti, studiosa e praticante della tecnica.

Conoscere i chakra diviene così indispensabile per capire la malattia e sbloccare il flusso energetico. Sottolinea ancora R. Panigatti: per riacquistare la salute, dobbiamo intraprendere un lavoro personale di ricerca, comprendendo ciò che stiamo facendo ‘contro di noi’ e, soprattutto, dobbiamo attuare una serie di cambiamenti nella nostra vita, lasciando andare quei modi di essere che ci creano tensione, ritrovando la nostra vera essenza. Dobbiamo semplicemente tornare ad essere noi stessi, e in questo cammino il sintomo è un nostro alleato, e ci aiuta.

Questo lavoro personale di ricerca, di collocazione del sintomo all’interno del sistema energetico, per essere ben capito, deve anche tenere in considerazione il lato, destro o sinistro, in cui la patologia si manifesta; questo aspetto è importante perché legato alla polarità Yin (delle emozioni) e Yang (della volontà).

I chakra sono i nostri centri energetici, sono sette e sono associati a specifici organi e parti del corpo. Il sintomo localizzato in una specifica parte del corpo è quindi rapportabile ad un blocco nel chakra corrispondente, per effetto di una decisione presa riguardante la nostra vita, che non è in sintonia con la nostra unicità ed essenza.
Da fisica quantistica

LA DIAGNOSI IN AGOPUNTURA AURICOLARE

La medicina tradizionale cinese da due millenni sottolinea come l’uomo sia un microcosmo che riflette le leggi del macrocosmo e ad esse risponde; il Nei Jing sintetizza questo concetto affermando che “l’uomo deve sempre rispondere al Cielo ed alla Terra”. Inoltre ogni individuo è a sua volta costituito da ulteriori microcosmi che debbono armonizzarsi tra loro perché lo stato di salute si possa mantenere inalterato nell’ambito di una equilibrata omeostasi biologica. Ciò significa che ogni parte del corpo è in relazione con l’intero organismo e viceversa e che esiste un’influenza reciproca tra i diversi sistemi che può essere studiata a livello diagnostico e terapeutico. La somatopuntura ed il correlato sistema degli  organi e visceri e dei canali principali, secondari e straordinari si fondano precisamente su questo postulato. La stessa origine ha la teoria dei microsistemi che parte dal presupposto che varie regioni del corpo (il volto, il cranio, la mano ed il piede, il polso e la caviglia, l’addome etc) abbiano delle corrispondenze con l’intero organismo e con gli organi, visceri e tessuti di cui esso è composto.

Tra i vari microsistemi l’orecchio è certamente quello più studiato e conosciuto. La terapia auricolare che ne deriva è assai diffusa in tutto il mondo ed è figlia di un parto gemellare avvenuto in Occidente – con il grandissimo contributo  francese del Prof. Nogier e di tanti altri studiosi tra cui spicca il nostro Marco Romoli – ed in Cina, attraverso l’intuizione e lo studio di numerosi professionisti che hanno sottoposto questa parte del corpo ad una dettagliata osservazione e ad un dettagliato controllo degli effetti locali ed a distanza della sua stimolazione.

Il concetto di base da cui si muove questa disciplina medica è che esiste una somatotopia auricolare che riflette sulla superficie esterna del padiglione l’intero organismo, rappresentato sia nei suoi organi interni che nelle sue parti e nei suoi segmenti esterni.     Ciò significa che l’orecchio può essere utilizzato a scopo diagnostico – perché alterazioni cutanee cromatiche, energetiche, termiche, elettriche della sua superficie rimandano a patologie delle corrispondenti parti rappresentate – ma anche e soprattutto a livello terapeutico. La stimolazione dell’orecchio evoca delle reazioni locali ed a distanza delle zone eccitate. L’agopuntura dei punti auricolari rappresenta la tecnica di stimolazione di elezione, vuoi per la dimensione della punta dell’ago che ben si adatta alle modeste superfici del padiglione auricolare, vuoi per la potenza che questa metodica possiede, se confrontata con tecniche di terapia simili…

 La terapia auricolare rappresenta un ponte tra medicina cinese e biomedicine perché la prima la correla, con il suo sguardo olistico, con la teoria dei meridiani, degli organi e visceri, dell’energia, dei liquidi e del sangue ed infine dello yin e lo yang, la seconda ne studia i rapporti con l’innervazione auricolare e con i rapporti che questa contrae tramite il sistema nervoso centrale e periferico con l’intero organismo.

Da Olos e Logos N. 14

L’ALIMENTAZIONE PERSONALIZZATA COME RIMEDIO ALL’INFIAMMAZIONE

L’infiammazione è esperienza condivisa da tutti, tanto che i farmaci antinfiammatori sono in assoluto i più venduti al mondo, come numero di pezzi. Ogni medico inoltre si confronta quotidianamente con fenomeni di infiammazione a bassa intensità che spesso durano a lungo e che per anni sono stati scarsamente compresi. Il sospetto di una relazione diretta con l’alimentazione è sempre stato molto forte, ma molti ricercatori si sono avvicinati in modo spesso controverso al tema delle cosiddette intolleranze alimentari scontrandosi con pregiudizi, petizioni di principio e proponendo in molti casi pratiche diagnostiche dubbie. La scoperta che un alimento può indurre la produzione di Baff (B Cell Activating Factor) o di Paf (Platelet Activating Factor) e provocare tutti i sintomi infiammatori che usualmente sono ascritti al cibo risale agli studi di Lied  del 2010 ma solo da poco è applicata in ambito clinico. La misurazione di queste citochine consente di capire il livello di infiammazione correlata al cibo eventualmente presente in una persona e di agire sugli aspetti nutrizionali per ridurla e per controllarne gli effetti sulla salute. Si tratta di una vera rivoluzione concettuale che consente di andare oltre la conoscenza di Ves e Pcr che da oltre 50 anni restano incredibilmente gli unici due “indicatori di infiammazione” usati dalla medicina in ambito clinico. Baff e Paf invece sono effettivi indicatori di una reazione dovuta anche al cibo, come documentato da Piuri. Si tratta di un primo passo verso la migliore comprensione delle reazioni dell’organismo che porterà in breve alla acquisizione e alla valorizzazione di altri biomarkers specifici che consentiranno sempre di più di caratterizzare il fenotipo di una reazione alimentare. Sappiamo che si tratta di una reazione dovuta all’immunità innata e all’attivazione di Toll Like Receptors (soprattutto Tlr2 e Tlr4), recettori che svolgono nell’organismo la funzione di segnalare un pericolo, che nel caso del cibo è il superamento di un livello di soglia nell’assunzione di cibo e manifestano la reazione infiammatoria come fosse una “luce di allarme” perché si cambi il comportamento alimentare. Poiché questa reazione non riguarda solo la Sindrome del colon irritabile o la colite ma anche patologie come artrite reumatoide, morbo di Crohn, lupus, diabete  e molte altre, l’approccio più moderno è quello di interpretare la reazione infiammatoria come un avvertimento o un segnale per un reale cambio di comportamenti che guidi il recupero dello stato di benessere attraverso una alimentazione personalizzata.

Da Nutrizione 33

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