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L’intestino viene definito anche come “secondo” cervello: ha innervazione propria indipendente dal Sistema Nervoso Centrale; è organo endocrino in quanto produce sostanze ormonali e network di comunicazione biochimica; è, inoltre, organo di confine dotato di un complesso sistema di controllo tanto da essere considerato parte integrante del Sistema immunitario.

E’ strettamente connesso con l’Asse ipotalamo-ipofisi-surrene; è.infatti, uno degli interpreti principali nella complessa rappresentazione dello stress.
E’ sede del microbiota intestinale, fucina di vitamine, proteine complesse e acidi grassi; è il solo organo in grado di produrre e trasmettere questi elementi vitali all’intero organismo.

Negli ultimi trent’anni la fisiologia degli organi del Tubo digerente è stata completamente rinnovata, approfondita e finalmente svelata.
Tutto ciò, purtroppo, non è molto servito a compiere sostanziali avanzamenti circa l’origine delle malattie: poco è conosciuto sull’origine della malattia di Crohn o della Colite ulcerosa, tantomeno sul perché del tumore del colon-retto che è, per incidenza il primo nel maschio ed il secondo nella femmina.

Riguardo alle intolleranze alimentari, i pareri medici sono molteplici e non sempre concordanti.
L’industria si adopera nella produzione di cibi innaturali, perché privi di nutrienti e composti da sostanze sospettate di essere “terribili nemici della salute”, ma nessuno si chiede perché qualcuno reagisce in modo diverso e, soprattutto, quale possa essere la reazione dell’organismo a questi “nuovi” alimenti, inevitabilmente ricchi di “chimica”.

La malattia infiammatoria intestinale ha uno stretto legame con lo stress, ma nessuno sa come contrastarla. E soprattutto nessuno sa come contrastare queste malattie.
Non progrediamo nella scoperta di nuovi farmaci e quelli attualmente considerati efficaci sono anti-qualcosa – antibiotici, antinfiammatori, ecc. ma nulla che si curi del terreno, ovvero delle condizioni dell’organismo che consentono alle malattie di attecchire.

Non abbiamo soluzioni a quest’ impasse, se non il tentativo di fare un passo ulteriore e diverso.

Von Bertalanffy per primo sostenne, nella Teoria dei Sistemi, che l’uomo è un Sistema di Flusso, ovvero una struttura che richiede energia, ha la capacità di trasformarla in lavoro e di eliminare le scorie che questo lavoro produce. Ovunque si arresti il flusso compare la malattia.

In considerazione di ciò analizziamo tre passaggi.
Il rifornimento di energia va inteso non solo come calorie ingerite, ma anche come materiale strutturale necessario. Un alimento carente di vitamine, ad esempio, non è completo e, dunque, rappresenta una minaccia per il sistema. Il lavoro della cellula per trasformare l’energia in azione vitale è strettamente dipendente dagli strumenti a disposizione e, ancora una volta, dalla qualità e completezza delle materie prime fornite.
Da ultimo i sistemi di drenaggio tossinico devono funzionare in modo corretto. Una qualunque alterazione dell’eliminazione delle scorie deve essere considerata come una fonte di malattia.

Prendiamo in considerazione il funzionamento basico dell’intestino, ovvero, l’eliminazione delle feci. In virtù di quanto affermato possiamo sostenere che un intestino che non funziona è una delle cause di malattia, non solo di quelle intestinali.

Limitando la nostra attenzione al colon e alla sua funzione di produzione e di eliminazione delle feci (con riassorbimento di acqua) cerchiamo di comprendere la dinamica del suo malfunzionamento e le possibili soluzioni.

1)  Il microbiota intestinale può essere alterato nei rapporti tra le colonie, produrre maggiori quantità di gas e di sostanze tossiche e minori quantità di sostanze indispensabili.
2) La funzione intestinale può essere minata da una carenza di afflusso ematico perché convogliato in altri distretti a causa dello stress cronico.
3) L’eliminazione delle feci è connessa con atteggiamenti psicologici che ne alterano la regolare funzionalità e periodicità.
4) Uno stato di infiammazione silente può condizionare la permeabilità della mucosa e lasciare entrare in circolo ematico sostanze potenzialmente pericolose e tossiche.
5) Le feci possano essere eccessivamente collose ed aderire alla parete intestinale in modo semi-permanente.

LE SOLUZIONI

1) Occorre insistere sulla ricolonizzazione dell’intestino con i 3 strumenti a nostra disposizione:
probiotici, prebiotici e stile di vita.
Ricordiamo che il probiotico può avere due funzioni, in acuto risolve un’alterazione immediata come una diarrea o un’infiammazione, ma la terapia per la disbiosi è lunga ed articolata nell’ordine di alcuni mesi di trattamento.
Per questo motivo è necessario associare i prebiotici, soprattutto se il paziente non è in grado o propenso a cambiare stile di vita.
Intervenire su quest’ultimo non è opzionale. L’intestino non riprende funzionalità senza la quantità ottimale di fibre, il movimento sufficiente e la corretta idratazione.

2) Lavorare sullo stress è di fondamentale importanza.

3) La digestione, a ben riflettere, è un processo infiammatorio. Una volta avviato il complesso meccanismo-biochimico della gestione del cibo, l’intera parete intestinale richiede più sangue, più cellule ematiche per affrontare il” nemico cibo”, riconoscerlo, suddividerlo, accettarlo o respingerlo.
La scelta di un alimento corretto, biologico e di provenienza conosciuta, che rispetti la stagionalità, che valga, che sia trattato il meno possibile dell’industria alimentare, si traduce in ultima analisi in una diminuzione della reazione infiammatoria dell’intestino.

Anche dare ordine all’ alimentazione con opportune pause tra i pasti può essere considerato un intervento antiinfiammatorio.
Ripristinare l’eubiosi intestinale e lavorare sullo stress sono procedure finalizzate allo stesso obiettivo.

4) La qualità delle feci è condizionata dal cibo, dai batteri e dalla qualità della peristalsi. Un eccesso di farine raffinate produce feci più collose ed aderenti alle pareti del colon.
In questo caso, oltre all’inevitabile infiammazione che ne consegue, la parete del colon può partecipare meno alla spinta peristaltica.
Un eccesso di grassi può rendere le feci dure e di difficile progressione; alterazioni batteriche possono produrre un eccesso di fermentazione con dolori e gonfiore; una carenza alimentare di fibre può ridurre la produzione gassosa dei batteri al punto di rallentare la progressione fecale per mancata distensione delle pareti.

Occorre intervenire inserendo farine integrali in luogo di quelle raffinate o, meglio, cereali in chicchi; occorre anche adeguare l’introduzione delle fibre con frutta e verdura, idratare correttamente e, nel caso, ridurre anche l’eccesso ponderale.

Tratto da La Medicina Biologica n. 163

L’approccio con la medicina funzionale permette di analizzare e determinare i punti in carico ed impostare un adeguato trattamento a livello alimentare e comportamentale, affiancato ad un recupero funzionale con approccio fitoterapico ed omeopatico.

Dott. Mauro Piccini

 

 

 

 

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