Questo tipo di infiammazione si distingue da qualla acuta, che risulta essere un evento comunque positivo per il nostro organismo, in quanto è inutile e dannosa perché non ha nella sua intenzionalità la risoluzione della malattia ma anzi, divenendone essa stessa il nucleo fondamentale, ne permette la progressione cronica e l’amplificazione sistemica che, coinvolgendo in maniera sempre più estesa l’organismo, può fungere da innesco, come spesso accade, di tutta una serie di problematiche di difficile risoluzione che troviamo normalmente associate tra loro.
L’obesità, le malattie del metabolismo quali diabete, le problematiche cardiovascolari, i tumori, le patologie come la fibromialgia, sindrome della bocca che brucia, sindrome da affaticamento cronico, non sono altro che manifestazioni nosologiche, apparentemente diverse, che però hanno tutte alla base L”Infiammazione Cronica Sistemica.
Lo stesso invecchiamento, quando avviene in maniera precoce, accelerata è determinato da una esuberanza di infiammazione cronica che supera il normale livello dovuto all’età anagrafica tanto che, in tali casi si parla di ” Inflammaging”.
L’infiammazione acuta è il primo dei meccanismi naturali del nostro organismo a far fronte ad un evento infettivo, virale o batterico, traumatico o tossico, di origine esogena od endogena. Essa è il primo mezzo di allerta e, indipendentemente dal tipo di causa scatenante, richiama in azione le cellule preposte alla sorveglianza e protezione che attaccano e distruggono gli agenti perturbanti; ripuliscono le cellule e riparano i tessuti fino a riprestinare il pieno stato di salute o, perlomeno, a ridurre al minimo il danno.
Quindi lo stato infiammatorio acuto è un evento in ogni caso positivo, benigno e benevolo per il nostro organismo. Rappresenta in pratica un dispositivo che, potremo definire fisiologico, con cui il nostro organismo ogni tanto cerca di ” ripulirsi” dagli immancabili accumuli tossici derivati dall’esterno o dall’interno. Il problema spesso consiste nel fatto che i sintomi che l’accompagnano sono appunt ” acuti ” e ,essendo poco tollerati, le conferiscono l’aspetto di ” malattia”, sollecitando un’azione di tipo repressivo basata principalmente sull’uso di farmaci ” anti ” che, invece di modularne il decorso portandola al giusto completamento, la bloccano interrompendone lo svolgimento e quindi trattenendo quelle scorie che avrebbero dovuto essere eliminate, oltre a produrne di ulteriori. Se l’infiammazione acuta avrebbe il suo ciclo naturale, gestendone la sintomatologia e ottimizzando la risposta dell’ospite in modo biologico, ci sarebbe una piena restitutio ad integrum e l’organismo ne uscirebbe ” depurato ” e rafforzato verso eventuali episodi successivi.
Agendo invece in modo repressivo non si risolve il problema causale ma si tacitano solamente i sintomi lasciando così il carico tossico all’interno dell’organismo e inviando, inoltre, un segnale al sistema immune che lo orienta verso una risposta meno acuta che però , allo stesso tempo, inefficace, dannosa e progressiva, senza un termine e uno scopo.
Questo passaggio da una risposta attiva ad una passiva, dall’esercitare l’infiammazione al subirla, dal quasi fisiologico al patologico conclamato, non avviene solo in caso del reiterato impiego di farmaci repressivi in corso di episodi infiammatori acuti l , ancor peggio, a scopo preventivo, ma anche per esempio, a causa di situazioni di vita o comportamentali quali lo stress cronico da cause molteplici come l’alimentazione eccessiva e/o inadeguata, gli stili di vita errati come la sedentarietà, la perdita o lo spostamento delle ore di sonno.
Infatti quando l’organismo è sottoposto a condizioni di questo tipo, anche di natura molto diversa tra loro ( farmaci, alimentazione, stress psicoemotivi ) che possiamo identificare con il termine unico di ” stressor”, reagisce sempre nello stesso modo, proprio come accade per l’infiammazione acuta e instaura un’infiammazione cronica che da latente diviene sempre più stabile e diffusa. Tutto ciò non accade in maniera repentina in quanto l’organismo ha ovviamente una capacità di fare fronte a tali insulti per un periodo di tempo dipendente dal singolo soggetto in relazione alle sue condizioni basiche e all’entità e varietà degli stessi stressors. Solo quando il sistema di regolazione inizia ad esaurirsi ed a usurarsi avvengono degli shift immunitari che spostano la risposta immunitaria da un’azione adeguata, utile ed efficace, ad una inadeguata, inutile e dannosa che, iniziando e procedendo in maniera molto subdola, dà luogo a questo tipo di infiammazione quasi silente.
Questa , caratterizzandosi per tutta una serie di connotati biochimici e neuroendocrini, danneggia per lungo tempo, e in misura sempre maggiore, i tessuti, gli organi e i sistemi più nobili. Essa non dà chiari indizi di sé ma provoca solo una sintomatologia molto vaga, aspecifica e varia.
Nell’infiammazione cronica non vi è la corretta progressione biochimica a cascata come nell’infiammazione fisiologica, bensì ci sono reazioni caotiche che si ostacolano vicendevolmente e che reciprocamente potenziano la disorganizzazione, l’inefficienza e la dannosità degli altri. Questo persistente intervento di basso livello infiammatorio richiesto al sistema di difesa dell’organismo porta nel tempo ad un vero e proprio esaurimento del sistema neuro-endocrino-immunitario a causa del quale i tessuti, perdendo la capacità di riconoscere le loro stesse cellule da quelle che non lo sono, le identificano come non self e le attaccano.
Tale processo nel tempo danneggia ulteriormente organi, vasi e tessuti innescando così una continua e sempre maggiore risposta immunitaria e autoimmunitaria. Va sottolineato che l’infiammazione cronica crea un’alta presenza di radicali liberi nei tessuti che impegna ed esaurisce i sistemi tampone antiossidanti ( osteoporosi).
Questa condizione di squilibrio, detta Stress Ossidativo, può facilmente generare una risposta infiammatoria nei tessuti miofasciali che, nuovamente, farà rilasciare ulteriori radicali liberi innescanti successivi processi infiammatori in un circolo vizioso senza fine.
L’approccio della Medicina Funzionale di Regolazione mira a modulare l’infiammazione valutandone le cause scatenanti e modulandone l’effetto, impostando una terapia biologica che permette di mantenere in equilibrio l’organismo
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