Condividi:

 

L’architettura della sorveglianza
“La scienza non possiede la tecnologia per misurare gli squilibri biochimici all’interno del cervello vivo”, osserva il medico scrittore Peter R. Breggin. “La speculazione sugli squilibri biochimici è in realtà una campagna di marketing delle aziende farmaceutiche per vendere le medicine.” Così, agli “screening” sulla salute mentale mancano i parametri scientifici oggettivi e la valutazione di indicatori fisici per determinare l’esistenza di un disturbo. Piuttosto, l’opinione si basa sulla risposta del soggetto a una serie di domande.
Negli ultimi anni, sono stati implementati scrupolosamente dei metodi di marketing nei campus dei college americani per condizionare una generazione verso l’accettazione della natura di routine dei controlli per la salute mentale. Nei primi anni del Duemila, la Wyeth, produttrice dell’antidepressivo Effexor, sponsorizzò “campagne educative per la salute mentale” in dieci campus universitari. Il programma di 90 minuti, intitolato La depressione al college: mondo vero, vita vera, problemi veri, si svolgeva negli auditorium dei campus ed era presentato dalla star di MTV, nonchè consumatrice di Effexor, Cara Kahn. Agli “screening” per la depressione associati al programma, che oggi sono diventati parte normale del regime sanitario pubblico, si accompagnavano slogan vivaci, come “Sei stressato? Vieni a scoprire quanto”, e “Vieni a testare il tuo umore”. I rappresentanti del settore osservavano come queste sollecitazioni incontravano un interesse maggiore fra i potenziali partecipanti rispetto a quello che avrebbe riscosso un più prosaico ” test di controllo per la depressione”.
Se è vero che il fascino dei rimedi psicotropi si sta esaurendo come suggeriscono alcune tendenze del settore del mercato, è essenziale creare in qualsiasi modo un nuovo bisogno di terapie e prodotti psicofarmaceutici. Considerando l’effettivo calo delle vendite di antidepressivi e l’ampia accettazione da parte dei governi delle superficiali definizioni degli psichiatri sulle anomalie del comportamento con i relativi rimedi, ci si può spiegare la comparsa recente di studi, ampiamente pubblicizzati, a sostegno di una crescente epidemia di malattie mentali e i programmi statali che impongono ai giovani controlli psicologici obbligatori, completi di eventuali trattamenti farmaceutici. Che cosa, esattamente, costituisce un disturbo mentale che richiede un trattamento? Ancora una volta, l’assorbimento ampliato di peculiarità descritte nell’imminente DSM-5 fornirà alcune indicazioni di ciò su cui si focalizzeranno i futuri screening. Una persona che esprime piacere nel fumare una sigaretta occasionale sarà classificata come sofferente di “disturbo da uso di tabacco”. A uno che ama bere in compagnia potrebbe essere applicata l’etichetta del “disturbo da uso di alcool”. A qualcuno che beve regolarmente troppe tazze di caffè o lattine di tè freddo potrebbe venire una “intossicazione da caffeina” o, peggio, un “disturbo d’ansia indotto da caffeina”. Chi passa troppo tempo a navigare in rete, visitando siti di scommesse online o siti porno o facendo troppi acquisti online, potrebbe essere giudicato rispettivamente come affetto da “dipendenza da Internet”, “disturbo da gioco d’azzardo”, “ipersessualità” o “disturbo da shopping compulsivo”, e gli si potrà prescrivere di conseguenza un adeguato regime farmacologico. Inoltre, l’espansione della psichiatria sotto l’elgida federale aumenta il potenziale per un abuso in stile sovietico per mettere a tacere i dissidenti politici, come illustra il caso di un ex Marine statunitense, Brandon Raub.
Esprimere la ferma convinzione che esistano le manipolazioni climatiche o discutere dell’inspiegabile collasso,  l’11 settembre, dell’edificio 7 del World Trade Center potrebbe essere motivo di diagnosi di un “disturbo deliratante paranoide”. Gli attivisti che richiamano l’attenzione sulla logica poco credibile della “guerra al terrorismo”, sulla Federal Reserve o sulle prevaricazioni di quello che sta diventando uno stato di polizia si potranno facilmente classificare come affetti da problemi irrisolti di “disturbo oppositivo provocatorio”.
Con una gamma talmente vasta di malattie a loro volta soggette all’interpretazione del medico psichiatra, quasi tutti siamo vulnerabili allo sguardo inquisitore della lobby psicofarmaceutica, specialmente se questo sguardo cade sui gruppi d’età più giovani.
“[La nuova legge sulla sanità accessibile] è studiata per contribuire ad aumentare gli incentivi ai professionisti della medicina e della salute mentale affinchè si prendano cura dei pazienti nell’intera sfera dell’assistenza”, sottolinea lo psicologo John M. Grohol, redattore del popolare sito PsychCentral. “Le ricerche indicano che questo tipo di assistenza integrata e coordinata si rivela benefica per il paziente. Può contribuire a portare allo scoperto i problemi di salute prima che si trasformino in disturbi più gravi”.
Il diffondersi di un’epidemia di malattie mentali, o il fatto che la professione psichiatrica ne sostenga l’esistenza, ha conseguenze gravi non solo in termini di pene personale, ma anche per interi settori economici.
Gli esperti di salute mentale sostengono che quasi il 40% degli europei soffra di disturbi mentali: questo problema costerebbe all’economia europea centinai di miliardi di euro all’anno. Uno studio del 2011 conclude che 165 milioni di residenti nell’Unione Europea sono afflitti da una forma di malattia mentale. “E’ assolutamente necessario colmare l’immenso vuoto esistente nella cura dei disturbi mentali”, afferma l’autore principale dello studio. “Dato che i disturbi mentali iniziano spesso in età giovanile, hanno un forte impatto negativo nelle fasi successive della vita… Solo un trattamento precoce e mirato nei giovani riuscirà a prevenire con efficacia il rischio di una proporzione sempre maggiore di malati gravi… i pazienti del futuro”.
Negli USA, dove la legge sulla sanità accessibile sottolinea “l’importanza di integrare e coordinare l’offerta di servizi per la salute fisica e mentale e fornisce degli incentivi agli operatori sanitari per integrare l’assistenza”, anche un individuo che ha un’assicurazione privata e che va all’ospedale per un malore fisico o un infortunio sarà sempre più soggetto alla sorveglianza e valutazione secondo gli standard stabiliti dal DSM. Il rapporto “Vigilanza sulle malattie mentali 2011” dei Centri per il Controllo delle Malattie evidenzia che il 25% degli americani soffre di malattie mentali e che uno su due svilupperà una malattia mentale in futuro. In questo modo un programma di “vigilanza sulla salute pubblica” comprende “funzionari della sanità pubblica, accademici, personale medico e paramedico e gruppi di sostegno” metterà a disposizione “più sistemi di vigilanza” per “ridurre l’incidenza, la diffusione, la gravità e l’impatto economico delle malattie mentali; valutare le associazioni fra le malattie mentali e altri problemi medici cronici (obesità, diabete, cardiopatie e abuso di alcool o sostanze); identificare gruppi ad alto rischio di malattie mentali e fornire interventi, trattamenti e misure preventive mirati; offrire parametri misurabili per valutare la riuscita degli interventi sulle malattie mentali. Il progetto si avvale del DSM per identificare e diagnosticare queste malattie.
I CDC notano poi che “l’importanza per la salute pubblica delle misure per aumentare i tassi di trattamento della depressione si riflette in Healthy People 2020″, un piano decennale del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani che include “obbiettivi nazionali per accrescere il trattamento della depressione negli adulti e il trattamento per i problemi di salute mentale nei minori”.
Per contribuire al programma, il governo degli Stati Uniti ha stabilito una Task Force per la Prevenzione che oggi raccomanda “screening della salute mentale” ai ragazzi dai 12 ai 18 anni. Così come il programma Vigilanza sulle Malattie Mentali, la Task Force utilizza il DSM come modello per le diagnosi.

Conclusione
Dato che il governo federale degli Stati Uniti e il settore assicurativo oggi sono impegnati in un investimento combinato per mitigare i rischi associati a una miriade di comportamenti personali classificati dal DSM, i singoli individui, e la società più in generale, devono chiedersi: “Ma fin dove si spinge questa vigilanza?”
Attualmente, l’individuo può ancora esercitare un certo grado di controllo rispetto a quali informazioni mediche desidera rivelare all’apparato di vigilanza medica. Tuttavia, il sempre maggiore dispiegamento di tecnologie biometriche e il rapido passaggio a una base elettronica, senza contanti, delle transazioni finanziarie praticamente assicura la fine di questa modesta sfera di privacy, nonchè la realizzazione completa di una rete panottica e di vasta portata in grado di identificare e localizzare le idiosincrasie private, producendo così dei candidati per “interventi” e trattamenti.
Per sfidare e contrastare il complesso psicofarmaceutico e la sua morsa sulla società, che va sempre più estendendosi, è assolutamente necessario comprendere e riconoscere come la sua storia si intrecci a giochi di pubblicità e pubbliche relazioni per modellare la percezione pubblica e quello che oggi costituisce un sistema di convinzioni ampiamente accettato nei confronti della salute e della malattia mentale. Il fatto che questo complesso oggi sia più che mai alleato della sovrastruttura della sanità nazionale e costituisca un elemento centrale in ambito medico delle macchinazioni del governo suggerisce l’imminente realizzazione di una vera e propria tecnocrazia farmacologica in cui, attraverso una incessante persuasione di massa e direttive legislative, sarà una falsa medicina con i suoi farmaci a riempire il vuoto di un’esistenza sciupata e insoddisfatta.

Vuoi rimanere aggiornato sulle nostre ultime news?


 

Iscrivendoti al servizio acconsenti al trattamento dei dati secondo l’informativa UE 2016/679 (Leggi di più)


Condividi:
Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.