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“La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia od infermità”, questo è quanto viene definito dall’ OMS .

Sono sano non solo quando non presento sintomi o malattie sul piano fisico, ma anche quando sono emozionalmente e psichicamente in equilibrio con me e con ciò che mi circonda e quando non avverto sovraccarichi a livello interpersonale – nella relazione di coppia, nella relazione famigliare, nell’ambito lavorativo e con tutto ciò che socialmente mi coinvolge. Detto questo sorge spontaneamente una domanda: quanti individui allora sono sani? La risposta può essere una sola, nessuno o quasi.
Ora viviamo in una società che attraverso il controllo di un disturbo o di una patologia, che passa attraverso l’ uso del farmaco, illude l’individuo che la gestione della malattia sia sinonimo di sanità.

L’approccio farmacologico del sintomo ha portato alla creazione di problematiche di tipo cronico ed ha sganciato l’individuo dalle proprie responsabilità nell’ aver contribuito ad  innescare il carico attraverso una serie di fattori come la mancata capacità di ascolto di se stessi, del riconoscere i propri limiti, di delimitare i propri confini, di applicare piccoli accorgimenti e comportamenti necessari per la propria salute ecc.
Il concetto di prevenzione vera, al di là della propaganda fine a stessa, non viene quasi mai preso in considerazione dato che approcci salutari come alimentazione corretta, attività fisica e scarico dello stress vengono continuamente citati ma praticamente quasi mai messi in essere.

La salute non è un traguardo da raggiungere ma uno stato iniziale che deve essere mantenuto.
La rottura dell’equilibrio si presenta attraverso un sintomo o una malattia e il presentarsi di questi ci permette di capire che lo stato iniziale si è frantumato. Ogni sintomo se viene letto ed interpretato anche a livello simbolico ci permette di capire da dove parte il malessere e quali sono le cause che lo hanno innescato. Solo allora ognuno di noi potrà e dovrà prendersi la responsabilità della propria salute.

Il medico è solo un mezzo che permette, attraverso l’interpretazione dei segnali, di aiutare il paziente nella gestione del carico. Il pretendere che un atto esterno senza presa di responsabilità da parte dell’individuo possa risolvere il problema, inevitabilmente, porterà solo alla gestione del carico senza mai giungere ad un soluzione completa.

Dott. Mauro Piccini

 

 

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