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L’ombra  è la realtà che preferiamo non vedere, ma che corrisponde a tutto ciò che è inconscio in noi. E’ il lato oscuro della nostra anima che ci afffascina ma al tempo stesso temiamo e ci fa paura. Essa ci riconduce ai nostri aspetti oscuri, ai lati repressi o desideri non vissuti; ma per diventare individui “completi”, è necessario accettare e integrare la sua presenza. Come propone il buddista Thich Nhat Hahn:”Abbracciare amorevolmente il tuo modello comportamentale inaccettato, i tuoi lati ombra, come una mamma con il proprio bimbo che piange- in quel preciso momento, inizi a trasformarlo”.

Con Jung impariamo che l’ombra può essere fonte della più grande ispirazione e che offre l’occasione di trovare le proprie radici spirituali. Ci può condurre oltre la nostra personalità o “Persona” (nella psicologia junghiana la Persona -dal latino maschera- è il modo in cui ci presentiamo agli altri e veniamo visti da loro, è la maschera dell’adattamento sociale che l’individuo presenta al mondo) ossia quella maschera attraverso la quale spesso ci identifichiamo. Per Jung l’ombra è quell’entità che ci spaventa, ciò che preferiremmo non essere ma che dobbiamo pur tuttavia accettare e reintegrare se vogliamo unirci con il Tutto. Ci ripugna e ci attira, ci disgusta e ci affascina.
Poche persone sono al corrente del  dato secondo cui un terzo della popolazione del nostro mondo pulito, di buon umore, accuratamente liberato da demoni e superstizioni, cade vittima di una psicosi, e perciò dell’ombra, almeno una volta nella vita. Un altro terzo vive questa esperienza come evento unico per la durata di mesi. Un altro terzo combatte ripetutatamente, da quel momento in avanti, con queste irruzioni dell’ombra; mentre l’ultima esigua parte resta ancorata ad essa, nel senso della schizofrenia. Si tratta di un’interrruzione del collegamento tra l’Io e l’0mbra. Entrambi seguono percorsi  separati e non ritrovano più pacificazione.
Qualora l’ombra spinga da parte l’ego, le persone colpite vivono e soffrono la sua irruzione come una presa di potere da parte di una forza estranea, con la quale non sussistono possibilità di  cooperazione. Tale scenario dell’ombra, diffusamente repressa, ci suggerisce di farci carico di un tempestivo confronto con essa, in senso molto consapevole e programmato  (così come inteso da una terapia). Dando ascolto fin dall’inizio alla propria voce interiore ci si pone, nel confronto, più al sicuro rispetto alle irruzioni violente delle voci interiori in senso psichiatrico.

E difficile decidere di estrarre il bastone dal sacco, tirarlo fuori dal suo nascondiglio, ossia dall’inconscio. Tale decisione richiede un grande sforzo interiore, tanto più è grande la paura dell’ombra, tanto più piccola è la consapevolezza dei doni e tesori in essa nascosti. Ogni qualvolta rifiutiamo qualcosa, non appena qualcosa viene bandito dalla nostra coscienza perchè ci fa paura, esso diventa inconsapevole e sprofonda nell’ombra. Ma ciò che viene esiliato non vi si adegua senza opporre resistenza. La psicologa americana e specialista dell’ombra D.Ford spiega al riguardo: “i sentimenti che abbiamo represso non vogliono altro che essere integrati nel nostro io, e sono dannosi solo quando sono repressi perchè in questo caso possono  presentarsi all’improvviso nei momenti meno opportuni. I loro attacchi di sorpresa vi danneggieranno nelle aree della vita per voi più importanti. Se non ci occupiamo della nostra ombra, sarà lei a occuparsi di noi, a modo suo.
Il nostro raggiungere la luce attraverso il buio, o la liberazione attraverso l’ombra, è  una constatazione racchiusa nella formula di C.G.Jung: Io+Ombra=Sè. L’Io costituisce tutto ciò con cui ci identifichiamo consapevolmente – ogni qualità accettata e a noi attribuita, ogni facoltà cosciente. Ombra, al contrario, è tutto quanto inconsapevole, dunque tutto ciò che è rifiutato, tutto quanto di negativo ci viene attribuito, tutte le critiche e gli insulti che allontaniamo da noi e che in tal modo bandiamo dalla coscienza. Per raggiungere il Sè, lo stadio evolutivo più elevato della liberazione o l’autorealizzazione, devono trovarsi insieme l’Io e l’ombra oppure il nostro lato cosciente-luminoso e quello oscuro-inconsapevole.

Occuparsi della propria ombra delle proprie debolezze è per noi piuttosto sgradevole, benchè molto efficace. La maggior parte delle persone, al contrario, ricorre alla proiezione, all’attribuzione di colpe a terzi, facendone una sorta di sport di massa. Nulla è più semplice, a un primo sguardo, dell’allontanamento da sè di ogni responsabilità e farla ricadere sugli altri. Anche la  continua autodifesa e la tattica del contrattacco (secondo il motto:”Anche tu non sei migliore”) lasciano l’ombra indisturbata e ostacolano la crescita.
Un’ampia porzione dei nostri problemi deriva dalla resistenza che noi stessi opponiamo e dunque dalla lotta, o addirittura dalla guerra, contro la realtà – quindi contro la verità.
La realtà non si adatta alle nostre pretese nè alle nostre ordinazioni o liste di desideri immaginari, molti vivono in continuo stress e sono colmi di rimproveri o di proposte migliorative. Analizzare tale atteggiamento moderno, e riflettere in proposito, risulta utile e importante. L’esprerienza dimostra quanto poco efficaci siano, rispetto all’evoluzione personale,  l’andare per anni contro la propria realtà nonchè le continue accuse e lamentele nei confronti dei piani alti. Esse conducono esclusivamente a una vita rovinata, imbevuta di rabbia nei confronti di un esercito di presunti colpevoli. Quanti si lamentano per anni  della circostanza che il proprio partner, il proprio capo, la propria situazione economica dovrebbero essere diversi, semplicemente non vedono come, nella realtà, essi stessi non siano diversi. In una tale situazione esiste un’unica sensata via d’uscita: IL RICONOSCIMENTO più rapido possibile DELLA REALTA’.

Quanto prima abbandoneremo la nostra resistenza nei confronti della realtà, tanto meglio sarà per noi. Non esiste un’alternativa intelligente al riconoscimento di ciò che è e neppure esiste l’obbligo di reputare attraente ciò che va riconosciuto ovvero di stimarlo e lodarlo. ACCETTAZIONE equivale a smettere di affliggersi e lamentarsi su ciò che ci è stato dato, nonchè di osteggiarlo energeticamente (interiormente oppure a livello esteriore). Chi si lamenta delle circostanze esteriori o interiori, le mantiene in vita. Ancor peggio, egli diventa il creatore della propria valle di lacrime. Coloro che si compiangono non vogliono realmente cambiare nulla e mai lo fanno, anche ove affermino ininterrrottamente il contrario. Quando lo si dice loro brutalmente, essi s’infuriano confermando così il sospetto. Solo accogliendo la realtà esteriore, e solo dopo aver accettato la nostra realtà interiore, saremo in grado di evolverci efficamente e divenire gli artefici di quella esteriore. Condizione perchè ciò si verifichi è, tuttavia, l’umile accettazione di quel posto che la Creazione ci ha intanto assegnato.Quale essere umano desideroso di evolvere, anch’io devo prendermi là dove mi trovo e non dove volentieri vorrei trovarmi. L’accettazione di ciò che è, costituisce l’unico presupposto affidabile per il lavoro sull’ombra e la crescita personale. E’ importante chiarire come l’accettazione non debba in nessun caso coincidere con l’approvazione  di qualcosa o il suo alimentarla; nè tanto meno debba comportare la sopportazione di qualcosa a lungo termine. Essa consiste esclusivamente nello sciogliere, in questo preciso momento, la propria resistenza e nell’accogliere qualcosa dentro la propria realtà, comunque essa sia conformata e sulla base di come essa è ora.

ACCETTARE significa rinunciare a negare la realtà, prendendola invece come vera e importante nel suo proprio modo, qualsiasi esso sia. Solo chi percepisca secondo questo sentire farà esperienza della verità e potrà muoversi nella realtà. Colui che riconosce la  realtà esistente, e a questo livello assume decisioni oneste, può tranquillamente prefiggersi qualcosa di coraggioso. Costui riceverà l’appoggio del destino ed esperirà le grandi energie sgorganti dalla realtà e dalla verità.

Bibliografia: L’ombra – il lato oscuro della tua anima – Ruediger Dahlke

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