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Il lutto ( simbolico o reale ) è quel processo di risposte fisiche, psicologiche, comportamentali, relazionali e sociali alla percezione di perdita.
L’elaborazione del lutto si riferisce agli sforzi di nuovo adattamento atti a favorire il riequilibrio personale. Il processo comporta lo scioglimento dei legami psicologici che hanno legato il soggetto al” defunto” quando era in vita e lo sviluppo di nuovi legami adeguati al fatto che “l’oggetto” è morto. Durante tale processo gli attaccamenti precedenti si modificano per consentire la trasformazione del precedente rapporto, basato sulla presenza, in un nuovo caretterizzato dall’assenza.
Pertanto il decesso improvviso ed inaspettato accresce e complica l’elaborazione del lutto, in quanto va a sconvolgere la capacità di adattamento dell’individuo; infrange traumaticamente le proprie convinzioni sul mondo; connota la perdita come priva di senso; determina una perdita profonda di sicurezza e di fiducia nel mondo.
Normalmente quando parliamo di lutto pensiamo ad una situazione nella quale muore qualcuno a cui siamo affezionati. Ovviamente il prototipo di lutto riguarda proprio la scomparsa per morte di una persona amata. Tipicamente questo avviene per i genitori, ma lutti molto frequenti sono anche la morte di un partner, di un fratello, di un amico e di un figlio. Ma nell’essere umano la sensazione di perdita si colloca non solo a questo frangente, ma a moltissime altre situazioni che raramente sono lette con efficacia dalla coscienza. Altro tipo di perdite molto frequenti non legate alla morte o alla separazione, sono i  cambiamenti. In ogni cambiamento infatti ci si ritrova con una situazione precedente che non può più essere mantenuta e che viene quindi persa e una situazione futura, che non si conosce e genera angoscia, e rappresenta un vero e proprio salto nel vuoto per l’individuo che la deve affrontare.

ESPERIENZE LEGATE AL LUTTO PROPRIAMENTE DETTO: tutte le morti che sono significative per una persona: genitori, partner, figli, fratelli, amici.
ESPERIENZE LEGATE ALLA SEPARAZIONE DA UNA PERSONA AMATA: perdita di un partner in una separazione, fratelli, amici, soci.
ESPERIENZE LEGATE AL CICLO DELLA VITA: tutti i passaggi critici dell’individuo: infanzia, adoloscenza, età adulta, età matura, vecchiaia.
ESPERIENZE LEGATE AL CICLO DI VITA DELLA COPPIA E DELLA FAMIGLIA: innamoramento, legame duraturo, fidanzamento e matrimonio, nascita di un figlio, crescita.
ESPERIENZE LEGATE AL CAMBIAMENTO DI LUOGO E IN AMBITO LAVORATIVO; INCIDENTALI E TRAUMATICHE CHE COMPORTANO DELLE PERDITE CONCRETE O FUNZIONALI; perdita del lavoro, cambio di lavoro, incidenti.

Ogni volta che avviene la perdita di un oggetto al quale siamo affezionati ci troviama in una situazione di elaborazione del lutto. Il problema dell’affezionarsi  e del perdere hanno a che vedere con il cervello biologico in una delle sue funzioni principali: l’attaccamento.
La funzione dell’attaccamento serve ai cuccioli per sviluppare un legame con la madre nel periodo del loro ciclo vitale nel quale non possono provvedere da soli alla propria sopravvivenza. In questa fase, infatti, avvengono degli importantissimi processi di apprendimento che riguardano un grande numero di competenze e lo sviluppo di un gran numero di funzioni che potenzieranno la possibilità di sopravvivenza dell’individuo. In tale fase della vita il cucciolo può fare esperienza del mondo circostante in un contesto protetto e sicuro. Opposta alla funzione di attaccamento appare la funzione di esplorazione che lo porta ad allontanarsi e ad esplorare il territorio e col tempo diventa autonomo. L’essere umano, a differenza di altre specie, presenta sia una grande difficoltà nel pervenire alla fase di maturazione delle funzioni e risorse, sia una particolare persistenza della funzione di attaccamento; tutto ciò lo porta a trovarsi dipendente nel senso affettivo a molte cose, persone e situazioni.
Quando si verifica una perdita, l’individuo sente che una parte di sè non permette la perdita e registra una sorta di impossibilità di sopravvivenza senza l’oggetto perduto. Questo vissuto ricorda molto da vicino i cuccioli che perdono la madre e che vivono un reale pericolo di morte in questa situazione.
I sintomi della perdita si possono dividere in due principali categorie: acuti e cronici. I sintomi acuti riguardano l’elaborazione della perdita quando essa è appena accaduta. Sono un senso di smarrimento, una crisi di tipo esistenziale con una perdita del senso dell’esistenza, un appiattirsi e rendersi grigio della vita, un senso struggente di mancanza dell’oggetto perduto: di fatto aleggia la morte. Nostalgia, cordoglio, dolore, sono emozioni molto frequenti quando il lutto è in azione.
Ma non sempre le persone sono in grado di elaborare e quando non elaborano o lo fanno solo in modo parziale si assiste alla comparsa dei sintomi cronici. L’elaborazione non riesce quando la persona non ritiene di avere le risorse sufficienti per reggere il mondo senza la persona o la cosa perduta. In questo caso il dolore risulta essere talmente forte da mettere in atto dei meccanismi di difesa da esso e il processo profondo di distacco dall’oggetto viene abortito. In questo caso nel livello biologico l’oggetto viene ad essere congelato insieme alla parte di organismo che aveva potuto vivere ed esprimersi nella relazione con esso.
Quando l’elaborazione non riesce allora entrano in gioco i meccanismi di difesa più disparati: tipicamente il dolore di una perdita viene tramutato in rabbia, negazione e svalorizzazione. Questo rifiuto di una vera elaborazione del lutto diminuisce il dolore per la mente apparentemente, ma allontana la possibilità di gestione della perdita in quanto il piano esistenziale non offre sostegno alcuno al processo di integrazione. Spesso in questi soggetti si verificano nel tempo delle somatizzazioni. Il lutto a volte è un evento più complesso ed insidioso di quello che si possa credere. Il lutto vero e proprio, la morte per una persona cara, rappresenta una forma di sofferenza, un evento socialmente accettato e che può essere condiviso. Vi sono invece dei traumi che non si possono comunicare, questo si verifica negli abusi, violenze sessuali ecc. Spesso si verifica che una elaborazione del lutto complicata in seguito ad un evento socialmente condivisibile abbia dietro un lutto ancora più grande e devastante ma non comunicabilee , che in esso trova la propria espressione. Alla luce di questo ragionamento la somatizzazione può essere spiegata in maniera analoga. La sofferenza, la malattia, il malessere sono una forma di dolore che si può esprimere senza doversene vergognare. In alcuni casi è l’unico modo per esternare in trauma-lutto non elaborato.
Apprendere la gestione delle perdite infatti è una risorsa che deve essere appresa culturalmente e non un fenomeno di natura biologico.
Diversi fattori influenzano l’andamento del periodo successivo a un lutto: età, sesso, classe sociale, reddito, razza, educazione, perdita di sostentamento futuro, iniziali sintomi di stress, morte improvvisa del coniuge, percezione del supporto sociale, qualità della relazione coniugale e molteplici eventi vitali.
L’eventuale sviluppo di un disturbo psichico è invece in relazione a due fattori, la qualità della vita seguente la perdita di una persona e la capacità di adattamento individuali.
Alcuni studi hanno dimostrato che la morte di un coniuge ha effetti più negativi se improvvisa, piuttosto che dopo una malattia di lunga durata. In questo ultimo caso si pensa che l’anticipazione del lutto abbia un ruolo protettivo , svolgendo un’azione preparatoria che consente di fronteggiare meglio l’evento. Sono i giovani a presentare maggiori difficoltà nell’affrontare un improvviso decesso del partner, poichè in questa età costituisce un evento innaturale che, quando accade inaspettetamente, può avere un impatto violento.
Anche le modalità del decesso possono facilitare  la comparsa di complicanze, come nel caso di morte violenta o accidentale. Se la morte riguarda un bambino il quadro luttuoso presenta uan maggiore gravità, con una persistenza di profondi sensi di colpa, pensieri intrusivi e rappresentazioni d’immagini relative all’evento.
Secondo alcuni studi le donne hanno una maggiore fragilità nei confronti del lutto in qunto tendono a mantenere più a lungo il rapporto con il defunto. Sono stati, infine, indicati come possibili fattori prognostici negativi , la mancanza di un valido supporto sociale, l’incapacità del soggetto a percepire l’aiuto disponibile, lo scadimento della qulità della vita sul piano finanziario e relazionale, le conflittualità famigliari, il persistere di eventi stressanti, le caratteristiche di personalità, la presenza di precedenti distrurbi psichici.
Nella maggior parte dei casi il lutto si risolve spontaneamente e non necessita, quindi, di terapia specifiche; un valido aiuto è dato dal sostegno di parenti ed amici. Quando avviene un evento traumatico viene distrurbato l’equilibrio necessario per l’elaborazione dell’informazione a livello cerebrale. Si può affermare che questo provochi il ” congelamento” dell’informazione nella sua forma ansiogena originale, nello stesso modo in cui è stato vissuto. Questa informazione congelata non può essere elaborata e quindi continua a provocare patologie.
Il lutto non elaborato, congelato è assimilabile nella Medicina Tradizionale Cinese al concetto del blocco dell’energia. Secondo la MTC la distinzione tra mente e corpo non esiste in quanto la psiche è il corpo e il corpo stesso è psiche. non vi è infatti funzione organica che non abbia una sua connotazione emotiva e non esiste stato psicologico , acuto o cronico che non lasci la sua impronta sugli organi e le loro funzioni.
L’approccio alla rielaborazione del lutto con l’agopuntura, l’omeopatia, l’ipnosi permette un più rapido sblocco e scongelamento dell’energia bloccata permettendo all’individuo di giungere meglio e più rapidamento alla soluzione del conflitto.

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