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VUOTO

“Da tale vuoto assoluto… sboccia meravigliosamente l’azione.”
(Da “Lo zen e il tiro con l’arco”)

«Gli uomini hanno paura di abbandonare le loro menti, perché temono di precipitare nel vuoto senza potersi arrestare. Non sanno che il vuoto non è veramente vuoto, perché è il regno della Via autentica.»   (Huang-po)

«Ci sono due tipi di vuoto. Il vuoto che cerco io è fatto di buio, di nulla, è una dimensione dove non ci sono pensieri. Se, per esempio, mi trovo a dover prendere una decisione, chiudo gli occhi e cerco il vuoto. (…) Poi c’è il vuoto che viene da sé, spontaneamente: e questa è un’ottima cosa! Per esempio quello dei bambini che si distraggono molto, che si incantano; oppure quello dal quale, silenziosamente, senza chiedere il tuo parere, senza pensieri, si forma incessantemente la persona che sei. Una sorgente sconosciuta che sta realizzando te, sta facendo il tuo essere come va fatto, e per la quale la tua opinione conta meno di niente. (…) Ecco a cosa serve il vuoto: a ricordarti che non sei tu il protagonista, che c’è qualcosa che ti sta creando e sa cosa fare, quando piangere, quando ridere, quando fare l’amore, quando irritarsi…E’ chiaro che non ha modelli, segue un suo stile, cos’altro dovrebbe fare?
Mentre tu insisti a mettere paletti: vado bene, non vado bene, sono giusto, sono sbagliato, ieri ho fatto così, dovevo fare diversamente, e poi ho avuto un’infanzia difficile, mi maltrattavano…Ma così chiedi al tuo artefice di rispettare una serie di codici che non sono i suoi: sarebbe invece un’ottima cosa lasciar perdere tutto e affidarsi totalmente al vuoto. (…)   Come scrive Plutarco

“La mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita, ma, come la legna da ardere, ha bisogno solo di una scintilla che la accenda”

(…) Quanto più vuoto realizziamo in noi, tanto più sapere innato attingiamo.
L’operazione da fare quando stiamo male è molto semplice: basta ricordarsi che c’è un luogo segreto dentro di noi, il nostro spazio vuoto. In quel silenzio invisibile che ci abita, là dove non ci conosciamo, c’è la nostra essenza e assieme la guarigione da ogni disagio. Perché siamo, principalmente, proprio ciò che non vediamo di noi stessi. In quel silenzio rarefatto e invisibile che abita ognuno di noi c’è la prevenzione, la cura, la soluzione dei nostri disagi.
(…) Nascondersi è annullarsi, prendere le distanze dal conosciuto, disidentificarsi.
Nascondersi è curarsi, rigenerarsi, lasciar fare al Sé. Non c’è seme nell’universo che non si occulti per creare la vita di una pianta, di un animale, di un uomo. Nascondersi è la ricetta di tutte le ricette. Qualsiasi cosa accada, qualsiasi problema ti affligga, tu nasconditi…e rifugiati nel vuoto. (…) Dio si occulta e, quando noi immaginiamo uno spazio vuoto, misterioso e nascosto, le forze cosmiche sono più che mai al nostro fianco. (…)
Ogni tanto faremmo bene a chiederci “Quanto «vuoto» c’è stato nella mia giornata?” (…)
I miei pazienti sono sulla strada giusta quando non cercano di risolvere quelli che chiamano “i loro problemi”.
“Non devo salvare il mio matrimonio” oppure “non devo cambiare vita” sono alcune delle frasi che permettono all’anima di compiere i suoi prodigi, di produrre i suoi effetti terapeutici. Il vuoto ha più poteri di qualsiasi ragionamento, di qualsiasi farmaco, di ogni sforzo di volontà.
“Secondo la Kabbalah, il fondamento che sostiene tutta l’esistenza è l’Ain, il Nulla metafisico. Uno dei versi biblici che giustifica questa affermazione è (Giobbe 26,7): “Tolè aretz al blimah”, “sospende la terra sul Nulla”. (Nadav Crivelli)

  (…) Il vuoto ricorda all’anima il suo navigare nel Senza Tempo. (…)
Certamente non ce la puoi fare se pensi di avere un problema irrisolvibile, se la prima cosa che fai è chiamare qualcuno per lamentarti, oppure se cominci a rimpiangere il passato, a pensare a come stavi meglio allora, o a considerare come altri hanno affrontato quel problema; non ce la puoi fare così…! Bisogna, giorno dopo giorno, procedere come esseri sconosciuti a se stessi e la vita aprirà strade nuove, offrirà nuove soluzioni: ma spesso non ce ne si accorge, perché la mente è troppo centrata sull’identità consueta, e non vede. (…)

Se esiste un principio che crea il mondo, lo crea nascondendosi. (…) Come scrive Eraclito

“L’intima natura delle cose ama nascondersi”.

Esattamente il contrario di quello che facciamo quando siamo in pena, quando corriamo da qualche amico o lo chiamiamo per raccontargli i nostri problemi e farci compatire. Così facendo l’invisibile non può aiutarci, perché ogni volta che parliamo di un problema a qualcuno, lo rinforziamo. Le parole aumentano il disagio. Il vuoto guarisce. (…)
Come il seme si nasconde nella terra per creare le piante, come l’uovo fecondato è al riparo nell’utero, quando ci rifugiamo in noi stessi entriamo nell’uovo cosmico, come dicevano gli alchimisti. E se le cose non si risolvono ancora, allora vuol dire che ci abbiamo pensato troppo, che abbiamo portato con noi, lì dentro, troppo della nostra identità. Significa che, per noi stessi, siamo diventati una zavorra da cui liberarsi in fretta.

“Secondo il pensiero Kabbalistico il Nulla divino (da non confondersi col nulla della filosofia esistenzialista) è superiore all’Essere Rivelato. Ciò che “non conosciamo” di Dio è sempre maggiore, più importante e attraente di ciò che “conosciamo”.” (Nadav Crivelli)

E’ importante, durante la giornata, anche quando siamo in mezzo agli altri, percepire il nostro lato “vuoto”, che significa essere presenti senza avere niente da dire né a sé né agli altri.»

(Raffaele Morelli – Curarsi senza medicine – Mondadori, p.55-66)

”La malattia è la dolorosa testimonianza di qualche conflitto in atto nel corpo e nell’anima. io cerco di scoprire che cosa i miei pazienti stiano nascondendo a se stessi; perciò, quando si rivolgono a me, mi limito al ruolo dell’ascoltatore. Faccio il vuoto nella mia mente, la rendo cioè ricettiva. Devo liberarmi di ogni preconcetto, evitare di dare giudizi sullo stato morale o spirituale che essi mi svelano.”

(C.G.Jung – Da un intervista del New York Times a Jung, fatta nel Settembre 1912, in cui egli parla della psicologia dell’americano.)

“Man mano che conosco i miei sogni, conosco meglio il mio mondo interno, divento amico dei miei sogni. In altre parole la profonda connessione con l’inconscio porta nuovamente ad un senso dell’anima, all’esperienza di un vuoto interiore, un luogo dove i significati sono a casa” (James Hillman)

«Va col vuoto tra le mani, poiché questo è tutto. Questo è il mio dono. Se riesci a portare il vuoto tra le tue mani, allora ogni cosa diventa possibile. Non portarti dietro i tuoi pensieri, la tua conoscenza, non portarti dietro niente di ciò che riempie il secchio, e che non è altro che acqua, perché altrimenti guarderai sempre e solo il riflesso, e nient’altro. Nella ricchezza, nei beni materiali, nella casa, nell’automobile, nel prestigio, tu non vedrai che il riflesso della luna piena nell’acqua del secchio, mentre la luna vera è li, in alto, che ti aspetta da sempre. Lascia cadere il secchio, cosi che l’acqua sfugga via, e con essa la luna. Solo questo ti permetterà di alzare lo sguardo e vedere la vera luna nel cielo; ma prima devi avere conosciuto il sapore del vuoto, devi lasciar cadere il secchio della tua mente, dei tuoi pensieri: non più acqua, né luna. Il vuoto nelle mani» (Jung)

«Talvolta il vuoto non è assenza, ma piuttosto lunga gestazione.Per i parametri dell’Io la gestazione è sempre troppo lunga. Ma per i parametri dell’anima, i tempi dell’attesa e dell’elaborazione interiore che precede l’evidenza esteriore sono sempre quelli che devono essere.»   (Clarissa Pinkola Estés)

«Vuoto qui, Vuoto là,
ma l’infinito universo
è sempre davanti ai tuoi occhi
Infinitamente grande
e infinitamente piccolo;
nessuna differenza,
poiché le definizioni sono scomparse
e non si vedono più limiti.
Così per l’Essere ed il non Essere.
non perder tempo in dubbi
e discussioni che non hanno
niente a che fare con questo.»
(Hsin Hsin Ming)

“Le tue sensazioni di mancanza possono trasformarsi in sensazioni di “disponibilità” se dentro di te crei uno spazio vuoto
per accogliere ciò che desideri.”   (R. Schache)

‎”E la sua invenzione specifica è stata quella di introdurre discretamente, infantilmente, un po’ di Vuoto nella musica, e perciò nella nostra vita. Ora, quel Vuoto ha per noi tutti una funzione salutare, come una brezza per un asfittico. Perchè una delle malattie più gravi di cui soffriamo è quella del Pieno: la malattia di chi vive in un continuo mentale occupato da un vorticare di parole smozzicate, di immagini stolidamente ricorrenti, di inutili e infondate certezze, di timori formulati in sentenze prima che emozioni”  (R. Calasso – La follia che viene dalle ninfe)

«Dobbiamo imparare a farci invadere dal vuoto»
(Raffaele Morelli – Non siamo nati per soffrire, p.16)

«IL buio, il vuoto, il nulla: sono metafore di una dimensione ancestrale in cui la vita si ri-partorisce. Se si accoglie il vuoto che gli abbandoni ci portano, gli addii sono fonti di progresso, di rinascita, di nuove occasioni di vita. Se resistiamo, se rimpiangiamo, ci tormenteremo per anni. Si, bisogna toccare il fondo per ritornare a vivere.
Scrive James Hillman: “[…] quando ci si sente disorientati e in balìa degli eventi; quando ci si sente vinti, schiacciati, al tappeto […] solo allora qualcosa si muove […], la violenza, il potere e l’oppressione non possono essere affrontati direttamente. Si può progredire solo quando hanno iniziato a cedere internamente, quando la psiche stessa ne erode le fondamenta e dà spazio alla fantasia.” [J.Hillman – Il linguaggio della vita. Conversazioni con Laura Pozzo.]»  (Raffaele Morelli – Ciascuno è perfetto, Mondadori 2004, p.93)

«Sono come il vento che entra nella mia interiorità. Non c’è che il desiderio: so che già questo è una terapia. I Mistici facevano così e anche la fisica moderna da tempo sostiene che il concetto di vuoto vada totalmente rivisitato, che non ci sia niente di più pieno di energia del cosiddetto “spazio vuoto”. “Il vuoto in sé” scrive Danah Zohar, psicologa e studiosa di fisica, “può essere concepito come un ‘Campo di campi’ o, più poeticamente, come un mare di potenzialità. Esso non contiene particelle e tuttavia tutte le particelle sorgono come eccitazioni […] al suo interno. […] Il vuoto è il substrato di tutto ciò che è.” [Danah Zohar – L’Io ritrovato, Sperlink & Kupfer, Milano 1990, p.263].
(Raffaele Morelli – Ciascuno è perfetto, Mondadori 2004, p.109)

«Quando ci addentriamo in questa solitudine il Dio comincia a vivere.
[…] Quando abbracci il tuo Sé, ti parrà che il mondo sia divenuto freddo e vuoto. In questo vuoto i trasferisce il Dio che ha da venire. Quando sei nella tua solitudine e tutto lo spazio intorno a te è diventato freddo e infinito, ti sei allontanato dagli uomini e al tempo stesso sei giunto a loro vicino come mai era capitato. […] Ora però, quando ti trovi nella solitudine, il tuo Dio ti conduce al Dio degli altri e per questo tramite ala vera vicinanza: a essere vicino al Sé nell’Altro.»   (C.G.Jung – Libro Rosso, p.246)

«Sentii che mi stavo immergendo in quell’acqua fresca e seppi che il viaggio attraverso il dolore finiva in un vuoto assoluto. Sciogliendomi ebbi la rivelazione che quel vuoto è pieno di tutto ciò che contiene l’universo. È nulla e tutto nello stesso tempo. Luce sacramentale e oscurità insondabile. Sono il vuoto, sono tutto ciò che esiste, sono in ogni foglia del bosco, in ogni goccia di rugiada, in ogni particella di cenere che l’acqua trascina via, sono Paula e sono anche me stessa, sono nulla e tutto il resto in questa vita e in altre vite, immortale»
(Isabel Allende, Paula, traduzione di Gianni Guadalupi, Feltrinelli

 DA Blog Jung Italia  https://carljungitalia.wordpress.com

 

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