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I prebiotici, che fungono da cibo per i batteri, sono ben noti.

Lo stessa dicasi per il continuo mondo in evoluzione dei probiotici, di cui abbiamo idee piuttosto chiare e consolidate, soprattutto in merito alla loro importanza per la salute generale, non solo quella dell’intestino.
Ora una nuova categoria si affaccia all’orizzonte delle nostre possibilità terapeutiche: I POSTBIOTICI.
Con questo termine sono indicati i prodotti del metabolismo batterico che sono utili all’organismo umano e che possono essere proposti al paziente non più come post-produzione della carica batterica eubiotica somministrata, ma direttamente.
In questo modo si evita il rischio di potenziali, anche se improbabili, reazioni negative per le colonie batteriche proposte e si riduce la possibili di cross-reaction da parte del Sistema Immunitario, non sempre infallibile, in special modo in certe categorie di pazienti.

Acidi grassi a media catena, vitamine, enzimi, prodotti derivati dalla lisi cellulare avrebbero, se somministrati direttamente e non per tramite dei batteri che li producono, effetti molto più diretti ed efficacia maggiore, specie come antinfiammatori, immunomodulanti e nutraceutici in senso stretto.
A proposito di questa ultima voce si ricorda che i nutraceutici sono principi attivi presenti nel cibo o da questo estratti per ottenere una loro maggiore concentrazione con l’integrazione. Atto questo che non è scevro da critiche, in particolare indirizzate verso un loro abuso, un’eccessiva fiducia, una loro presunta scarsa utilità.

Tali critiche si basano sul fatto che, in condizioni normali, tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere in modo sano e completo è presente nel cibo e che non sono molti gli studi che dimostrano l’effettiva utilità dell’integrazione.
In realtà l’esperienza clinica porta a dire che non è così, almeno per due motivi:

1) i risultati che quotidianamente otteniamo con l’integrazione
2) la conoscenza approfondita sulla scarsa qualità del cibo che si serve in tavola.

L’evento clinico che dovrebbe dare tranquillità e sicurezza circa le possibilità della nutraceutica è rappresentato dagli effetti collaterali dell’uso degli antibiotici. L’utilità dell’antibiotico non può essere messa in discussione, semmai il suo abuso.
Come per tutti i farmaci di origine sintetica occorre mettere in conto alcuni effetti collaterali, auspicabilmente di minore entità rispetto ai benefici. Tra questi la mancata selezione dei ceppi patogeni da eliminare, con conseguente distruzione di parte della flora eubiotica, responsabile di un effetto simbiotico  che viene a mancare nel periodo di terapia ed anche successivamente, se non opportunamente ricostruita.

In questa fase entrano nel novero delle possibilità nutraceutiche almeno due categorie: probiotici e vitamine.
I primi ad azione ricostruttiva della flora batterica residente, le seconde in sostituzione della regolare produzione da parte del microbiota intestinale.
A proposito dei probiotici esistono ceppi geneticamente resistenti agli antibiotici, che ne permettono la somministrazione anche durante la terapia.
Per ciò che riguarda le vitamine si tratta di prodotti del metabolismo batterico somministrate tali e quali e non attraverso una selezionata quantità di colonie, rientrando certamente nella nuova categoria dei postbiotici.
E’ bene somministrare fin da subito prodotti ad ampio spettro e di provata efficacia in modo da garantire l’opportuno rifornimento di principi attivi e la regolarità delle funzioni cellulari.

Tratto da La Medicina Biologica n.162

Dott. Mauro Piccini

 

 

 

 

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