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Era il 2006, quando a Rockville, nel Maryland, all’ Institute for Genomic Research, Steven R. Gill e i suoi colleghi riuscirono per la prima volta a sequenziare il genoma di batteri contenuti nell’intestino di due individui. Inizialmente, forse, non si comprese del tutto la portata storica della scoperta ma, poco per volta, i ricercatori si resero conto di aver trovato l’esistenza di un legame che collegava dieta, stile di vita, età e provenienza geografica con il tipo di batteri che risiedevano nell’intestino degli esseri umani. Con queste scoperte si posero le basi per una diversa visione dell’uomo e per una nuova Medicina.
Infatti, grazie a questa prima intuizione e al lavoro dei 5 anni successivi, questi ricercatori giunsero così alla scoperta che l’uomo non è solo nel suo lungo viaggio  della vita ma, ospita un numero impressionante di batteri, che vivono in simbiosi con lui e il cui numero e varietà si modificano sulla base di una serie di fattori legati allo stile di vita.
Non meno stupefacente, al di là della scoperta o riscoperta della simbiosi intestinale e del mutuo vantaggio della stessa, fu la comprensione della generalizzabilità del modello simbiotico ad altri settori, come la pelle, le vie respiratorie, i genitali ecc. e l’intuizione della massa incredibile di informazioni, le quali ci raggiungono attraverso l’apporto di una gran quantità di geni, che ci sono necessari per sopravvivere ed adattarci a un mondo in continuo cambiamento. Questo enorme patrimonio venne ribattezzato microbioma umano.

Che cos’è esattamente il microbioma umano? Con questo termine viene definito l’insieme dei microrganismi che in maniera fisiologica, o talvolta patologica, vivono in simbiosi con il corpo umano e di tutti i geni che essi sono in grado di esprimere.
Per comprendere la portata rivoluzionaria di questa scoperta bisogna ricordare come la nascita della microbiologia si sia basato soprattutto sullo studio dei batteri patogeni e sullo sviluppo di un quadro coerente con questa impostazione, in cui il microbo ricopre essenzialmente la funzione di nemico. Secondo questa visione, tutti i bacilli sono patogeni, e quindi vanno, anche preventivamente, distrutti, perché prima o poi loro distruggeranno noi. Questa concezione, sbagliata, è ben presto diventata una credenza che ha portato con sé pratiche igieniche aggressive ed ossessive, oltre ad un ricorso indebito e smisurato a disinfettanti tossici a all’uso di antibiotici al primo starnuto, nella convinzione, erronea, che tutto ciò fosse in grado di prevenire il rischio di infezioni. Queste pratiche si sono poi diffuse alla coltivazione agricola industrializzata, nonché agli allevamenti intensivi e, più in generale, alla produzione di cibo sempre su base industriale. La distruzione indiscriminata dei microbi e del loro patrimonio genetico – il microbioma, appunto – associata all’alterazione delle abitudine dietetiche e dello stile di vita, ha portato con sé una serie di effetti collaterali, che la maggior parte delle persone ancora ignora. Già, perché l’evoluzione delle conoscenze scientifiche ci ha portato a guardare al nostro corpo non più come a un semplice organismo, ma piuttosto come a un super-organismo, ovvero ad un ecosistema complesso, in grado di funzionare grazie al perfetto equilibrio di una componente genetica mista, composta cioè, in parte da geni umani e in parte da geni batterici. E, se gli interventi curativi o preventivi alterano questo equilibrio, i danni che si producono sono inimmaginabili.
Può stupire, infatti,  che si senta correlare sempre più spesso all’alterazione del microbioma umano, l’aumentata incidenza di molti disordini autoimmuni, di malattie infiammatorie intestinali, di malattie metaboliche, di diabete e obesità, di malattie cardiovascolari, di disturbi d’ansia, di alcuni tumori dell’apparato gastrointestinale e molto altro ancora.
Eppure, noi oggi sappiamo che il nostro corpo contiene una quantità enorme di microrganismi batterici, da cui prende in prestito molti geni che servono a produrre sostanze, che gli sono necessarie per il funzionamento, e che tutte le volte che una parte di questi batteri viene distrutta – con i loro geni – gli equilibri relativi, che sono presenti all’interno di questo eco-sistema, si alterano e rimangono alterati per mesi e talvolta per anni. Si producono, così, gravi scompensi fisiologici, che a lungo andare possono dare origine alle cosiddette malattie del progresso, malattie che sembrano indissolubilmente legate all’acquisizione del benessere e che sono sconosciute nei Paesi più arretrati e più poveri del mondo.

Se si dovesse raccontare una storia sul microbioma, l’inizio più appropriato potrebbe essere: una volta era il germe. In effetti i microrganismi unicellulari furono le prime forme di vita che fecero la loro comparsa sulla Terra, dove regnarono incontrastati per circa tre miliardi di anni, capaci di resistere alle condizioni più estreme. Inoltre, grazie a batteri azoto-fissatori, i terreni divennero fertili e  grazie ai cianobatteri ossigeno-produttori, l’atmosfera assunse progressivamente l’aspetto che oggi conosciamo.
Oltre a ciò, bisogna ricordare che i cloroplasti e i mitocondri, gli organuli fondamentali  della respirazione delle cellule vegetali e animali, derivano dall’evoluzione di primitive forme batteriche e questo ci dà l’idea di quanto stretta sia la relazione, che si è stabilita nel corso dell’evoluzione, tra le cellule batteriche e le altre forme di vita presenti sul nostro pianeta.

Esito di questa lunga collaborazione, sono i circa 100 trilioni di cellule batteriche, in gran parte localizzate nel tubo digerente, che ogni giorno ci portiamo in giro.
Per capire l’enormità del dato, basta considerare che le cellule dell’organismo sono circa 10 trilioni. La prima conseguenza, di cui non abbiamo ancora valutato la portata è che circa il 99 % della componente genetica è proprio di origine batterica. In effetti, possiamo spingerci ad affermare che l’uomo possiede non uno, ma due genomi; il primo – fisso ed immutabile – ereditato dai genitori attraverso i cromosomi umani, e il secondo – molto più dinamico – acquisito dai batteri che coabitano il suo corpo. Come conseguenza di ciò, possiamo affermare, in prima ipotesi, che le informazioni provenienti dal genoma batterico incrementano e supportano quelle provenienti dal genoma umano e costituiscono un elemento cardine per l’ adattabilità dell’uomo all’ ambiente che lo circonda.

Da questi cenni derivano due conseguenze:
1) una politica votata al tentativo di sterminio acritico di questi microrganismi, nell’errata convinzione che potessero essere nocivi, non solo si è rilevata intrinsicamente sbagliata, ma è votata ad un radicale insuccesso. In realtà, è sempre più evidente che microbi e uomini vivono in un delicato sistema in equilibrio, proteggendo il quale l’uomo riuscirà a sconfiggere le principali malattie del progresso ed accrescere il suo benessere.
2) tenuto conto della grande esposizione del microbioma all’ambiente in cui l’uomo vive, non si può non considerare il grande impatto delle abitudini dietetiche, dello stile di vita, oltre che del continuo utilizzo di sostanze antibatteriche per uso esterno (disinfettanti) e interno (antibiotici) su questo ecosistema microbico e quali effetti ne possano conseguire per la nostra salute in generale.

Per comprendere appieno l’azione dei batteri sulla salute dell’uomo consideriamo, ora, una serie di malattie, che includono malattie autoimmuni, malattie infiammatorie intestinali, malattie psichiatriche, malattie neurologiche di tipo degenerativo, tumori, diabete, obesità, malattie metaboliche, malattie cardiovascolari ecc. ovvero le principali cause di morbilità e mortalità sviluppatesi negli ultimi 50 anni, tra i ceti più ricchi dei Paesi evoluti. Più di altre esse sembrano correlate alle modificazioni dell’ambiente, della dieta, dell’attività fisica. Non secondario sembra, comunque, essere il cambiamento nei rapporti con i microrganismi che affollano il mondo che ci circonda.

Queste malattie tanto più gravi quanto meno efficaci sono le terapie attualmente a disposizione per il loro trattamento, sono tanto più frequenti e tanto più precoci quanto più alterato risulta lo stile di vita.
Ora bisogna qui ricordare che la flora batterica, originariamente composta quasi esclusivamente da lattobacilli, si differenzia progressivamente e aumenta in quantità  e varietà fino a rassomigliare al microbioma umano dell’adulto. Questo processo è molto delicato e facilmente esposto all’azione di antibiotici, che sono in grado di far regredire il processo.
Tutto ciò permette di capire perché lo stato di salute si possa modificare nel corso della vita, come conseguenza delle modifiche intervenute nel microbioma. Infatti, il processo evolutivo dello stesso è quanto mai delicato e facilmente esposto ai danni di sostanze tossiche e ad alterazioni dello stile di vita.
Le alterazioni dello sviluppo e della differenzazione di tanti batteri determina il venir meno dei geni accessori del nostro patrimonio genetico, con una diminuzione delle capacità adattive della fisiologia dell’uomo.

La scoperta che l’uomo è un organismo complesso, che presenta due diversi genomi, è destinata  a cambiare radicalmente il modo in cui la scienza si è finora approcciata alla Medicina, alla Nutrizione e alla Salute in generale.
Si è così incominciato a capire che, probabilmente la nutrizione e la dietetica sono veramente, come diceva Ippocrate, la prima Medicina. Non a caso la flora batterica intestinale produce una serie di geni, utili a sintetizzare molti enzimi necessari per l’assorbimento dei nutrienti, che determineranno quale alimento, in che quantità e con che velocità verrà estratto e indirizzato al nostro metabolismo intermedio.

Ormai sappiamo come la dieta rientri tra i fattori che influiscono sulla composizione del microbioma e come sia possibile prevedere il microbioma di un individuo sulla base delle sue abitudini dietetiche, permettendo una classificazione degli individui in enterotipi, che si differenziano tra loro sulla base delle diverse tipologie di flora batterica, associabili a specifici comportamenti alimentari.
Il principale fattore, che pare influire sulla selezione batterica, è la presenza/assenza di fibra alimentare e la presenza/assenza di carne o latticini nella dieta. Una dieta ricca di fibre alimentari tende a selezionare una flora Tipo Prevotella, che rappresenta l’enterotipo delle popolazioni africane, mentre una dieta povera di fibre e ricca di carne e latticini, tende a selezionare una flora Tipo Batteroide, che rappresenta invece l’enterotipo dominante negli abitanti dei Paesi industrializzati.
Ormai molti studi dimostrano che la dieta migliore per selezionare i batteri che sembrano essere i più salutari per l’uomo dovrebbe includere molte fibre alimentari e grassi vegetali naturali ed essere sufficientemente variata, in quanto alla varietà della dieta corrisponde una maggiore diversità del microbioma. E si è visto che la diversità nel microbioma è un indicatore di salute. E’ proprio la progressiva scomparsa  della fibra vegetale e dei grassi vegetali naturali dalle tavole degli abitanti dei Paesi maggiormente evoluti ad essere ritenuta una delle cause principali di alterazione del microbioma umano, insieme all’abuso di farmaci antibiotici , da cui originano poi le cosiddette malattie del progresso.

Una medicina, che curi in modo rispettoso la nostra genetica batterica e soprattutto che nutra adeguatamente i nostri compagni di viaggio, parrebbe essere dunque la modalità più efficace per costruire salute e benessere e per agire da preventivo nel lungo periodo. In questo periodo di grandi dibattiti pro o contro gli antibiotici, pro o contro i vaccini, pro o contro l’omeopatia, siamo proprio sicuri che non sia una colpevole sottovalutazione di un sistema di cura efficace ed ecologico, basato su una struttura, il microbioma, cui molto probabilmente l’uomo deve la sua stessa sopravvivenza attraverso i millenni?

Grazie all’approccio della Medicina Funzionale si è in grado di valutare tutti i fattori disturbanti del nostro microbioma ed impostare una terapia di riequilibrio valutando una corretta alimentazione ed integrazione di batteri utili al ripopolamento equilibrato del nostro sistema.

Dott. Mauro Piccini

Abstract: Omeopatia oggi n. 58

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