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Viviamo la nostra vita facendo finta di essere qualcuno che in realtà non siamo. Ci rinchiudiamo in chi crediamo di essere, identificandoci con un ruolo.
Viviamo leggendo il copione della nostra vita, scritto da chissà quale persona, adattandolo come un abito sul nostro corpo. Ci siamo identificati con esso arrivando a credere di essere quell’identità, e più cerchiamo di perfezionarla,  più cadiamo nell’errore.
  

Abbiamo cercato di adattarci a ciò che non era giusto per noi pur di apparire “normali”. Nel momento in cui ci accorgiamo di non essere veramente chi pensiamo di essere la nostra identità comincia a subire pressioni, a vivere tensioni ed interferenze fino a precipitare nel caos più schiacciante.

Questo caos che ai nostri occhi appare per un momento così paralizzante, rappresenta proprio il nostro risveglio. Il caos diventa riordino permettendoci di andare oltre noi stessi e cominciare ad essere noi stessi, ad ascoltare la nostra natura selvaggia, che ci spinge ad una vita vibrante nel mondo interiore e nel mondo esterno.

Questa Guida Selvaggia dentro ciascuno di noi  sostiene la nostra vita qualunque essa sia; è amica e madre di coloro  che hanno perso la strada, di coloro che hanno la neccessità di ritrovarla, di sapere, di capire.

E’ solo ascoltando la Voce Selvaggia, il nostro lato istintivo, che possiamo raggiungere noi stessi, amandoci non malgrado i difetti che  percepiamo ma piuttosto di amarci a causa di essi.

L’amore di se non nasce dall’aver eseguito correttamente i nostri doveri, dai giudizi o dalle aspettative altrui, non è una  ricompensa; esso c’è indipendentemente dal merito o demerito, solo accettando tutto ciò che siamo e tutto ciò che non siamo, lo manteniamo vivo.

Senza l’ascolto della  Guida Selvaggia, gli  uomini diventano sordi davanti al parlare della loro anima, perdono la vera sicurezza, perdono i loro cicli naturali di vita, vivono nella paura di esporsi, di mostrarsi,  nella paura di parlare, di affrontare le difficoltà, di cambiare buttandosi nel lavoro, nella quotidianità apatica, nel manierismo massificante perchè tutto questo resta il posto più sicuro per chi ha perduto i propri istinti.

Ricongiungersi alla natura selvaggia significa riuscire a stare con se stessi, accettare il proprio corpo indipendentemente dai suoi pregi o dai suoi limiti, resistere,  insistere, lottare per la propria vita creativa e per la vita stessa, non mollare, trovare la propria strada, accettare la propria bellezza selvaggia, accettare la propria individualità.

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