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Spesso ci troviamo, ancora, a passare buona parte della nostra vita a combattere con l’immagine cristallizzata di noi anziché accedere ad un altro piano e osservare e vivere ciò che realmente siamo, imprigionati da attaccamenti che abbiamo ancora paura a lasciar andare.
La separazione da essi è vista come una perdita non considerando che, al contrario, permettere alla separazione di essere è l’unica possibilità che abbiamo per accedere ad una maggior libertà.

L’amore verso noi stessi è sostituito da un altro sentimento: “il terrore”. Siamo stati abituati a vivere un ‘Io’ separato dall’ ‘Io profondo’ (che ci unirebbe a tutti gli altri esseri umani) un ‘Io’ che ha paura di essere quello è e non quello che ‘gli altri’ volevano che fosse. Siamo abitati dal terrore più grande: il terrore di noi stessi.

Riconoscerci come ‘adulti’ significa non indentificarci con l’intelletto, andare oltre il giudizio e le vecchie convinzioni, accettare di essere ‘altro’, ma soprattutto non temere la libertà. Liberiamoci dall’ego infantile e lasciamoci guidare dall’Essere essenziale.

“Guarire è diventare quello che si è e non quello che gli altri hanno voluto farci essere. Fin dall’infanzia ci sono stati imposti ordini e divieti. Abbiamo dovuto far cose che non volevamo, e non abbiamo potuto fare ciò che invece desideravamo. Abbiamo subito abusi che piano piano si sono incrostati nel nostro spirito, nei nostri comportamenti, e crediamo che siano la nostra ‘identità’. Divenuti adulti, continuiamo a imporci quello che ci veniva imposto, e ci neghiamo quello che è stato rifiutato. Ma perché facciamo così? Perché il clan ci accetta soltanto se corrispondiamo alla visione che esso ha di noi. Anche se ci infligge delle mutilazioni, repressioni dolorose, noi le consideriamo fondamentali: sono loro che ci tengono legati alla famiglia. Se tagliamo questi nodi ciechi, se espelliamo da noi tutto quello che è artificiale per sviluppare la nostra essenza più autentica, rischiamo di perdere quell’unione patologica con la famiglia che confondiamo con l’amore. E tale ‘amore’, per il bambino è quello che lo mantiene in vita fornendogli cibo, riparo e protezione. Lui è convinto che se cambiasse sarebbe scacciato dal clan, condannato alla solitudine ed esposto ai pericoli. O peggio, teme che la sua ribellione possa fare un torto irreparabile ai membri della sua famiglia…”. A. Jodorowsky

“Muori a te stesso e diventa te stesso” è l’essenza della Tecnica Metamorfica, siamo eterno movimento.

Cristin Naldi

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