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Joseph Overton era un sociologo americano. Morto giovane, a 43 anni. Nel 2003 si schiantò a bordo di un aereo ultraleggero da lui stesso pilotato, in circostanze non del tutto chiare.

Ha avuto una certa notorietà postuma per la sua teoria di ingegneria sociale, denominata appunto “The Overton Window”, la finestra Overton. Nei suoi studi cercava di spiegare i meccanismi di persuasione e di manipolazione delle masse, in particolare di come si possa trasformare un’idea da completamente inaccettabile per la società a pacificamente accettata ed infine legalizzata.

Tecniche affinate, gli esperti di pubblicità e marketing ben le conoscono e sempre di più vengono applicate su scala globale dai think tank dell’economia e della politica per orientare il modo di pensare e le inclinazioni dell’opinione pubblica.

In fondo è lo schema tipico delle dittature. Ci si chiede infatti, spesso a posteriori, come interi popoli, non solo e non sempre a seguito di pressioni violente, abbiano potuto a un certo punto trovarsi a pensare tutti nello stesso identico modo e a condividere supinamente stili di vita prima nemmeno immaginabili, per ritrovarsi infine rinchiusi in una caverna di prigionia, come nella fiaba del Pifferaio Magico.

Eppure è successo e succede. Anzi nell’era di internet e dell’intelligenza artificiale – che ai tempi di Overton era appena agli albori – si sono spalancati nuovi sconfinati orizzonti, dove paiono materializzarsi scenari degni dei romanzi distopici di Orwell e Benson, dominati da invisibili grandi fratelli e padroni del mondo.

PROGRESSIONE A TAPPE

Sia chiaro che Overton non era un moralista, né uno strenuo difensore di principi non negoziabili su frontiere di lotta contro il relativismo etico. Neppure può essere ascritto tra i propugnatori di tesi “libertarie” per cui, dal momento che non esiste alcuna legge naturale, all’individuo tutto è concesso rispetto a se stesso e tutto può divenire lecito. Semplicemente Overton studia il percorso e le tappe attraverso le quali, ogni idea, sia pur assurda e balzana, può trovare una sua “finestra” di opportunità. Qualunque idea, se abilmente e progressivamente incanalata nel circuito dei media e dell’opinione pubblica, può entrare a far parte del mainstream, cioè del pensiero diffuso e dominante. Comportamenti ieri inaccettabili, oggi possono essere considerati normali, domani saranno incoraggiati e dopodomani diventeranno regola, il tutto senza apparenti forzature.

Secondo Overton questa progressione è scandita da una precisa sequenza che può essere sintetizzata nelle seguenti fasi.

  1. Impensabile E’ il momento in cui la “finestra” si apre. L’idea e i comportamenti annessi risultano impresentabili, suscitano generale repulsione, sono oggetto di divieto. Però se ne comincia a parlare … e, senza che nessuno se ne renda conto, se ne parla sempre di più. Il tam tam è partito e l’idea è pronta per il passaggio successivo.
  2. Divieto, ma con qualche eccezione A questo punto si apre il dibattito. La “finestra” resta confinata nel campo delle trasgressioni non ammesse. Tuttavia… non si può generalizzare. In alcuni casi occorre considerare le motivazioni e l’idea, per quanto estrema, radicale e inopportuna può trovare spazio, quanto meno a livello di provocazione.
  3. Accettabile “Io non lo farei mai, ma perché impedirlo ad altri?” Sia pur con i dovuti distinguo la “finestra” entra nella sfera del socialmente rilevante. Nei salotti televisivi scendono in campo esperti a vario titolo. L’opinione pubblica sospende il giudizio, si sposta verso posizioni più “soft” all’apparenza neutre.
  4. Ragionevole A questo punto l’idea ha già perso quasi del tutto l’iniziale carico eversivo. “Non c’è nulla di male”. E’ più che comprensibile,  normale, assolutamente normale… anzi necessario, “bisogna creare le condizioni affinché…”
  5. Diffuso La “finestra”, salita ad un nuovo stadio,  raccoglie crescente consenso politico e nel contempo può far aumentare i consensi alla politica. Rappresenta ormai un sentire comune ampiamente condiviso, che si specchia nella cultura popolare (testimonials, cantanti, attori, programmi televisivi ecc.)
  6. Legale  L’idea viene ufficialmente recepita nell’ordinamento dello Stato. L’obiettivo è raggiunto.

CANNIBALI, PERCHÉ NO?

La “finestra di Overton” non è progressista, né reazionaria. Lo schema funziona allo stesso modo sia che gli imput arrivino da destra, dal centro o dalla sinistra.

Qualche tempo fa il regista russo Nikita Mihalkov, ispirandosi alla Overton Window, ha ipotizzato gli spostamenti della “finestra” su un’idea oggi ritenuta totalmente estrema (…ma neanche troppo): quella del cannibalismo. Inaccettabile ai più, persino orripilante. Passata alla seconda tappa, la narrazione impercettibilmente cambierà: chiamare i mangiatori di carne umana “cannibali” è una semplificazione, meglio sarebbe parlare di “antropofaghi”. In alcuni casi il fenomeno, diffuso sin dall’antichità e radicato in alcune culture, trova spiegazione in lunghi periodi di carestia e forse anche in una predisposizione su base genetica.

Se un gruppo di pressione o una lobby riuscirà a far spostare la “finestra” in avanti, avremo un ritratto dei precedenti “cannibali” quasi edificante. Nei dibattiti qualche studioso comincerà a chiamarli “antropofili” (amanti del genere umano). Questa abitudine alimentare non va criminalizzata – si dirà –  è un’opzione possibile e in fondo naturale, fatte salve le precauzioni igienico-sanitarie, a condizione che non si provochi un danno permanente a terze persone e che queste siano consenzienti. E così via di seguito …

RANE BOLLITE

Per restare in tema già Noam Chomsky, filosofo anarchico contemporaneo, aveva declinato in termini sociologici il cosiddetto “principio della rana bollita”, prendendo spunto dai  risultati di un vecchio esperimento scientifico ottocentesco.

Se si butta una rana in un contenitore di acqua bollente, l’anfibio, come tocca l’acqua, spicca un salto fulmineo e quasi sempre riesce ad uscirne vivo. Se si mette nell’acqua fredda e si riscalda molto lentamente il contenitore fino ad ebollizione, la rana finisce bollita senza mostrare alcun segno di reazione e senza tentare di venirne fuori.    

“Se guardiamo ciò che succede nella nostra società da alcuni decenni – sostiene Noam  Chomsky – ci accorgiamo che stiamo subendo una lenta deriva alla quale ci abituiamo. Un sacco di cose, che ci avrebbero fatto orrore 20, 30 o 40 anni fa, a poco a poco sono diventate banali, edulcorate e oggi ci disturbano solo leggermente o lasciano decisamente indifferenti la gran parte delle persone. In nome del progresso e della scienza, i peggiori attentati alle libertà individuali, alla dignità della persona, all’integrità della natura, alla bellezza ed alla felicità di vivere, si effettuano lentamente ed inesorabilmente con la complicità costante delle vittime, ignoranti o sprovvedute”.

Proprio come la “rana bollita”, cotta a puntino, mentre sguazzava tranquilla nella sua acqua sempre più tiepida. C.F.

Da: https://www.nichelino.com/news/index.php/approfondimenti/33-etica/2862-la-finestra-di-overton
Dott. Mauro Piccini

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