Il sapere non si conquista di colpo, per scienza infusa o per immediata illuminazione.
Presuppone lunghi e disciplinati processi di apprendimento. Non può, tuttavia, svilupparsi in mancanza di creatività e di propensione al rischio intellettuale.
Ogni individuo affronta dapprima un viaggio a ritroso per assorbire e recuperare parte di quanto ha ereditato dalla propria tradizione e dagli sforzi congiunti dell’intera specie umana. Non dovrebbe, in seguito, contentarsi di trasmettere semplicemente ciò che ha imparato, ma sforzarsi, secondo le sue capacità, di restituire aumentato il patrimonio ricevuto.
Per quanto di poco, ciascuno può accrescere il sapere proprio ed altrui intraprendendo, attorno al globo intellettuale, viaggi di scoperta che conducono ad oltrepassare le posizioni raggiunte quando sono ormai diventate insoddisfacenti.
Inizia allora l’esplorazione di altre possibilità, e le anomalie e le dissonanze cognitive riscontrate passano dai margini al centro dell’attenzione. Nel disincagliarsi dall’immobilità stagnante di idee e convinzioni non più intimamente condivise, si prova un sentimento misto, di gioia e d’inquietudine. Si è finalmente abbandonata una rendita di posizione intellettuale di valore decrescente e, seppure in forma nebulosa, si sente che qualcosa comincia ad agitarsi nella mente.
Alla partenza non si sa ancora bene cosa si debba cercare. Ci si aiuta con criteri intuitivamente ritenuti fecondi, mediante l’installazione di ponteggi provvisori per elaborare possibili teorie: metafore, giochi combinati di concetti e immagini, ricerca di simmetrie e di eleganza formale. Se l’indagine ha successo, ci si meraviglia e ci si compiace di essere giunti, per abilità e fortuna, dove effettivamente si è. Questa soddisfazione non è da intendersi nel senso delle parole di Cromwell (che nessuno sale tanto in alto come quando non sa dove va), ma che solo quando si è trovata la soluzione si scopre retroattivamente la necessità del processo verso di essa.
Nell’ambito della scoperta scientifica, il tragitto può talvolta trasformarsi in metodo (ossia, etimologicamente, in meta-hodos,
“strada attraverso cui”), in cammino sicuro da indicare ad altri per conseguire determinati scopi.
Per scoprire qualcosa occorre spesso andare controcorrente, in direzione contro-intuitiva, capovolgendo il senso comune e spezzando pregiudizi millenari.
Vi è un enorme spreco di intelligenza e di vita nelle nostre società, vi sono energie latenti che restano imprigionate ed inespresse a causa del torpore mentale diffuso dai sistemi educativi inidonei a promuovere la curiosità e la ricerca e da politiche che non sono in grado di offrire strumenti adeguati.
L’arduo compito che ci attende -nella scuola, nell’università, nell’industria e nella politica, ma, per ciascuno, individualmente nel proprio settore di competenza- è quello di risvegliare tali energie, di coniugare la fantasia con la concretezza e il senso del possibile con i vincoli della realtà.
da Remo Bodei, Nella fucina dei saperi, Sole 24 Ore
Dott. Mauro Piccini
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