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 La prima decade di Ottobre la RAI ha trasmesso una miniserie televisiva riguardante la vita di Enzo Tortora. Il sottotitolo riporta questa dicitura: “dove eravamo rimasti?”.

Lo scopo di tale articolo non è discorrere sulle pene di questo innocente il cui strazio fu proprio quello di non avere colpa bensì, vorrei porre oggi un quesito: “Dove stiamo andando?”
Mi guardo intorno e ogni strada, ogni angolo, ogni vicolo fa sorgere un pensiero sempre più denso e carico di sapere: “quale direzione stiamo prendendo?”

Il panorama visibile nei paesi e nelle città ci sottopone alla crisi che ogni giorno la società, le famiglie, gli uomini devono affrontare: i negozi sono smantellati, le serrande sono chiuse, cartelli con le scritte “vendesi”, “affittasi” popolano palazzine, edifici, locali. Appena si pronuncia la parola “soldi”, il liquido nel nostro sistema uditivo vacilla e fa perdere l’equilibrio. Sembra che ci sia stato imposto di vivere alla giornata e prendere quello che viene senza porci troppe domande. Ma il benessere del cittadino a quale livello viene posto? La ricchezza di una persona (e non solo in termini materiali) a quale piano è collocata?

Questo paesaggio di fronte ai nostri occhi è allarmante, è una sorta di semaforo rosso; qualcosa non va, vale la pena soffermarsi.

Il riscontro superificale sopra menzionato è così visibile nelle differenti fasce della popolazione, specie nei giovani, tanto da provocare un’immensa ferita. Il mio Spirito non può rendersi cieco, non vuole conformarsi ma denunciare.

Osservando i giovani si arriva a constatare una vecchiaia precoce, almeno in un’alta percentuale. Non coltivano interessi, non ricercano i valori profondi, si battono per il “tutto e subito”! Sono competenti nelle ultime e moderne tecnologie (non sia mai che l’ultimo modello di Smartphone non sia nella borsa o tasca dei jeans!) ma non comprendono quanto la libertà che sperimentano sia fallacea ed illusoria. Cercano la vita comoda senza la consapevolezza che tale stile monotono e ripetitivo porta ad adagiarsi, a non anelare più all’infinito che è poi l’ideale per cui siamo stati creati. Il divertimento, lo scherzo, lo svago è sacro e santo, nonostante ciò è altrettanto vitale l’aspetto della ricerca, del porsi le domande esistenziali, di riflettere sul progetto personale, di incuriosirsi di quanto ci circonda.

Ha senso fare i cortei davanti ai palazzi dei ministri o delle regioni per protestare benchè all’atto della riforma tutti si presentano a lezione? Che sia solo una scusante per una giornata libera?

Una vacanza statica, sotto il Sole, a dormire, può arricchire il bagaglio di un ragazzo o una ragazza?

Perchè nessuno mette in risalto la puntualità come valore di rispetto verso gli altri?Qual’è il punto di riferimento del giovane? Qual’è il faro?

Quesiti del genere e molti altri andrebbero instillati in questi piccoli uomini e piccole donne! Accendere anche solo un neurone nella mente o fare vibrare un filo nel cuore potrebbe essere sufficiente per colorare la gioventù.

Gli adulti. Chiedono, pretendono, vogliono, bramano, sbraitano, disperano, ma soprattuto delegano! Alcuni sono caratterizzati dai verbi descritti. Questo denota l’incapacità di prendersi responsabilità eccessive, limitando i pochi ma necessari elementi di azione al minimo.

Educare i figli per molti è divenuto essere tassisti e parcheggiarli davanti alle scuole, ai licei all’università e volere dagli insegnanti il miracolo della saggezza infusa. I figli presto o tardi si ribellano: forse per educare bisogna alzarsi le maniche, chiedendo qualche consiglio e mettendosi in gioco dalla punta del piede sino alla radice dei capelli.

Tutti anelano al lavoro, con una postilla. Prima del curriculum ci sono le esigenze personali. Perchè non valutare l’offerta dell’attività proposta e rivedere le posizioni personali?

La dimensione della rinuncia è un miraggio. Nessuno può evitare la vacanza, l’auto, i mobili nuovi e annessi. Perchè non provare a sperimentare il “no”? Chissà, dietro ad una negazione può nascondersi un mondo nuovo. Se l’adulto impara, si forma con questi “no”, anche ai figli può imporre i “no” come valore e non come privazione.

Cercare di creare realtà positive da questo periodo buio può essere gratificante e formativo, oltre ad apportare una crescita esponenziale della persona.

Senso del lavoro, della collaborazione, delle piccole cose quotidiane. Non è andare indietro con la macchina del tempo bensì attualizzare tali concetti nella nostra era secolare.

Gli anziani. Destinati a percorrere due strade: essere clienti delle case farmaceutiche o protagonisti di “uomini e donne”.  Dov’è finita la saggezza dei vecchi? Le parole di consolazioni, le riflessioni maturate da una vita di esperienze?

In questa società manca il patrimonio di valori relativo in ultima analisi all’Amore. Quell’amore   permeante caratteristico della dimensione e della vita cristiana: l’amore con sacrificio, l’amore provato. Solo così si può parlare di gioia, di libertà. Attraverso la sofferenza e la crisi parte la ricerca di Gesù e della vita vera, affrontando ciò che la nostra quotidianeità impone: dal lavoro alle questioni personali e private, alle relazioni con gli altri, con il prossimo, alla nostra missione.

Il pianeta è un villaggio globale: quanto è positivo? Se il senso è conformare gli uomini e le donne al pari di ciò che sta facendo la politica e il giornalismo allora si assisterà a un’involuzione.

Cosa propone la televisione? Violenza, sesso, gossip, soldi, divertimenti sconclusionati. La dura realtà che invece si osserva girando per le città e i paesi vengono menzionati in soli cinque minuti in reti poco note!

Mi chiedo chi sta diventando l’uomo, o meglio cosa sta diventando?

Dove sono finiti gli uomini e le donne grandi, che hanno regalato alla storia un’impronta indelebile?

E se anche ne esistesse uno solo saremmo capaci di ascoltarlo?

L’umiltà in una richiesta di aiuto, l’ammissione degli sbagli, il guardarsi in faccia e riconoscere che c’è molto da fare per avanzare di qualche passo possono ancora esistere?

Gesù, solo Lui ha una risposta. Lui è il di più che non riusciamo ad accettare. Si cerca libertà, l’arrivare ai limiti di tutto, la perfezione ed oltre: perchè non guardare il volto dell’Innocente crocifisso e partire da lì?

“Signore da chi andremo, solo tu hai parole di vita eterna”.

Giovani, “vecchi”, società: sveglia! Non occorre che si diventi “casa e chiesa”, anticipando le possibili critiche. Occorre che si inizi a essere realisti, a mettersi in gioco fino in fondo per non cadere nel baratro. L’uomo ha bisogno di aiuto, di essere formato umanamente e spiritualmente.

Altrimenti le ferite saranno insanabili. Ci si accontenta di bere i surrogati del “villaggio globale”, dei “mass-media”. Si delegare l’altro sgravandosi di responsabilità. Si è succubi della convinzione di vivere liberi: in realtà è un’illusione.

Uomo e Donna, proviamo ad assomigliare al cercatore Santiago di Paulo Coelho, riscopriamoci nella libertina Selma di Karaosmanoglu Yakup K. che ha compreso quanto ricchezza e sfarzo alla lunga portano il degrado, scommettiamo tutto sulla costruzione di un mondo basato sulla ricerca dei valori cristiani che in realtà appartengono a coloro che bramano l’infinito!

Sono piena di imperfezioni e sbagli, ma mai quanto ora sono certa della mia volontà nel combattere, nella ricerca, nella Vita. Sono Figlia di Dio e ho una dignità! So cosa vuol dire soffrire, fallire, perdere. Pensavo di lasciare tutto. Ero tentata di svegliarmi un mattino e trascorre l’intero giorno nel mio letto senza agire. Ma ero disposta a vedere la mia vita, il dono che Dio mi ha fatto scivolare tra le dita delle mie mani? “Ricordati chi sei”, “Figlia di Dio, ricorda il dono che porti”. No, non posso evitare la vita. Soffrirò ancora. Lo accetto ma la staticità non è per me! Voglio la vita, voglio la dinamicità. Per questo cerco Gesù. Per questo cerco l’Amore che regala la libertà, la fede, la libertà.

Termino con l’augurio che l’Anno di Fede indetto dal Santo Padre accenda e muova ogni persona ad una ricerca di identità.

 

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