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Tra le  poche cose certissime che influenzano la nostra salute c’è una buona o cattiva alimentazione. Che l’eccessivo consumo di grassi saturi e zucchero e lo scarso consumo di frutta e verdura siano associati a patologie gravi come obesità, diabete, cancro, ictus e infarto è una verità nota, soprattutto agli operatori sanitari e al legislatore, che deve regolamentare la commercializzazione degli alimenti in ogni suo aspetto per tutelare la salute pubblica. Ed è nota altrettanto alle industrie alimentari che, a parole e a suon di spot pubblicitari, sembrano dimostrarsi sensibili all’esigenza di nutrirsi in maniera sana. Nei fatti, le cose vanno diversamente. L’industria alimentare è potente almeno quanto quella farmaceutica, se non di più, nella capacità nel far prevalere i propri interessi economici, sia sponsorizzando studi scientifici, sia riuscendo ad influenzare leggi che potrebbero mettere in difficoltà la vendita dei propri prodotti, soprattutto di quelli che di salutistico non hanno nulla. L’esempio più recente è la bocciatura della modifica del sistema europeo di etichettatura obbligatoria che avrebbe introdotto un nuovo sistema ” a semaforo “: con bollini rossi, gialli o verdi a seconda della quantità presente di grassi, zuccheri e sale, l’etichetta avrebbe avvertito anche i meno informati e i più frettolosi della salubrità dei prodotti. Una trasparenza troppo pericolosa per le grandi multinazionali del cibo che, stando a fonti attendibili ( i dati sono del Ceo, l’osservatorio che analizza e denuncia l’influenza degli interessi industriali sulla legislazione e sulle politiche della Ue ), avrebbero investito un miliardo di euro e spedito cento mila email per bloccare il provvedimento, che secondo loro avrebbe potuto mettere in ginocchio l’industria e ” privare” i consumatori della libertà di scegliere. Ma alla nostra salute chi ci pensa? L’unica vera libertà è quella di poter fare scelte consapevoli. Una merendina o un altro prodotto di piacere possono essere certamente consumati occasionalmente, ma non devono mai passare per salutistici come troppi spot vogliono far credere. Il caso della nutella, i cui ingredienti prevalenti sono grassi saturi e zuccheri, non è che il più mediaticamente interessante per far credere che le leggi europee minaccino il nostro mercato. Non è così, si è persa invece un’occasione per semplificare le etichette che, grazie alla nuova disciplina europea che comunque qualche miglioramento lo porterà, saranno un pò più complete, ma sempre troppo difficili da decifrare. Per scegliere cibi sani, leggete sempre le etichette. La parte scritta in piccolo, però, non i claim a caratteri cubitali strillati sulle confezioni.

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