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«L’idea che il matrimonio esista per migliorarsi reciprocamente e’ pessima: sarebbe come essere sempre a scuola»
(C.G.Jung)

Passaggi e stralci di Jung, Carotenuto e Marie Louise Von Franz, che tentano di descrivere alcune dinamiche “classiche” dei rapporti matrimoniali. Si cerca anche di far luce su un aspetto spesso non considerato, cioè di come il padre e la madre di un individuo siano proiettati, inconsciamente, nella relazione matrimoniale. Tutto ciò insieme a tante altre osservazioni interessanti riguardo il matrimonio nella nostra cultura occidentale.
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«Ancora oggi il matrimonio rappresenta un punto d’arrivo; ma se si provasse a viverlo e a sentirlo come punto di partenza, la coppia avrebbe sicuramente maggiori garanzie di sopravvivenza, soprattutto in termini di qualità della sopravvivenza, perché qualsiasi rapporto si configura come cammino e non può sottrarsi a un’evoluzione. Scrive Jung (1925):

“Potremo parlare di – relazione individuale – solo quando la natura dei fattori incoscienti sarà riconosciuta, e quando l’identità primitiva sarà in larga misura abolita. Raramente – per non dire mai – un matrimonio giunge senza urti e senza crisi alla relazione individuale. La presa di coscienza non si ottiene senza dolore.”
(Amare Tradire: Quasi un apologia del tradimento, di Aldo Carotenuto, Edizioni Bompiani, p.94)

“Nella mia lunga esperienza psichiatrica non mi sono mai imbattuto in un matrimonio che fosse completamente autosufficiente. I matrimoni totalmente incentrati sulla comprensione reciproca sono nocivi per lo sviluppo della personalità individuale, sono una discesa al minimo comune denominatore, un po’ come la stupidità collettiva delle masse”
(C.G.Jung)

«Quando due individui si sposano, come mette in evidenza Jung, tendono a scegliere il tipo opposto, ottenendo anche qui che ogni partner sia, o creda di essere, libero dall’ingrato compito di affrontare la propria funzione inferiore. Questa è una delle grandi fortune e fonti di gioia dei primi periodi matrimoniali: improvvisamente tutto il peso legato alla funzione inferiore è scomparso, ciascuno dei due vive in unione felice con l’altro, e tutti i problemi sono risolti! Ma se uno dei partner muore, o se uno dei due sente la necessità di sviluppare la propria funzione inferiore anziché lasciare semplicemente che sia l’altro a occuparsi di certi settori dell’esistenza, cominciano i guai. La stessa cosa si riscontra anche nella scelta dell’analista.»
(“Tipologia Psicologica” di M.L.Von Franz, Edizioni TEA, p.22)

«Tralaltro, quando meno l’individuo è evoluto sul piano della coscienza tanto più la scelta del partner sarà dettata da motivi inconsci, che decideranno a sua insaputa l’atteggiamento psicologico ed emotivo che caratterizzerà l’incontro. Junghianamente possiamo asserire che in questi casi il matrimonio “esterno”, istituzionale, non è assolutamente il riflesso del “matrimonio interno” con l’Animus per il femminile, e con l’Anima per il maschile.»
(Aldo Carotenuto – Eros e Pathos: margini dell’amore e della sofferenza – Bompiani Edizioni)

“Il giovane in età di sposarsi ha certo acquisito coscienza di sé (le ragazze più dei ragazzi) ma è trascorso ben poco tempo da quando è emerso dalle nebbie dell’inconsapevolezza originaria. Ci sono quindi in lui vaste regioni ancora immerse nel buio dell’incoscienza e che, fin dove giungono, non permettono il crearsi di una relazione psicologica.
In pratica significa che al giovane è data solo una conoscenza parziale,tanto dell’altro, quanto di sé stesso, perciò possono non essergli sufficientemente note sia le motivazioni dell’altro, sia le proprie. Egli agisce in genere spinto da motivazioni per la maggior parte inconsce.
Natural-mente gli sembra di essere molto consapevole a livello soggettivo; infatti si sopravvaluta sempre lo stato di coscienza del momento, e ogni volta è strano e sorprendente scoprire che quel che pensavamo fosse un traguardo finalmente raggiunto non è in realtà che il gradino più basso di una lunghissima scala.
Più è vasta l’inconsapevolezza, più la libertà di scelta in fatto di matrimonio è limitata; il senso di’ fatalità chiaramente avvertibile nell’innamoramento è la percezione soggettiva di questa costrizione.
Ma anche senza l’innamoramento può esserci costrizione, certo in forma meno piacevole.
Le motivazioni ancora inconsce sono di natura personale e collettiva. Sono anzitutto motivazioni che traggono origine dall’influsso dei genitori. A questo proposito per il ragazzo è determinante la relazione con la madre, per la ragazza quella con il padre.
È in primo luogo il tipo di legame con i genitori a influenzare a livello inconscio la scelta del coniuge, favorendola od ostacolandola.
Un amore consapevole per i genitori favorisce la scelta di un partner simile alla madre o al padre. Un legame inconscio invece (che a livello conscio non necessariamente si manifesta come amore) impedisce una scelta di questo genere e determina modificazioni specifiche, per capire le quali bisogna in primo luogo sapere da dove tragga origine il legame inconscio con i genitori e in quali circostanze esso condizioni la scelta a livello conscio, modificandola o addirittura impedendola. Di norma i figli ereditano e fanno proprio tutto ciò che i genitori avrebbero potuto vivere se non se Io fossero impedito con motivazioni fittizie; a livello inconscio essi sono cioè costretti a orientare la loro vita in modo da compensare ciò che è rimasto irrealizzato nella vita dei genitori. Così si spiega che genitori eccessivamente morali abbiano figli cosiddetti immorali, che un padre irresponsabile e fannullone abbia un figlio pieno di morbosa ambizione e così via.
Ad avere le conseguenze più gravi è la finta inconsapevolezza dei genitori. Per esempio, una madre che eviti di prendere coscienza di sé per non rovinare le apparenze di una buona vita coniugale, inconsciamente incatena sé il figlio, quasi come sostituto del marito. Questa situazione, se non sempre induce il ragazzo all’omosessualità, lo spinge comunque a modificare altrimenti la sua scelta, in direzioni che in realtà non gli sono proprie. Per esempio sposerà una ragazza palesemente inferiore alla madre (di lui) e che quindi non possa competere con lei, oppure finirà con una donna tirannica e presuntuosa, che in qualche modo lo strappi alla madre. Un sano istinto può guidare la scelta del partner a prescindere da questi influssi, presto o tardi però questi ultimi si faranno sentire, creando delle inibizioni. Dal punto di vista della conservazione della specie, una scelta più o meno puramente istintiva potrebbe certo essere la migliore, dal punto di vista psicologico però è una scelta non sempre felice, perché c’è spesso una distanza enorme tra il piano puramente istintivo e quello della personalità differenziata nella sua individualità.
In un caso del genere, una scelta puramente istintiva potrà sicuramente migliorare e rinnovare la razza, a prezzo però della felicità dell’individuo.”
(Carl Gustav Jung, Il Matrimonio come relazione psicologica)

da Blog Jung Italia – Emanuele Casale

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