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…Il lutto è  legato ai concetti di tristezza, dolore psicofisico, svuotamento. Una sua evoluzione patologica provoca un ristagno, un blocco che abbiamo definito ‘congelamento’, con sintomi sia psichici che organici.

Vedremo come la MTC interpreti la condizione di lutto in modo del tutto analogo, pur nella diversità del linguaggio utilizzato, e come sia possibile intervenire in situazioni patologiche con un eventuale trattamento agopunturistico.

Il lutto in movimento

“E’ scomparso, defunto. Non sarà più possibile scorgerlo. Ecco che, allora, piangono, singhiozzano, si colpiscono il petto e battono i piedi per terra, fin quando il loro dolore non si è pienamente espresso”.Il Liji, da cui questo brano e tratto, descrive lungamente le manifestazioni fisiche del dolore per la perdita di un congiunto. Vi si legge ancora:
“Quando si apriva il sarcofago (per preparare la sepoltura) il figlio piangeva, si lamentava e fremeva un numero indefinito di volte. Per sopportare il peso del dolore e dell’angoscia del suo cuore, nella penosa agitazione del suo spirito, per liberarsi dallo stritolamento della tristezza e dell’afflizione, si denudava il braccio sinistro e lo agitava al fine di calmare il suo cuore e di far discendere i suoi soffi, mettendo i suoi arti in movimento”.

In entrambi i brani citati si ritrova il concetto del movimento come mezzo per lenire la sofferenza: il muoversi impedisce al qi di ristagnare nel petto e diminuisce dunque la sensazione di tristezza e di afflizione, le rende più sopportabili.
Vengono in mente le nostre prefiche, le danze rituali delle civiltà antiche, e le riflessioni junghiane sull’espressione corporea come strumento per far emergere contenuti psichici inconsci. Molto più semplicemente pero, il testo cinese fa riferimento alla definizione del dolore, inteso come blocco della circolazione energetica, senza alcuna differenza qualitativa tra la sua dimensione fisica e quella mentale o spirituale. Nel Liji si da anche indicazione di una ragionevole durata della condizione di lutto: “Un figlio alla morte del padre piangeva senza interruzione per tre giorni consecutivi; per tre mesi non lasciava né la fascia né la cintura di canapa; per un anno piangeva mattino e sera con un profondo sentimento di tristezza; il suo dolore opprimente durava tre anni. Le testimonianze di affezione andavano così decrescendo.”

L’intensità del sentimento di tristezza si riduce gradatamente nel tempo e nel giro di tre anni deve scomparire, per non diventare un eccesso patologico in grado di danneggiare l’organismo.

La tristezza ed il Riscaldatore Superiore
Il carattere del termine Bei, Tristezza, definisce molto bene ciò che gli antichi testi medici cinesi intendono quando si riferiscono a tale condizione: nella parte inferiore vi e l’ideogramma del Cuore, nella parte superiore quello di due schiene contrapposte, a simboleggiare una persona in conflitto con se stessa, presa in un circolo vizioso di negatività che consuma il qi del Riscaldatore Superiore.

La tristezza infatti e l’esacerbazione del naturale movimento di discesa ed interiorizzazione proprio della loggia energetica del Metallo e dell’organo ad essa collegato, il Polmone: il movimento fisiologico che porta gli stimoli esterni all’interno diventa compressione e ristagno, creando cosi un ingombro ed un intralcio al libero fluire del qi, dei liquidi e del sangue a livello del petto, compromettendo il normale funzionamento sia del Cuore che del Polmone, cioè appunto del Riscaldatore Superiore. Questo permette anche di spiegare perche la tristezza sia associata al pianto. E perche quest’ultimo produca una sorta di sollievo e vada quindi incoraggiato in chi sta vivendo un lutto: l’ingombro energetico nel petto impedisce al Polmone di svolgere la sua funzione di abbassamento delle acque, il qi tende a salire, innalzando i liquidi puri (ye) in eccesso che tenderanno ad uscire dagli occhi (dove termina il meridiano di Cuore) e dal naso (orifizio di pertinenza del Polmone). E chissà che l’espressione di uso comune “cuore traboccante” non si radichi nella consapevolezza di questo meccanismo…

Il pianto ha la funzione di alleggerire l’ingombro nel petto, e dunque aiuta ad evitare il depauperamento di qi: sappiamo infatti che tutto ciò che ristagna produce calore, ed il calore in eccesso consuma qi e liquidi corporei. In questo stato di ristagno inoltre, il Cuore ed il suo Ministro non riescono a comunicare in modo adeguato con gli altri organi tramite la circolazione del sangue, strumento di diffusione dello shen a tutto l’organismo: viene dunque a mancare quell’ispirazione naturale, corretta, che si esprime nel buon funzionamento degli organi e dei visceri, che possono percio ammalarsi.

E’ naturale ed immediato qui l’accostamento con la PNEI (PsicoNeuroEndocrinoImmunologia), ultramoderna disciplina che ci consente di parlare di “cervello diffuso” nel nostro organismo, e di interpretare in termini di relazioni molecolari e di informazione fenomeni quali l’effetto placebo, i disturbi psicosomatici, o l’aumentato rischio di morbilita e mortalita in condizioni di stress emozionale acuto o cronico.

Il lutto nel ciclo dei Cinque Movimenti (Wu Xing)
Abbiamo visto come il dolore ed il lutto abbiano una connotazione Metallo, siano cioè un movimento energetico di interiorizzazione, ma sappiamo anche che i Cinque Movimenti sono in relazione tra loro secondo leggi di generazione e dominazione, e dunque ognuno di essi entra in gioco nell’elaborazione di questi stati emozionali con il proprio fisiologico funzionamento o con la propria eventuale fragilità, che espone il processo di lutto a possibili sviluppi patologici. Vediamo perciò ora i cinque diversi atteggiamenti energetici con i quali il dolore viene affrontato.

Metallo: generato dalle viscere della Terra, e il primo movimento coinvolto. Profondo, nascosto, e yin per eccellenza, protettivo come una corazza, lontano dallo yang del pensiero, e l’istinto dell’animale, e cio che ci fa scendere in profondità, ci permette di interiorizzare, di meditare. E’ la capacita istintiva di far entrare in se il dolore, di sentirlo a prescindere dalla consapevolezza e dalla razionalità. In una situazione di equilibrio e dunque il primo passo evolutivo del processo di elaborazione, la capacita di interiorizzare ed “incorporare” il dolore, cioè sostanzialmente di accettarlo, per accompagnarlo con un naturale movimento di discesa verso il movimento successivo, quello dell’Acqua, strutturazione profonda, fondamenta dell’individuo. Il Metallo è pero anche lama che taglia e separa, confine tra il sè e l’altro da sè, ed in disarmonia questa sua caratteristica può prevalere fino a rendere impossibile “far entrare” il dolore, che viene perciò negato, bloccando la sua metabolizzazione finalizzata a trasformarlo in esperienza strutturante.

Acqua: generato dal Metallo, e il movimento della volontà di vivere, fondamento delle potenzialità che nella vita trovano la loro attuazione concreta e si manifestano nella propria individualità. E’ il fiume, il substrato attraverso il quale nel nostro organismo scorrono ed arrivano ovunque le informazioni (pensiamo ai liquidi intra- ed extra-cellulari, in cui avvengono di continuo infiniti scambi biochimici, ed al neurone, “acqua” da cui nasce il pensiero). Rispetto al dolore, l’Acqua e dunque la volontà di affrontarlo, il mandato di “progettare” in modo unico e personale la gestione ed il superamento di esso. Uno squilibrio dell’Acqua impedisce il riconoscimento profondo del dolore come parte di se, e non permette di cogliere in se le potenzialità per affrontarlo: il radicamento nella volontà di vivere vacilla e diventa paura, come se la propria acqua sorgiva smettesse di zampillare per lasciare il posto ad una pozza scura, causando ulteriore sofferenza ed incapacità progettuale.

Legno: generato e nutrito dall’Acqua, e movimento di esteriorizzazione e reattività per eccellenza, e ciò che muove verso l’alto e l’esterno, che cresce secondo la ciclicità del tempo e che nella sua crescita trasporta, dissemina (crea) e lascia che il “troppo” si disperda, cosi come da un’infinita di semi lasciati cadere da una pianta soltanto pochi germoglieranno.
Dal punto di vista psichico il Legno è la progettualità e l’azione che si fondano sulla volontà dell’Acqua, e la capacita di immaginare e produrre idee, e dunque in rapporto al dolore e la possibilità di architettare e concretizzare atteggiamenti di reazione ad esso in modo armonico, come armonica e la ciclicità del tempo, anche se impulsivo ed intuitivo, come impulsiva ed irrazionale e la crescita del germoglio. Un eccessivo vigore di questo movimento cosi impetuoso può portare ad una reattività esasperata, che si tramuta facilmente in rabbia, frustrazione, tentativo di espellere violentemente il proprio dolore trasformandolo in ostilità, come per scaricare su altro da se la propria sofferenza.

Fuoco: origina dal Legno grazie all’intervento dello Shen, come la fiamma origina dal ramo colpito dal fulmine. E’ calore che scalda e permette la vita, e illuminazione e consapevolezza, e far luce, cioè sapere, conoscere, e espansione e gioia di vivere. Rispetto al dolore è perciò approfondimento conoscitivo ed atteggiamento positivo, costruttivo, aperto agli aiuti esterni e teso alla semplificazione delle complessità. Uno squilibrio del Fuoco può portare ad un’eccessiva sottovalutazione del problema, ad un ottimismo che diventa faciloneria e superficialità e ad un’emotività poco controllabile, che può sfociare nell’eccessivo calore dell’ansia e dell’ira o, al contrario, spegnersi nel freddo dell’apatia e della depressione.

Terra: nata dalle ceneri del Fuoco, e la montagna che da stabilita e radicamento, e ciò che nutre e da frutto,  grazie alla sua capacita di servirsi degli opposti, l’acqua ed il fuoco, entrambi necessari alla vita e di cui la Terra diventa perno equilibrante. E’ massa concreta e capacita di quotidiana e paziente trasformazione di principi nutritivi. In termini psichici queste caratteristiche si traducono in capacita di catalogazione e confronto delle esperienze, in riflessione razionale ed oggettiva. Grazie a questo movimento il dolore può essere guardato per quello che e, compreso, rendendo possibile il raggiungimento di una piena consapevolezza di esso ed una sua integrazione nella propria esperienza esistenziale. Una Terra disarmonica può indurre ad un’eccessiva fissità del pensiero, che si impantana in idee ossessive e circoli viziosi, come un terreno non riscaldato dal calore resta fango sterile, o può al contrario disperdersi in una ragnatela di connessioni causa-effetto sbagliate, cosi come la terra arida in balia del vento diventa nube di polvere, in cui l’individuo si perde diventando psicologicamente irraggiungibile, fino ad arrivare ad una ideazione paranoide. A conclusione, mi pare si possa affermare che l’interpretazione cinese del processo di lutto sia sostanzialmente sovrapponibile agli attuali approcci psicologici occidental Nel gioco dei Cinque Movimenti si ritrova quanto detto a proposito degli approcci cognitivo comportamentali e dell’ACT in particolare: si parte dall’interiorizzazione del lutto (Metallo) per stimolare l’accettazione dei pensieri negativi e la volontà di affrontarli (Acqua), per arrivare all’utilizzo della propria creatività, capacita progettuale (Legno), consapevolezza (Fuoco) e razionalità (Terra) per creare una nuova relazione con il defunto e fare dell’esperienza dolorosa un’occasione di crescita personale strutturante…

DA SIA INFORM

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