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La tiroide è una ghiandola endocrina che regola tutto il metabolismo energetico attraverso la produzione di ormoni tiroidei, la triiodotironina (T3) e la tiroxina (T4). Questi ultimi, per essere prodotti, hanno bisogno della presenza di iodio e calcitonina; la sintesi e la secrezione di queste sostanze, a loro volta, è regolata da due ghiandole posizionate nel cervello, l’ipotalamo (ormoni TRH) e l’ipofisi (ormoni THS).
Questo complesso meccanismo di interconnessioni svela l’importanza della tiroide; gli ormoni tiroidei hanno un’azione specifica sul sistema nervoso, così come le reazioni emozionali (tensione e stati ansiosi) influiscono sull’alterazione della secrezione ormonale.

Patologia tiroidea in chiave psicosomatica

La localizzazione della tiroide vicino alla gola rimanda a quegli aspetti della coscienza che si riferiscono all’ ”esprimere” e al “ricevere”; quest’ultimo tema, molto ampio e complesso, racchiude sia le cose materiali che l’affettività assimilata.
In tutte le patologie tiroidee c’è uno stretto legame con la relazione materna; alla base dello squilibrio psicosomatico emerge un vissuto angosciante caratterizzato da una madre assente e abbandonica che non viene, però, messa in discussione. La mancata elaborazione si traduce in due squilibri funzionali, entrambi riflessi di una “rivolta” interiore nei confronti della frustrazione d’amore: una risposta “in eccesso”, come avviene nell’ipertiroidismo, in cui il dolore represso esplode, e una di rinuncia e paura dell’autonomia, espresse nell’ipotiroidismo, generate dalla sofferenza profonda e dalla sensazione di non meritare amore.

Ipotiroidismo, sintomi

L’ipotiroidismo è una patologia causata da una ridotta funzionalità della tiroide, che, per una serie di fattori, produce una quantità di ormoni tiroidei troppo bassa e non adeguata alla “richiesta” dell’organismo. La riduzione della concentrazione dell’ormone tiroideo produce un rallentamento di tutti i processi fisiologici del corpo.

I sintomi principali di questa patologia sono astenia, scarsa concentrazione, ipotensione, torpore psicofisico, intolleranza al freddo per rallentamento metabolico, aumento di peso, senso di gonfiore, bassa frequenza del cuore (bradicardia), problemi di memoria e di concentrazione. Il sottocutaneo si gonfia di liquido, fenomeno che genera l’aspetto tipico del volto, detto mixedema (presente anche nel bambino): palpebre tumefatte, volto largo, pelle secca fredda e desquamata, colorito cereo, sguardo inespressivo e rigido, lingua e naso ingrossati.

Altri disturbi comuni sono stipsi, edema agli occhi, alle mani e ai piedi, crampi muscolari, assottigliamento e perdita dei capelli, aumento del volume della tiroide (gozzo). A livello psichico le manifestazioni più frequenti sono apatia, depressione, lentezza nel pensiero.

Interpretazione psicosomatica dell’ipotiroidismo

Per comprendere la dimensione simbolica dell’ipotiroidismo, bisogna partire da un sintomo chiave della patologia, il rallentamento fisico e psichico. Quando all’interno del soggetto avviene una ribellione nei confronti di uno stile di vita che non vuole più accettare, la psiche smette di affrontare la realtà in quella modalità; decide di farlo attraverso il corpo, con sintomi significativi come staticità, ristagno dell’energia vitale, aumento di peso, stanchezza, lentezza nel linguaggio, apatia, difficoltà di concentrazione, esaurimento. Chi si ammala di ipotiroidismo ha la sensazione di “affondare” nel proprio corpo e in tutto se stesso, meccanismo simile a quello che si verifica nello stato depressivo.

L’ipotiroidismo insorge dopo eventi traumatici che hanno fatto perdere alla persona il senso della quotidianità oppure che sono in forte contrasto con ciò che il soggetto desidera e vuole. Il “no” inconscio che il soggetto vorrebbe dire diventa passività, resa, rinuncia. Il danno metabolico, caratterizzato da una diminuzione del livello di energia e di calore prodotto dal corpo, rappresenta l’origine del disagio profondo di questi soggetti, che non riescono ad opporsi con forza e autonomia a quei meccanismi disfunzionali che vengono vissuti come “dogmi sociali”. L’ipotiroideo soffre di una grande paura, quella di non meritare nulla, soprattutto l’amore degli altri. È proprio il timore di non essere amati a bloccare la reazione, l’affermazione che potrebbe generare dispiacere nell’altro.

L’ipotiroidismo si instaura quando il soggetto decide di non esprimersi in alcuni o in tutti gli aspetti della vita, come quello dell’affettività o della sessualità. Nei casi più avanzati della patologia, si verifica un fenomeno tipico dell’insufficienza tiroidea denominato mixedema, una particolare forma di rigonfiamento dei tessuti che si manifesta con viso gonfio, rigido e fisso, pelle secca, ptosi palpebrale (una o entrambe le palpebre sono più abbassate rispetto al loro livello normale). L’aspetto tipico del volto simboleggia la maschera che il soggetto indossa impedendosi di essere se stesso.

Le personalità più soggette all’ipotiroidismo sono quelle con una depressione mascherata, che vivono una situazione esistenziale critica, oppure, più in generale, hanno uno stile di vita che rifiutano ma a cui non riescono ad opporsi. Il rallentamento di tutte le funzioni vitali simboleggia un’energia che resta bloccata, che “ristagna”, così come avviene per i liquidi corporei che gonfiano i tessuti. In particolare l’apatia indica un “ritiro” emotivo dalla realtà quotidiana, un’incapacità di affermazione di sé legata d un profondo senso di insicurezza e non riconoscimento del proprio valore. Molto spesso l’ipotiroideo è vissuto in un contesto familiare che non gli ha consentito di svincolarsi, di evolvere nell’autonomia.
I sintomi, che si riconducono quasi sempre ad una debolezza del corpo, mostrano una mancanza di forze che rende impossibile l’azione verso le soluzioni e, quindi, verso la vita.

Ipertiroidismo sintomi

L’ipertiroidismo è una condizione patologica in cui la tiroide lavora più del dovuto, producendo un’elevata quantità di ormoni tiroidei nell’organismo.
L’eccesso di ormoni comporta un’accentuazione e un’accelerazione di tutti i processi metabolici, producendo una sintomatologia complessa che coinvolge molti apparati. La patologia inizia con sintomi tipici come nervosismo, palpitazioni, forte dimagrimento, aumento della sete, diarrea e si aggrava progressivamente nel giro di poche settimane.

Ai sintomi iniziali si aggiungono quelli relativi ad un’iperattività generale dell’organismo: aumento della temperatura corporea, della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, intolleranza al caldo, stanchezza muscolare. L’eccitabilità coinvolge anche il sistema nervoso causando tremori agli arti, irrequietezza, insonnia, disturbi endocrini e sessuali (irregolarità mestruali nelle donne ed eiaculazione precoce negli uomini). Come nell’ipotiroidismo, anche nell’ipertiroidismo il volto del malato ha una fisionomia tipica con globi oculari sporgenti (esoftalmo) e occhio lucente, rima palpebrale dilatata, sguardo fisso e spaventato, cute arrossata e sudata.

Interpretazione psicosomatica dell’ipertiroidismo

L’ipertiroidismo è intriso di simbolismi, primo fra tutti quello di un’eterna “fuga in avanti” (da qui l’accelerazione espressa dai sintomi) alla ricerca, da un lato, di un’autonomia quotidiana racchiusa nel “fare”; dall’altro, di un tentativo di colmare il vuoto che si sente dentro “tamponandolo” con una vita dal ritmo accelerato e con rapporti pieni e simbiotici. Il vuoto corrisponde all’angoscia di morte e al terrore di sentirsi annientati.

Un sintomo comune dell’ipertiroidismo, l’esoftalmo (occhi sporgenti) rappresenta perfettamente questo terrore profondo. Anche qui, le cause di tali meccanismi psichici si possono rintracciare nell’infanzia e nell’adolescenza. Mentre nell’ipotiroidismo il ruolo genitoriale è stato inibente per lo sviluppo di sé e dell’autonomia, nel vissuto dell’ipertiroideo c’è un bambino che ha avuto una maturazione precoce, per concrete necessità o per aspettative genitoriali, che è stato privato della naturale e necessaria fase di dipendenza affettiva fatta di sostegno, approvazione, calore, affetto.

Questo “salto” si traduce, nella fase adulta, in una difficoltà a chiedere o a manifestare il bisogno emotivo e affettivo, esperienza che rievocherebbe l’idea della dipendenza frustrata. Queste interpretazioni si rivelano ancora più vere quando si studiano le fasi d’insorgenza della malattia; in moltissimi casi di soggetti adulti, l’ipertiroidismo si manifesta in seguito a traumi da perdita di elementi di autosufficienza (figure di riferimento, lavoro, casa, patologie che obbligano a richieste d’aiuto).

Come per tutte le altre patologie, ci sono sempre delle tipologie di personalità più a “rischio” di manifestare una determinata malattia o disturbo. Molto spesso gli ipertiroidei sono persone che hanno paura di fermarsi, di rallentare su tutti i piani della vita; si sentono vive solo se agiscono, intensamente e di fretta. Cercano continuamente consigli (che tuttavia non riescono a seguire), vogliono l’autonomia a tutti i costi ma dentro hanno un enorme bisogno dell’approvazione altrui.

Il disturbo è prevalente nelle donne tra i 20 e i 50 anni d’età, e insorge soprattutto in quelle persone che sono cresciute in fretta o sono state sottoposte a carichi non adatti alla loro età. Molto spesso gli ipertiroidei hanno perso i genitori.

Ana Maria Sepe da Psicoadvisor

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