c’è una Italia desiderosa di naturale.
L’indagine Istat ha analizzato alcuni aspetti dell’anno 2005. L’indagine Doxa ha valutato la situazione sanitaria del 2004 e del 2006.
I dati riportati sembrerebbero quasi opposti, ma in realtà alcuni numeri concordano, e una terza indagine infatti, relativa al primo semestre del 2007 e sicur amente la più recente, ha evidenziato una crescita degli utilizzatori dei medicinali omeopatici dell’8% nei soli primi 6 mesi dell’anno. Si tratta di un dato di incremento enorme, che in un modo o nell’altro spazza via la conflittualità emersa dai precedenti dati.
Va detto in realtà che le varie indagini sono in accordo su almeno un fatto: molta parte della popolazione italiana non conosce ancora l’omeopatia e le sue modalità terapeutiche o le sue possibilità di azione, e c’è quindi la necessità di proseguire in una opera di divulgazione per consentire a chiunque di conoscere e quindi di scegliere, in modo consapevole, le modalità terapeutiche più adatte.
Christian Boiron, fondatore dei Laboratoires Boiron, pensa che:
«Incentrando il dibattito sulle cifre ci siamo dimenticati della vera questione: la salute delle persone. Se l’opinione pubblica, i personaggi autorevoli del mondo scientifico smettessero di vivere l’omeopatia come antagonista degli altri approcci terapeutici, potremmo finalmente riunirci intorno all’unica causa per la quale vale veramente la pena: la salute e la sicurezza dei malati. Tutti i pazienti, tutti i medici, tutti i farmacisti dovrebbero sapere che l’omeopatia pur non essendo una panacea è semplicemente una valida alternativa terapeutica e che per un certo numero di patologie dovrebbe essere utilizzata come prima scelta perché non sviluppa alcuna tossicità, alcun effetto collaterale».
Una domanda che dobbiamo porci è se comunque il paziente che va verso l’omeopatia lo fa ricercando una esclusività terapeutica, o non piuttosto una integrazione tra metodiche diverse, compresa quella ufficiale. Siamo dell’idea che cercano l’omeopatia come tecnica di integrazione. Questo almeno all’inizio del loro cammino di salute.
Ancora Christian Boiron conferma di essere nel giusto: «Riflettiamo sul fatto che il 52% della popolazione ha espresso il desiderio che il proprio medico fosse in grado di curarlo con medicinali omeopatici, quando necessario».
«Significa che più della metà degli italiani desidererebbe che il proprio medico di famiglia, pediatra o specialista, potesse conoscere e praticare l’omeopatia per avere la possibilità di disporre del trattamento più adatto al suo caso: il più efficace e con minori rischi. Non c’è dunque un rifiuto della medicina con la “M” maiuscola, c’è solo la volontà che la medicina integri questa competenza specifica come già si fa in numerosi paesi, in Francia in particolare. Se il proprio medico non è competente, il malato va a cercare altrove. Per il momento comunque il medicinale omeopatico rappresenta meno del 2% del fatturato dei medicinali in generale».
Si tratta quindi di un confronto tra Davide e Golia, ma con il suo 2% l’omeopatia ha dalla sua una originalità di pensiero ed una visione dell’uomo che potrebbero portarla nei prossimi anni a diventare in assoluto una delle tecniche terapeutiche più utilizzate.
Nel pensiero di Boiron, inoltre, l’omeopatia rappresenta una via terapeutica complementare all’interno della medicina, e non una medicina alternativa. Aumentando la conoscenza e l’utilizzo di questa forma terapeutica da parte dei pazienti, questa percentuale si potrebbe nel futuro moltiplicare in modo significativo.
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