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A conferma di quello che la Tecnica Metamorfica ha sempre sostenuto, e dei principi sui quali è stata fondata riporto un breve articolo.
Poiché è già dal concepimento e durante i nove mesi di gestazione che si impianta il potenziale della vita umana, si è constatato cha lavorando con la T.M., questo periodo viene riportato in luce e la struttura temporale allentata. Attraverso tale lavoro, la forza vitale della persona scatena le energie che erano ostacolate durante il periodo prenatale dando via libera a processi di trasformazione della mente, del corpo e dello spirito.

Memorie intrauterine
“Il bambino non si sbaglia. Sa tutto. Sente tutto.
Vede fino in fondo ai cuori. Conosce il colore dei vostri pensieri”
Frederik Leboyer

Le ricerche nel campo della scena prenatale e neonatale ci aprono gli occhi a possibilità strabilianti, che in passato erano considerato inimmaginabili, relative alle facoltà che il bambino possiede sin dalla vita intrauterina. Il bambino si sviluppa momento dopo momento senza interruzioni a partire dal concepimento, secondo un continuum preciso ritmato anche dalle esperienze vissute durante la gravidanza che inciderebbero sulla vita futura del bambino. Egli è un individuo sensibile, riconosce stimoli sonori, tattili, olfattivi; è capace di creare un forte legame con i genitori e può essere colpito in modo positivo o negativo da ciò che viene detto prima, durante e dopo il parto.

Frederik Leboyer, padre della “nascita non violenta“, intorno agli anni settanta aveva puntato l’attenzione sul dolore del neonato e suggerito metodi perché l’inizio della vita diventasse un’esperienza armoniosa e non traumatica. Egli cercando di dimenticare gli aspetti tecnici, intuì che la cosa più importante che le madri e chi le aiuta nel parto dovrebbero sapere è che “il bambino che viene al mondo, il neonato, non è un oggetto, non è qualcosa di vuoto, non è una tabula rasa: è una persona, è qualcuno, e questo qualcuno deve essere trattato con rispetto e non manipolato, ignorato nella sua personalità. Si pensa che il neonato non veda, non senta, che abbia un’attività semplicemente animale: non è vero! Quando si guarda con attenzione un neonato, quando ci si immerge nel suo sguardo, si scopre che è una creatura completamente cosciente di quello che le capita, terrorizzata dall’immensità della sua avventura perché non la capisce. Bastano poche cose, fatte soprattutto di rispetto, per togliere al neonato la paura e infondergli sicurezza e fiducia”. (Leboyer F., 1974)
Da Anpep

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