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Domenica 28 Aprile la trasmissione Report, su RAI3, ha ricostruito, con dati disponibili a tutti (processi, testimonianze) e con alcune interviste, l’intreccio tra alcune aziende farmaceutiche (in particolare la Bristol-Myers Squibb e la Menarini) e pezzi dello stato italiano incaricati di vigilare e di fissare i prezzi sui farmaci prescrivibili dai medici, a carico del Sistema Sanitario Nazionale.

Il gioco era semplice: un prodotto veniva acquistato all’estero a X euro, ma veniva poi fatto approvare come prescrivibile dal SSN da incaricati adeguatamente “oliati” ad un prezzo magari doppio, generando un enorme valore aggiunto per il venditore. Tale valore aggiunto veniva ovviamente distribuito, attraverso i consueti giri bancari tra Svizzera e paradisi fiscali a tutti coloro che avevano contribuito al giochetto. Le indagini in corso chiariranno chi e in che misura abbia usufruito di questi illeciti benefici.

Da questa brutta storia (già venuta alla ribalta durante tangentopoli con le incriminazioni del Ministro della Sanità De Lorenzo e di Duilio Poggiolini per l’approvazione di alcuni farmaci) due cose emergono chiare: la prima è che l’illecita differenza di prezzo su questi farmaci la paghiamo noi con le nostre tasse. E stiamo parlando, per un solo caso preso in analisi (Menarini/Bristol) di circa un miliardo di Euro.

La seconda, ancora più grave, è che questi denari consentono alle aziende farmaceutiche che lo volessero di incentivare (con fondi sottratti ad ogni controllo) la prescrizione di questi farmaci ai pazienti in modo massivo, o la formulazione pseudoscientifica di regole ancora più restrittive (come potrebbe essere ad esempio la fissazione di linee guida sui valori di colesterolo o di pressione), che ci rendano tutti “bisognosi” di cure.

Ritengo sia necessario dire basta, ed incominciare nel nostro piccolo a guardare con qualche sospetto quei medici che, magari terrorizzandoci, ci spingono ad un consumo elevato di farmaci, anche a fronte di elementi di dubbio sulla loro effettiva utilità, o di fronte al rischio di effetti collaterali pesanti. Ma ancora di più è necessario incominciare a smascherare quei sepolcri imbiancati, magari docenti universitari con tanto di cattedra, che trasmettono ai loro discenti un “non sapere” interessato e guidato da logiche solo commerciali.

Tante cose stanno cambiando. Questa è una di quelle che dovrà esserlo in modo pesante e incisivo se non vogliamo perdere un’importante battaglia di civiltà, trovandoci tutti a finire i nostri giorni in un letto d’ospedale, assumendo 7-8 farmaci diversi di cui uno combatte gli effetti collaterali dell’altro.

È importante riuscire a non fare di ogni erba un fascio. Esistono medici capaci, competenti, rispettosi della biologia umana, orientati ad una medicina di segnale, capaci di aspettare 24 ore davanti ad una febbricola o ad un mal di testa senza per forza farvi ingoiare una pastiglia.

Così come esistono docenti universitari che, rifiutando le lusinghe dell’industria, insegnano ciò che è giusto insegnare: l’esame obiettivo, gli interventi preventivi, l’alimentazione, il movimento. È da questi che occorre partire, per una nuova concezione di medicina, ricordandoci che la medicina è una, è scientifica e non è basata solo sull’uso di farmaci, ma sulla scelta, di volta in volta, di ciò che può farci guarire in modo stabile e duraturo.

La prossima volta che, con troppa facilità, ci verrà proposto un farmaco, guardiamo negli occhi con attenzione chi ce lo sta prescrivendo. E chiediamo, informiamoci, studiamo.

La salute è nostra e siamo noi, per primi, a doverci impegnare per difenderla.

di Luca Speciani

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