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Mentre il conscio ha una sfaccettatura, l’inconscio ne ha due: una positiva, l’altra negativa. La negativa è facilmente percepibile perchè veicola la sofferenza a qualsiasi livello. La sfaccettatura positiva dell’inconscio è più difficile da concettualizzare perchè può confondersi al primo impatto con il conscio.
Significa che quando l’individuo si trova nella sfaccettatura positiva rispetto ai meridiani Cuore/intestino tenue per esempio, sente l’affetto di coloro che lo circondano e ha l’impressione di amare ed essere amato. Questo amore non è che affetto ed è subordinato al benvolere dell’altro.
L’individuo che ha perso lo stato di coscienza rispetto a sè stesso chiudendo i meridiani, non è per forza in uno stato di sofferenza visibile. Nulla sente perchè l’esterno nutre il suo sistema e lo aiuta ad anestetizzare questa sofferenza. La sofferenza gli diverrà visibile solo quando l’esterno cesserà di nutrire il suo sistema. Non significa che non fosse presente, ma solo che l’individuo non lo sentiva.
Il meridiano Cuore/intestino tenue in inconscio positivo permette all’individuo di percepire un pieno affettivo, un’amore possessivo, fintanto che è alimentato da una fonte esterna. Se l’esterno non colma il vuoto del sistema, si disinteressa di questo affetto, non risponde più agli stimoli iniziali allora la sofferenza si manifesta apertamente e mette in evidenza il vuoto affettivo, il senso di colpa, la gelosia, l’odio, la non scelta al punto che l’individuo non ha che una soluzione per “uscire” da questa sofferenza: proiettare un desiderio rispetto ad un altro partner, a questo punto il desiderio diventa il motore delle azioni. Bisogna che egli trovi qualcuno che nutra di nuovo il vuoto interiore che ha accumulato, per non sentire più la sofferenza. Lo stress generato dal passaggio da uno stato all’altro è tanto più grande quanto più fortemente il sistema è stato alimentato nel tempo.
Durante la fase positiva, alimentiamo la sofferenza a nostra insaputa. Il meridiano Stomaco/pancreas in inconscio positivo esprime l’orgoglio, il potere sugli altri, l’utilizzo, lo sfruttamento, la manipolazione, il calcolo, il disprezzo degli altri, lo sdegno, ma anche l’onore e la fierezza. Fintanto che l’individuo esprime questo stato, non ha la percezione della sua sofferenza. Tuttavia, non appena l’esterno non risponde più al suo orgoglio, non appena perde il potere o l’utilizzo dell’altro, o non gli dà più quello che cerca, quando lo sfruttamento delle situazioni esterne per qualsiasi ragione non gli è più possibile, l’individuo si ritrova faccia a faccia con la sua sofferenza che non è più mascherata, il suo stato cambia improvvisamente e si trova in un sistema di autodistruzione, di “vittimismo”, di disprezzo di sè. La sua sete di potere cresce ma egli non può più dissetarsi, allora si ribella, e in preda al disonore, tutto per lui non è che umiliazione e anninentamento. Quante persone purtroppo mettono fine alla loro vita dopo aver perso l’onore o il potere (economico o altro).
Anche i sistemi elitari, di qualunque tipo siano, chiudono gli individui in questa sofferenza. Essi devono essere i primi, i migliori e restarlo; per tutta la loro vita passeranno da un inconscio positivo ad uno negativo. Il motore delle loro azioni, basate su un ragionamento senza falle, permette loro di rinnovare senza fine questo desiderio di dominio, di competizione rispetto all’esterno. I giovani quadri dinamici conoscono bene questi sistemi.
I meridiani Polmone/colon in inconscio positivo spingono la persona verso uno stato d’ entusiasmo, di realizzazione dell’ideale, di perfezione, di appartenza ad un gruppo nel quale essa si riconosce ed è riconosciuta. Essa si sente perfettamente corrispondente all’immagine che ha di sè. Ciò che vivi è conforme all’ideale proiettato di famiglia, di livello sociale o altro….
Fintanto che l’esterno le rimanda queste immagini, la persona si trova in uno stato di piena soddisfazione. Non appena l’ideale si dissolve si installa la delusione, la disillusione, il senso di imperfezione dell’azione, la persona si sente esclusa dal gruppo, è ossessionata dala sua immagine che non è conforme. Diventa sempre più intollerante perchè la differenza le ricorda  la fragilità della propria immagine.
Per uscire da questa sofferenza farà ricorso per esempio alla chirurgia estetica, proiettando dei desideri di cambiamento della realtà. Non esce dalla delusione che proiettando nuovi desideri ed è la corsa all’ideale di vita, di compagno, di situazione sociale, di famiglia ecc.
Al fine di mantenere un’inconscio positivo esprimerà, nel tempo, un giudizio sempre più forte sulgi altri. E’ spinta dalla propria sofferenza latente a giudicare per prevenire il giudizio degli altri: “l’attacco sembra essere la migliore difesa”.
I meridiani Rene/vescica in inconscio positivo, danno all’individuo la sensazione di essere rassicurato, spesso a livello della comunicazione le percezioni sono anestetizzate.
Questo fatto può tradursi in un flusso di parole, un’euforia permanente, un’eccesso di ottimismo. Come per i tre sistemi precedenti, questo stato si verifica fintanto che l’esterno non mette in evidenza la sofferenza. Allora l’individuo ritrova le sue paure, l’ansia e le angosce aumentano, può arroccarsi in un mutismo, la tristezza lo invade e nutre il suo pessimismo. Per uscire da questo inconscio negativo, di sofferenza, bisognerà che l’esterno lo rassicuri nuovamente.
Fintanto che l’individuo deve proiettare desideri all’esterno, significa che cerca di colmare una sofferenza. In questo modo, attraverso la soddisfazione dei desideri, pensa di bloccare la sofferenza mentre questa continua la propria opera a sua insaputa.
Quando siamo nell’inconscio positivo, senza rendercene conto alimentiamo la sofferenza. E’ la proiezione dell’ideale che alimenta la prossima delusione. La delusione  di oggi sarà tanto più grande quanto più grande è stata la ricerca d’ideale. Il fatto di alimentare la sofferenza senza rendercene conto, assecondando i nostri desideri, ci permette di comprendere quanto è essenziale accedere rapidamente alla coscienza di sè.
Questa sofferenza generata a nostra insaputa non fa che amplificare l’allontanamento da noi stessi mantenendo questa spirale infernale di desideri/frustrazioni, frustrazioni/desideri.
Per un individuo cosciente il desiderio è il segnale che un sistema s’esprime attraverso di lui. “Desidero, per compensare un vuoto interiore, che l’esterno mi risponda, mi dia quella o un’altra cosa, allora soltanto sarò felice”. E’ così che, via via, la felicità dipende sempre più da quello che uno possiede o può possedere e non più da quello che è e che esprime.
Il motore dell’azione sarà il desiderio di uscire da una frustrazione o quello di non entrarci. In questo gioco trasciniamo chi ci circonda ed i legami che pensiamo essere d’amicizia o altro per noi non sono che un mezzo per non vedere, sentire la sofferenza interiore.
La coscienza dell’individuo gli permetterà di nutrirsi al di là dei suoi desideri. E’ così che l’azione diventa generatrice di pienezza, indipendentemente dalla risposta esterna.
Le frustrazioni, misura dello stato di sofferenza interiore, sono infatti il motore dell’azione quando l’individuo è nell’inconscio. Questo è vero fino ad un punto di rottura nel quale l’individuo non riesce più a trovare risposta ai desideri o, a volte, non riesce più a proiettare altri desideri: la depressione interna è troppo grande.
In quel preciso momento l’individuo si chiude nell’inconscio negativo da cui non uscirà che quando sarà di nuovo in grado di riproiettare dei desideri.
L’individuo cosciente di se stesso ha sempre meno frustrazioni. Queste non sono appagate da un’elemento esterno, ma riconosciute dalla coscienza e si dissolvono. I desideri a questo punto non servono a colmare un vuoto, ma in realtà a generare all’interno ed all’esterno un’espressione di pienezza di amore, di umiltà, di fede, di allegria. L’azione è mossa da un desiderio di creazione, è il frutto di un’ispirazione cosciente. Se l’azione è conseguenza di una necessità, l’individuo può sempre esprimere, all’interno di essa, la sua realtà cosciente.
Il vero progetto di vita non è appagare una successione di desideri per colmare delle frustrazioni, ma in un cammino cosciente è una successione di azioni realizzate in totale coscienza rispetto alla creazione, il tutto guidato dalla propria ispirazione. La pienezza interiore è il frutto delle nostre azioni coscienti.

Tratto dal libro: La dimensione della coscienza – Guy Michel Franca

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