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intestino
L’intestino potrebbe essere considerato il più importante organo dimenticato del nostro corpo non solo perché è il più esteso e perché controlla  gran parte delle funzioni dell’organismo grazie all’incredibile quantità e varietà di ormoni che secerne, non solo per le importanti attività di trasformazione e metabolizzazione dei vari  alimenti ma anche e soprattutto per l’incredibile contenuto di cellule microbiche, che formano il cosiddetto microbiota, che gli consentono di pilotare gran parte delle attività vitali del corpo umano.

I microrganismi saprofitici sono diffusi in varie sedi dell’organismo umano come la cute, il naso, i bronchi, la bocca ma ne è soprattutto l’intestino che ne costituisce il deposito più ricco e vario. Poiché le cellule microbiche che albergano nel corpo umano sono dieci volte più numerose delle cellule che costituiscono il nostro corpo, ne deriva che l’intestino umano ospita un’enorme quantità di microrganismi, approssimativamente 100 trilioni di batteri, superiori in numero alle cellule umane di cica 10 volte. La maggior parte del microbiota gastro-intestinale risiede nel colon ed è proprio in questo tratto che vengono svolte le azioni più importanti per il nostro benessere e per la protezione della nostra salute. Ovviamente un così alto numero di organismi determina un non meno elevato numero di geni che fanno parte di una complessa struttura interagente con il patrimonio genico nucleare chiamato microbioma. Anche qui, tuttavia, abbiamo una prevalenza del dato quantitativo relativa ai microbi. Infatti, i geni del microbioma intestinale superano in numero di geni del corpo umano di circa 150 volte.

Ogni uomo, dunque, ha un suo specifico patrimonio genetico che eredita dai genitori e in cui sono scritte tutte le informazioni che influenzeranno, fra le altre cose, anche la comparsa o la predisposizione a sviluppare determinate malattie; tuttavia le cose sembrano essere parecchio più complesse. In effetti fino a poco tempo fa si credeva che la sola predisposizione genetica, accoppiata all’esposizione  a un fattore ambientale scatenante, fosse necessaria e sufficiente a sviluppare malattie immuno-mediate, incluse quelle allergiche, autoimmunitarie e tumorali ma non è così.

Secondo alcuni ricercatori, i microrganismi che abitano con l’uomo hanno una tale influenza sulla sua fisiologia che dovrebbero essere considerati parte dello stesso genoma umano. I conti della genetica insomma, non tornano e non sono sufficienti per spiegare alcuni fenomeni come ad esempio la crescente diffusione di malattie autoimmunitarie e allergiche nei Paesi industrializzati. Con il lancio del progetto del microbioma umano abbiamo appreso che viviamo tutta la vita in simbiosi con un mondo parallelo che nella sua totalità esprime un numero di geni 100 volte superiore a quanti ne esprime l’uomo, che i microrganismi a noi noti fino a poco tempo fa rappresentano solo una piccola parte dell’intera flora simbiotica presente nel nostro corpo, che siamo fatti più di cellule di microrganismi che di cellule nostre. Abbiamo anche appreso che c’è una continua interazione tra noi e questa comunità microbiologica che può fortemente influenzare il nostro stato di salute. Alcuni ricercatori hanno così formulato l’ipotesi che il nostro organismo sia il prodotto di due genomi: quello umano, che ereditiamo dai nostri genitori e il microbioma, molto più dinamico, che cambia da individuo a individuo e, nello stesso individuo, nel tempo. Oggi sappiamo da diversi studi come i batteri che abitano il corpo umano possano influenzare direttamente lo sviluppo del sistema immunitario, la risposta alle lesioni delle cellule epiteliali, il bilancio energetico dell’organismo e l’insorgenza di malattie autoimmuni. Possiamo dunque rappresentarci l’uomo come un aggregato inscindibile fra le cellule epiteliali dell’intestino e le cellule microbiche ivi residenti. La sopravvivenza dell’uomo e del microbiota sono interdipendenti e la loro trasparente collaborazione crea armonia fisiologica e funzionale. Come esito di tutto ciò il microbiota intestinale partecipa al metabolismo dei carboidrati, delle proteine e dei lipidi, regola la secrezione degli ormoni, del pH e degli ioni H, nonché la produzione dei composti anti-batterici.

L’insediamento del microbioma avviene già nel periodo fetale ma è soprattutto avviene alla nascita, con la nutrizione al seno o artificiale, l’esposizione ai microbi presenti nell’ambiente. Tuttavia, va tenuto presente che sebbene il microbioma si stabilisca precocemente, può modificarsi durante la vita, cambiando con l’età, la dieta, la localizzazione geografica, l’apporto di integratori alimentari e farmaci e altre influenze ambientali. Esistono oramai numerosi studi che documentano come le persone che soffrono di alcune malattie ( malattia infiammatoria intestinale, malattia dell’intestino irritabile, allergia ) abbiano variazioni nella composizione del microbioma rispetto a quello delle persone sane. Sembra oramai acclarato che i microrganismi presenti nell’intestino giocano un ruolo cruciale per la digestione sana, ma anche per lo sviluppo di un sistema immunitario forte e bilanciato . IL microbioma ha strette relazioni anche con la nostra mente. Di questo già si sapeva attraverso la teoria del secondo cervello di Michael Gershon che riuniva una serie di esaltanti scoperte scientifiche sull’azione di neuromodulatori intestinali a livello cerebrale. Ciò che era meno noto è che questa interazione si appoggiasse anche sul microbiota intestinale per cui variazioni e cambiamenti della flora batterica intestinale per mezzo della dieta, per esempio, possono intervenire modificando le funzioni del cervello. Non a caso esistono oramai diversi studi che hanno trovato correlazioni tra alcuni tipi di probiotici e l’umore e l’ansia. Alcuni autori, spingendosi oltre, ipotizzano addirittura che i batteri possono incidere sugli stati d’animo e i comportamenti umani al fine di proteggere i delicati equilibri del proprio ecosistema. Considerato un prezioso organo “nascosto” il microbiota intestinale del corpo umano è dunque un superorganismo dalle qualità preziose per la salute e per la vita da cui dipende la salute dell’intero organismo.

Ma le incredibili scoperte, sinora solo iniziali, che interessano il  microbioma e il microbiota hanno un aspetto interessante che travalica le usuali scoperte scientifiche poiché appartengono a quei capitoli della scienza e della medicina che riscrivono le conoscenze e gli schemi che sino ad oggi hanno strutturato la teoria e la pratica della cura. Se sino ad oggi abbiamo sempre considerato il microbo come il nemico della nostra avventura umana sulla terra, oggi siamo costretti ad ammettere che è, probabilmente, il nostro più forte e fedele alleato. Alleato, certo non suddito. Può essere alleato ma ha le sue regole, che bisogna conoscere e rispettare se si vuole che la convivenza si mantenga fruttuosa. Possiamo dunque continuare a  pensare a una terapia che lo coinvolge come basata su un’attività che lo distrugge e di cui gli antibiotici costituiscono l’esempio per antonomasia? Possiamo continuare a pensare  a un essere umano definito da una res cogitans così come dai propri pensieri e dai propri sentimenti quando probabilmente l’influenza dei propri alimenti sugli uni e sugli altri si sta sempre più  rivelando di un’importanza estrema? E pensiamo davvero di entrare nella delicata biochimica del cervello e in quella non meno delicata dell’intestino attraverso psicofarmaci quali gli inibitori del re-uptake della serotonina, gli antibiotici, i fans , i cortisonici ecc.? Se lo studio approfondito del microbiota ci rende un essere umano la cui struttura è profondamente collegata dalla genetica, al pensiero e alle emozioni da un lato e al comportamento di una struttura complessa e sofisiticata come quella della rete microbica che ci abita, possiamo continuare a programmare setting di terapie come se tutto ciò non esistesse concentrandoci solo sulla nostra genetica, la struttura cellulare o poco altro? La visione ecologica e complessa dell’uomo  che le scoperte del microbioma ci propongono ci suggerisce come una realtà così complessa può essere affrontata con un processo di cura che abbia dalla sua un progetto di globalità interattiva quale nessuna delle cure moderne ha.

Estratto da OMEOPATIA OGGI- febbraio 2016

 

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