Condividi:

In Italia i prodotti omeopatici, secondo gli ultimi dati Eurispes 2010, vengono utilizzati da oltre 11 milioni di persone, il 18,5% della popolazione, e vengono prescritti da oltre 20 mila medici.
Percentualmente parlando, i farmaci omeopatici sono più utilizzati al nord, in particolare delle donne e più in generale da parte dei ceti con alta scolarità.
Il mercato italiano, con un fatturato che si aggira intorno ai 300 milioni di euro (1% del mercato farmaceutico), rappresenta il terzo mercato europeo dopo Francia e Germania e il contributo che le aziende italiane del settore versano allo Stato annualmente sotto forma di contributi ed imposte è di circa 50 milioni di euro.
Nonostante la rilevanza di questi numeri, l’Italia ha recepito sulla carta – ma non ancora pienamente attuato nella pratica – la direttiva UE del 2006 per la regolamentazione farmaceutica dell’omeopatia, che ha come obiettivo l’allineamento tra tutti gli Stati membri, Italia compresa, in materia di regolamentazione e commercializzazione di nuove categorie di farmaci.
Grazie a questa norma UE il prodotto omeopatico ha acquisito lo status di “farmaco” a tutti gli effetti, e tutti i medicinali omeopatici – sia già esistenti sul mercato che di nuova formulazione – sono stati autorizzati fino al 2015 e dovranno poi essere registrati attraverso procedure che AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) deve stabilire in ottemperanza del citato Decreto Legislativo.
Obiettivo della Direttiva Europea, oltre che regolamentare la registrazione e commercializzazione del medicinale omeopatico, è anche eliminare quei divieti che non consentono – e fino ad oggi non hanno permesso – la migliore tutela del paziente.
Tuttavia, a distanza di tre anni continuano a latitare una serie di norme attuative a tutela del cittadino e il quadro legislativo riserva ancora aspetti discriminatori nei confronti dell’omeopatia.
Una legge ancora in vigore solo in Italia, ad esempio, vieta di riportare sulle confezioni le indicazioni d’uso e la posologia. Da molti anni inoltre non sono autorizzabili nuovi medicinali e addirittura la loro pubblicità è proibita in ogni forma.
Vi sono una serie di semplici provvedimenti burocratici che attendono da anni di essere attuati, utili in particolare per la tutela dei pazienti, quali a titolo di esempio:
– permettere che sulle confezioni dei medicinali omeopatici vengano riportate la posologia e la indicazione generica per l’uso in modo che il paziente sappia quale cura stia effettuando, così come avviene in tutti i Paesi europei;
– semplificare le procedure di registrazione che devono tener conto delle peculiarità del farmaco omeopatico e in particolare della sicurezza caratteristica di questo tipo di farmaco e dimostrata da duecento anni di utilizzo;
– attuare la direttiva europea che consente finalmente la registrazione di nuovi medicinali omeopatici, secondo linee guida semplici e attente alle esigenze peculiari dell’industria omeopatica che finora è stata penalizzata;
– permettere di effettuare campagne informative sui medicinali omeopatici complete, equilibrate e corrette.

Il grave ritardo dell’Italia nell’attuazione della direttiva UE rischia di portare ad un significativo rallentamento dello sviluppo del mercato e della ricerca, oltre al blocco di molte assunzioni. Inoltre, è facilmente prevedibile l’emissione di una sanzione economica da parte della Comunità Europea che colpirà tutti i contribuenti italiani, mediante l’apertura da parte dell’U.E. di una “procedura d’infrazione” per l’inaccettabile ritardo maturato nell’applicazione di una Direttiva comunitaria.

Da Ufficio Stampa GUNA S.p.A.

Vuoi rimanere aggiornato sulle nostre ultime news?


 

Iscrivendoti al servizio acconsenti al trattamento dei dati secondo l’informativa UE 2016/679 (Leggi di più)


Condividi:
Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.