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Attualmente il cancro rappresenta une delle cause principali di mortalità nel mondo occidentale, la seconda dopo le malattie cardio-vascolari, con interessamento di tutte le fasce di età, anche se maggiormente di quelle più avanzate.

La terapia ha compiuto importanti progressi; per il trattamento specifico di ogni neoplasia è disponibile un’ampia e costosa varietà di approcci terapeutici (chirurgia, radioterapia, chemioterapia, immunoterapia), spesso associati e sovente personalizzati per la cura delle diverse situazioni che si possono presentare al clinico. – In questo modo la scienza ha consentito di rallentare l’evoluzione di molti tipi di neoplasie e guarirne con successo una buona percentuale delle restanti.

Il trattamento convenzionale tende spesso a trascurare, se non a compromettere, il terreno sul quale si sviluppa il cancro, vale a dire l’organismo umano; quest’ultimo può essere “aiutato” attraverso approcci specifici che lo fortificano, potenziandolo, restituendogli la capacità e la forza per guarire se stesso.
– Percorrendo questa direzione molti studiosi, negli anni, hanno cercato di percorrere strade diverse rispetto a quelle tradizionali. Frequentemente la loro azione si è scontrata con un apparato potente che li ha delegittimati e costretti al silenzio.
L’accusa mossa a questi ricercatori è sempre stata la stessa: l’inefficacia terapeutica e la mancanza di studi pubblicati su riviste scientifiche accreditate (in genere, finanziate dalle multinazionali farmaceutiche).
Inutile negare che questi due approcci di trattamento sono talvolta in antitesi, poiché chirugia, radioterapia, chemioterapia ed immunoterapia sono frequentemente responsabili del deterioramento organico.
Questa antitesi genera lo “scontro” fomentando inutili polemiche e prese di posizione estreme da ambo le parti.

Se è dimostrato che alcuni tipi di trattamento siano irrinunciabili, il concetto che il cancro possa essere prevenuto/aggredito anche attraverso altre strade deve essere acquisito dai medici e diffuso nella popolazione.

Numerosi studi scientifici concordano sul fatto che l’esercizio fisico, di lieve – moderata intensità, associato ad un appropriato regime alimentare, abbia importanti effetti sulla prevenzione della patologia tumorale e che determini ricadute positive su chi ne è già affetto.

Un primo documento che analizzava e quantificava il rischio delle neoplasie evitabili riportava che se circa il 30% di tutti i cancri era riferibile al fumo, una percentuale superiore, circa il 35%, era riferibile all’alimentazione (Doll and Peto, 1981).

– Questo dato, rivisto da Willet (1995), ha portato ad affermare che il 32% (20-42%) di tutti i tipi di cancro dipende dall’alimentazione e che per i cancri più diffusi la dieta presenta un’influenza ancora superiore (prostata: 75%; colon-retto: 70%; mammella e pancreas: 50%).

Diversi studi epidemiologici sulla relazione tra cancro e nutrizione hanno fornito prove solide sul fatto che alcuni modelli dietetici, alcune caratteristiche antropometriche e l’attività fisica svolgono un ruolo importante nell’eziologia di alcuni dei tumori più frequenti. Ad esempio, uno studio condotto su circa 500 mila persone ha evidenziato come coloro che presentano un consumo più elevato di carne rossa e trasformata hanno un maggior rischio di mortalità totale rispetto alla fascia di persone con un consumo più basso (Sinha et Al., 2009).
Dati analoghi sono stati confermati e pubblicati da Campbell and Campbell (2011) nel libro The China Study che riassume il frutto di anni di ricerca.

– La relazione tra cancro e alimentazione è un campo di studio particolarmente complesso, in quanto il cancro è una patologia a genesi multifattoriale e le componenti della dieta che possono influire sul processo di carcinogenesi sono molteplici, differenti e possono agire con effetto sinergico.
I fattori dietetici si rischio sono distinguibili in a) positivi (che favoriscono il cancro); b) negativi (ad effetto protettivo).

a) Fattori di rischio positivi
– Peso corporeo
: l’eccessiva ingestione di calorie insieme all’elevato consumo di grassi animali, si associa all’insorgenza di vari tipi di tumore.
– Sostanze chimiche aggiunte o modalità di trasformazione degli alimenti durante il processo di produzione e conservazione come additivi alimentari, affumicazione, salatura, marinatura e conservazione con nitrati (per esempio pesce sotto sale: neoplasie nasofaringea; sale: adenocarcinoma gastrico).
– Contaminati i cui residui rimangono negli alimenti, come i pesticidi di sintesi ed i vari inquinanti ambientali.
– Sostanze chimiche prodotte naturalmente come i pesticidi naturali (tossine prodotte dalle piante  per proteggersi da funghi, insetti ed animali predatori) e le micotossine (prodotte dai funghi negli alimenti) o prodotte durante la preparazione degli alimenti come ammine eterocicliche aromatiche, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) ed i composti N-nitrosi.
– Alimenti e nutrienti. Carne rossa e trasformata, latte e latticini, grassi animali.
– Alcol (cancro orale, faringe, laringe, esofago, fegato, colon-retto e mammella).
– Calcio, probabilmente associato al cancro alla prostata.

b) Fattori di rischio negativi
Vari studi dimostrano che vi è un’associazione diretta tra elevato consumo di cibi vegetali, in particolare verdura non amidacea e frutta, e riduzione del rischio di diversi tumori, soprattutto degli Apparati Digerente e Respiratorio (cancro della bocca, dell’esofago, dello stomaco, del pancreas, del colon-retto del naso-faringe, della laringe, del polmone, ma nache dell’ovaio e dell’endometrio).

Per quanto riguarda l’effetto protettivo della frutta e della verdura, così come di altri fattori alimentari, è da sottolineare che questo non può essere riferito ad uno o più singoli composti in essi contenuti.
Studi importanti che prevedevano la supplementazione del carotene nei forti fumatori sono stati interrotti per il riscontro di un effetto favorente il tumore stesso (effetto opposto rispetto a quello osservato per il consumo  di elevate quantità di verdura contenenti carotene). Inoltre, il mantenersi magri conferisce protezione nei confronti dei tumori.

Occorre comprendere come sia possibile ottemperare alle giuste richieste dell’organismo attraverso la dieta, o meglio un sano stile di vita.
– Innanzitutto una dieta non è tale se non parla di attività fisica, di gestione dello stress, di riposo notturno, di benessere e di equilibrio corpo-mente.
Una dieta non si limita ad indicare cosa e quanto mangiare e non limita ciò che si può mangiare, soprattutto come varietà alimentari.
Inoltre, non è vera “dieta” se propone una soluzione ai problemi attraverso un percorso limitato nel tempo.
Una dieta deve insegnare, spiegare, costruire un nuovo stile di vita per sempre.
Il valore aggiunto di una dieta è quello di aumentare le scelte e le possibilità, non di limitarle; insegnare ad apprezzare nuovi alimenti, nuovi piatti, etc.

– Prevenire e curare attraverso lo stile di vita significa ripristinare l’equilibrio biologico e l’omeostasi organica.
Uno stile di vita più equilibrato deve innanzitutto contrastare l’acidosi metabolica latente, ripristinando l’equilibrio acido-base.
Si tratta di una condizione fondamentale.
Infatti, la lieve acidosi che si instaura progressivamente nella maggior parte della popolazione a causa della cattiva alimentazione, dell’inattività fisica, dello stress, etc. rappresenta il terreno ideale per l’insorgenza del processo infiammatorio cronico di basso grado che è alla base di tutte le malattie degenerative (in Pelosi, 2013).
Occorre ridurre lo stress ossidativo per limitare i danni che le cellule ed i tessuti subiscono ad opera dei radicali liberi ed apportare la giusta quantità di tutti i micronutrienti (vitamine, oligoelementi) che, nella moderna alimentazione, sono progressivamente andati riducendosi se non perdendosi.

BENEFICI DELL’ESERCIZIO FISICO

Un’attività fisica moderata e costante rappresenta un’importante fattore di protezione nei confronti della patologia neoplastica.
I benefici legati ad essa includono il miglioramento della funzionalità cardiovascolare, polmonare e neuro-muscolare.
Aumentano la frazione d’eiezione e la gittata cardiaca, il tono, la forza e la vascolarizzazione muscolare ed il consumo di ossigeno; migliorano la coordinazione motoria, l’equilibrio, la circolazione linfatica e l’umore.
Il Sistema Immunitario è più efficiente.
L’esercizio fisico porta al miglioramento della condizione fisica attraverso adattamenti del Sistema Cardiovascolare (aumento del trasporto di O2), di quello Respiratorio (aumento dell’apporto di O2), dell’Apparato Locomotore (miglior utilizzo di O2) e del sistema PNEI, contrastando l’astenia, l’inappetenza e la Sindrome depressiva che si accompagnano al tumore.

EFFETTI SUL SISTEMA CARDIOVASCOLARE
L’inattività fisica dei malati neoplastici comporta progressiva atrofia della muscolatura scheletrica e cambiamenti nelle proprietà muscolari che contribuiscono alla riduzione dell’efficienza cardiovascolare.
Tutto ciò, combinato con l’incremento dei livelli di colesterolo totale e con la diminuzione dei livelli di HDL, anch’essi legati all’inattività fisica, contribuisce alla crescita del profilo di rischio cardiovascolare.

– Un’attività fisica aerobica e costante consente di interrompere ed invertire questo ciclo.
L’esercizio è -infatti- in grado di promuovere il miglioramento cardiovascolare, permettendo al cuore di fornire più sangue, quindi più ossigeno, agli organi e ridurre i livelli di astenia sperimentata dal paziente.
Attraverso l’esercizio, il cuore aumenta il volume di sangue pompato al minuto con conseguente aumento di ossigeno e nutrienti ai tessuti periferici, nonché maggiore capacità di eliminare anidride carbonica ed i prodotti di scarto del metabolismo.

EFFETTI SUL SISTEMA RESPIRATORIO
I benefici dell’esercizio fisico sull’Apparato Respiratorio nel paziente in trattamento per cancro sono associati ad un aumento dei volumi polmonari, ridotto lavoro respiratorio e maggiore possibilità di scambio di ossigeno/anidride carbonica.

L’adattamento più utile indotto dall’esercizio è probabilmente l’aumento della forza dei muscoli respiratori; quando i muscoli respiratori sono allenati attraverso l’esercizio, il paziente percepisce la respirazione come meno faticosa.

Inoltre, scambi respiratori più efficienti possono distribuire più efficacemente ossigeno ai tessuti e organi, migliorando la performance di questi soggetti compromessa dal fatto che gli alveoli dei pazienti in trattamento per cancro sono ridotti in numero ed alterati da un restringimento dei setti inter-alveolari.

EFFETTI SUL SISTEMA NEURO-IMMUNO-ENDOCRINO
L’esercizio fisico influenza positivamente il Sistema Immunitario, migliorando le difese contro le infezioni virali ed attivandole contro gli antigeni neoplastici.
Inoltre, l’esercizio provoca il rilascio di citochine coinvolte nella resistenza ai tumori ed influenza l’attività delle cellule citotossiche.
La miglior resistenza allo stress che si sviluppa con l’esercizio influisce sulla crescita dei tumori; gli ormoni dello stress rilasciati durante l’esercizio, i corticosteroidi e le catecolamine, sono infatti in grado di modulare e di migliorare la capacità delle cellule immunitarie di aggredire quelle tumorali.

– Il Sistema Endocrino è tra i sistemi che risentono maggiormente delle conseguenze del trattamento anti-cancro.
La sua compromissione può portare il paziente a scadimento fisico e ad ulteriori complicanze.
Per esempio, la diminuzione della produzione della tiroxina (T4) e della triiodotironina (T3) ha effetti sul consumo di ossigeno nel Sistema Nervoso Centrale e Periferico, nel muscolo scheletrico e in quello cardiaco, nel metabolismo dei carboidrati e del colesterolo, nella crescita e nello sviluppo.
– L’esercizio fisico può stimolare il rilascio di ormoni inibiti dalla malattia, così come può contribuire ad aumentare l’efficienza delle vie metaboliche che sono state compromesse, contribuendo a ricreare l’omeostasi iniziale e a recuperare un maggior senso di benessere generale.

EFFETTI SUL SISTEMA NEUROMUSCOLARE
Gli effetti collaterali del trattamento del cancro sull’Apparato Locomotore possono essere contrastati efficacemente attraverso l’esercizio fisico.
La perdita di massa magra osservata durante il trattamento, responsabile della perdita di forza, viene contrastata o annullata dall’attività fisica costante.
– Il paziente sperimenta un notevole guadagno di energia per lo svolgimento delle usuali attività quotidine e questo si accompagna ad aumento delle motivazioni, con miglioramento complessivo della qualità della vita.

La diminuzione della capacità funzionale, sperimentata in 1/3 o più dei pazienti oncologici indipendentemente dallo stadio della malattia in cui si trovano, è attribuibile a condizioni ipocinetiche conseguenza dell’inattività fisica prolungata.
L’esercizio fisico rappresenta una valida soluzione riabilitativa per la perdita di energia e per l’astenia dei pazienti affetti da cancro. La maggior parte di questi soggetti, durante e dopo il trattamento, non sono attivi come in passato.
La riduzione dell’attività fisica provoca atrofia muscolare, cambiamenti delle proprietà muscolari e riduzione della densità ossea.
L’atrofia muscolare e la ridotta densità ossea portano necessariamente alla riduzione del livello della forza e contribuiscono all’aumento del rischio di fratture ossee e di lesioni muscolari.

CONSIDERAZIONI NELLA PRESCRIZIONE DELL’ATTIVITA’ FISICA
Il livello iniziale di forma fisica è un fattore importante nella prescrizione dell’esercizio. Una persona con un basso livello di condizione fisica può tollerare piccole variazioni di frequenza indotte dall’allenamento, mentre chi ha un alto livello di forma necessità di uno stimolo maggiore.
– L’aumento del VO2max tende a stabilizzarsi quando la frequenza di allenamento è superiore a tre giorni alla settimana (allenarsi meno di 2 giorni alla settimana non causa alcun cambiamento significativo nel VO2max).
Inoltre, dopo due settimane senza allenamento il livello di adattamento cardiovascolare torna ai livelli precedenti.
Secondo quanto indicato da diversi autori, la formula migliore per il miglioramento è rapppresentata dagli esercizi prolungati nel tempo e di bassa intensità (più efficaci, a parità di consumo energetico, di quelli ad alta intensità e breve durata; l’alta intensità di esercizio è associata all’aumento del rischio cardiovascolare, lesioni ortopediche e minore compliance rispetto all’allenamento con esercizi di più bassa intensità).
L’ACSM (American College of Sports Medicine) ha proposto le seguenti raccomandazioni per ottenere i massimi benefici senza il rischio di sovraccarico:

1 – Frequenza di allenamento 3-5 giorni/settimana
2 – Intensità di allenamento: 60-90% della FC massima, 50-85% del VO2max o della riserva della FC massima.
3 – Durata di allenamento: 20′-60′ di attività aerobica continua.
4 – Modalità di attività: ogni tipo di attività che utilizzi gruppi muscolari, che possa essere mantenuta costante e sia di natura ritmica e aerobica.
5 – Allenamento muscolare: l’allenamento di forza di intensità moderata, sufficiente per sviluppare e mantenere la massa magra, deve essere parte integrante di un programma di fitness per adulti. E’ consigliata come massimo una serie di 8-12 ripetizioni di ciascun esercizio per un totale di 8-10 esercizi per i principali gruppi muscolari, almeno due volte/settimana.

RICADUTE POSITIVE DELL’ATTIVITA’ FISICA ABITUALE SULLA SALUTE
– Miglioramento della tolleranza glicidica.
– Aumento della spesa energetica per aumento della massa magra; riduzione del sovrappeso/obesità.
– Aumento del VO2max e diminuzione della frequenza cardiaca per un dato consumo di O2; maggiore efficienza del muscolo cardiaco, miglioramento della vascolarizzazione miocardica e riduzione della mortalità cardiaca.
– Aumento della forza muscolare; miglioramento della capillarizzazione del muscolo scheletrico ed aumento dell’attività enzimatica aerobica; miglioramento della capacità di utilizzo di acidi grassi liberi durante l’esercizio fisico; risparmio di glicogeno; riduzione della produzione di lattato.
– Aumento della liberazione di endorfine, miglioramento dell’umore.
– Migliore tolleranza al calore, aumento della sudorazione.
– Miglioramento della struttura e della funzione dei legamenti e delle articolazioni.

Occorre evitare l’affatticamento eccessivo.
– L’astenia è un sintomo comune in questi pazienti e quando insorge si può accompagnare a depressione, dolore cronico, anemia, disturbi del sonno, perdita di massa muscolare, infezioni e perdita di appetito.

segue seconda parte

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