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microbioma-per articolo luglio

Il tema della relazione tra microbioma e infiammazione è sempre più documentato e certo e, al di là dell’aspetto speculativo scientifico, porta soprattutto a considerare nuove possibili vie terapeutiche per intervenire non solo sull’equilibrio intestinale, ma anche su tutte le patologie connesse all’infiammazione cronica.
Grazie a Mikkelsen si è documentato che chi abbia usato antibiotici per più di 5 volte nei 15 anni precedenti la diagnosi ha un rischio di ammalarsi di diabete 2 che è del 53% maggiore rispetto alle persone che hanno usato meno antibiotici. Non solo: in modo lineare, quanto più aumenta il numero di trattamenti antibiotici fatti, tanto più cresce ulteriormente il rischio di sviluppare diabete. Alcuni ricercatori segnalano che questo tipo di interferenza può avvenire anche per dosaggi che rappresentino anche solo un cinquantesimo del dosaggio antibiotico standard, coinvolgendo così anche il tema dei residui di antibiotici nelle preparazioni alimentari. Le recenti scoperte sull’importanza del microbioma intestinale per il metabolismo aiutano a comprendere le cause di questo effetto e a fare intravedere una possibile soluzione al problema; d’altra parte negli anni la relazione tra il tipo di batteri presenti nell’intestino e la possibilità di modificare il metabolismo è diventata sempre più evidente. Se oggi è possibile, a livello sperimentale, trasferire i batteri dall’intestino di un soggetto magro a quello di un soggetto grasso (facendolo così dimagrire) o viceversa da uno grasso a uno magro (facendolo così ingrassare), questo tipo di azione sulla sindrome metabolica, come descritto da Ussar, sta divenendo ormai un dato certo e acquisito.
La recentissima descrizione sul Jaci da parte di Chinthrajah della relazione tra perdita della tolleranza immunologica verso il cibo e alterazioni del microbioma intestinale diventa il punto di partenza primario per tutte le prossime ricerche. La tolleranza orale alle proteine alimentari appare essere intimamente legata ai meccanismi responsabili della tolleranza gastrointestinale e a grandi numeri di microbi commensali ed è specificamente l’abbondanza microbica, rispettosa della diversità di ceppi presenti, che garantisce il mantenimento della tolleranza e il controllo dell’infiammazione.
Dieta e farmaci sono quindi da valutare in modo preciso e individualizzato capendo quanto la perturbazione del microbioma possa interferire nella predisposizione alle malattie infiammatorie croniche, all’allergia, al diabete e all’obesità. Il corretto ripristino dell’equilibrio intestinale diventa obiettivo primario per il trattamento consapevole ed evoluto della maggior parte delle malattie moderne.

Fonte: Nutrizione 33

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