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La manipolazione psicologica è un tipo di influenza sociale, finalizzata a cambiare la percezione o il comportamento degli altri, usando schemi e metodi subdoli ed ingannevoli, che possono anche sfociare nell’abuso sia psicologico, che fisico. Il fine ultimo perseguito dal manipolatore è la soddisfazione dei propri interessi, di norma a spese degli altri. 

La manipolazione si manifesta attraverso una comunicazione ambigua, incoerente, passivo-aggressiva, in cui il manipolatore può usare uno o più dei seguenti meccanismi nei confronti della sua “vittima”:

  • Farla sentire in colpa: consiste nel rigirare le parole dell’altro per farlo sentire in torto;
  • Aggressività passiva: utilizza modalità subdole per annullare ciò che l’altro fa o pensa, senza affrontare la questione direttamente (es: boicottare un’iniziativa che avevano detto di sostenere);
  • Negazione di fatti e/o parole avvenute realmente: il manipolatore nega cose che la vittima ricorda bene, al fine di difendersi, fino a far dubitare l’altro di se stesso (effetto gaslight);
  • Accentramento dell’attenzione su se stessi: l’attenzione deve essere sempre puntata su di loro, non ascoltano l’altro e, se egli reclama un ruolo, lo accusano di egoismo;
  • Attribuzione delle responsabilità all’esterno (locus of control esterno): sono sempre gli altri a sbagliare;
  • Critiche continue all’altro, per indebolirlo e ferirlo, che consistono in offese, insulti ed esagerazioni, usate nel bel mezzo di una lite o di una discussione, per cercare di uscirne vincenti, e che, a volte, vengono mosse quando l’altro non può rispondere (in pubblico ad esempio, o al cinema ecc.)

Inoltre, secondo alcuni studiosi, il manipolatore farebbe leva su alcuni punti deboli nella personalità dell’altro, di modo da poterne condizionare il comportamento:

  • Ingenuità: la persona tende a negare o a non accettare di poter essere vittime di una manipolazione;
  • Fiducia ed autostima scarse;
  • Dipendenza, soprattutto affettiva, dagli altri (quindi, l’incapacità di dire no);
  • Bisogno di approvazione da parte degli altri;
  • Impulsività;
  • Solitudine;
  • Eccessiva influenzabilità o impressionabilità;
  • Masochismo;
  • Età avanzata.

Questi autori, inoltre, hanno constatato che l’efficacia dei manipolatori patologici non è determinata tanto dalle tecniche, quanto piuttosto dalla particolare attenzione che essi dedicano ad osservare e meditare sulle vulnerabilità psicologiche delle altre persone, in quanto potenziali vittime: infatti, il fulcro del lor potere risiede nella perfetta complementarietà tra la vulnerabilità psicologica della vittima e la relativa tecnica da essi scelta.

Infine, da quanto descritto dagli esperti nel campo, si possono individuare diverse tipologie di manipolatore, per cui c’è:

  1. il cybervampiro: usa la chat o i social network per contattare le persone, le inonda di complimenti e le lusinga, instaurando un rapporto di dipendenza, attraverso ripetuti contatti telefonici o lunghe conversazioni via chat, ma evitando scrupolosamente ogni incontro dal vivo.
  2. il mentore: appare sicuro di se’, informato su tutto, giudica e valuta ogni argomento e non esita a farsi forte dei propri titoli di studio e della cultura che lo caratterizza. E’ incapace di instaurare un dialogo perché’ detesta essere contraddetto, assumendo un atteggiamento arrogante e cinico.
  3. il bugiardo: tende ad instaurare una relazione di coppia esclusiva per isolare il partner da amici e parenti, preferisce domandare e raccontare poco di se’. Nei rapporti scompare per lunghi periodi, per poi ricomparire improvvisamente.
  4. il salvatore: è una figura di riferimento perché’ ricorda alla vittima una persona familiare, è empatico ed autorevole, alterna momenti in cui è presente ed affidabile ad altri in cui è indifferente e violento a livello psicologico.
  5. il parassita: appare debole e bisognoso di aiuto, cerca partner benestanti. Ha come obiettivo quello di creare una dipendenza sessuale al fine di tenere la sua vittima in pugno.
  6. l’altruista: è apparentemente disponibile ad aiutare la propria vittima, racconta con facilità la propria vita ed organizza con frequenza incontri a cui non tollera un rifiuto.
  7. la finta vittima: vede sempre tutto nero, il pessimismo è il suo tratto distintivo, si sente incompreso e tende ad instaurare relazioni esclusive con la vittima, rispetto alla quale non mostra alcun interesse autentico se non per catalizzare la sua attenzione verso di se’.
  8. il buon padre: assume toni paternalistici, dà l’impressione che il benessere del partner gli stia veramente a cuore. Parla spesso dei suoi problemi con gli amici, ma ignora i loro consigli e non ha alcun interesse a definire piani di vita precisi con il proprio partner.
  9. il dipendente: appare sensibile e bisognoso di rassicurazioni, mostra un continuo conflitto con la famiglia di origine, è malinconico e solitario, crea situazioni in cui tutti si preoccupano per lui/lei. Il suo umore è instabile, tanto che spesso scompare nei rapporti ed adotta comportamenti compulsivi ed inspiegabili.
  10. il misterioso: parla molto di se’ ed è poco interessato alla vita altrui, estremamente attento al suo apparire, pretende che chi lo circonda sia sempre disponibile, mentre lui/lei non ricambia tale disponibilità. È incapace di instaurare rapporti di fiducia, mostra manie di persecuzione e tratti ossessivi.

Molte persone non si accorgono di essere manipolate, anche se possono avvertire un’ansia ed un disagio crescenti quando sono con una certa persona. In genere, all’inizio tendono a credere alle spiegazioni e giustificano il comportamento del manipolatore, a causa di un bisogno intrinseco di approvazione da parte sua. Questo processo, però, va a progredire lentamente, fino alla possibilità che, pur di non dover rinunciare al rapporto e di non deludere il manipolatore, l’altro finisce col negare il proprio punto di vista e col sottomettere il proprio senso della realtà a quello del primo.

In ogni caso, comunque, ci sono dei segnali, per la vittima di manipolazione, che possono indicarle che probabilmente c’è questo processo in atto:

  • Incubi o sogni inquietanti ricorrenti;
  • Scarsa fiducia nel proprio senso della realtà;
  • Frequente sensazione di sconcerto o confusione;
  • Incapacità a ricordare i dettagli delle discussioni con il manipolatore;
  • Sintomi ansiosi: disturbi gastrici, tachicardia, senso di costrizione al petto, attacchi di panico;
  • Frustrazione;
  • Timore o agitazione in presenza del manipolatore;
  • Sforzo per convincere gli altri e, soprattutto, se stessi, che il rapporto con il manipolatore va bene;
  • Sensazione di avere compromesse la propria integrità e dignità;
  • Impossibilità di provare gioia e soddisfazione nella propria vita;
  • Tristezza, fino alla depressione;
  • Rabbia.

Bibliografia:

  • Maldonato M., Dizionario di Scienze Psicologiche, Edizioni Simone.
  • Mammoliti C., Il manipolatore affettivo e le sue maschere, Ed. Sonda.
(A cura della dott.ssa Alice Fusella)

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